Back to square one, come dicono gli inglesi. Un ritorno alla casella di partenza. All’indomani delle elezioni europee, con l’emersione chiara di una possibile maggioranza di centro-destra guidata dalla Lega di Matteo Salvini, avevamo messo in evidenza come l’unica possibile strada per il centro-sinistra per arginare un possibile risultato elettorale di questo tipo era di puntare a conquistare il più possibile l’elettorato del Movimento 5 Stelle.
I mesi successivi hanno visto invece emergere, anche grazie agli errori di Salvini, uno scenario diverso: il nuovo governo giallorosso e la possibilità di una strategia basata su un’alleanza vera e propria tra questi due partiti.
Il problema è che una cosa è pensare a delle alleanze, un’altra è farle davvero. La vita del governo ha già messo in evidenza che da un lato esistono forti diffidenze tra i due partiti, legate alle differenze di cultura politica e ad una reciproca ostilità di lungo tempo; dall’altro, il Movimento 5 stelle è eterogeneo al suo interno, con una sua componente senza dubbio più vicina al PD, ma tuttavia con altre componenti che ne sono distanti anche in termini di opinioni sui principali temi politici. Eccoci dunque al ritorno alla casella di partenza: è stato lo stesso Di Maio che, all’indomani della sconfitta in Umbria, ha dichiarato che questa alleanza non verrà riproposta né a livello locale né a livello nazionale.
Di conseguenza per il PD si pone di nuovo il problema che avevamo già anticipato all’indomani delle europee, vale a dire quale tipo di strategia adottare per riuscire a conquistare una quota sufficiente dell’elettorato M5S tale da poter risultare competitivo sia a livello locale che a livello nazionale.
Come rispondere a questa domanda? Con un approccio basato su una delle linee di ricerca sviluppate al CISE negli ultimi anni, abbiamo ritenuto di indagare l’importanza dei temi concreti della politica (le cosiddette issue) nello sviluppare una strategia di competizione. In particolare, l’idea è di vedere quali sono i temi su cui esiste un terreno comune tra elettori PD ed elettori M5S; e, viceversa, quali temi vedono gli elettori pentastellati più vicini a quelli della Lega. É chiaro che per il PD l’unica strategia possibile è quella di investire sui primi, piuttosto che sui secondi. In aggiunta, abbiamo anche esplorato le differenze interne tra i vari elettori del M5S: li abbiamo così suddivisi in tre gruppi a seconda del fatto che dichiarino di collocarsi politicamente a sinistra, al centro, oppure a destra.
I risultati delle nostre analisi sono presentati nelle Tabelle 1 e 2: su 19 temi di attualità è possibile vedere se ciascuno dei sottoinsiemi del M5S è più vicino rispettivamente alla Lega oppure al PD.
Va evidenziato un dato preliminare: fatti 100 gli elettori del M5S nelle elezioni europee del 2019, 50 di loro tendono a collocarsi al centro, mentre circa 25 e 25 si collocano rispettivamente a sinistra e a destra. Di conseguenza, il gruppo di pentastellati centristi è quello più appetibile, mentre le ali più estreme dei pentastellati valgono ciascuna circa la metà dei centristi.
Tab. 1 : Percentuali di favorevoli a vari obiettivi tematici tra gli elettorati di diversi partiti. Fonte: CISE, OP 2019 (N=1000)
Tab. 2 : Percentuali di favorevoli a vari obiettivi tematici tra gli elettorati di diversi partiti. Fonte: CISE, OP 2019 (N=1000)
I risultati emergono in maniera abbastanza chiara, anche senza entrare nel dettaglio delle singole misure. In generale, il PD non parte da una posizione facile: su molti temi gli elettori pentastellati sono più vicini alla Lega che al PD. Questo è vero in modo nettissimo tra gli elettori del M5S che si collocano a destra. Costoro, praticamente su tutti i temi analizzati, si trovano più d’accordo con gli elettori della Lega che con gli elettori PD. L’unica eccezione riguarda il mantenimento delle tutele sul mercato del lavoro, sulle quali l’elettorato del M5S è trasversalmente più vicino al PD. La situazione è diversa per gli elettori del M5S che si collocano a sinistra. In questo caso c’è un numero più ampio di temi su cui c’è una maggiore vicinanza con l’elettorato del PD, anche se rimangono inevitabilmente alcuni temi su cui c’è ancora una maggiore sintonia con la Lega. I temi che accomunano l’ala sinistra del M5S e PD sono principalmente legati all’economia e alle politiche migratorie, le stesse tematiche sulle quali l’ala destra del Movimento è chiaramente più in sintonia con la Lega. Un chiaro segnale della natura polimorfa e delle contraddizioni interne all’elettorato M5S. Infine, la categoria dei pentastellati di centro, quella più numerosa, vede una situazione mista, che tra l’altro esemplifica bene la situazione complessiva. In generale, i temi su cui il PD può vantare una maggiore vicinanza con questo elettorato del M5S, e su cui quindi ci si può aspettare che dovrebbe investire, sono quelli legati all’economia, e in particolare al mantenimento di tutele sul mercato del lavoro. L’Europa -centrale per il PD- non rappresenta invece un tema chiave per riuscire a conquistare la porzione più ampia dell’elettorato pentastellato.
Come già mostrato in altre analisi, sembrano essere appunto le preferenze sull’economia a giocare un ruolo prevalente sulla possibilità che porzioni di elettorato cambino le proprie preferenze di voto. E, d’altra parte, già in occasione delle elezioni politiche del 4 Marzo, i temi economici avevano avuto una rilevanza chiave per il successo dei pentastellati. Ora, in una fase di difficoltà per il partito di Di Maio, si tratterà di capire se ed in che misura il Partito Democratico sia in grado (ed abbia effettivamente intenzione) di investire su questi temi, nel tentativo di rispondere non solo alle aspettative del proprio elettorato, ma anche di mobilitare una parte consistente dell’elettorato M5S sensibile alle tematiche economiche.
Cosa dobbiamo attenderci dunque? Il quadro di opinione pubblica che abbiamo descritto serve a nostro parere a fornire un’informazione in più relativamrnte alla riorganizzazione della strategia di un PD che in questi giorni sta anche mettendo in cantiere importanti trasformazioni sul piano organizzativo, con il nuovo statuto. Il fuoco sul PD è praticamente obbligato, visto che nel campo del centro-destra si registra già oggi una situazione strutturale di vantaggio, e non si vedono particolari problemi nella costruzione di una strategia programmatica comune che finora sta riscuotendo successo. Di conseguenza, a nostro parere, l’emersione di una situazione equilibrata e competitiva tra i due schieramenti (in un contesto, lo ricordiamo, di legge elettorale che contiene ancora importanti elementi maggioritari) passa dall’adozione da parte del PD di una strategia capace di riassorbire una parte importante dei voti del M5S in un contesto di competizione bipolare.