I flussi elettorali di La Spezia mostrano come siano stati determinanti per la vittoria di Peracchini (centro-destra), l’elettorato di Guido Melley e soprattutto Lorenzo Forcieri. Proprio quest’ultimo, da iscritto al PD aveva destabilizzato, i democratici locali con una candidatura alternativa a Manfredini (centro-sinistra). (jaximplant.com) La composizione dell’elettorato di Peracchini, rispetto alle politiche del 2013, dimostra di essere molto più eterogenea rispetto a quella di Manfredini, la quale vede una netta maggioranza di elettori di Bersani.
I risultati di Genova e La Spezia hanno generato un piccolo terremoto politico in Liguria. Il centrodestra ha strappato al ballottaggio due città simbolo del centrosinistra, riuscendo in una rimonta che solo pochi anni fa era difficile da pronosticare. Dal punto di vista simbolico, queste due vittorie sono paragonabili all’unico quinquennio di centro-destra a Bologna, quando a venire eletto fu a sorpresa Giuliano Guazzaloca (1999-2004).
Soffermandosi sul caso spezino, con la sola eccezione del 1993, le coalizioni del centro-sinistra, da quando è entrata vigore l’elezione diretta del sindaco, sono riuscite sempre a vincere al primo turno con i due sindaci, Giorgio Pagano (1997-2007) e Massimo Federici (2007-2017), riconfermati con successo nel loro secondo mandato.
In questa tornata, il candidato per il centrosinistra – scelto senza le elezioni primarie – è stato Paolo Manfredini, presidente del consiglio comunale uscente e nome di raccordo tra l’area facente capo al Ministro Orlando, l’area renziana e quella Dem. A sfidarlo, undici candidati tra cui Pierluigi Peracchini a capo della coalizione di centro-destra.
Al primo turno proprio Peracchini si era imposto con il 32,61%, distanziando di oltre 7 punti Manfredini (25,07%). Un risultato in netto contrasto con la precedente tornata del 2012. Come emerso in una precedente analisi del CISE, l’indice di Bipolarismo e l’indice di Bipartitismo a La Spezia hanno subito una brusca battuta d’arresto: -10,6% per il primo e -10,2% per il secondo. Nonostante la contesta sia definibile anche in questa tornata come bipolare, le due coalizioni hanno raccolto al primo turno il 57,68% dei voti, mentre ben altri quattro candidati si sono attestati sopra il 5% (tra questi Donatella Del Turco del Movimento 5 Stelle all’8,8%). Data la distanza tra i due candidati e il terzo posto ottenuto da un candidato iscritto comunque al Partito Democratico, la disfida de La Spezia poteva considerarsi ancora aperta in vista del ballottaggio.
A prevalere è stato Peracchini con un netto 59,98% contro il 40,02% di Manfredini. In entrambi i casi, i due contendenti (Tabella 1 e Figura 1) sono riusciti a portare al voto più dell’80% del proprio elettorato (83% e 85,6% rispettivamente). Rispetto all’elettorato delle altre principali liste, Peracchini riesce ad intercettare i due terzi dell’elettorato di Lorenzo Forcieri (66,2%) e il 53,9% di quello di Guido Melley. Al primo turno il primo aveva raccolto il 9,19% e il secondo il 7,88%, risultando rispettivamente il terzo e il quinto candidato più votati. Manfredini, al contrario, è riuscito sì ad accaparrarsi una fetta minore dell’elettorato di Melley (46,1%) e una più consistente di quello di Del Turco (Movimento 5 Stelle) (45,5%), ma non è riuscito a sfondare tra l’elettorato di Forcieri (21,4%). Proprio l’elettorato di Forcieri, candidatosi da iscritto al Partito Democratico (e da ex-sindaco di Sarzana nonché Sottosegretario del Ministero della Difesa durante il Governo Prodi) in alternativa al centro-sinistra di Manfredini, ha avuto quindi un peso notevole nel decretare la vittoria di Peracchini. Accanto all’elettorato di Forcieri, quello più di sinistra afferente alla doppia candidatura di Massimo Lombardi (4,67% al primo turno) e Cristiano Ruggia (2,83%) ha preferito l’astensione. Il 73,8% nel caso di Lombardi e il 48,8% nel caso di Ruggia.
Tab. 1 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, destinazioniNei flussi elettorali del ballottaggio dunque sono tre gli elementi che hanno portato ad una netta affermazione del centro-destra: il primo luogo la capacità di Peracchini – al pari di Manfredini – di portare il proprio elettorato a votare al secondo turno; in secondo luogo, l’avvicinamento dell’elettorato di Forcieri a Peracchini e, infine, l’astensione di parte dell’elettorato sinistra.
Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Confrontando gli elettorati dei due candidati al ballottaggio (Tabella 2), si può notare come quello del vincitore sia molto più eterogeneo rispetto a quello di Manfredini. La composizione degli elettori di Peracchini rivela come poco più della metà (53,1%) degli elettori del neo-sindaco lo abbiano votato al primo turno; gli elettori di Forcieri (11,9%) e Melley (8,3%) costituiscono quasi il 20% del restante elettorato, mentre oltre il 10% viene dall’astensione. Nel caso di Manfredini, oltre ai propri sostenitori al primo turno (63%), il 22,5% è costituito dalla somma dell’elettorato di Melley e Del Turco. Irrilevante in questo caso la componente del non-voto al secondo turno (0,6%).
Tab. 2 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, provenienzeInfine, rispetto alle politiche del 2013 il ballottaggio offre interessanti spunti di riflessione sia per il centro-destra che per il centro sinistra (Tabella 3 e Figura 2). Peracchini ha la meglio tra l’elettorato berlusconiano (55,8%), come è logico che sia per un candidato di centro-destra, e tra quello di Monti (59,1%). Manfredini ha sì il sostegno dell’elettorato di centro-sinistra (54,6%), ma raccoglie molto poco tra gli altri candidati. Rispetto al 2013 la maggioranza degli elettori del Movimento 5 Stelle (56,6%) ha scelto l’astensione.
Fig. 2 –Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)Tab. 3 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, destinazioniIn termini di composizione dell’elettorato sempre rispetto al 2013 (Tabella 4), quello di Manfredini si conferma essere stato nel 2013 in prevalenza legato al centro-sinistra (77,6%), mentre quello di Peracchini è molto più trasversale con solo il 33,4% che quattro anni fa aveva votato Berlusconi. Da notare, in conclusione, come un sorprendente 16,9% dell’elettorato di Peracchini nel 2013 abbia votato Bersani. Segno che l’emorragia di voti per Manfredini rispetto al risultato delle politiche sia stata altrettanto trasversale.
Tab. 4 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, provenienze
Riferimenti bibliografici:
Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee [1988], Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.
Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.
NOTA METODOLOGICA
I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 96 sezioni elettorali del comune di La Spezia. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 2,8 per i flussi fra primo e secondo turno; 6,1 per i flussi dal 2013.