Clamoroso a Lecce! In una città amministrata dal centrodestra dal 1998, in cui si è andati vicino alla elezione al primo turno del candidato Giliberti (fermatosi al 45,29%, con un distacco superiore ai 16 punti percentuali dal secondo), in una tornata nazionale complessivamente premiante per le coalizioni berlusconiane su tutta la penisola, a imporsi al secondo turno è stato il candidato di centrosinistra Salvemini. Un risultato netto il suo, con un tranquillo 54,76% di voti, frutto anche del decisivo apparentamento con le formazioni di centro del candidato Delli Noci. Mai come in questo caso è allora importante andare a leggere i flussi, per capire cosa abbia portato a un simile e imprevedibile esito.
Fatto 100 i voti di Salvemini del ballottaggio, si nota come il candidato abbia saputo essere maggiormente trasversale rispetto al suo rivale. Infatti il suo bottino è rappresentato dai “propri” voti del primo turno solo per un 61,1%. Il resto è riuscito a strapparlo proprio all’elettorato centrista (24%) con cui ha chiuso l’accordo. Al contrario, Giliberti riesce ad attrarre al di fuori del proprio bacino elettorale solo per un più scarso 16,3%. Questo è un primo dato, al quale deve aggiungersi il fatto che l’astensione provenga per il 19,5% da elettori di centrodestra al primo turno: viceversa, il valore è 0 per quelli di centrosinistra.
Tab 1. – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, provenienzeA rendere maggiormente palese il dato appena mostrato è l’evenienza per cui solo il 64,8% di chi aveva votato Giliberti al primo turno conferma il medesimo voto. Ancora una volta, invece, a pesare è quel 30,7% di cittadini che non è tornato alle urne a esprimere nuovamente la propria preferenza per il candidato di centrodestra, ma ha preferito astenersi. Anche qui discorso inverso per Salvemini il cui elettorato, per l’89,3%, si è rimobilitato per lui. È poi di nuovo apprezzabile la trasversalità di quest’ultimo, preferito dagli elettori di Ruberti (79,5% contro 20,5%), Delli Noci (60% contro 11,3%) e Valente (47,6% contro 0). Solo gli elettori di Centonze (Casapound) preferiscono Giliberti (33,8%), ma ancor di più l’astensione. È dunque evidente come Salvemini sia riuscito a conquistare i favori del resto dell’elettorato, persino di quello “grillino”, diviso a metà tra il nuovo sindaco e l’astensione. Chi si era invece astenuto al primo turno ha continuato a farlo anche al ballottaggio.
Tab. 2 – Matrice dei flussi elettorali fra primo e secondo turno, destinazioni
Fig. 1 – Flussi elettorali fra primo e secondo turno (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Analizziamo ora i flussi tra le politiche del 2013 e questo turno di ballottaggio. Qui si vede come i candidati abbiano saputo attingere da differenti elettorati, soprattutto nel caso di Salvemini. Questi, fatto 100 il proprio bacino di voti, mostra come la maggior parte del proprio consenso arrivi da fuori i voti di Bersani, che ne costituiscono solo il 45,2%. In particolare il suo elettorato è composto da un considerevole 24,8% di cittadini che scelsero Berlusconi nel 2013, mentre in misura minima sono i voti provenienti da chi scelse Grillo alle politiche. Poco più coerente l’elettorato di Giliberti, che è composto per il 59,3% da chi votò Berlusconi nel 2013 e dal 24,2% di chi scelse il Movimento 5 Stelle. Del restante, è da considerare il 10,9% appartenente agli astenuti alle politiche, mentre il voto di Bersani non ha alcun peso sulla sua forza elettorale.
Tab. 3 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, provenienze
Ciò che maggiormente colpisce è quindi l’elettorato grillino, profondamente cambiato tra 2013 e 2017. Se quello del 2017 ha scelto Salvemini, la stessa cosa non si può dire per quello delle politiche. Infatti solo il 9,6% ha preferito il candidato di centrosinistra, contro il 33,2% che ha votato per Giliberti. Altro dato significativo non è tanto come il 68,1% dei voti di Bersani sia andato a Salvemini e il 66,5% di quelli di Berlusconi sia andato a Giliberti; piuttosto sorprende che le restanti parti siano andati verso il non voto quelli di centrosinistra e verso l’avversario quelli di centrodestra. Infine l’elettorato montiano, che ha preferito di gran lunga Salvemini (57,5%).
Tab. 4 – Matrice dei flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio, destinazioniIn conclusione, l’incredibile risultato del centrosinistra a Lecce è dovuto a una serie di fattori che i flussi sono riusciti a mostrare. Anzitutto la maggiore attrattività di Salvemini, che è riuscito ad ampliare la propria base elettorale, anche oltre l’apparentamento messo in atto. In secondo luogo la forte astensione che ha colpito soprattutto il centrodestra, incapace di bissare almeno i voti del primo turno, prendendone addirittura oltre 5600 in meno.
Fig. 2 –Flussi elettorali fra politiche 2013 e ballottaggio 2017 (percentuali sull’intero elettorato, clicca per ingrandire)
Riferimenti bibliografici:
Corbetta, P.G., A. Parisi e H.M.A. Schadee (1988), Elezioni in Italia: struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.
Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.
Maccagno, A. (2017), A Taranto e Lecce avanti il centrodestra: i risultati e i flussi elettorali /cise/2017/06/13/taranto-e-lecce-avanti-il-centrodestra/
NOTA METODOLOGICA
I flussi riportati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 102 sezioni elettorali del comune di Lecce. In entrambe le analisi abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in una delle due elezioni prese in esame), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 20% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 3,9 per i flussi fra primo e secondo turno; 7,6 per i flussi dal 2013.