Un sostanziale rafforzamento del centrodestra trainato dalla Lega; un arretramento del centrosinistra, sebbene forse meno pronunciato di quanto ci si sarebbe aspettato alla vigilia; un Movimento Cinque Stelle che, sebbene più forte rispetto alle precedenti comunali, continua a recitare poco più che un ruolo di comparsa; la tenuta dei candidati ‘civici’ ossia non legati ad alcun partito nazionale, che continuano ad essere molto competitivi a livello locale (soprattutto al Sud) e rappresentano, in termini di vittorie al primo turno e numero di ballottaggi centrati, il vero terzo polo del paese; la presenza di situazioni locali peculiari che rendono difficile l’interpretazione del voto in chiave nazionale.
Queste le principali indicazioni emerse dal voto di ieri, in attesa che termini lo spoglio delle schede e diventino definitivi i dati sui risultati di candidati e liste.
Questo turno di elezioni comunali coinvolgeva 6,5 milioni di elettori per un totale di 760 comuni di cui 109 superiori ai 15.000 abitanti e 20 capoluoghi di provincia. Si è trattato della prima tornata elettorale di rilievo nazionale successiva alle elezioni politiche del 4 marzo, quindi di per sé importante per comprendere lo stato di salute delle forze politiche a 100 giorni dal terremoto elettorale del 4 marzo e a pochi giorni dall’insediamento del governo M5S-Lega (Emanuele e Maggini 2018).
Come sempre, interpretare il voto alle elezioni amministrative non è facile. Il peso dei fattori locali è in alcuni contesti decisivo. Inoltre, vista la moltitudine di città al voto sul territorio nazionale, tutti i partiti hanno qualche vittoria da intestarsi. Un buon metodo di lavoro, dunque, è quello di partire innanzitutto dai dati, e in particolare dalla situazione di partenza (Vittori e Paparo 2018) intesa come colore politico delle amministrazioni uscenti. Come mostra la Tabella 1, nei 109 comuni superiori che hanno votato ieri e dei quali è disponibile il confronto con le precedenti comunali, il centrosinistra (PD e alleati) aveva vinto nella maggioranza assoluta dei comuni (57), mentre il centrodestra (ossia Forza Italia e i suoi alleati) ne aveva conquistati poco più di un quinto (23). Era un’Italia nel complesso ancora bipolare, sebbene sbilanciata a favore del centrosinistra: le due principali coalizioni conquistavano circa i 3/4 dei comuni. Nonostante le precedenti comunali fossero avvenute, per la stragrande maggioranza dei comuni, pochi mesi dopo le elezioni politiche del 2013[1], non si intravedevano, a livello locale, quei segnali di disgregazione del quadro politico che erano emersi con forza alle politiche del 24 e 25 febbraio del 2013. Il M5S, infatti, vinceva in appena 4 comuni (tra cui Ragusa), molti meno di quelli conquistati dall’area di centro (8) e dalle liste civiche, che rappresentavano già la ‘terza forza’ a livello locale con 13 comuni conquistati. Completavano il quadro 3 città vinte da candidati di sinistra alternativi al PD.
Tabella 1. Riepilogo dei vincitori e delle presenze al ballottaggio nei 109 comuni superiori.
* Completa il quadro Trapani, in cui le comunali dell’anno scorso non hanno eletto il sindaco (vedi Emanuele e Paparo 2017)
Passando all’analisi di queste comunali, sorprende la crescita del numero di sindaci eletti al primo turno: sono ben 34, sei in più rispetto alla tornata precedente, quando furono 28[2]. Nei comuni già assegnati si nota una leggera prevalenza del centrodestra sul centrosinistra (16 a 12), mentre in cinque città prevalgono candidati sostenuti da liste civiche e in una città vince la destra (Cisterna di Latina).
Fra i capoluoghi, sono sei quelli già assegnati: il centrosinistra vince a Brescia e a Trapani (addirittura con oltre il 70% dei voti) mentre il centrodestra si riprende i capoluoghi del Veneto (Treviso e Vicenza, dove peraltro il M5S era assente), vince a Barletta e chiude l’era Enzo Bianco a Catania. Il dato dei sindaci eletti al primo turno è in continuità con quanto si verificò l’anno scorso, con 43 sindaci eletti al primo turno su 149 rispetto ai 37 della tornata precedente (Emanuele e Paparo 2017). Si tratta quindi di un apparente ritorno al bipolarismo che mette il trend degli ultimi due anni a livello locale in contrasto con la trasformazione in senso tripolare del sistema partitico italiano che era avvenuta a tutti i livelli a partire dalle elezioni del 2013 (Chiaramonte e Emanuele 2013; 2014; 2016) e che è sostanzialmente stata confermata alle politiche del 4 marzo (Chiaramonte e Emanuele 2018). In questa tornata ci si sarebbe potuti aspettare una crescita della competitività del Movimento Cinque Stelle, che ha presentato un proprio candidato sindaco e una propria lista in 89 comuni su 109 (Vittori e Paparo 2018) e poteva finalmente capitalizzare a livello locale il grande successo ottenuto a livello nazionale appena 100 giorni fa. Il voto conferma invece la debolezza strutturale del partito di Maio a livello locale, dove la competizione è fondamentalmente candidate-oriented e il Movimento, oltre a non possedere forti ‘Signori delle preferenze’ (Emanuele e Marino 2016), rifiuta alleanze con altri partiti e liste civiche, riducendo così drasticamente il numero di candidati consiglieri a sostegno dei propri aspiranti alla carica di sindaco, diminuendo in tal modo le proprie chances di vittoria.
