Nei flussi a Napoli la smobilitazione del M5S: metà dei suoi elettori 2018 si sono astenuti

Le elezioni europee del 26 maggio a Napoli hanno registrato un arretramento del Movimento 5 Stelle rispetto al risultato ottenuto alle elezioni politiche del 4 marzo. La Tabella 1 mostra come in quell’occasione i pentastellati avevano raccolto oltre il 50% dei voti validi, ponendosi in una posizione di netto vantaggio rispetto ai principali contendenti, su tutti Partito Democratico e Forza Italia, che si erano fermati rispettivamente intorno alla soglia del 15% e del 16% (Paparo 2018).

La percentuale ottenuta il 26 maggio nel capoluogo campano dal Movimento 5 Stelle, invece, si ferma al 40%. Si tratta di un dato comunque di gran lunga superiore alla percentuale raggiunta a livello nazionale, ovvero il 17%, e anche a quella della circoscrizione meridionale nel suo insieme (inferiore al 30%). Alla luce del risultato conseguito dalle altre forze politiche, in particolare dal Partito Democratico al 23%, che si attesta come secondo partito e la Lega al 12% come terzo, si può osservare che il primato cittadino dei pentastellati non è stato messo in discussione dal voto europeo, ma per il partito guidato da Luigi Di Maio si rileva tuttavia una considerevole perdita, pari a 114.428 voti, oltre la metà di quelli raccolte alle politiche.

In studi recenti è stato fatto notare come il ruolo dell’enfant du pays Luigi Di Maio possa aver giocato un ruolo importante nel complessivo successo elettorale del Movimento 5 Stelle nelle regioni dell’Italia meridionale (Paparo 2018). Spesso, infatti, le scelte di voto degli elettori napoletani hanno seguito criteri relativi alla personalizzazione (Cataldo, Emanuele e Paparo 2011), premiando le capacità di leadership dei candidati tralasciando l’identificazione partitica, come è avvenuto ad esempio anche nel caso delle elezioni comunali del 2016 (Paparo e Cataldi 2016). Da questo punto di vista, dunque, si può sostenere che l’elettorato napoletano abbia perso parzialmente la fiducia circa le capacità di rappresentanza e governo del leader del Movimento 5 Stelle, finendo in maniera massiccia, come si può notare nelle analisi dei flussi elettorali, nell’astensionismo.

Rispetto alle elezioni politiche del 2018, il voto europeo ha registrato arretramenti anche per quanto riguarda altre forze politiche. Come si può osservare dalla Tabella 1, la percentuale raggiunta nel 2018 dalle formazioni della sinistra radicale si attestava al 6%, mentre il nuovo progetto politico denominato La Sinistra, costruito prevalentemente intorno a Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana, si ferma al 3%. Un altro arretramento significativo nel raffronto tra voto del 2018 e voto del 2019 si registra nel caso di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, sceso nuovamente in campo nella competizione elettorale, ha conosciuto una perdita di oltre 40.000 dei 70.000 voti del 2018.

Tutte le altre forze politiche maggiori hanno, invece, mostrato un incremento rispetto al voto del 2018. Nello specifico, nell’area del centrosinistra, il Partito Democratico, passato dal 15% al 23%, ha aumentato di 4.000 voti. Più Europa ha raccolto un migliaio di voti in più delle politiche, crescendo da circa il 2% a poco più del 3%.  La lista ambientalista Europa Verde ha quadruplicato i voti della lista Insieme nel 2018, raggiungendo il 2%.

Ad eccezione di Forza Italia, come si è visto in precedenza, anche le forze del centrodestra hanno conosciuto incrementi non solo in riferimento ai risultati percentuali ma anche in termini di valori assoluti. In particolare, Fratelli d’Italia, la cui leader Giorgia Meloni ha chiuso la campagna elettorale per le europee proprio nella città di Napoli, ha preso circa mille voti in più del 2018 migliorando del 60% la propria percentuale, passando dal poco meno del 2,7% al 4,4%.

