Il voto del 4 marzo rappresenta uno spartiacque, con la massima affermazione di partiti anti-establishment nel panorama dell’Europa occidentale dal dopoguerra. Questo risultato è unico per almeno tre motivi [vedi analisi linkate di seguito].
- l’affermazione del M5S è unica nel panorama dell’Europa occidentale: tra i partiti col miglior debutto elettorale (25,6% nel 2013), mai nessuno era riuscito a fare meglio (e notevolmente: quasi 7 punti in più) nella sua seconda prova.
- Sono chiaramente visibili i risultati delle strategie dei partiti:
- quella di Salvini, di trasformazione della vecchia Lega Nord in una nuova Lega nazionale di destra radicale, ha avuto pieno successo, quadruplicando i voti e arrivando praticamente ai livelli del PD;
- al contrario, la strategia del PD di Renzi, mirata alla conquista del centro e incardinata su Europa e diritti civili, ha portato al peggior risultato della sinistra nella storia repubblicana.
- È qui che si è innestata l’efficacia della strategia del M5S, non puntata su caratterizzazioni ideologiche, ma su una credibilità sui singoli temi, attribuitagli da cittadini sempre più ostili ai partiti tradizionali.
- Dietro al successo o al fallimento di queste strategie appaiono chiaramente le condizioni di precarietà economica e le paure identitarie di gran parte del paese, che i dati ci mostrano avere avuto un forte impatto sul successo del M5S e della Lega praticamente in tutta Italia.
E in questo senso, l’Italia, seppure su scala maggiore, non è un caso isolato rispetto ad altri paesi europei. In sempre più casi nazionali le inquietudini prodotte dai processi di trasformazione economici e sociali degli ultimi anni hanno alimentato il successo di partiti anti-establishment, tuttavia sempre tenuti ai margini del governo (ad esempio in Olanda o in Germania) o integrati in coalizioni più moderate con partiti tradizionali (come in Austria).
L’unicità dell’Italia sta dunque nel fatto che nelle elezioni italiane del 2018 questo impatto e stato così forte da produrre un vero e proprio tsunami, con una maggioranza assoluta di voti a partiti anti-establishment, e perciò con un condizionamento decisivo sulla formazione del governo.