Autore: Romain Lachat

  • Europee Francia: tutto pronto per il 2022

    Europee Francia: tutto pronto per il 2022

    Traduzione di Elisabetta Mannoni.

    L’elezione del Parlamento Europeo si è svolta nella Francia metropolitana il 26 maggio (i dipartimenti d’oltremare avevano già votato il giorno prima). 74 i seggi che dovevano essere assegnati, con ulteriori 5 seggi di riserva in caso di Brexit. Le elezioni si sono svolte con un sistema proporzionale, con la soglia minima al 5% (Angelucci e Paparo 2019): solo le liste che superano questa soglia ottengono la possibilità di avere rappresentanti al Parlamento Europeo. Le liste di partito sono chiuse, il che significa che i cittadini votano per una lista, ma non possono esprimere alcuna preferenza per candidati specifici all’interno di quella lista. Mentre questa regola elettorale è simile a quella utilizzata nel 2014, la divisione dei distretti elettorali è cambiata, e si è passati da 8 circoscrizioni regionali ad un unico distretto elettorale nazionale.

    La campagna elettorale

    Questa elezione ha rappresentato un importante test per il presidente francese Emmanuel Macron e per il suo partito, La Republique en Marche (LaREM), in quanto si è trattato, di fatti, del primo sondaggio a livello nazionale dalla sua vittoria alle elezioni presidenziali e legislative di maggio e giugno del 2017 (Emanuele e Paparo 2018). Inoltre, questa campagna elettorale ha seguito mesi di contestazione popolare da parte del movimento dei gilet gialli. Questo movimento è nato nell’ottobre 2018, inizialmente come protesta contro un aumento nei prezzi del carburante. È cresciuto rapidamente, diffondendosi largamente attraverso i social media, ed ha portato a grandi manifestazioni, di settimana in settimana, in tutta la Francia. Sebbene le rivendicazioni di questo movimento fossero di vario genere, particolare interesse si veniva rivolto a questioni di giustizia sociale e fiscale, all’aumento dei costi della vita e a una richiesta di nuove forme di partecipazione, come l’introduzione dell’iniziativa cittadina rispetto ai referendum. Più in generale, questo movimento ha espresso un profondo malcontento rispetto ai partiti tradizionali e alle scelte del governo.

    Il lancio ufficioso della campagna è stato forse rappresentato dalla lettera di Emmanuel Macron ai cittadini europei, un editoriale pubblicato sui giornali di tutti gli stati membri dell’UE all’inizio del marzo 2019. Ha proposto una serie di riforme in vista di un “Rinascimento europeo” ed ha avvertito che “ritirarsi nel nazionalismo” non avrebbe offerto alternative. In questo appello all’unità e a un’ulteriore integrazione europea hanno riecheggiato alcuni dei temi centrali della sua campagna presidenziale del 2017. Ha infine ritratto le elezioni europee come una competizione tra progressisti europeisti e liberali, da un lato, e partiti euroscettici e movimenti populisti, dall’altro.

    Questa contrapposizione ha dominato la campagna elettorale francese, gettando le basi di Renaissance, la lista del partito del presidente e dei suoi alleati (LaREM e MoDem, il Movimento Democratico), contro il Rassemblement National (RN, ex Front National) di Marine Le Pen, in una sorta di replica della competizione presidenziale giocatasi nel 2017. Il coinvolgimento personale di Emmanuel Macron nella campagna, in particolare durante gli ultimi giorni, è stato insolito per un Presidente. Anche se Marine Le Pen non era il candidato principale del suo partito (era anzi in una delle ultime posizioni della lista), la competizione tra i due ha contribuito a conferire alle elezioni un carattere plebiscitario: per Le Pen, un referendum anti-Macron; per Macron, un voto a favore o contro l’Europa.

    In competizione, un numero record di 34 liste (ben 12 in più rispetto al 2014). Mentre la maggior parte di queste non aveva alcuna possibilità di raggiungere la soglia del 5%, una simile molteplicità di liste testimonia la continua frammentazione del fazioso scenario politico francese. A sinistra, erano in competizione le liste di cinque partiti con deputati europei uscenti: La France Insoumise (LFI), il partito di Jean-Luc Mélenchon, che ha concluso in quarta posizione nel primo turno delle ultime elezioni presidenziali; il Partito Comunista Francese (PCF), il Partito Socialista (PS), Génération.s, il movimento di Benoît Hamon, candidato del Partito Socialista nelle elezioni presidenziali del 2017, e i verdi di Europe Écologie – les Verts (EELV). A destra, il RN ha affrontato la concorrenza dei repubblicani, i gollisti, tradizionalmente il principale partito di destra, ed altre liste di estrema destra, come Debout la France e Les Patriotes.

