Gli elettori del Movimento 5 stelle regalano la vittoria a Conte al primo turno: i flussi elettorali a Treviso

Dopo cinque anni di amministrazione di centrosinistra, Treviso, torna ad essere governata da un sindaco di centrodestra, il leghista Mario Conte, che con il 54,5% dei voti conquista la carica già al primo turno. Il sindaco uscente Manildo con il 37,6% dei consensi si ferma 17 punti dietro il neo sindaco. Quella del 10 giugno è stata sostanzialmente una corsa a due stante la scomparsa rispetto al 2013 di un candidato di centro (Zanetti ottenne oltre il 10% nel 2013) e la deludente prova del candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Losappio. Rispetto al primo turno delle precedenti comunali il sindaco uscente perde 5 punti percentuali mentre Conte migliora di quasi 20 punti percentuali il risultato di Gentilini del 2013 (34,8%).

Tab. 1 – Risultati elettorali per liste e coalizioni a Treviso nelle elezioni politiche e comunali, 2013-2018[1] (clicca per ingrandire)tv_tab

Nel confronto con le recenti elezioni politiche l’area di centrosinistra alle comunali ottiene quasi gli stessi voti (circa 500 in meno) nonostante un’affluenza sensibilmente più bassa: di poco inferiore al 60%, contro il 77,1% del 4 marzo (7.800 votanti in meno). Specularmente l’area di centrodestra guadagna circa 500 voti. Cambiano i rapporti di forza all’interno di quest’ultimo schieramento con l’ulteriore avanzata della Lega. Infatti se alla lista del partito di Salvini sommiamo le liste civiche ad essa riconducibili (la civica Zaia-Gentilini e la civica Conte sindaco) si raggiunge il 46% dei voti validi che costituiscono l’86% della somma dei voti delle liste della coalizione. Quasi 20 punti percentuali in più rispetto ai voti ottenuti dalla Lega alle politiche, pari a 5.000 teste. Spicca il crollo verticale del Movimento 5 stelle che conferma, a Treviso in particolare, la propria fragilità nelle elezioni locali rispetto all’arena politica nazionale: passa infatti dal 20% del 4 marzo al 4% della scorsa domenica lasciando per strada 7.500 voti.

Quali sono stati i movimenti di voto intercorsi tra le elezioni per la Camera dei deputati dello scorso marzo e le recenti elezioni comunali?

La Tabella 2 mostra le destinazioni di voto degli elettori dei vari partiti alle politiche verso i diversi candidati in campo per la carica di sindaco

Tab. 2 – Flussi elettorali a Treviso fra politiche e comunali del 2018, destinazioni (clicca per ingrandire)treviso_dest

Iniziando dal partito guidato da Pietro Grasso, quasi due elettori su tre di Liberi e Uguali hanno scelto Manildo (62%) ma un quarto ha votato direttamente Conte (26%).

Tra i due principali schieramenti notiamo l’assenza di flussi incrociati. Gli elettori del centrosinistra (Pd, +Europa, Civica Lorenzin ed Italia Europa insieme) si dimostrano i più fedeli al proprio candidato: l’82% converge sul sindaco uscente e i restanti si astengono. Nel centrodestra invece sale la quota di coloro che scelgono di non tornare a votare (uno su quattro) ed è più bassa, stante l’assenza di altri direttrici di flusso, la percentuale di elettori ad optare per Conte (75%).

La metà esatta degli elettori del Movimento 5 stelle alle politiche del 4 marzo premia il candidato della Lega a Palazzo Rinaldi. Solo il 13% opta per il grillino Losappio, una quota appena superiore a quella che ha votato Manildo (11%). Un altro 19% è rimasto a casa lo scorso 10 giugno. L’ultima colonna della Tabella 2 ci dice che non ci sono state significative rimobilitazioni dal bacino dell’astensione.

La Tabella 3 riporta le provenienze di voto ai vari candidati sindaco. Manildo pesca l’80% dei propri voti dagli elettori del centrosinistra e circa l’8% ciascuno da ex elettori di LeU e del M5S. Composizione molto simile a quello del ballottaggio cinque anni or sono, con LeU al posto del terzo polo montiano (Cataldi 2014). Però, allora, il rivale Gentilini non prendeva nulla dal M5S. Conte, invece, ricava dagli elettori del centrodestra alle politiche ottiene il 71% dei suoi voti, e quasi il 25% da elettori del partito di Di Maio. I restanti voti provengono in egual misura da chi aveva votato LeU o altri partiti minori.

Tab. 3 – Flussi elettorali a Treviso fra politiche e comunali del 2018, provenienze (clicca per ingrandire)treviso_prov

Il diagramma di Sankey visibile sotto (Fig. 1) mostra in forma grafica le stime dei flussi elettorali. A sinistra sono riportati bacini elettorali delle politiche, a destra quelli delle comunali. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza alle politiche, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

Fig. 1 – Flussi elettorali a Treviso fra politiche (sinistra) e comunali (destra) del 2018, percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)treviso_sankey

Riferimenti bibliografici

Cataldi, M. (2014), ‘Comunali 2013: i flussi elettorali a Treviso tra primo e secondo turno’, in Paparo, A., e Cataldi, M., (a cura di) Le Elezioni Comunali 2013, Dossier CISE(4), Roma, Centro Italiano  Studi Elettorali, pp. 105-106.

Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 77 sezioni elettorali del comune di Treviso. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Si tratta di 14 unità in tutto. Il valore dell’indice VR è pari a 8,4.


[1]Nella parte superiore della tabella sono presentati i risultati al proporzionale; nella parte inferiore si usano i risultati maggioritari. Nella parte superiore, ciascuna riga somma i risultati dei relativi partiti, a prescindere dalla coalizione della quale facessero parte. Nella parte inferiore, invece, si sommano i risultati dei candidati (sindaco o di collegio), classificati in base ai criteri sotto riportati. Per le politiche 2013, abbiamo considerato quali i voti raccolti ai candidati quelle delle coalizioni (che sostenevano un candidato premier).

Criteri per l’assegnazione di un candidato a un polo: se un candidato è sostenuto dal PD o da FI (o il PDL) è attribuito al centro-sinistra e al centro-destra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno. Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (Altri). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico. Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI/PDL che hanno la priorità), si valuta il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

Nella categoria partiti di sinistra rientrano: RifCom, PC, PCI, PAP, FDS, SEL, SI, MDP, LEU, RivCiv. Nella categoria altri partiti di centro-sinistra sono inseriti: Insieme, PSI, IDV, Radicali, +EU, Verdi, CD, DemA.

L’insieme dei candidati sostenuti da almeno una di queste liste, ma non dal PD, costituisce il polo di sinistra alternativa al PD della parte inferiore della tabella. Il polo di centro-sinistra somma, invece, i candidati nella cui coalizione compare (anche) il PD.

Nella categoria partiti di centro rientrano: NCI, UDC, NCD, FLI, SC, CivP, NCD, AP, DC, PDF, PLI, PRI, UDEUR, Idea. Il polo di centro è formato da candidati sostenuti da almeno uno di questi.

Nella categoria partiti di destra rientrano La Destra, MNS, FN, FT, CPI, DivB, ITagliIT. Il polo di destra somma i candidati sostenuti da almeno uno di questi o da Lega o FDI, ma non da FI/PDL. Il polo di centro-destra, invece, è la somma dei candidati nella cui coalizione compare (anche) FI (o il PDL).

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.