Ungheria: la stabilità del predominio di Fidesz

di Federico Vegetti

Il risultato delle elezioni europee del 2014 in Ungheria è tutto fuorché sorprendente. Il partito del primo ministro Viktor Orbán si aggiudica la maggioranza assoluta dei voti, la sinistra si dimostra sempre più divisa, mentre la destra estrema rimane stabile, lontana dai picchi raggiunti in altri paesi europei. Tuttavia, questa calma apparente cela un clima poco incoraggiante, sia dal punto di vista della politica interna che da una più ampia prospettiva europea. L’affluenza cala di 7 punti dal 2009, fermandosi al 28.9%, meno della metà rispetto alle elezioni parlamentari di un mese fa. La campagna elettorale è stata condotta in modo piuttosto distaccato, a causa più dell’accesso difficoltoso dell’opposizione ai media che all’assenza di conflitto. Inoltre, nonostante i pochi seggi ottenuti dalla destra euroscettica “ufficiale”, come prontamente riportato dall’Economist[1], il voto al partito di Orbán non è certo da considerarsi come una scelta “euroentusiasta”.

Il contesto politico

L’Ungheria ha votato Domenica 25 Maggio per eleggere i suoi 21 rappresentanti al Parlamento Europeo. Tuttavia, il momento clou del 2014 per la politica ungherese sono state le elezioni parlamentari del 6 Aprile. La vicinanza con l’appuntamento nazionale ha ulteriormente accentuato il carattere di “secondo ordine” delle elezioni europee, dove temi prettamente europei hanno un ruolo relativamente limitato rispetto a temi di politica interna (vedi Reif e Schmitt 1980). Questi ultimi hanno incluso diversi attacchi tra esponenti di partiti diversi, senza un particolare confronto tra visioni politiche alternative. Nonostante l’uso di concetti come “destra” e “sinistra” sia molto frequente nella politica ungherese (Todosijevic 2004), questi termini vengono utilizzati il più delle volte per indicare gruppi politici in conflitto tra loro, piuttosto che reali alternative di policy (Palonen 2009). In tale contesto, molto incentrato sugli attori e poco sui temi, la lunga campagna per le due elezioni del 2014 non è stata un’eccezione.

Federico Vegetti è ricercatore post-doc alla Central European University, a Budapest. Ha ottenuto un dottorato in scienze politiche all’Università di Mannheim (Germania) nel 2013. I suoi interessi di ricerca includono psicologia politica, comportamento di voto e metodologia della ricerca sociale.

Dopo la vittoria schiacciante del 2010, il partito di destra Fidesz – nato come movimento studentesco libertario alla fine degli anni ’80 e trasformatosi nel corso del tempo in un partito conservatore nazionalista – ha ottenuto il controllo di due terzi del parlamento ungherese[2]. Questo risultato ha dato al gruppo politico guidato da Viktor Orbán il potere di modificare la Costituzione e, negli ultimi 4 anni, ridisegnare le regole del gioco a proprio favore[3]. Come conseguenza, la nuova inevitabile vittoria di Orbán alle elezioni di Aprile ha portato Fidesz a ottenere per la seconda volta il controllo di due terzi del parlamento (vedi anche Toka 2014).

Nello stesso periodo, lo scenario politico a sinistra ha subito importanti cambiamenti all’insegna della frammentazione. La clamorosa sconfitta del Partito Socialista Ungherese (MSZP) nel 2010 ha portato alla formazione di altri due partiti di centro-sinistra, entrambi composti da ex-membri dell’MSZP. Il primo, Coalizione Democratica (DK), è guidato dall’ex primo ministro socialista Ferenc Gyurcsány, a capo del governo dal 2004 al 2009. Il secondo, Együtt-PM, è guidato da Gordon Bajnai, primo ministro nominato dopo le dimissioni di Gyurcsány durante l’ultimo anno di governo dell’MSZP, dal 2009 al 2010. Entrambi i partiti si sono riuniti all’MSZP in una coalizione guidata dal suo leader Attila Mesterházy per le elezioni parlamentari di Aprile, incentivati in larga parte da una legge elettorale fortemente maggioritaria, ma si sono presentati con liste separate alle elezioni Europee di Maggio – che si sono svolte con sistema proporzionale a sbarramento al 5%. Altro partito significativo dell’area di centro-sinistra è LMP, maggiormente incentrato su temi ecologisti. Nonostante le dimensioni relativamente ridotte, il partito è riuscito a mantenersi sopra la soglia necessaria per ottenere seggi sia nel parlamento nazionale che in quello Europeo.

