In questa sezione analizziamo le risposte fornite dai nostri intervistati ad una serie di domande su come si comporterebbero in caso di elezioni politiche immediate. Molto utile è il confronto con i risultati delle stesse domande nel nostro sondaggio primaverile.
Prima di entrare nel merito delle stime per partiti e coalizioni, bisogna sottolineare la forte crescita di quanti dichiarano oggi l’intenzione di astenersi. Infatti, osservando i diagrammi riportati, possiamo notare la stabilità degli indecisi (5% degli elettori sull’andare o meno a votare, 25% dei votanti – non elettori – incerti invece sul partito), ma si registra un notevole aumento (quasi 10 punti) dell’intenzione di astenersi. Ciò comporta che meno del 50% del campione dichiara oggi per quale partito voterebbe. Tuttavia è facile immaginare che la percentuale di voti validi in caso di elezioni politiche sarebbe assai maggiore, probabilmente superiore al 75%. Quindi vi è una grande porzione dell’elettorato (circa un quarto del totale) che andrà a votare ma che oggi non dice per quale partito. Ne deriva che le percentuali sui voti validi che presentiamo fotografano la situazione di quanti sono certi sul proprio voto in questo momento, ma in un contesto di un’ampia incertezza nell’elettorato. Questo non deve sorprendere, in una situazione in cui delle prossime elezioni non si sanno le coalizioni, i leader, i programmi e forse neanche la legge elettorale.
Tra chi dichiara il partito, non ci sono enormi cambiamenti rispetto alla primavera (prima della disfatta del centrodestra nelle amministrative), tranne l’indebolimento del Pdl, la crescita di Pd e Lega e l’aumento notevole di Grillo. Il partito di Berlusconi perde oltre 6 punti percentuali, cedendo anche la palma di primo partito del paese al Partito Democratico. Quest’ultimo cresce di oltre 2 punti, così come la Lega Nord. Tutti gli altri partiti appaiono stabili o in leggero calo. L’unica eccezione è rappresentata dal Movimento 5 stelle che fa registrare il massimo aumento (oltre il 3%) e si attesta al 4,6%; allo stato, potrebbe superare la soglia di sbarramento nazionale alla Camera.
Passiamo ora alle domande relative ai diversi scenari coalizionali che abbiamo sottoposto al nostro campione. Anche in questo sondaggio, come già nella primavera, il numero di intervistati che risponde a tali quesiti è superiore rispetto a quello relativo ai partiti. In generale si evidenzia l’ottimo momento di salute del centrosinistra, che può contare su un forte vantaggio in tutti i diversi scenari.
Partendo da quello a tre coalizioni, vediamo come il centrodestra scenda da aprile di 5 punti, a vantaggio del centro (+3) e del centrosinistra (+2). Il vantaggio della coalizione guidata dal Pd arriva oggi a sfiorare i 15 punti percentuali e appare tale da potere forse ottenere la maggioranza dei seggi anche al Senato, se davvero questo fosse il risultato elettorale. E questo nonostante la lusinghiera stima del centro, che arriva a superare il 20%. Risultato che tuttavia, con un simile margine fra destra e sinistra, forse non basterebbe a rendere il centro indispensabile per formare una maggioranza al Senato. Tuttavia è interessante sottolineare l’importanza della quota 20% raggiunta dal terzo polo: se fosse distribuita omogeneamente nelle diverse regioni, consentirebbe ai partiti di tale coalizione di non doversi presentare al Senato con un’unica lista.
Abbiamo poi chiesto agli intervistati che cosa voterebbero in base a diversi scenari coalizionali; in particolare testando l’alleanza del centro con il centrosinistra o con il centrodestra.
Il primo di questi scenari chiede agli intervistati quale sceglierebbero fra una coalizione unica del terzo polo con la sinistra contro quella del centrodestra. Come già in primavera la vittoria di Casini e Bersani sarebbe schiacciante, ma oggi le proporzioni si allargano ulteriormente, arrivando a superare i 20 punti percentuali. Infatti si registra un calo di quasi il 2% del centrodestra che scende sotto quota 40% anche in questo scenario.
Ma particolarmente rilevante è l’ultimo scenario che abbiamo proposto ai nostri intervistati, l’unico per cui manca il confronto con la primavera dato che si tratta di una domanda nuova. Esso è relativo al caso in cui il centrodestra si alleasse con il terzo polo contro il centrosinistra. Ebbene anche in tale eventualità, la coalizione formata da Pd, Idv, Sel e altri partiti di sinistra potrebbe contare su un distacco notevole (circa 13 punti, secondo le intenzioni di voto attuali).
Interessante infine una nota relativa alla suddivisione degli elettori sull’asse destra/sinistra. Esaminando soltanto i collocati al centro (punteggio 5 nella domanda sull’autocollocazione) insieme ai non collocati (tradizionale approdo di alcuni centristi), si osserva come questi elettori premiano comunque il centrosinistra a prescindere dalle scelte di coalizione dei partiti del centro. In altre parole, il centrosinistra appare in questo momento maggiormente competitivo, non soltanto in base al dato – di per sé relativo e volatile – delle intenzioni di voto, ma anche in base alla preferenza verso il centrosinistra di alcuni settori dell’elettorato che si considerano non appartenenti ai due grandi schieramenti. Ovviamente sullo sfondo sta il notevole aumento degli astenuti, e la tuttora ampia quota di indecisi.