Gli Italiani e l’Europa: un rapporto complicato

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 27 aprile

Prima o poi l’Italia dovrà fare i conti con l’Europa. La questione non sarà risolta con un referendum come in Gran Bretagna. Lo scenario più probabile è quello di un governo che ci porterà in rotta di collisione con l’Unione e con i mercati finanziari. La prima avvisaglia c’è già stata lo scorso autunno sulla legge di bilancio per questo anno. Alla fine si è arrivati a un faticoso compromesso che assomiglia a un armistizio in vista dello scontro finale. Le prossime elezioni europee e il lungo processo che porterà alla formazione di una nuova commissione creano una situazione di attesa. Ma è solo questione di tempo. Dallo scorso autunno le posizioni non sono cambiate. Da una parte c’è l’attuale governo gialloverde che vuole spingere la crescita anemica dell’economia italiana facendo più debiti, dall’altra ci sono le regole dell’Unione che lo impediscono. In mezzo ci sono i mercati finanziari che prestano all’Italia denari al 2,6% contro l’1,2% del Portogallo che pure ha un debito pubblico di poco inferiore a quello italiano o l’1,1% della Spagna.

L’esito più probabile dell’ennesimo scontro è l’ennesimo compromesso. Tanto più se nel bel mezzo della procedura di approvazione della legge di bilancio per il 2020 dovesse scoppiare una crisi di governo con o senza elezioni anticipate. L’esito più temuto invece è l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Ma questo evento che avrebbe ripercussioni drammatiche per il paese e per l’Europa, anche se non è escluso del tutto, viene considerato ormai molto improbabile. Fortunatamente non sono più i tempi di slogan del tipo ‘l ’euro crimine contro l’umanità’. Le strategie populiste sono cambiate e una delle ragioni è che gli italiani nel loro complesso non ne vogliono sapere di abbandonare l’euro, come i greci e come i francesi. Non per convinzione ma per paura. È quello che emerge dai dati di un recente sondaggio condotto da WinPoll[1].

Agli intervistati sono state fatte due domande. La prima riguarda il giudizio sui benefici legati alla appartenenza all’Unione (Fig. 1). La maggioranza, per la precisione il 59%, ritiene che il bilancio per l’Italia sia poco o per nulla positivo. Il dato è una conferma di un fatto noto. Sono finiti i tempi in cui agli Italiani piaceva l’Europa. Colpisce invece la distribuzione di questa opinione nell’elettorato dei diversi partiti. La differenza tra partiti di governo e partiti di opposizione è netta. Nel caso degli elettori della Lega e del M5S si arriva rispettivamente all’88 e al 74% di giudizi negativi. Completamente diversa è invece l’opinione degli elettori del PD e di Forza Italia. Per l’85% dei primi e per il 65% dei secondi il bilancio complessivo è tutto sommato positivo.

Fig. 1 – Risposte alla domanda ‘Secondo Lei quanto ha beneficiato l’Italia dalla sua partecipazione alla UE?’winpoll_apr19_1

Al giudizio negativo sui benefici dell’appartenenza alla Unione non corrisponde però il desiderio di abbandonare la moneta unica (Fig. 2). Alla domanda ‘se l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro e tornare alla Lira’ il 66% degli intervistati risponde di voler restare nella unione monetaria. La percentuale sale addirittura al 98% nel caso degli elettori del PD. Ma il dato che colpisce di più è quello relativo alla Lega e al M5S. Su questa questione gli elettorati dei due partiti si divaricano. La maggioranza dei primi (il 62%) è contro l’Euro. La maggioranza dei secondi no. Non era così fino a poco tempo fa. È vero che gli elettori pentastellati sono generalmente stati meno ostili di quelli leghisti nei confronti dell’Euro, ma la differenza non era così netta. Qualcosa è cambiato dentro il M5S. Visto che non sono cambiate sostanzialmente le posizioni della leadership, l’ipotesi più plausibile è che siano cambiati gli elettori. Se ne sono andati quelli più a destra e più euroscettici che lo avevano votato un anno fa, e che oggi votano Salvini, e sono rimasti quelli più di sinistra. È una ipotesi confermata dai flussi elettorali stimati nelle recenti elezioni regionali (CISE 2019aCISE2019b).

Fig. 2 – Risposte alla domanda ‘Secondo Lei l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro e tornare alla Lira?’winpoll_apr19_2

In sintesi questi dati, insieme a tanti altri che vanno nella stessa direzione, dicono inequivocabilmente che gli Italiani, pur criticando l’Unione per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto, non intendono correre il rischio di lasciarla. Come dicevamo non è la convinzione che li motiva ma è la paura. È stato così anche in Grecia nel momento peggiore della crisi. Ed è così in Francia dove anche la Le Pen ha capito che l’avere scambiato la sfiducia nell’Europa per la voglia di lasciarla è stato un errore politico. Forse lo ha capito anche Salvini. Lo vedremo il prossimo autunno.

Riferimenti bibliografici

Centro Italiano Studi Elettorali (2019a), ‘Flussi Abruzzo: a L’Aquila addirittura la metà dei voti della Lega proviene dal M5S’, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/02/11/flussi-abruzzo-a-laquila-addirittura-la-meta-dei-voti-della-lega-proviene-dal-m5s/

Centro Italiano Studi Elettorali (2019b), ‘Regionali Sardegna, flussi Sassari: la Lega continua ad avanzare a danno del M5S, che si disperde in tutte le direzioni’, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/02/26/regionali-sardegna-flussi-sassari-la-lega-continua-ad-avanzare-a-danno-del-m5s-che-si-disperde-in-tutte-le-direzioni/


[1] Nota metodologica: Sondaggio effettuato da Scenari Politici – Winpoll Srls (diretto da Federico Benini) nel periodo 18-23 aprile. Il campione comprende 1.500 interviste con metodo misto CAWI-CAMI-CATI ed è rappresentativo della popolazione elettorale italiana per genere ed età. Le stime qui riportate sono inoltre state ponderate in funzione del ricordo del voto alle scorse elezioni politiche. L’intervallo di confidenza al 99% per un campione di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è ±2,3%.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.