Ultimo soggetto politico importante nello scenario politico Ungherese è Jobbik, partito di estrema destra fortemente nazionalista i cui membri non nascondono sentimenti anti-semitici e autoritari. Il primo risultato importante di Jobbik fu proprio alle elezioni Europee del 2009, dove il partito ottenne più del 14% dei voti validi, seguito da un 16% alle elezioni parlamentari del 2010 e da uno strabiliante 20% alle elezioni dello scorso Aprile. Tuttavia, a metà Maggio, il partito è rimasto coinvolto in uno scandalo dopo che uno dei suoi Europarlamentari e candidato numero 3 nella lista per il parlamento Europeo, Béla Kovács, è stato accusato di essere una spia Russa. Nonostante il candidato e il partito abbiano respinto le accuse, la notizia è stata riportata da diversi media, e può avere avuto un certo peso sul risultato ottenuto da Jobbik il 25 Maggio. Tra tutti i partiti Ungheresi, Jobbik è l’unico a prendere una posizione chiaramente euroscettica.

La campagna

La campagna per le elezioni Europee in Ungheria si è mossa per inerzia, spinta dagli eventi politici nazionali di poche settimane prima. Fidesz e MSZP non hanno nemmeno pubblicato un programma elettorale, a indicare lo scarso interesse dei due partiti per un reale dibattito dopo l’appuntamento di Aprile. Il vero protagonista della campagna è stato però il governo di Viktor Orbán, a ovvio beneficio del suo partito Fidesz. Questo protagonismo è in gran parte dovuto alle stringenti regole messe in atto dalla nuova legge sulle procedure elettorali, che limita fortemente l’accesso ai media per tutti i partiti, ma non per il governo[4].

La strategia comunicativa di Orbán durante la campagna europea ha puntato a dare un’immagine del governo come difensore degli interessi degli ungheresi di fronte a un’Europa incapace di comprendere e venire incontro ai bisogni della nazione. In questo modo, dalla sua posizione di controllo del governo e del parlamento, Fidesz ha cercato di fare breccia nell’elettorato euroscettico, entrando in diretta competizione con Jobbik.

Due temi sui quali Orbán ha seguito questa strategia sono il taglio ai costi di gas e altre utenze per le famiglie[5], e il giro di vite sul controllo dei terreni ungheresi da parte di imprenditori stranieri, provenienti in particolare dalla vicina Austria[6]. Entrambi i temi sono a tutti gli effetti un’“eco” della campagna nazionale, dove sono stati discussi sostenendo, tra le altre cose, che l’Europa si opporrà certamente agli sforzi del governo di fare gli interessi dei suoi cittadini[7].

Dopo aver “neutralizzato” la sinistra alle elezioni di Aprile, Orbán ha concentrato i suoi attacchi sulla destra euroscettica di Jobbik, capitalizzando sui sospetti di spionaggio riguardanti Béla Kovács e parlando di “attività proditorie” portate avanti da “un partito che si considera nazionalista”[8]. Questo può in parte spiegare il relativo ridimensionamento di Jobbik rispetto al risultato di Aprile, e il successo di Fidesz in un’elezione dove i partiti euroscettici hanno ottenuto risultati importanti in molti altri paesi Europei.

I risultati: stabilità a destra, frammentazione a sinistra

La campagna di Viktor Orbán si è rivelata efficace. Fidesz si conferma primo partito con il 51.5% dei voti, circa 5 punti percentuali in meno rispetto al 2009 ma ben 7 punti in più rispetto alle elezioni parlamentari. Questo avviene principalmente a scapito di Jobbik, che dal 20.5% ottenuto in Aprile perde quasi 6 punti percentuali e si ferma al 14.7%, un risultato molto simile a quello ottenuto cinque anni fa.

