di Roberto D’Alimonte
Pubblicato sul Sole 24 Ore del 14 maggio 2015
Passano i mesi ma gli umori degli italiani non cambiano. I dati recenti su contratti e crescita sembrano promettere un futuro migliore ma per ora il clima politico e sociale continua ad essere caratterizzato dalla sfiducia e dal pessimismo. L’economia e il lavoro restano le preoccupazioni maggiori seguiti a molta distanza dalla questione dell’immigrazione. Nessuno dei leader politici, nemmeno Renzi, ottiene una sufficienza piena nel gradimento degli italiani. E nessuno viene considerato in grado di risolvere veramente i problemi del Paese. E’ quello che emerge dal sondaggio Cise-Sole24Ore.
In questo clima negativo trovano però conferma le tendenze politiche sviluppatesi negli ultimi mesi. Il quadro dei rapporti di forza tra i partiti è quello fotografato da altri sondaggi e dal voto recente in Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Il Pd è di gran lunga il partito che raccoglie la percentuale più alta di intenzioni di voto, il 36,5%. E’ un dato rimasto stabile negli ultimi mesi. Questa percentuale è inferiore a quella delle europee ma superiore di 10 punti a quella delle politiche del 2013. Il secondo partito è il M5s con il 23,5%. Questa è una stima più alta di quella di altri sondaggi, ma in linea con la tendenza che vede il M5s stabilmente al secondo posto nelle preferenze di voto degli italiani. Lo era anche alle europee, mentre alle politiche era stato il partito più votato in assoluto alla Camera.
Nel centro-destra la Lega Nord di Salvini ha superato Forza Italia come maggior partito dello schieramento. Lo dicono i dati di questo sondaggio e lo hanno già detto i risultati del Trentino Alto Adige. Tra due settimane è molto probabile che una ulteriore conferma verrà dal voto regionale. Ma c’è di più. Salvini ha sopravanzato Berlusconi come possibile candidato del centro-destra unito. Alla domanda su chi debba essere il leader di una eventuale lista unica di centro-destra alle prossime elezioni la risposta chiara è Matteo Salvini. E’ così a livello dell’intero campione, ma è soprattutto vero tra gli elettori che si considerano di destra. Tra questi il 48% indica il leader della Lega Nord e solo il 26% sceglie Berlusconi. Per Alfano, Fitto, Passera e Tosi i numeri sono bassi o bassissimi. Berlusconi è persona di straordinarie risorse, sia materiali che simboliche, ma è difficile che possa tornare ad essere il grande federatore della destra italiana. Il suo tempo sembra finito. Ma non si vede ancora chi ne possa raccogliere l’eredità. Per i moderati del centro-destra Salvini è un po’ troppo di destra anche se oggi sembra il favorito.
In sintesi, il quadro è quello di un sistema in cui a sinistra c’è un grande partito con un leader mentre a destra ci sono due partiti di media consistenza in competizione tra loro (Forza Italia e Lega Nord) e altri piccoli partiti in cerca di futuro. E poi c’è il M5s che nonostante tutto è ancora lì e non ha nessuna intenzione di uscire di scena. Per Renzi la frammentazione e la poca credibilità della opposizione rappresentano il vantaggio più importante su cui può contare in questa fase. Governare di questi tempi è difficile. E nei dati di questo sondaggio si vede. Il giudizio sul governo non è positivo per la maggioranza degli italiani.
Lo stesso vale per il giudizio sul premier. Su una scala da 1 a 10 solo il 41% degli intervistati gli dà la sufficienza. Ma resta pur sempre il leader meno sgradito visto che per i suoi rivali i giudizi negativi vanno dal 68% di Salvini al 70% e più di Grillo, Berlusconi e Landini per arrivare al 82% di Alfano e al 87% di Fitto.
Ma si tratta di una magra consolazione. La politica non ha ancora riacquistato credibilità e chi governa non si sottrae a questo sentimento diffuso. In tutte le domande di questo sondaggio in cui si è chiesto agli intervistati di indicare il partito più credibile a realizzare obiettivi condivisi dalla maggior parte dei cittadini la risposta prevalente è stata ‘nessuno è davvero credibile’. In questo clima di generalizzata sfiducia nei confronti della classe politica, la credibilità è un bene più o meno equamente distribuito. Il Pd viene considerato come il partito più credibile nel far valere gli interessi dell’Italia in Europa e nel far ripartire l’economia italiana, ma il M5s lo è per ridurre i costi della politica e la Lega Nord per controllare in maniera efficace l’immigrazione. Ma i numeri sono bassi e quindi poco indicativi. Il dato vero è quello che si è già detto, la sfiducia.
In questo contesto c’è un partito, il Pd, che raccoglie le intenzioni di voto del 36% degli italiani. Non è cosa da poco. Con questa percentuale David Cameron ha vinto le recenti elezioni in Gran Bretagna. Ma l’impressione è che sia un fenomeno fragile, legato da una parte al credito di cui ancora gode il premier e dall’altra alla debolezza della opposizione. Solo un duraturo cambiamento a livello della situazione economica e sociale del paese potrà portare ad una reale stabilità degli allineamenti elettorali. Messa da parte l’ideologia è l’economia il vero motore dei comportamenti politici degli italiani. E’ così da anni in altri paesi. E oggi lo è anche da noi. E’ su questo terreno che si gioca la vera partita di Renzi e del Pd.