La terza colonna della Tabella 1 presenta infatti il numero di ballottaggi conquistati e la relativa posizione di accesso alla sfida del prossimo 24 giugno. Come si può facilmente notare, il M5S è sostanzialmente scomparso dalla partita: si giocherà sette ballottaggi, fra i quali Ragusa, l’unico capoluogo dove governava[3]. Il suo risultato finale il 24 giugno rischia pertanto di essere inferiore a quello delle precedenti amministrative, quando, come detto, trionfò in quattro comuni.
Le due principali coalizioni di centrosinistra e centrodestra si confermano le protagoniste indiscusse della partita a livello locale: Forza Italia e i suoi alleati accedono al secondo turno in 59 comuni sui 75 che andranno al ballottaggio, mentre il PD e i suoi alleati competeranno in 43 città. Fra le 59 città che vedranno un candidato del centrodestra al ballottaggio, in ben 32 i candidati sostenuti da Forza Italia partono in vantaggio sul candidato rivale. Fra questi, segnaliamo il caso di Terni, dove Leonardo Latini ha sfiorato la vittoria al primo turno in quella che fino a poco tempo fa era una roccaforte rossa (vedi Tabella 2, che presenta il dettaglio della situazione dopo il primo turno nei 25 capoluoghi). Oltre al caso di Terni, il centrodestra è in vantaggio in altri 7 capoluoghi (Sondrio, Pisa, Teramo, Viterbo, Brindisi, Messina e Siracusa). Considerando che alle precedenti comunali la coalizione forza-leghista partiva da 23 comuni, si comprende che il centrodestra ha la possibilità concreta di incrementare nettamente il proprio bottino in queste amministrative. Inoltre, è fortemente candidata a diventare lo schieramento vincente di queste amministrative, ribaltando i rapporti di forza delle precedenti comunali che la vedevano soccombente 23 a 57 nei confronti del centrosinistra. Quest’ultima, come detto, si giocherà il ballottaggio in 43 città, fra le quali 21 dove partirà in vantaggio sul candidato rivale. Fra queste troviamo tre città della Zona rossa (Ancona, Massa e Siena), oltre ad Avellino. E’ dunque già evidente che la coalizione a guida PD non potrà che far peggio del 2013: anche nell’ipotesi, difficilmente verificabile, di una vittoria dei democratici in tutti i ballottaggi, il computo totale delle vittorie sarebbe di 55 contro le 57 delle scorse comunali.
Prosegue, invece, l’ottimo rendimento dei candidati civici, in continuità con gli anni precedenti (Emanuele e Maggini 2016; Emanuele e Paparo 2017). Oltre alle cinque città vinte al primo turno ci sono ben 25 candidati civici a giocarsi i ballottaggi, e in ben 12 città partono in testa: fra queste non si segnala nessun comune importante, ma in 3 capoluoghi (Viterbo, Messina e Siracusa) i civici partiranno dal secondo posto del primo turno.
Il quadro è infine completato dalle altre coalizioni: la sinistra alternativa al PD, che governava tre comuni superiori, potrebbe incrementare il proprio bottino: corre infatti al ballottaggio in otto città, e in ben cinque parte in testa. La destra, che cinque anni fa non governava alcuna città, ha già vinto a Cisterna di Latina e si giocherà il ballottaggio (partendo dalla seconda posizione) in altri cinque comuni, fra i quali Ragusa. Infine il centro è sostanzialmente scomparso: alle precedenti amministrative le liste centriste governavano otto città, oggi figurano al ballottaggio solo in tre casi, fra i quali Imperia.
Tabella 2. Dettaglio dei vincitori e delle sfide al ballottaggio nei comuni capoluogo.
* A Trapani, in cui le comunali dell’anno scorso non hanno eletto il sindaco (vedi Emanuele e Paparo 2017)
Uscendo dal confronto con le precedenti amministrative, possiamo disarticolare in modo più preciso e completo questi numeri guardando al dettaglio delle sfide al ballottaggio nei 75 comuni superiori che non hanno eletto il sindaco al primo turno (vedi Tabella 3). Nel 44% dei casi (33) il menù prevede la classica sfida fra centrosinistra e centrodestra, con la coalizione berlusconiana in leggero vantaggio ai nastri di partenza (18 a 15). Il secondo tipo di sfida più frequente è quello fra centrodestra e candidati civici, che avrà luogo in 15 città, con un vantaggio nove a sei del centrodestra. Tutte le altre sfide hanno una frequenza inferiore o pari a cinque: tante sono infatti le città in cui la partita si giocherà interamente nel campo progressista, con il candidato PD sfidato da un candidato di sinistra radicale. In due città, invece, la partita si gioca all’interno della coalizione di centrodestra, con il candidato forzista sfidato da un candidato di destra (Lega e/o Fratelli d’Italia). Interessante notare infine che in quattro città la competizione è totalmente depoliticizzata: a sfidarsi saranno infatti due candidati civici.
