A Pistoia il sindaco uscente era Samuele Bertinelli del PD, che aveva vinto nel 2012 con il 59% dei voti al primo turno. Questa volta non solo non è riuscito a riconfermarsi al primo turno, quando è arrivato primo fermandosi al 37,5%, ma al secondo turno si è fatto sorpassare dallo sfidante della coalizione di centrodestra Alessandro Tomasi (di Fratelli d’Italia) che si è nettamente imposto con il 54,3% dei voti. Il dato è storico perché la città dal dopoguerra è stata sempre governata da un sindaco di sinistra o di centrosinistra. Per capire le dinamiche che hanno portato a questo ribaltone clamoroso (si pensi che la distanza tra Bertinelli e Tomasi era di 10,8 punti percentuali al primo turno, mentre al ballottaggio Tomasi ha distanziato l’avversario di 8,6 punti), è senza dubbio importante guardare agli spostamenti di voto che sono intercorsi tra il primo turno e il ballottaggio, stimando una matrice di flusso.
La tabella 1 mostra le destinazioni di voto degli elettori del primo turno verso i due candidati sindaco. Degli elettori di Bertinelli del primo turno, il 12,6% ha deciso di votare per il candidato del centrodestra al ballottaggio e il 5,6% si è astenuto, mentre Tomasi è riuscito a rimobilitare tutti i suoi elettori del primo turno. Già questo è un primo dato significativo, indicativo della maggior capacità di rimobilitazione del candidato di centrodestra. Inoltre, il 66,2% degli elettori del candidato di Sinistra Italiana hanno votato Bertinelli (mentre il 33,8% si è astenuto) e lo stesso ha fatto addirittura più della metà degli elettori del candidato di Casa Pound Berti. Ma ciò non è stato sufficiente, perché per Tomasi hanno votato la stragrande maggioranza degli elettori del M5s (63,1%, mentre il 34,6% si è astenuto e solo il 2,4% ha votato per Bertinelli), degli elettori dei candidati “civici” Sabella e Cioni (66,7% e 82%, rispettivamente) e soprattutto il 40,7% di chi aveva scelto Bartoli. Quest’ultimo dato è molto significativo, dal momento che Roberto Bartoli, docente di diritto penale all’Università di Firenze e punto di riferimento dei “renziani” della prima ora, aveva lasciato il PD in polemica con l’amministrazione uscente e si era candidato a sindaco a capo di liste civiche. La frattura era evidentemente profonda, se la maggior parte dei suoi elettori poi al ballottaggio ha optato per il candidato del centrodestra superando di poco quelli che hanno preferito il sindaco uscente del PD (38%).
Tab. 1 – Flussi elettorali a Pistoia: matrice delle destinazioni di voto degli elettori del primo turnoLa maggiore capacità attrattiva di Tomasi è mostrata ancora meglio dalla Tabella 2 sulle provenienze dei voti dei due candidati: il 45,2% degli elettori al ballottaggio del candidato di centrodestra aveva scelto al primo turno altri candidati, in particolare Maglione del M5s (11,5%), l’ex PD Bartoli (9,8%) e addirittura lo stesso Bertinelli (9,2%). Quest’ultimo, invece, è stato votato al ballottaggio prevalentemente da chi lo aveva già scelto al primo turno (75%).
Tab. 2 – Flussi elettorali a Pistoia: matrice delle provenienze di voto dei candidati al ballottaggio rispetto al primo turno
Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Guardiamo ora ai movimenti di voto che ci sono stati a Pistoia tra le elezioni politiche del 2013 e il ballottaggio delle comunali del 2017. La tabella 3 mostra le destinazioni di voto degli elettori delle politiche verso i due candidati sindaco. Degli elettori del PD, guidato allora da Bersani, il 29,5% ha deciso di non votare a questo ballottaggio. Tra coloro che invece sono andati a votare, Bertinelli ha ottenuto il 47,4%, ma ben il 23,1% ha votato per Tomasi. La maggioranza assoluta degli elettori della coalizione di Silvio Berlusconi ha scelto di rimanere nel centrodestra votando Tomasi, mentre nessuno ha votato per il candidato del centrosinistra (e il 46,5% si è astenuto). A Pistoia dunque, gli elettori di Berlusconi si sono dimostrati più fedeli di quelli della coalizione guidata da Bersani e anche in questo modo si spiega la buona performance del candidato di centrodestra. Inoltre, anche gli elettori di Monti nel 2013 hanno votato in netta prevalenza per Tomasi (49,3%) piuttosto che per Bertinelli (36,9%). Quest’ultimo quindi non solo non è riuscito a rimobilitare tutti gli elettori del centrosinistra 2013 (una cui quota consistente come si è visto ha deciso di “tradire”), ma non è neanche riuscito a sfondare nell’elettorato di centro “montiano”, cosa che invece era riuscito a fare il Pd di Renzi alle europee del 2014. Infine i flussi ci confermano la maggior attrattività del candidato del centrodestra rispetto all’elettorato del M5s: il 16,7% di chi aveva scelto il partito di Grillo nel 2013 ha votato per Tomasi, mentre solo il 7,6% ha scelto Bertinelli. Va detto però che la stragrande maggioranza degli elettori del M5s alle politiche del 2013 ha deciso di rimanere a casa in questo ballottaggio.
Tab. 3 – Flussi elettorali a Pistoia: matrice delle destinazioni di voto degli elettori delle politiche 2013La maggiore capacità attrattiva e trasversalità di Tomasi rispetto a Bertinelli è mostrata dalla Tabella 4 sulle provenienze dei voti dei due candidati rispetto alle politiche 2013: il 27,5% degli elettori del candidato di centrodestra aveva votato alle politiche per la coalizione di Bersani, un dato non troppo inferiore rispetto a chi aveva scelto la coalizione di Berlusconi (30,9%). Al contrario, tra gli elettori di Bertinelli il 67,3% aveva votato per Bersani, mentre nessuno per Berlusconi. Tomasi mostra anche una maggiore capacità di raccogliere consensi tra chi si era astenuto.
Tab. 4 – Flussi elettorali a Pistoia: matrice delle provenienze di voto dei candidati al ballottaggio rispetto al voto delle politiche 2013
Il ballottaggio delle elezioni comunali a Pistoia mostra quindi un centrodestra in buona salute che riesce non solo a rimobilitare di più il proprio elettorato di riferimento rispetto agli avversari di centrosinistra, ma anche ad essere più attrattivo verso elettorati politicamente lontani, riuscendo ad ottenere una storica vittoria anche grazie a chi aveva votato per il centrosinistra di Bersani nel 2013. Al contrario, il Pd e il centrosinistra cittadino sono in un pessimo stato di salute, con una performance che è stata disastrosa sotto tutti i punti di vista. Si è trattato certamente di una bocciatura senza appello dell’operato dell’amministrazione uscente da parte dell’elettorato pistoiese, dimostrando che non esistono più roccaforti inespugnabili e voti di mera appartenenza anche nella (ex) Zona Rossa.
Fig. 2 – Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Riferimenti bibliografici:
Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee [1988], Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.
Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.
NOTA METODOLOGICA
I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 100 sezioni elettorali del comune di Pistoia. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 3,3 per i flussi fra primo e secondo turno; 6,4 per i flussi dal 2013.