    I risultati

    Contrariamente al timore, più volte esplicitato nel corso della campagna elettorale, di un alto tasso di astensione, l’elezione è stata contrassegnata da un significativo aumento dell’affluenza alle urne rispetto al 2014. Si è raggiunto il 50,1%, con un incremento di quasi nove punti rispetto alle precedenti elezioni europee (42,4%). È la prima volta negli ultimi 25 anni che l’affluenza alle elezioni europee in Francia supera la soglia del 50%.

    Il RN ha vinto il testa a testa contro Reinassance, finendo primo con il 23,3% dei voti (per i risultati dettagliati si veda la Tabella 1). Il margine di vittoria è stato piuttosto basso, inferiore a un punto percentuale, e la percentuale di voti RN in realtà è diminuita rispetto al suo storico successo nelle elezioni europee del 2014 (Russo 2014). Tuttavia, questo risultato rappresenta un’importante vittoria simbolica per Marine Le Pen, in quanto entrambi i leader avevano chiaramente fissato come loro obiettivo finire al primo posto.

    Ottenendo quasi il 46% dei voti (e il 58% dei seggi), i due capofila hanno lasciato i concorrenti molto indietro. La terza lista più votata è stata EELV. Questo è stato un successo inaspettato per i Verdi: con una quota di voti del 13,5%, sono chiaramente andati oltre rispetto alle stime dei sondaggi pre-elettorali, che non li hanno mai collocati al di sopra del 10%. Al contrario, i tradizionali partiti di governo, il PS a sinistra e LR a destra, hanno ottenuto i risultati più bassi di sempre in una competizione europea. La quota di voti dei socialisti è stata addirittura inferiore rispetto al già magro risultato ottenuto nell’elezione presidenziale del 2017 (Michel 2018) . Hanno perso più della metà dei loro seggi al Parlamento Europeo. Mentre questo ha confermato solo la sconfitta elettorale del Partito Socialista, il risultato elettorale è stato ancor più sorprendente per quanto riguarda i Repubblicani. Con l’8,5% dei voti (e soli 8 seggi), hanno ottenuto un risultato significativamente inferiore alle aspettative, giacché i sondaggi condotti durante le ultime settimane della campagna elettorale li attestavano attorno al 13% circa. L’ultima lista ad aver superato la soglia di sbarramento è stata LFI, che ha conquistato 6 seggi, con una quantità di voti ottenuti simile a quella del PS. Anche questo è stato un risultato deludente, dato il notevole risultato successo del partito di Jean-Luc Mélenchon nelle elezioni del 2017.

    Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Francia
    Partito Gruppo parlamentare Voti (N) Voti (%) Seggi Seggi in caso di Brexit Diff.  di voti  dal 2014 (PP) Diff. di seggi dal 2014 Diff.   di seggi dal 2014 in caso di Brexit
    Rassemblement National  (RN) ENF 5.281.576 23,3 22 23 -1,6 -2 -1
    La Republique En Marche! (LaREM)/Movimento Democratico (MoDem) 5.076.363 22,4 21 23 +21 +23
    Europe Écologie – les Verts (EELV) G-EFA 3.052.406 13,5 12 13 +4,5 +6 +7
    Repubblicani (LR) EPP 1.920.530 8,5 8 8 -12,3 -12 -12
    La France Insoumise (LFI) GUE-NGL 1.428.386 6,3 6 6
    Partito Socialista (PS), Place Publique (PP), Nouvelle Donne  (ND) S&D 1.401.978 6,2 5 6 -10,7 -8 -7
    Debout la France (DLF) 794.953 3,5 0 0 -0,3 0 0
    Génération.s 741.212 3,3 0 0
    Unione di Democratici e Indipendenti (UDI) ALDE 566.746 2,5 0 0 -7,4 -7 -7
    Partito Comunista Francese(PCF) 564.717 2,5 0 0
    Partito Animalista (PA) 490.570 2,2 0 0
    Generazione Ecologia (GE)/Movimento Ecologista Indipendente (MEI) 411.793 1,8 0 0 +0,7 0 0
    Unione Popolare Repubblicana (UPR) 265.957 1,2 0 0 +0,8 0 0
    Altri 657.037 2,9 0 0
    Totale 22.654.224 100 74 79 5
    Affluenza (%) 50,1
    Soglia di sbarramento (%) 5
    Fonte: https://www.interieur.gouv.fr/Elections/Elections-europeennes-2019/Resultats-des-elections-europeennes-2019.