Infine, la Lega di Matteo Salvini ha, per la prima volta a Napoli, raggiunto la doppia cifra. Ha quintuplicato il proprio risultato: dal 2,5% del 2018 al 12,4% del 2019. Inoltre, ha triplicato i propri voti in valore assoluto, nonostante nonostante il calo di 20 punti dell’affluenza. Questo aumento di consensi diviene ancora più considerevole se il risultato del voto europeo viene confrontato con il risicato 0,6% ottenuto alle europee del 2014. Nel giro di cinque anni a Napoli la Lega è cresciuta di 20 volte. Il 12,4%, tuttavia, risulta essere molto al di sotto non solo della percentuale nazionale ottenuta della Lega, ovvero il 34%, ma anche dei risultati del sud in genere e anche in Campania (De Sio 2019). Bisogna tuttavia considerare che questa particolare area geografica del paese rappresentava una zona off-limits per il Carroccio.

Se si prendono in considerazione i voti ottenuti dalle forze politiche alle elezioni europee del 2014, in alcuni casi i trend cambiano. Partiamo dalla sinistra dello spazio politico. L’Altra Europa con Tsipras, animata anche da sensibilità che hanno poi partecipato alla formazione de La Sinistra, nel 2014 aveva raggiunto quasi il 6% dei voti. Percentuale che è stata raggiunta nel 2018 congiuntamente da due forze politiche, Potere al Popolo e Liberi e Uguali, e che si è ridimensionata notevolmente nella performance elettorale del 2019 de La Sinistra. Nel 2014 il Partito Democratico di Matteo Renzi aveva raggiunto a Napoli, come nell’intera penisola, la percentuale record del 40%, cifra ben più elevata sia della percentuale delle politiche del 2018 sia delle europee 2019. Se, dunque, nel raffronto tra politiche 2018 ed europee 2019 il Partito Democratico registra una crescita, non si può dire lo stesso nella comparazione con la precedente competizione elettorale omologa. Dal raffronto tra europee 2014 ed europee 2019 non si può notare solamente l’inversione del trend relativo al Partito Democratico, ma anche nel caso del Movimento 5 Stelle. Nel 2014 a Napoli i pentastellati avevano infatti ottenuto il 26,5%, poco sopra il dato nazionale, ma comunque una percentuale più bassa rispetto al 40% del 2019.

Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Napolinapoli tab

Passiamo ora all’analisi dei flussi elettorali. La Tabella 2 mostra le destinazioni dei flussi elettorali a Napoli fra le elezioni politiche del 2018 e le elezioni europee 2019. Il dato più significativo è rappresentato sicuramente dalla notevole percentuale di elettori del Movimento 5 Stelle del 2018 che hanno deciso di astenersi il 26 maggio. Infatti, che circa la metà (48%) degli elettori dei pentastellati ha preferito non votare. Il 41% ha invece confermato il voto espresso nel 2018, mentre il 6% ha scelto di premiare il partner di governo, la Lega.

Per quanto riguarda il tasso di fedeltà degli elettorati degli altri principali partiti, la percentuale maggiore è registrata dal Partito Democratico: il 72% degli elettori del 2018 ha votato per il Partito Democratico anche nel 2019. Percentuale molto più bassa rispetto a quella del PD per la Lega: appena il 46% degli elettori leghisti del 2018 ha confermato la scelta di voto nel 2019, con l’unica fuoriuscita significativa verso il non voto. FI e FDI hanno poi tassi di fedeltà ancor più bassi del M5S, il 28 e il 20% rispettivamente, con grandi perdite sia verso il non voto che verso la Lega.

Interessante infine anche il dato relativo agli elettori di Liberi e Uguali, che hanno nettamente preferito il partito di Zingaretti (44%) rispetto all’esperimento politico di Fratoianni e Acerbo (14%).

Tab. 2 – Flussi elettorali a Napoli fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

Osservando ora i dati presenti all’interno della Tabella 3, è possibile comprendere la composizione odierna delle varie constituencies dei partiti nel capoluogo campano in termini di bacini elettorali del 2018. Nel caso del Movimento 5 Stelle, l’82% dei suoi elettori del 2019 lo aveva già preferito il 4 marzo, senza alcun ingresso rilevante da altri partiti. Il Movimento è quindi confinato all’interno del suo recinto, che perde buoi.

L’esatto contrario emerge per quanto riguarda la Lega: una grande capacità di pescare elettori trasversalmente. Solo il 14% dei suoi voti 2019 proviene infatti dal bacino elettorale leghista nel 2018, mentre è significativa la quota di elettori che ha scelto il Carroccio partendo dai bacini elettorali 2018 del Movimento 5 Stelle (40%) e di Forza Italia (32%).

