L’identikit dei candidati nei comuni capoluogo

In vista del turno di ballottaggio di domani, andiamo a vedere l’affiliazione politica specifica dei vari candidati sindaco rimasti in gioco, facendoci aiutare dalla tabella esplicativa di seguito esposta.

La tabella presenta sei colonne. Nelle prime due sono specificate la zona (Nord; Zona Rossa; Sud) e il comune capoluogo di riferimento. Nella terza e nella quarta compaiono i partiti ai quali i candidati sindaci (arrivati primi o secondi nella tornata dell’11 giugno) sono iscritti. Le ultime due servono per meglio specificare l’area di provenienza di quei candidati che non hanno una tessera di partito e quindi nelle precedenti colonne venivano raffigurati come civici. È poi essenziale ribadire la specificità del caso di Trapani, in cui è stato chiesto per Fazio (primo arrivato) il ripristino della custodia cautelare, evenienza che lo ha portato a non presentare la lista degli eventuali assessori, facendosi così di fatto escludere dal ballottaggio. In tabella però continua a comparire, perché il fatto non inficia l’analisi sul primo turno che segue.

Tab. 1 – Affiliazione partitica dei candidati al ballottaggio nei comuni capoluogotessera partitoCiò che è subito evidente è come i partiti maggiori abbiano scelto persone provenienti per la maggior parte dalla società civile anziché propri esponenti. Questa opzione è occorsa ben 22 volte su 44. Quindi, il 50% dei candidati sindaco dei comuni capoluogo andati a ballottaggio non sono espressione diretta dei partiti nazionali, anche se di essi sono stati gli alfieri in queste elezioni. Per il restante 50%, i partiti che maggiormente propongono un proprio tesserato sono Partito Democratico (otto casi) e Forza Italia (sette). Segue più staccata la Lega Nord con tre, mentre uno a testa appartengono a Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Partito Socialista Italiano e Fare!.

Per quanto riguarda la differenziazione territoriale il dato risulta omogeneo per i rappresentanti civici, con in media uno per comune: 11 candidati nel Nord (su 11 comuni) contro cinque nella Zona Rossa (su quattro) e sei nel Sud (su sette). Il Pd invece fa meno bene al Nord (due) rispetto a Zona Rossa (due, ma su meno comuni) e Sud (quattro). Forza Italia porta a casa tre candidati propri al Nord e al Sud, mentre solo uno nella Zona Rossa. La Lega riporta i suoi tre candidati ovviamente solo al Nord, così come viene da questa zona l’unico esponente del Movimento 5 Stelle.

Per quanto concerne infine la posizione tra primo e secondo posto, si nota che vi è poca differenza per i civici (10 primi contro 12 secondi), mentre più sbilanciato verso i primi il Pd (cinque contro tre) e soprattutto Forza Italia (sei contro uno).

Se andiamo a considerare la coalizione elettorale nella quale i candidati civici hanno corso, notiamo che l’area di centrodestra è la più rappresentata con 21 candidati, tallonata però dal centrosinistra che ne conta 18. Due per la sinistra e solo uno per Movimento 5 Stelle e Fare!. Infine, di veri civici ne è rimasto solo uno, rappresentato da Federico Pizzarotti a Parma (tra l’altro primo classificato l’11 giugno).

Per quanto riguarda le zone, il centrodestra prevale sul centrosinistra al Nord e al Sud (rispettivamente 11 contro otto e sette contro sei); viceversa nella Zona Rossa (tre contro quattro). Complessivamente il centrodestra arriva 14 volte primo contro le sei del centrosinistra, che di conseguenza arriva secondo 12 volte contro le sette del centro destra.

In conclusione, le coalizioni di centrosinistra ricorrono più spesso all’espediente del candidato civico come leader dell’alleanza (10 contro 8) rispetto al centrodestra (10 contro 11). Non è una scelta che paga per i dem, in quanto quando corrono con un proprio candidato arrivano primi cinque volte su otto, mentre quando hanno preferito un civico sono arrivati primi una sola volta su 10. Indifferente invece sembra essere per il centrodestra, forse più abituato a poter contare su esponenti fuori dalla militanza politica. Infatti, in sette occasioni arriva primo un candidato afferente a Fi, Lega o Fdi e in altrettante sette arriva primo un candidato più civico (quattro contro tre in riferimento alla seconda piazza).