    Conclusioni

    I risultati delle elezioni europee confermano la profonda trasformazione del sistema partitico francese, avviata con le elezioni presidenziali e legislative del 2017 (Perrineau 2017). Se storicamente la politica francese è stata dominata per decenni da una divisione sinistra-destra tra socialisti e repubblicani (o i loro predecessori gollisti), le recenti competizioni elettorali sono state contrassegnate dall’opposizione tra un polo nazionalista e uno progressista. Questo processo di trasformazione risulta ulteriormente aggravato dal rafforzamento dei Verdi. Come molte delle loro controparti europee, hanno beneficiato dell’aumentata rilevanza dei temi ambientali e della maggiore consapevolezza in materia di cambiamento climatico. Ma il loro successo contribuisce anche al declino dei partiti tradizionali e al della classica divisione tra sinistra e destra.

    Con un campo di sinistra particolarmente frammentato e una destra fortemente indebolita, la competizione tra i partiti progressisti e nazionalisti rimarrà probabilmente l’asse dominante su cui si evolverà la competizione politica francese dei prossimi anni. La vittoria elettorale del RN non è stata clamorosa, ma è quanto basta a sostenere la pretesa di Marine Le Pen di rappresentare la principale forza di opposizione. Rafforza inoltre la sua leadership contro le critiche che le sono state rivolte dopo la sua sconfitta del 2017. D’altra parte, mentre LaREM non ha vinto le elezioni, il suo risultato non è di molto inferiore a quello di Macron nel primo turno delle elezioni presidenziali del 2017. I partiti di governo subiscono spesso perdite elettorali nelle elezioni europee, in particolare quando si svolgono nel bel mezzo del mandato elettorale nazionale (Hix e Marsh 2011), come nel caso di queste elezioni. Anche se queste elezioni non hanno dato a Macron la ventata di aria fresca che sperava dopo mesi di protesta popolare, la sconfitta non è stata così amara da costringerlo a cambiare rotta. Questo è ciò che Édouard Philippe, il primo ministro, ha sottolineato di fronte ai risultati elettorali. Li ha definiti “deludenti”, ma ha osservato che questo risultato non deve essere considerato una sanzione e che il governo continuerà con le sue riforme. La rotta sembra essere già tracciata verso le elezioni presidenziali del 2022.

    Riferimenti bibliografici

    Angelucci, D. e Paparo, A. (2019), ‘L’Europa al voto, ma con quali regole?’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/22/leuropa-al-voto-ma-con-quali-regole/

    Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di) (2018), Dall’Europa alla Sicilia. Elezioni e opinione pubblica nel 2017, Dossier CISE(6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

    Hix, S. e Marsh, M. (2011), ‘Second-order effects plus pan-European political swings: An analysis of European Parliament elections across time’, Electoral Studies, 30 (1), pp. 4-15.

    Michel, E. (2018), ‘Presidenziali in Francia: cronaca di una sorpresa prevista’, in Emanuele, V. e Paparo, A. (a cura di), Dall’Europa alla Sicilia. Elezioni e opinione pubblica nel 2017, Dossier CISE(6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 97-100.

    Perrineau, P. (2017), Le vote disruptif: Les élections présidentielle et législatives de 2017, Parigi, Presses de Sciences Po.

    Russo, L. (2014), ‘Francia: la vittoria storica del Front National‘, in L. De Sio, V. Emanuele e N. Maggini (a cura di), Le elezioni europee del 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 181-187.


    [1] I risultati del 2014 per la lista PS-PP-ND sono i risultati comuni degli elenchi separati di PS e ND. Per UDI, corrispondono al risultato del suo elenco congiunto con MoDem. Nel 2014 non sono stati riportati risultati per il PCF, in quanto faceva parte di una coalizione con altri partiti, tra cui il precursore di LFI (una lista congiunta che ha ottenuto il 6,6% dei voti e 4 seggi).

