I flussi elettorali a Parma: Pizzarotti ancora il preferito per elettori di centrodestra e M5s 2013

Federico Pizzarotti (57,87%) riesce ad imporsi nel ballottaggio contro il candidato di centrosinistra Paolo Scarpa (42,13%). Nonostante Pizzarotti nel primo turno non avesse sfondato tra i votanti del Movimento 5 Stelle, la trasversalità della sua candidatura ha permesso al ballottaggio di sopravanzare agevolmente lo sfidante.

 

Federico Pizzarotti (Effetto Parma) è il secondo sindaco di Parma a riuscire a vincere una sfida elettorale da incumbent (57,87%); dall’introduzione dell’elezione diretta del primo cittadino, solo Elvio Ubaldi (centrodestra) era riuscito prima di lui (1998 e 2002) a farsi riconfermare. Il sindaco uscente è però il primo a vincere in entrambi i casi al ballottaggio – Ubaldi nel 2002 vinse al primo turno – e sempre contro un candidato di centrosinistra, Bernazzoli nel 2012 e Scarpa nel 2017. In questo caso, tuttavia, Pizzarotti partiva da una posizione di vantaggio (34,78%), rispetto a Scarpa (32,73%). Nel caso del 2012, la rimonta dell’ex 5 Stelle fu rimarchevole se si tiene conto tanto del divario enorme tra Bernazzoli (39,21%) e Pizzarotti (19,47%) quanto dell’esito del ballottaggio (60,23% a 39,77% a favore di Pizzarotti). Da registrare in questo caso un ulteriore calo dell’affluenza (45,17%), contro il 53,65% del primo turno.
Partendo proprio da questo dato balza agli occhi il contrasto con le precedenti tornate elettorali: nel 2012 l’affluenza, seppur in lieve calo rispetto al primo turno (64,55%), si attestava al 61,18%. Al ballottaggio del 2007 era al 67,76% (74,51% al primo turno). Rispetto alla prima vittoria di Pizzarotti, dunque, il calo è consistente (-16,01%) e in linea con il trend decrescente degli ultimi dieci anni. Nonostante questa decrescita, in ogni caso, il sindaco uscente riesce a confermarsi con largo margine.
Come emergeva dalla precedente radiografia tracciata dal CISE sui flussi elettorali parmensi, Pizzarotti si è dimostrato rispetto agli altri contendenti più trasversale e capace, nonostante uno scarso appeal nei confronti dell’elettorato grillino – solo poco di un quinto aveva optato per Pizzarotti, mentre la maggioranza si era rifugiata nel non-voto (66,8%) – di attrarre tanto l’elettorato di centro-sinistra quanto quello afferente al centro-destra.

A dispetto della larga vittoria, la partita del ballottaggio poteva ritenersi aperta per due motivi: in primo luogo, l’elettorato del Movimento 5 Stelle (M5S) poteva essere mobilitato contro il sindaco uscente e spinto a votare – in controtendenza con l’opposizione al governo Gentiloni – un candidato del centrosinistra quale sgarbo nei confronti di chi dal movimento se n’era andato (o era stato cacciato a seconda delle interpretazioni). Non era accaduto nel primo turno, ma non si poteva escludere che potesse accadere nel ballottaggio, quale voto contram personam. In secondo luogo, dopo le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro il M5S, l’elettorato di centro-destra avrebbe potuto preferire un candidato proveniente da un partito tradizionale rispetto ad un ex-grillino. D’altronde lo stretto margine tra i due candidati (2,05%) indicava la sfida del comune di Parma, come una delle più aperte tra i vari comuni capoluogo al voto in questa tornata. Inoltre, il caso sempre di Parma del 2012 – dove una sfida apparentemente chiusa venne ribaltata completamente – consigliava una cautela ancora maggiore a Pizzarotti.

Timori che in ogni caso si rivelati infondati. In primo luogo, i dati sui flussi elettorali (Figura 1) mostrano come Pizzarotti sia riuscito a mantenere intatto il proprio elettorato.

Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)parma flussi 2 dal primo allSolo l’1,3% dei votanti di Pizzarotti al primo turno ha disertato le urne al ballottaggio contro il 7,3% dell’elettorato di Scarpa (Tabella 1). Inoltre proprio il candidato di centrosinistra ha visto una parte relativamente piccola, ma comunque significativa (8%) di elettori migrare verso Pizzarotti al ballottaggio. Tuttavia, la vera partita si è giocata per l’elettorato di centro-destra ed è qui che il candidato di Effetto Parma ha fatto la differenza. Il 46,4% dell’elettorato che al primo turno aveva optato per il centro-destra (Cavandoli) ha espresso la propria preferenza per Pizzarotti e solo il 13,8% per Scarpa; il restante 39,7% non si è recato alle urne. Scarpa ha sì riscosso più preferenze tra le altre liste presenti al primo turno, ma con uno scarto percentuale non rilevante (28,3% contro il 20% di Pizzarotti) se si tiene conto che esse costituivano poco meno del 14% dei voti complessivi. Da rimarcare che il calo della partecipazione riflette anche la scarsa capacità dei due candidati di attrarre chi si era astenuto al primo turno: il 98,3% degli astenuti al primo turno, difatti, ha rinunciato a recarsi alle urne anche al secondo turno.

Tab. 1 – Matrice dei flussi fra primo e secondo turno, destinazioniflussi parma 2 dal primo destSe invece guardiamo alla composizione dell’elettorato nel ballottaggio (Tabella 2), si può notare come in termini percentuali quello pizzarottiano abbia un 29,6% di nuovi elettori mentre quello di Scarpa solo un 21,8%. Dei nuovi elettori di Pizzarotti, come facilmente deducibile dai precedenti dati, la maggior parte proviene dal centro-destra (18,4%); solo il 7,5% dell’elettorato di Scarpa, invece, è composto dagli elettori della Cavandoli.

Tab. 2 – Matrice dei flussi fra primo e secondo turno, provenienzeflussi parma 2 dal primo provSe si compara il ballottaggio con le politiche del 2013 (Tabella 3) si scopre che ancora una volta gli elettori del M5S hanno disertato le urne (69,8%) e solo un 15,4% ha scelto Pizzarotti. Come accaduto nel primo turno (Figura 2), Pizzarotti è riuscito a convincere una buona fetta di elettori di centro-sinistra (41,4% contro “solamente” il 47,9% di Scarpa, candidato d’area per questi elettori). Anche gli elettori di Berlusconi del 2013 hanno in gran parte disertato le urne (65,3%); tuttavia il restante 30,4% ha scelto Pizzarotti, mentre solo il 4,4% Scarpa.

Tab. 3 – Matrice dei flussi fra politiche 2013 e ballottaggio 2017, destinazioniflussi parma 2 dal 2013 destInfine, un ultimo accenno lo merita certamente la comparazione con le elezioni politiche del 2013 sulla composizione dell’elettorato dei due candidati (Tabella 4). In una scelta binaria – come quella de ballottaggio – emerge ancora più chiaramente la maggiore trasversalità  dell’elettorato di Pizzarotti, composto per il 44,4% da coloro che nel 2013 hanno scelto Bersani, da un 17,2% di elettorato montiano e da un 25,4% di “grillini”. L’elettorato di Scarpa, invece, è in gran parte del centro-sinistra (70,7%) e in misura minore montiano (19,9%), segno che a Parma il Partito Democratico (e il suo candidato) non sono riusciti a sfondare né nel centro-destra né nel M5S.

Tab. 4 – Matrice dei flussi fra politiche 2013 e ballottaggio 2017, provenienzeflussi parma 2 dal 2013 prov

Fig. 2 – Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)parma flussi 2 all

Riferimenti bibliografici:

Chiaramonte A. ed Emanuele V. (2017). L’illusione bipolare: il sistema partitico nelle città al voto nel 2017. /cise/2017/06/19/lillusione-bipolare-il-sistema-partitico-nelle-citta-al-voto-nel-2017/

Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee (1988), Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

Vittori D. (2017). Parma, i voti M5S vanno nell’astensione: Pizzarotti in vantaggio coi voti del centrosinistra. I risultati e i flussi elettorali.  /cise/2017/06/12/parma-i-voti-m5s-vanno-nellastensione-pizzarotti-in-vantaggio-coi-voti-del-centrosinistra/


NOTA METODOLOGICA

I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 207 sezioni elettorali del comune di Parma. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione).  Il valore dell’indice VR è pari a 1 per i flussi fra primo e secondo turno; 7,5 per i flussi dal 2013.