Regionali in Emilia-Romagna: quanto hanno contato i leader nazionali?

Che i leader abbiano un ruolo sempre più decisivo nel determinare l’esito di un’elezione è un fatto ormai accertato. Diverso è però stabilire in che misura i leader nazionali siano in grado di incidere in un contesto di elezioni locali, come nel caso del voto per l’elezione del nuovo Presidente di regione in Emilia-Romagna. La campagna elettorale nella regione è stata condotta in un contesto di attenzione mediatica nazionale e di intervento sul territorio di leader politici nazionali (in particolar modo, di Matteo Salvini) inconsueto per una tornata regionale. Viene quindi da chiedersi se ed in che misura il tentativo di nazionalizzazione della competizione e di collegamento del voto a figure politiche nazionali riconoscibili abbia avuto successo. In altre parole, vi è stato un effetto-Salvini nelle scelte di voto degli elettori emiliano-romagnoli? E quanto ha contato? E che dire dell’effetto degli altri leader politici nazionali?

Per rispondere a queste domande, abbiamo utilizzato i dati della recente indagine CISE Osservatorio Politico (CATI-CAMI, Gennaio 2020, N=1004) condotta tra gli elettori dell’Emilia-Romagna ed abbiamo stimato la probabilità di votare per uno dei due principali candidati alla presidenza (Bonaccini e Borgonzoni) sulla base del livello di fiducia riposto nei principali leader politici nazionali.

I dati (Figura 1) mostrano che la fiducia in Matteo Salvini ha aumentato sensibilmente la probabilità di voto a favore della candidata di centrodestra Lucia Borgonzoni. Le stesse considerazioni valgono per la leader di FdI Giorgia Meloni, a dimostrazione di come gli esponenti di centrodestra siano stati chiari nel segnalare ai propri elettori la rilevanza e la portata nazionale delle elezioni. Anche nel campo del centrosinistra i dati sono chiari: la probabilità di votare a favore del candidato Bonaccini è significativamente più alta tra chi si fida di Zingaretti. Fin qui nulla di strano: i dati confermano le più semplici aspettative.

Fig. 1 – Probabilità stimata di voto per i due candidati per fiducia nei leader nazionali a parità di istruzione, genere e orientamento ideologico. Nota: I risultati sono stimati su un campione CATI-CAMI (N=1004) con binomial logistic regression (la figura riporta i risultati statisticamente significativi)

Più rilevanti sono invece i dati relativi agli altri leader nazionali presi in esame in questo studio.

Innanzitutto, tra coloro che si fidano di Matteo Renzi non si riscontra alcuna indicazione chiara sulla probabilità di votare per uno specifico candidato alla presidenza: in buona sostanza, tra questi elettori la probabilità di votare per l’uno o per l’altro candidato non differisce in modo significativo. Sebbene questo dato potrebbe sembrare in qualche modo sorprendente (considerando il passato politico di Matteo Renzi) si tratta in realtà di un’evidenza coerente con l’operazione di Italia Viva, un partito che ha l’ambizione di raccogliere un centro moderato e che pesca il proprio elettorato in parte dal centrosinistra, in parte dal centro-destra (tipicamente il centrodestra berlusconiano).

Più interessante ancora è il dato relativo all’effetto di Luigi Di Maio: coloro che dichiarano di fidarsi del leader del M5S hanno una maggiore probabilità di votare per il candidato del centrosinistra. Del resto, già in precedenti rilevazioni l’elettorato del M5S si era mostrato più simile a quello del Pd che a quello leghista (D’Alimonte 2019) e ciò potrebbe essere dovuto a un parziale svuotamento da destra dell’elettorato pentastellato e ad un contestuale rafforzamento della nuova leadership salviniana (De Sio 2019). Il rafforzamento progressivo dell’egemonia di Salvini a partire dal 2014, come mostrano le passate analisi di flusso, (ad esempio, tra le politiche 2018 e le europee 2019) ha infatti consentito al leader di espandere sempre di più il proprio bacino di consensi. Forte dell’indebolimento della leadership berlusconiana e dello sgretolamento progressivo del M5S, Matteo Salvini è riuscito a pescare quote significative di voti non solo dal partito di Berlusconi, ma anche dal M5S (De Sio 2019). Queste dinamiche potrebbero aver provocato un significativo cambiamento di pelle del partito di Di Maio, per via della ‘migrazione’ della componente del M5S ideologicamente orientata a destra sotto le insegne del Carroccio. Va inoltre ricordato che il M5S è ora al governo con il PD e un successo della Lega anche in Emilia-Romagna avrebbe potuto generare scosse violentissime a Roma, minacciando la tenuta stessa del governo.

Infine, è da segnalare la scarsa capacità di Giuseppe Conte, al pari di Matteo Renzi, di orientare gli elettori verso una precisa scelta di voto. D’altra parte, il premier Conte si è tenuto al di fuori della disputa regionale e, facendo da contraltare alla strategia elettorale di Salvini, ha tentato di separare l’esito del voto in Emilia-Romagna dalla tenuta del suo stesso governo.

In conclusione, per rispondere alla domanda da cui siamo partiti: i leader nazionali (che simboleggiano la politicizzazione di un’elezione regionale) contano, ed hanno avuto un peso cruciale nel determinare le scelte di voto. Allo stesso tempo, è evidente come alcuni di questi siano stati più in grado di altri nell’indirizzare gli elettori verso l’una o l’altra alternativa politica e nel favorire un certo esito elettorale. Un’elezione quindi che si è giocata sì sui candidati a presidente, ma che ha mostrato fortissimi tratti di politicizzazione nazionale.

Riferimenti bibliografici

D’Alimonte R., Regionali Emilia-Romagna: Bonaccini è avanti, ma più voti al centrodestra in 17 novembre 2019, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/11/17/regionali-emilia-romagna-bonaccini-e-avanti-ma-piu-voti-al-centrodestra/

De Sio L., Dentro i flussi elettorali: da Salvini e Zingaretti una tenaglia per il Movimento 5 Stelle?, 28 maggio 2019, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/dentro-i-flussi-elettorali-da-salvini-e-zingaretti-una-tenaglia-per-il-movimento-5-stelle/