  • France: Setting the stage for 2022

    France: Setting the stage for 2022

    The election of the European Parliament took place in metropolitan France on May 26 (oversees departments had already voted the day before). 74 seats were to be filled, with an additional 5 seats on reserve in case of a Brexit. The election is based on a proportional system, with a 5 per cent minimum threshold: Only lists which pass this threshold obtain representatives in the European Parliament. The party lists are closed, meaning that citizens vote for one list, but cannot express any preference for specific candidates within that list. While this electoral rule was similar to the one used in 2014, the division of electoral districts changed, passing from 8 regional constituencies to a single national electoral district.

    The campaign

    This election represented an important test for French President Emmanuel Macron and his party The Republic on the Move (LaREM), as this was the first national poll since his victory in the presidential and legislative elections of May and June 2017. Furthermore, this campaign followed months of popular contestation by the Yellow Vests. This movement started in October 2018, initially as a protest against an increase in fuel prices. It grew rapidly, largely spreading via social media, and led to massive, weekly demonstrations all over France. While the claims of this movement were quite diverse, they centred around issues of social and fiscal justice, the rise in the costs of living, and a demand for new forms of participation, such as the introduction of a citizens’ initiative referendum. More generally, this movement expressed a profound discontent with mainstream parties and with the government’s policies.

    The unofficial launch of the campaign was maybe represented by Emmanuel Macron’s letter to European citizens, an opinion piece published in newspapers across all EU member states in early March 2019.[1] He proposed a series of reforms for a “European Renaissance” and warned that “retreating into nationalism” offered no alternative. This call for European unity and for further European integration echoed some of the central themes of his 2017 presidential campaign. It also framed the European election as a contest between pro-Europeans progressives and liberals, on the one hand, and Eurosceptic parties and populist movements, on the other.

    This opposition dominated the French campaign, setting the Renaissance list (LaREM and MoDem, the Democratic Movement) of the president’s party and its allies against the National Rally (RN, formerly the National Front) of Marine Le Pen, in a replay of the 2017 presidential runoff. Emmanuel Macron’s personal involvement in the campaign, particularly during the last days, was unusual for a president. And Marine Le Pen was not the leading candidate of her party (she was at one of the last positions on the list). But the competition between them contributed to giving the election a plebiscitary character: an anti-Macron referendum for Le Pen, and a vote for or against Europe for Macron.

    A record number of 34 lists (12 more than in 2014) were competing. While most of these had no chances of reaching the five per cent threshold, this multiplicity of lists testifies to the continuing fragmentation of the French partisan landscape. On the left, five lists of parties with incumbent European MPs were competing: France Unbowed (LFI), the party of Jean-Luc Mélenchon, who finished in fourth position in the first round of the last presidential election, the French Communist Party (PCF), the Socialist Party (PS), Generation.s, the movement of Benoît Hamon, candidate of the Socialist Party in the 2017 presidential election, and Europe Ecology – the Greens (EELV). On the right, the National Rally, faced competition by the Republicans, which has traditionally been the main right-wing party, and by other far-right lists, such as France Arise and The Patriots.

    The results

    Contrary to the fears of a high level of abstention, which were often expressed during the campaign, the election was marked by a significant increase in voter turnout. It reached 50.1%, an increase of almost nine points compared to the previous European election (42.4% in 2014). It is the first time in the last 25 years that turnout at a European election in France passed the 50% threshold.

    The RN won the head-to-head contest with the Renaissance list, finishing first with 23.3% of the vote (see the detailed results in Table 1). The margin of victory was quite small, less than 1%, and the RN vote share actually diminished compared to its historic success in the 2014 European election (Russo, 2014). Yet, this result represents an important symbolic victory for Marine Le Pen, as both leaders had clearly set a goal of finishing in first place.

    Obtaining almost 46% of the vote (and 58% of seats), the two frontrunners left their competitors far behind. The third most voted list was EELV. This was an unexpected success for the Greens: With a vote share of 13.5%, they clearly outperformed the campaign polls, which never had put them above 10%. In contrast, the traditional governing parties, the PS on the left and LR on the right, reached their lowest scores ever in a European contest. The Socialists’ vote share is even less than the already low score achieved in the 2017 presidential contest. They lost more than half of their seats in the European Parliament. While this only confirmed the Socialist’s past electoral defeat, the election outcome was more of a surprise in the case of the Republicans. With 8.5% of the vote (and eight seats), they scored significantly below expectations, as opinion surveys conducted during the final weeks of the campaign promised them a vote share of about 13%. The final list that passed the threshold of representation was LFI, who won 6 mandates, with a vote share similar to that of PS. This was also a disappointing result, given the strong showing of Jean-Luc Mélenchon’s party in the 2017 elections.

