I flussi fra ricordo del voto 2013 e intenzioni di voto 2018 al Nord

Nel corso degli anni, le regioni del Nord Italia si sono sempre distinte per una ben precisa identità politico-culturale che, già a partire dalle elezioni del 1948, ha premiato i partiti moderati. Questo trend, nella Seconda Repubblica, non è cambiato, anche a fronte dell’emersione di nuove forze politiche (Forza Italia e Lega Nord) che hanno modificato l’offerta elettorale. Nel 2013, per esempio, pur scontando una grande emorragia di voti, la coalizione di centrodestra formata da PdL, Lega Nord, Fratelli d’Italia e partner minori riuscì a mantenere la leadership in quest’area del paese: un fatto di fondamentale importanza se pensiamo che il Porcellum al Senato prevedeva l’assegnazione di premi maggioranza su base regionale. I dati dicono che se la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani fosse riuscita a raggiungere il primo posto anche solo in Lombardia, avrebbe avuto i numeri in Parlamento per dare il via alla nascita di un governo di centrosinistra appoggiato dai montiani (Chiaramonte e De Sio, 2014).

Il sondaggio realizzato dal CISE somministrato a 6000 casi sulla popolazione adulta italiana con metodologia mista (CATI-CAMI-CAWI) e una stratificazione innovativa ci permette di analizzare i flussi elettorali tra il ricordo del voto nel 2013 e le intenzioni di voto per il 4 marzo 2018. Il primo dato che emerge è la grande rimobilitazione dell’elettorato di centrodestra che riesce a convincere quasi il 90% dei propri elettori del 2013. Com’era lecito attendersi, i due partiti maggiori Lega e Forza Italia fanno da traino (rispettivamente con il 43,6% e il 37,9%). Questo dato è interessante anche per analizzare l’evoluzione politica dei due partiti negli ultimi mesi: se, da una parte, il progetto nazionale di Matteo Salvini non inibisce la capacità della Lega di rimobilitare il proprio elettorato, dall’altra si nota sempre di più la meridionalizzazione di Forza Italia (come testimoniato dal contributo di Riggio). La compattezza dell’elettorato di centrodestra si dimostra anche nella preferenza per una scelta di tipo exit come l’astensione (4,1%) piuttosto che esprimere un voto al di fuori della coalizione: Pd e M5s conquistano rispettivamente il 2,2% e il 3,8% degli elettori berlusconiani, ben al di sotto anche della quota di quanti decidono di votare per il junior partner della coalizione di centrodestra, Fratelli d’Italia (7,3%).

 

Tabella 1 –  I flussi elettorali fra ricordo del voto 2013 e intenzione di voto 2018 al Nord, destinazioni (clicca per ingrandire)

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Analizzando, invece, il comportamento degli elettori che nel 2013 accordarono il loro voto alla coalizione di centrosinistra notiamo come i partiti della coalizione costruita da Matteo Renzi (Pd, +Europa, Insieme e Civica Popolare) convincono poco il 67% degli elettori del 2013. Una capacità di rimobilitare il proprio elettorato nettamente inferiore a quella del centrodestra anche a causa della concorrenza a sinistra di LeU. Il partito di Grasso convince circa il 12% degli elettori di Bersani, mentre il Pd ne riporta al voto il 60% e +Europa di Emma Bonino più del 5%. Un elettorato, quello che votò per la coalizione “Italia Bene Comune” che preferisce rifugiarsi nell’astensione (8,3%) piuttosto che uscire dall’area ideologica della sinistra: il M5s colleziona solo il 6,2%, mentre i partiti di centrodestra collezionano il 4,7%.

Il Movimento 5 Stelle certifica, invece, il suo scarso appeal presso l’elettorato settentrionale riportando al voto solo il 66,8% del proprio elettorato del 2013 (ben l’8,5% decide di astenersi). Si tratta di un dato nettamente in controtendenza con l’alta percentuale di riconferma al Sud (76,9%) cosa che sembra certificare l’ennesima trasformazione del movimento fondato da Beppe Grillo: da “partito della nazione” (Emanuele, Maggini 2015) a partito “meridionalizzato”. Anche in vista delle sempre più probabili alleanze post-voto necessarie per la formazione di un governo, è interessante notare come solo la Lega, tra le altre forze politiche, riesca convincere una buona quota di elettori pentastellati (12,7%).

Inoltre, è utile notare che la crescita del Pd nel Nord è data, in parte, dalla capacità di intercettare i voti montiani del 2013 che per più della metà (50,2%) danno fiducia a Renzi. A certificare lo spostamento verso destra della coalizione di centrosinistra anche il risultato anche di Civica Popolare che dimostra di raccogliere le preferenze dell’8,2% degli elettori montiani, un dato leggermente inferiore a quello del M5s (10,5%).

Particolarmente rilevante è il comportamento dei giovani che per la prima volta sono chiamati alle urne. In questo particolare scaglione sociale, abbiamo una situazione particolare: il Pd si dimostra il più vicino alle istanze dei più giovani (26,9%), mentre le altre tre maggiori forze politiche si equivalgono quasi perfettamente (M5s al 13,3% e Forza Italia al 13,5%), con una leggera prevalenza della Lega (16,7%).

In conclusione, è interessante notare ulteriori due aspetti: per prima cosa, gli elettori di Rivoluzione Civile di Ingroia del 2013 si riversano in modo equanime tra LeU e Potere al popolo (cosa non scontata se si pensa che la candidatura dell’ex magistrato avvenne in contrapposizione con tutto il blocco della sinistra (anche di Sel, ora confluita in Leu, che nel 2013 si alleò con il Pd), in secondo luogo, emerge un’ulteriore somiglianza nel profilo dell’elettorato tipo leghista e pentastellato: entrambe le formazioni politiche mostrano un’ottima capacità di mobilitare coloro che si astennero nella scorsa tornata elettorale nazionale (15,8% e 14,1% rispettivamente), di poco superiore a quella del Pd (11,1%) ma nettamente più importante rispetto a quella di tutte le altre forze politiche.

Figura 1 – I flussi elettorali fra ricordo del voto 2013 (sinistra) e intenzione di voto 2018 (destra), Nord (clicca per ingrandire)flussi_NORD_fig

 

Bibliografia

Emanuele V., Maggini N., Il Partito della Nazione? Esiste, e si chiama Movimento Cinque Stelle, CISE, 7 dicembre 2015.

Chiaramonte, L. De Sio (a cura di), Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013, Bologna, Il Mulino, 2014


NOTA METODOLOGICA

Il sondaggio è stato condotto da Demetra nel periodo dal 5 al 14 febbraio 2018. Sono state realizzate 3.889 interviste con metodo CATI (telefonia fissa) e CAMI (telefonia mobile), e 2.107 interviste con metodo CAWI (via internet), per un totale di 6.006 interviste. Il campione, rappresentativo della popolazione elettorale in ciascuna delle tre zone geografiche, è stato stratificato per genere, età e collegio uninominale di residenza. Il margine di errore (a livello fiduciario del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è di +/- 1,17 punti percentuali. Il campione è stato ponderato per alcune variabili socio-demografiche.

Cristiano Gatti è uno studente magistrale della LUISS - Guido Carli. Per l'anno accademico 2016/2017 è tirocinante presso il CISE.