Sono lontani politicamente (più che temporalmente) in tempi in cui il centrosinistra, ad Ancona, vinceva agevolmente le elezioni amministrative al primo turno (nel 2001 e nel 2006). Tuttavia, volendo comparare i le elezioni politiche di quest’anno con il risultato del primo turno, il centrosinistra (e il Partito Democratico) appare più in salute che in passato, anche grazie alla già rilevata debolezza (De Sio et al. 2018) a livello locale del Movimento 5 Stelle.
Andando con ordine, la candidata uscente del centrosinistra Valeria Mancinelli (47,9%) stacca di quasi venti punti percentuali il candidato di centrodestra Stefano Bartolini (28,4%) e di oltre trenta punti Daniela Diomedi (17,1%) del Movimento 5 Stelle (Tab. 1). Al ballottaggio, dunque, si rinnoverà la sfida del 2013 tra centrosinistra e centrodestra. L’altro dato da premettere è il calo dell’affluenza: quasi 20, e 3,7 punti percentuali in meno rispettivamente in confronto alle elezioni politiche e alle passate amministrative. In termini percentuali, Mancinelli guadagna 10,2 punti rispetto a cinque anni orsono, mentre Tombolini 7,9 (nel 2013, tuttavia, Fratelli d’Italia aveva presentato un proprio candidato, fermatosi al 2,8%, mentre oggi il centrodestra si è presentato unito all’appuntamento elettorale). Anche il candidato M5S guadagna 2,1 punti percentuali rispetto al 2013, ma perde oltre 10.000 voti in termini assoluti nel confronto con le politiche.
Volgendo lo sguardo alle più recenti elezioni politiche e ai partiti politici, il dato più rilevante è che il 33,6% ottenuto dai 5 Stelle alle precedenti elezioni non è bastato a spingere il partito al ballottaggio (17,1%). Il PD al contrario è passato dal 26,2 del 2013 (e dal 25,5% del marzo 2018) al 30,3% in questa tornata, ritornando primo partito dopo aver abdicato tre mesi fa. Tutti i partiti di centrodestra, invece, registrano una battuta d’arresto: più rilevante nel caso di Forza Italia, che dimezza il proprio risultato del 4 marzo (dall’8,6 al 4,3%), raccogliendo poco più di un terzo dei voti assoluti. In leggero calo anche la Lega (con un arretramento di 2,2 punti), e Fratelli d’Italia (-0,3). È da rimarcare, tuttavia, che la Lega nel 2013 non era presente alle elezioni amministrative, per cui, rispetto a 5 anni fa, il partito di Salvini è quello che registra il maggior incremento.
Tab. 1 – Risultati elettorali per liste e coalizioni ad Ancona nelle elezioni politiche e comunali, 2013-2018[1] (clicca per ingrandire)
I voti di marzo e giugno in prospettiva
Per comprendere meglio i risultati delle elezioni comunali anconetane, abbiamo stimato i flussi elettorali dalle recenti elezioni politiche. Il diagramma di Sankey visibile sotto (Fig. 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali ad Ancona. A sinistra sono riportati bacini elettorali delle politiche, a destra quelli delle comunali. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza alle politiche, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.
Guardando la Figura 1, si nota come il maggior travaso di voti sia quello che coinvolge il M5S e il centrodestra verso il bacino del non voto (che raggiunge il 44,6%). Il M5S perde l’8,6% del proprio elettorato, mentre il centrodestra il 9,3%. Al contrario il PD e gli altri partiti di centrosinistra riescono ad assorbire l’elettorato di Renzi e dei suoi alleati, perdendo solo piccole porzioni di elettorato nei confronti della sinistra, del centrodestra e della Lega, ma guadagnando elettori principalmente dal M5S e solo in minor misura dal centrodestra. È quindi l’elettorato del M5S (delle politiche 2018) quello più volatile e più propenso a cambiare la propria scelta di qualche mese orsono. Pur tuttavia, emerge un altro dato in linea con il calo percentuale dell’affluenza: gli astenuti di marzo non sono tornati a votare a giugno; solo una piccolissima parte ha optato per il PD. Segno che, nonostante la crescita percentuale, tanto le coalizioni tradizionali quanto il M5S non sono riusciti a motivare i disillusi.
Fig. 1 – Flussi elettorali ad Ancona fra politiche (sinistra) e comunali (destra) del 2018, percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)
I nuovi elettorati dei partiti ad Ancona
Spostando l’analisi sulla Tabella 2 è possibile comparare la composizione dell’elettorato per ciascun partito. Fatto 100 il totale dell’elettorato di ogni partito e coalizione alle comunali, si può notare la percentuale di elettorato rispetto di ogni candidato rispetto alle politiche del 2018. Scopriamo così, che nel PD tre quarti degli elettori (76%) avevano votato la coalizione di centrosinistra e ben il 15% il M5S a marzo. Simile il discorso per l’elettorato dei partiti minori di centrodestra (Lega a parte): il 74% ha confermato la scelta di marzo (il 16% invece aveva optato per il centrosinistra) L’elettorato del M5S ricalca in pieno (97%) quello delle politiche, mentre è più variegato quella della Lega. Nel partito di Salvini, metà dell’elettorato è composto da chi aveva già optato per il centrodestra il 4 marzo, ma addirittura un 16% proviene dalle file del centrosinistra e un 36% dal M5S. Ad Ancona quindi è l’elettorato leghista quello meno ancorato alle scelte passate (e, per deduzione, quello più legato alle oscillazioni dell’opinione pubblica locale).
