In che modo è misurabile l’attrattività dei partiti? Quale dato, più delle intenzioni di voto, può farci capire meglio il potenziale elettorale delle forze politiche tra i diversi gruppi sociali? Nella nuova puntata di Telescope, la seconda realizzata con i dati del nostro recente sondaggio, abbiamo individuato da chi e dove i partiti hanno più possibilità di ricevere futuri consensi. Gli indicatori in questione sono le propensioni, espresse in una scala da 1 a 10, a votare un domani per uno dei cinque principali partiti italiani (FdI, Pd, M5s, Fi e Lega). Abbiamo analizzato, con un modello di regressione multivariata, l’effetto per i diversi partiti delle seguenti variabili: il sesso, la classe d’età, il livello d’istruzione, la zona geografica, il benessere economico (facilità o difficoltà ad arrivare a fine mese) e l’autocollocazione politica sull’asse sinistra-destra. Ne sono uscite conferme rispetto a caratteristiche già note degli elettorati di ciascun partito, ma anche delle sorprese, che potrebbero forse materializzarsi in termini di voto effettivo in qualche prossima elezione.
Maschi o femmine? Conta di più l’età
Nessun partito ha un’attrattività sensibilmente maggiore nell’elettorato maschile o in quello femminile, con valori per ciascuno racchiusi al massimo in 0,14 punti.
Trend chiari appaiono invece nelle classi d’età, a partire dal Movimento Cinque Stelle, la cui attrattività diminuisce progressivamente dai più giovani (punteggio stimato di 3,67 tra i 18-29enni) ai più anziani (2,24 over 65). Al partito di Conte converrebbe quindi, almeno sulla carta, rivolgersi di più a chi ha meno di 44 anni, in particolare alla classe 18-29 anni, quella dove alle ultime europee aveva preso meno voti (8%). Un andamento anagrafico simile lo ha il Pd, attrattivo tra i giovani ma meno nelle fasce 45-54 e 55-64. Eppure, a differenza del M5s, riprende quota tra gli over 65, la classe dove non a caso ottiene di regola più voti (29% alle europee). Guardando al centrodestra, Fratelli d’Italia e Forza Italia mostrano valori più omogenei passando tra le diverse categorie. Il partito di Meloni ha una più alta attrattività tra i 30-40 e 45-54enni. Non sorprende che proprio in quest’ultimo gruppo Fdi abbia ottenuto il suo risultato migliore alle europee (ben il 37%). Pure la Lega si dimostra attrattiva negli stessi segmenti, in particolare nella fascia 30-40.
Per l’opposizione spazi al Sud, nelle Isole e tra le persone più in difficoltà
È interessante vedere come per i due principali partiti di opposizione la maggiore attrattività è al Centro e, ancor di più, nel Sud e nelle Isole, bacino elettorale di riferimento del M5s e tradizionale tallone d’Achille del Pd (almeno nelle elezioni politiche più recenti). I dati variano di meno nei tre partiti di centrodestra, in particolare per FdI (con punteggi previsti contenuti in una forbice di 0,15 punti).
Anche tra chi afferma di avere più difficoltà di arrivare alla fine del mese i partiti di opposizione hanno maggiore attrattività, specie il M5s. Nella coalizione di governo non si riscontrano invece, effetti rilevanti in Fratelli d’Italia e Forza Italia, che quindi hanno un profilo trasversale rispetto al benessere economico; la Lega che risulta più attrattiva, nelle due categorie che stanno un po’ meglio, dichiarando comunque di avere una o più difficoltà ad arrivare alla fine del mese.
L’istruzione e l’auto-collocazione politica: Pd-FdI a specchio
Sul livello di istruzione il M5s non presenta picchi specifici, mentre il Pd, un po’ a sorpresa, non registra più una differenza di attrattività tra diplomati e laureati (le due categorie in cui è più attrattivo). I tre partiti di centrodestra, al contrario, sono tutti più attrattivi tra chi ha un titolo di scuola media inferiore, trend perfettamente in linea con i risultati elettorali: sempre alle europee, in questo gruppo, Fdi prese il 32%, la Lega il 13% e Fi l’11%, tutti dati superiori al loro risultato elettorale nazionale. Infine, veniamo all’autocollocazione politica sinistra-destra, dove “vincono” il Pd a sinistra (6,51) e Fratelli d’Italia a destra (7,24). Si tratta di punteggi rilevanti e fortemente caratterizzanti, perché vicini o superiori al doppio della propensione al voto media di entrambi (pari al 3,28 per il Pd e al 3,64 per FdI). Se pure di poco, la propensione a votare Pd per chi si colloca al centro è superiore a quella di FdI (3,46 contro 3,07 punti). Il M5s, impegnato ancora a chiarire la propria collocazione politica di “progressisti indipendenti”, si dimostra comunque chiaramente caratterizzato a sinistra (4,24) rispetto alla destra (1,82).