Il 67% degli elettori del Partito Democratico lo erano già nel 2018, mentre il 10% aveva votato per il partito guidato da Piero Grasso Liberi e Uguali. Sostanzialmente, non si segnala nessun recupero al di fuori del perimetro del centrosinistra.

Tab. 3 – Flussi elettorali a Napoli fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

In conclusione, ciò che emerge maggiormente da questa analisi del voto a Napoli, e in particolare dai flussi elettorali, è la smobilitazione del Movimento 5 Stelle, con un enorme travaso di elettori pentastellati 2018 verso l’astensionismo.

Possiamo chiaramente apprezzare questo flusso nel diagramma di Sankey (Figura 1), che mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Napoli. A sinistra sono riportati i bacini elettorali del 2018, a destra quelli del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2018 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle europee. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori. La banda gialla dal M5S 2018 all’astensione 2019 è quella più grande di tutte, pari al 15% dell’elettorato napoletano. Ciò significa che la combinazione di scelte di voto più frequente, praticata da un elettore napoletano ogni 6,7, è proprio quella di aver votato il Movimento alle politiche ed essersi astenuti alle europee.

Fig. 1 – Flussi elettorali a Napoli fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

Il notevole consenso elettorale ottenuto alle elezioni politiche 2018 dal Movimento 5 Stelle presentava una forte impronta territoriale e geografica nelle regioni meridionali (Emanuele e Vassallo 2018), e in particolare nella città di Napoli, che, alla luce del voto europeo, dimostra ancora di essere un territorio favorevole ai pentastellati (Emanuele e Maggini 2019). Ma, in un’area dove non si è mai diffuso il voto di appartenenza (Parisi e Pasquino 1977) e in un contesto di elevata volatilità elettorale, non è sicuro che lo sia in futuro, anche in quello più prossimo.

 

Riferimenti bibliografici

Cataldi, M., Emanuele, V., e Paparo, A. (2012), ‘Elettori in movimento nelle comunali 2011 a Milano, Torino e Napoli’, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, 67, pp. 5-43.

De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

Emanuele, V. e Maggini, N. (2019), , Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/il-m5s-resiste-solo-nelle-province-a-maggior-richiesta-di-assistenzialismo/

Emanuele, V., e Vassallo, S. (2018), ‘Gli effetti del Rosatellum e la nuova geografia del voto’, in ITANES (a cura di) Vox Populi. Il voto ad alta voce del 2018, Bologna, Il Mulino, pp. 17-35.

Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

Paparo, A. (2018), ‘A Napoli il M5S supera il 50% con ingressi da tutte le direzioni’, in V. Emanuele, e A. Paparo (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE (11), Roma, LUISS University Press, pp. 263-269.

Paparo, A., e Cataldi, M. (2016), ‘L’avanzata prorompente di un nuovo leader? L’analisi dei flussi a Napoli’, in V. Emanuele, N. Maggini, e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 65-68.

Parisi, A., e Pasquino, G. (1977), Continuità e mutamento elettorale in Italia: le elezioni del 20 giugno 1976 e il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 883 sezioni elettorali del comune di Napoli. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Abbiamo effettuato analisi separate in ciascuno dei quattro collegi uninominali della Camera, poi riaggregate nelle stime cittadine qui mostrate. Il valore medio dell’indice VR per le quattro analisi è pari a 10,1.

Marco Improta (Napoli, 1995) è postdoctoral researcher presso l'Università di Siena. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Politics presso la LUISS Guido Carli. È stato Visiting Research Fellow presso il Department of Political Science della Hebrew University of Jerusalem, Visiting PhD presso il Department of Politics and International Relations della University of Oxford e Visiting Researcher presso il Centro de Estudios Politicos y Constitucionales del Ministerio de la Presidencia, Governo di Spagna, Madrid. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i governi e la rappresentanza politica in prospettiva comparata. Ha pubblicato articoli su riviste scientifiche internazionali e nazionali, tra cui West European Politics, Political Studies, Electoral Studies, Parliamentary Affairs, Journal of Legislative Studies, British Journal of Politics and International Relations, Mediterranean Politics, European Politics and Society, Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Quaderni di Scienza Politica, Italian Political Science, Journal of Contemporary European Research, Italian Journal of Electoral Studies. È inoltre autore di contributi pubblicati in volumi. È membro del CISE, del CIRCaP e di varie associazioni scientifiche nazionali e internazionali tra cui IPSA, MPSA, CES, SISP, SISE, ISPSA ed ECPR.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.