Tabella 3. Riepilogo delle sfide tra prima e seconda coalizione nei 75 comuni superiori al ballottaggio.
Riferimenti bibliografici
Chiaramonte, A. e Emanuele, V. (2013) ‘Volatile and Tripolar: The new Italian party system’, in De Sio L., Emanuele, V., Maggini, N. and Paparo, A. (eds.) (2013), The 2013 Italian General Elections, Rome, CISE, pp. 95-100.
Chiaramonte, A. and Emanuele, V. (2014) ‘Il sistema partitico italiano tra cambiamento e stabilizzazione su basi nuove’ in De Sio L., Emanuele, V. and Maggini, N. (a cura di) (2014), Le Elezioni Europee 2014, Dossier CISE (6), Roma, CISE, pp. 147-152.
Chiaramonte, A. e Emanuele, V. (2016), ‘Multipolarismo a geometria variabile: il sistema partitico delle città’, in Emanuele, V., Maggini, N. e Paparo, A. (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, CISE, pp. 129-137.
Chiaramonte, A. e Emanuele, V. (2018), ‘L’onda sismica non si arresta. Il mutamento del sistema partitico italiano dopo le elezioni 2018’, https://cise.luiss.it/cise/2018/03/09/londa-sismica-non-si-arresta-il-mutamento-del-sistema-partitico-italiano-dopo-le-elezioni-2018/
Emanuele, V., e Maggini, N. (2016), ‘Calo dell’affluenza, frammentazione e incertezza nei comuni superiori al voto’, in Emanuele, V., Maggini, N. e Paparo, A. (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, CISE, pp. 49-56.
Emanuele, V., e Maggini, N. (2018), ‘Perché le elezioni comunali di domenica sono importanti?’, https://cise.luiss.it/cise/2018/06/04/perche-le-elezioni-comunali-di-domenica-sono-importanti/
Emanuele, V. e Marino, B. (2016), ‘Follow the candidates, not the parties? Personal vote in a regional de-institutionalised party system’, Regional and Federal Studies, 26(4), pp. 531-554.
Emanuele, V. e Paparo A. (2017), ‘Tutti i numeri delle comunali: scompare il M5S, il centrodestra torna competitivo, i civici sono il terzo polo’, in Paparo, A. (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 51-57.
Riggio, A. (2018), ‘Comunali in Sicilia: una legge elettorale sui generis regola un’offerta rinnovata, https://cise.luiss.it/cise/2018/06/09/comunali-in-sicilia-una-legge-elettorale-sui-generis-regola-unofferta-rinnovata/
Vittori, D. e Paparo, A. (2018), ‘Il quadro della vigilia della comunali: le alleanze e le amministrazioni uscenti’, https://cise.luiss.it/cise/2018/06/07/il-quadro-della-vigilia-della-comunali-le-alleanze-e-le-amministrazioni-uscenti/
NOTA:
Sinistra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra PAP, RC, PCI, PC, MDP, LEU, SI, Verdi, IDV, Radicali, ma non dal PD;
il Centrosinistra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD;
il Centro riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra NCI, UDC, CP, NCD, FLI, SC, PDF, DC, PRI, PLI;
il Centrodestra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI (o il PDL);
la Destra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega, FDI, La Destra, MNS, FN, FT, CasaPound, DivBell ma non FI (o PDL).
Quindi, se un candidato è sostenuto dal PD o da FI (o PDL) è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.
Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI/PDL che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).
[1] In 80 dei 109 comuni superiori al voto la tornata precedente fu nel 2013 (73%), mentre i restanti 29 comuni sono tornati alle urne negli anni successivi in seguito alla fine anticipata delle rispettive consiliature.
[2] Sull’aumento del numero di vittorie al primo turno bisogna segnalare che tale innalzamento è facilitato, per i comuni siciliani, dal cambiamento della legge elettorale regionale per l’elezione dei sindaci (l.r. 17/2016). Essa consente di vincere al primo turno con il 40% dei voti, non più con la maggioranza assoluta (Riggio 2018). Non è un caso che su 19 comuni siciliani superiori ai 15.000 abitanti che sono andati al voto, ben 11 hanno eletto il sindaco al primo turno.
[3] Eppure il sindaco uscente, Federico Piccitto, non si è ricandidato, e il Movimento ha sostenuto Lorenzo Tringali.