La sinistra ottiene un risultato di poco migliore rispetto alle elezioni parlamentari, confermando il sospetto che l’unione forzata non ha giovato ai figli della diaspora dell’MSZP. I tre partiti ex-membri della coalizione guidata da Attila Mesterházy – ovvero MSZP, DK ed Együtt-PM – ottengono complessivamente 27.9% dei voti espressi, contro il 26% ottenuto in Aprile dalla coalizione (inclusiva del Partito Liberale Ungherese, MLP, che non si è presentato all’appuntamento Europeo). Ciò che è più interessante notare, guardando la distribuzione dei voti tra i tre partiti, è il sostanziale bilanciamento che ne emerge: l’MSZP rimane il partito più forte del gruppo con il 10.9% dei voti, un crollo notevole rispetto al 17.4% del 2009. Tuttavia è un solo punto percentuale in più rispetto a quanto fatto dal secondo partito, DK, che si ferma al 9.8%. Infine, Együtt-PM ottiene il 7.2% dei voti, un risultato più modesto rispetto agli ex-partner di coalizione, ma che indica comunque che il partito non è un semplice satellite. Questo risultato suggerisce che la sinistra post-MSZP è attualmente in una fase di transizione, caratterizzata da una riorganizzazione dell’offerta politica il cui esito al momento non è chiaro. Certamente, la nuova legge elettorale nazionale, fortemente maggioritaria, è stata concepita dal partito di governo proprio per capitalizzare su questa frammentazione, al limite costringendo i tre partiti a scomode alleanze. Tuttavia, l’elezione Europea di Maggio può avere aiutato i due partiti più nuovi, DK ed Együtt-PM, mostrando il loro potenziale rispetto a un MSZP sempre più in declino. Un caso a parte nel gruppo di centro-sinistra è rappresentato dall’LMP, che si limita a svolgere i compiti a casa passando per un pelo la soglia del 5% e mandando un parlamentare a Bruxelles. Nonostante gli sforzi del partito a proporsi come alternativa alla “vecchia politica”, incarnata probabilmente dall’MSZP, gli elettori di sinistra non sembrano pienamente convinti del suo potenziale.

Tabella 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – Ungheria
Partito

Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2009)

Seggi (diff. sul 2009)

Fidesz – Unione Civica Ungherese / Partito del Popolo Cristiano Democratico (KDNP)

EPP

51.5

12

-4.9

-2

Movimento per una Ungheria Migliore (Jobbik)

NI

14.7

3

-0.1

+0

Partito Socialista Ungherese (MSZP)

S&D

10.9

2

-6.5

-2

Coalizione Democratica (DK)

S&D

9.8

2

+9.8

+2

Insieme / Dialogo per l’Ungheria (Együtt-PM)

G-EFA

7.2

1

+7.2

+1

La politica può essere diversa (LMP)

G-EFA

5.0

1

+2.4

+1

Altri partiti

0.9

0

Totale

100.0

21

Affluenza al voto (%)

28.9

-7.4

Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)

5.0%

Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European Peoplès Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy;NI=Non-Inscrits.

Un’ultima considerazione riguarda l’affluenza, che cala di 7 punti rispetto al 2009, attestandosi al minimo storico del 28.9%. Questo può essere in parte dovuto alla campagna ridondante e sottotono, o al disinteresse degli elettori ungheresi ad esprimersi nuovamente così presto dopo un risultato chiaro come quello di aprile. Tuttavia, un’affluenza così bassa può anche riflettere l’allontanamento di un elettorato insoddisfatto dall’attuale offerta politica, in un clima politico che promette di vedere Fidesz al potere per lungo tempo.

Referenze

Palonen, E. (2009). Political Polarisation and Populism in Contemporary Hungary. Parliamentary Affairs, 62(2), 318–334.

Reif, K., & Schmitt, H. (1980). Nine Second‐Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results. European Journal of Political Research, 8(1), 3–44.

Todosijević, B. (2004). The Hungarian Voter: Left–Right Dimension as a Clue to Policy Preferences. International Political Science Review, 25(4), 411–433.

Toka, G. (2014). Constitutional Principles and Electoral Democracy in Hungary. In E. Bos & K. Pócza (Eds.), Constitution Building in Consolidated Democracies: A New Beginning or Decay of a Political System? Baden-Baden: Nomos Verlag.

 


[2] Dal 1998, Fidesz partecipa a ogni competizione elettorale in coalizione con il partito cristiano-conservatore KDNP. Cosi’ e’ stato anche per le elezioni parlamentari e quelle Europee del 2014. Tuttavia, data la scarsa rilevanza del KDNP all’interno della coalizione, in questo articolo seguiro’ la convenzione abbastanza comune di riferirmi ai due partiti menzionando unicamente Fidesz.

[3] Per una spiegazione dettagliata delle nuove regole, e di come esse abbiano giocato a favore di Fidesz alle elezioni parlamentari di Aprile, vedi l’articolo di Kim Lane Scheppele pubblicato in 5 parti sul blog di Paul Krugman sulla pagina del New York Times: http://krugman.blogs.nytimes.com/2014/02/28/hungary-an-election-in-question-part-1/ (link per la prima parte)