    Table 1 – Results of the 2019 European Parliament elections – France
    Party EP Group Votes (N) Votes (%) Seats Seats in case of Brexit Votes change from 2014 (%) Seats change from 2014 Seats change from 2014 in case of Brexit
    National Rally (RN) ENF 5281576 23.3 22 23 -1.6 -2 -1
    The Republic on the Move! (LaREM)/Democratic Movement (MoDem) 5076363 22.4 21 23
    Europe Ecology – The Greens (EELV) G-EFA 3052406 13.5 12 13 +4.5 +6 +7
    The Republicans (LR) EPP 1920530 8.5 8 8 -12.3 -12 -12
    France Unbowed (LFI) GUE-NGL 1428386 6.3 6 6
    Socialist Party (PS), Public Place (PP), New Deal (ND) S&D 1401978 6.2 5 6 -10.7 -8 -7
    France Arise (DLF) 794953 3.5 0 0 -0.3 +0 +0
    Generation.s 741212 3.3 0 0
    Union of Democrats and Independents (UDI) ALDE 566746 2.5 0 0 -7.4 -7 -7
    French Communist Party (PCF) 564717 2.5 0 0
    Animalist Party (PA) 490570 2.2 0 0
    Ecology Generation (GE)/Independent Ecological Movement (MEI) 411793 1.8 0 0 +0.7 +0 +0
    Popular Republican Union (UPR) 265957 1.2 0 0 +0.8 +0 +0
    Others 657037 2.9 0 0
    Total 22654224 100 74 79
    Turnout (%) 50.1
    Legal threshold for obtaining MEPs (%) 5.0
    Source: https://www.interieur.gouv.fr/Elections/Elections-europeennes-2019/Resultats-des-elections-europeennes-2019. The 2014 results for the PS-PP-ND list are the joint results of the separate lists of PS and ND. For UDI, they correspond to the result of its joint list with MoDem. No results are reported for the PCF in 2014, as it formed part of a coalition with other parties, including the forerunner of LFI (a joint list that obtained 6.6% of the vote and 4 seats).

    Conclusions

    The results of the European elections confirm the profound transformation of the French partisan landscape, which was initiated with the 2017 presidential and legislative contests (Perrineau, 2017). While French politics have been dominated for decades by a left-right divide between the Socialists and the Republicans (or its predecessors), the recent electoral contests were marked by the opposition between a nationalist and a progressive pole. This transformation process is even compounded by the strengthening of the Greens. Like many of their European counterparts, they benefited from the increased salience of environmental topics and the heightened awareness on climate change. But their success also contributes to the decline of the traditional mainstream parties and to the waning of the left-right divide.

    With a highly fragmented left-wing camp, and a strongly weakened right, the contest between the progressive and nationalist parties is likely to remain the dominant axis of political competition in the next years. The electoral victory of the RN was not that resounding, but it is sufficient to sustain Marine Le Pen’s claim of representing the main force of opposition. It also strengthens her leadership against the critiques that were raised following her 2017 defeat. On the other hand, while LaREM did not win the election, its score is not much lower than Macron’s result in the first round of the 2017 presidential election. Governing parties frequently face electoral losses in European contests, particularly when they take place in the middle of the national electoral cycle (Hix and Marsh, 2011), as was the case for this contest. Even if this did not give Macron the breath of fresh air he had hoped for after months of popular protest, the defeat was not sufficiently bitter to force him to change his course. This is what Édouard Philippe, the Prime Minister, stressed when reacting to the electoral results. He called them “disappointing,” but noted that this score should not be seen as a sanction, and that the government would continue its reforms.[2] The stage seems to be already set for the 2022 presidential election.

     

    References

    Hix, S. and Marsh, M. (2011). Second-order effects plus pan-European political swings: An analysis of European Parliament elections across time. Electoral Studies, 30(1), 4-15.

    Perrineau, P. (2017). Le vote disruptif: Les élections présidentielle et législatives de 2017. Paris: Presses de Sciences Po.

    Russo, L. (2014). France: The historic victory of the Front National. In L. de Sio, V. Emanuele and N. Maggini (Eds.), The European Parliament Elections of 2014 (181-187). Rome: Centro Italiano Studi Elettorali.

     


    [1] https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/mar/04/europe-brexit-uk

    [2] https://www.france24.com/en/20190526-french-far-right-shows-renewed-strength-macron