Tab. 2 – Flussi elettorali ad Ancona fra politiche e comunali del 2018, provenienze (clicca per ingrandire)
L’elettorato delle politiche
Ribaltando la prospettiva rispetto a prima, passiamo ora ad analizzare la scelte degli elettorati delle politiche 2018 alle comunali (Tabella 3). L’82% degli elettori di centrosinistra alle politiche ha riconfermato il sostegno al PD (55%) o ai suoi alleati cittadini (27%), mentre solo il 49% di quello di centrodestra ha optato per la Lega (15%) o i suoi alleati (34%). Il 45% di questo elettorato si è rifugiato nell’astensione, come peraltro ha fatto una buona fetta di quello del M5S (34%). Il più grande dei tre poli alle politiche si è frammentato in molteplici direzioni, in una vera e propria diaspora: solo il 37% ha riconfermato la preferenza al candidato del Movimento, il 19% ha invece optato per il PD e altri partiti di centrosinistra, mentre quasi uno su dieci ha scelto il candidato di centrodestra. Interessante osservare come tutti questi abbiamo votato la Lega, e non altre liste a sostegno di Tombolini o solo il candidato. Analoga dispersione si riscontra nell’elettorato di LeU, che ha confermato la preferenza al candidato di sinistra Rubini Filogna solo in 39 casi su 100 (il 31% ha preferito Mancinelli, il 24% l’astensione).
Tab. 3 – Flussi elettorali ad Ancona fra politiche e comunali del 2018, destinazioni (clicca per ingrandire)
Conclusioni
Il primo turno delle elezioni comunali anconetane hanno arriso al PD, che si presenta al ballottaggio con il proprio candidato avvantaggiato rispetto a quello della coalizione di centrodestra di venti punti percentuali, e con una discreta capacità attrattiva sull’elettorato 5 Stelle delle elezioni politiche. Tuttavia il ballottaggio rimane sempre un’incognita, non solo per ciò che concerne l’affluenza, ma anche e soprattutto per il comportamento dei votanti di quanti non accedono al ballottaggio. Ad Ancona, decisivi potranno essere gli elettori del M5S, che con il loro 17% possono spostare l’ago della bilancia. Questo primo turno, intanto, ha confermato il trend positivo dei 5 stelle rispetto alle precedenti tornate amministrative (+2 punti percentuali), mentre ne ha ancora una volta evidenziato l’incapacità di trasportare sul piano locale i successi delle politiche (ha sostanzialmente dimezzato il proprio risultato, e preso il 40% dei voti assoluti del 4 marzo). Come accaduto per altre città (Vittori 2017), però, centrosinistra e centrodestra riescono solo parzialmente ad attrarre i voti del Movimento, che per lo più finiscono nell’astensione. Il PD, tornato ad essere il primo partito, può ritenersi soddisfatto dopo il deludente risultato di marzo. Stesso discorso per la coalizione di centrodestra, che tiene rispetto a tre mesi fa ed incrementa il consenso del 2013. Tuttavia, la Lega e i suoi alleati devono fare i conti con un crescente astensionismo della propria base elettorale.
Riferimenti bibliografici
De Sio, L., Emanuele, V., Maggini, N., e Paparo, A. (2018) ‘Il risultato? Ancora il clima del 4 marzo, ma il M5S (come nel 2013) non rende bene alle comunali’, Centro Italiano Studi Elettorali, https://cise.luiss.it/cise/2018/06/11/come-nel-2013-il-m5s-non-rende-alle-elezioni-comunali-mentre-il-centrosinistra-rende-addirittura-meglio-che-alle-politiche/
Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.
Schadee, H.M.A., e Corbetta, P., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.
Vittori, D. (2017), ‘Parma, i voti M5s vanno nell’astensione:
Pizzarotti in vantaggio coi voti del centrosinistra. I risultati e i flussi elettorali’, in Paparo, A. (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 133-139.
NOTA METODOLOGICA
I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 100 sezioni elettorali del comune di Ancona. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Si tratta di 11 unità in tutto. Il valore dell’indice VR è pari a 13,4.
[1]Nella parte superiore della tabella sono presentati i risultati al proporzionale; nella parte inferiore si usano i risultati maggioritari. Nella parte superiore, ciascuna riga somma i risultati dei relativi partiti, a prescindere dalla coalizione della quale facessero parte. Nella parte inferiore, invece, si sommano i risultati dei candidati (sindaco o di collegio), classificati in base ai criteri sotto riportati. Per le politiche 2013, abbiamo considerato quali i voti raccolti ai candidati quelle delle coalizioni (che sostenevano un candidato premier).
Criteri per l’assegnazione di un candidato a un polo: se un candidato è sostenuto dal PD o da FI (o il PDL) è attribuito al centro-sinistra e al centro-destra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno. Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI/PDL che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).
Nella categoria partiti di sinistra rientrano: RifCom, PC, PCI, PAP, FDS, SEL, SI, MDP, LEU, RivCiv. Nella categoria altri partiti di centro-sinistra sono inseriti: Insieme, PSI, IDV, Radicali, +EU, Verdi, CD, DemA.
L’insieme dei candidati sostenuti da almeno una di queste liste, ma non dal PD, costituisce il polo di sinistra alternativa al PD della parte inferiore della tabella. Il polo di centro-sinistra somma, invece, i candidati nella cui coalizione compare (anche) il PD.
Nella categoria partiti di centro rientrano: NCI, UDC, NCD, FLI, SC, CivP, NCD, AP, DC, PDF, PLI, PRI, UDEUR, Idea. Il polo di centro è formato da candidati sostenuti da almeno uno di questi.
Nella categoria partiti di destra rientrano La Destra, MNS, FN, FT, CPI, DivB, ITagliIT. Il polo di destra somma i candidati sostenuti da almeno uno di questi o da Lega o FDI, ma non da FI/PDL. Il polo di centro-destra, invece, è la somma dei candidati nella cui coalizione compare (anche) FI (o il PDL).