Cagliari: il centrosinistra perde 1/3 dei voti nonostante le entrate dal centrodestra

Le elezioni politiche dello scorso 4 marzo in Sardegna hanno visto il trionfo del M5S. I suoi candidati hanno infatti conquistato tutti i collegi uninominali sia alla Camera che al Senato. Tuttavia, questo primo risultato non deve ingannare. In Sardegna nel 2018 il Movimento è andato meno bene che altrove. E questo contrariamente al 2013. Infatti, se cinque anni fa il risultato raccolto dal M5S in Sardegna (sfiorò il 30%) era superiore sia a quello nazionale (25,6%), sia a quello del Sud (27,3%), quest’anno non è stato così. Certo, è cresciuto molto: quasi 13 punti, arrivando a un ragguardevole 42,5%. Ma è rimasto al di sotto del risultato medio complessiva del Sud (43,4%), così come in termini di crescita rispetto al 2013.

Anche nel capoluogo sardo, il M5S è arrivato primo (raccogliendo un terzo dei voti circa) seppur con una crescita piuttosto bassa se comparata al resto del Meridione: circa 7 punti percentuali. Il Movimento batte di un paio di punti la coalizione di centrodestra, all’interno della quale si segnala l’incredibile crescita della Lega, passata dai 68 voti del 2013 a oltre un decimo dei voti totali quest’anno.

Anche a Cagliari il centrosinistra è solo terzo: arretrando di oltre 8 punti, si ferma al di sotto del 25%, ben staccato dai due reali contendenti. Il crollo del centrosinistra è davvero impressionante. Complici il calo della partecipazione particolarmente marcato (specialmente per il Sud) e la diminuzione del corpo elettorale cagliaritano, dal 2013 al 2018 la coalizione contenente il PD passa dal poco meno di 30.000 voti a poco meno di 20.000, perdendone quindi per strada quasi 10.000, un terzo.

Tab. 1 – Risultati elettorali a Cagliari, 2013 e 2018risultati

Dove sono andati a finire questi voti di Bersani? Certo, LeU ha fatto segnare un risultato relativamente buono, specie per un comune al di fuori della Zona Rossa, ma ha guadagnato un migliaio di voti…

E quali altri movimenti di elettori hanno determinato i risultati elettorali che abbiamo appena descritto? Per rispondere a questi interrogativi di ricerca occorre guardare alle stime dei flussi elettorali fra 2013 e 2018 che abbiamo elaborato. La Tabella 2 mostra come in realtà la quota di elettori 2013 del centrosinistra che non lo hanno rivotato è ben più alta di un terzo: supera infatti il 50%. Appena un terzo ha scelto il PD, mentre uno su otto ha comunque votato per la coalizione. Per quanto nel contesto del crollo elettorale del 4 marzo, si tratta comunque di tassi di fedeltà particolarmente negativi. Solo a Rimini una così bassa quota (il 47%) di elettori 2013 ha rivotato la coalizione, mentre il coefficiente verso il PD è il più basso in assoluto fra tutti i casi che abbiamo analizzato finora.

Prendendo quindi in esame quella metà abbondante degli elettori 2013 di Bersani che non hanno votato centrosinistra il 4 marzo, una quota pari a ha un ottavo dei voti totali della coalizione di allora ha scelto LeU. Oltre uno su cinque ha invece scelto il M5S. Questo flusso sfiora il 5% dell’elettorato totale: ciò significa che ogni 21 elettori, uno ha votato il M5S il 4 marzo dopo avere votato Bersani nel 2013. Si tratta di un flusso davvero rilevante, esattamente pari a quelli osservati a Padova, inferiore per consistenza solo a quelli di Prato e Venezia. Si rilevano poi fuoriuscite meno numerose ma significative verso l’astensione e forze minori, mentre nessuno ha defezionato per il centrodestra – consolazione davvero magra.

Come fa il centrosinistra a non arretrare del 50%, avendo perso oltre la metà dei suoi elettori 2013? La risposta è ancora nella Tabella 2, ed è semplice: nuovi voti. In particolare si segnalano movimenti verso il centrosinistra da parte di elettori che nel ’13 votarono Monti e Berlusconi. Riguardo ai primi, uno su tre ha scelto la coalizione guidata da Renzi (contro meno di un quarto verso il centrodestra, mentre il 40% si è astenuto).

Quanto agli elettori 2013 del centrodestra, ben uno su 8 ha preferito il centrosinistra quest’anno. Si tratta di un flusso che complessivamente vale oltre il 2% dell’elettorato cagliaritano, un elettore ogni 47. Tra tutti i casi che abbiamo analizzato, solo a Rimini abbiamo evidenziato una consistenza superiore per questo flusso di elettori, che in ogni caso è sempre presente e quasi sempre significativo.

La Tabella 2 permette di evidenziare alcuni altri flussi significativi. In primis quello dal M5S alla Lega, che vale un cagliaritano ogni 74. Si tratta dell’unico flusso di questa natura a risultare significativo fra i casi meridionali analizzati. Poi, emergono tre rimobilitazioni dal bacino del non voto: quelle verso FI e Lega, che pesano circa l’1% dell’elettorato; e quella, ben più consistente, verso il M5S (3,6% del corpo elettorale). Da sottolineare come, comunque, la quota di astensionisti intermittenti (il 6% dei cagliaritani), seppur rilevante, risulti comunque largamente inferiore a quella emersa in altri comuni del Sud.

Tab. 2 – Flussi elettorali a Cagliari fra politiche 2013 e 2018, destinazioni (clicca per ingrandire)[1]dest

Complessivamente, dunque, l’elettorato 2018 del centrosinistra, nonostante la contrazione numerica, è fatto per solo il 70% di suoi elettori 2013. Un decimo viene da Monti, addirittura un quinto da Berlusconi (Tab. 3).

Triplice anche la composizione dell’elettorato del M5S: poco più del 60% sono elettori fedeli, un quinto erano elettori di Bersani e ben un sesto sono elettori che non avevano votato nel 2013.

La Lega a Cagliari prende meno della metà dei suoi voti dal bacino 2013 del centrodestra. Nulla viene da sinistra. Un quinto erano elettori di Grillo. Come per il M5S, uno su sei si era astenuto. Completa il quadro la porzione non irrilevante (un ottavo) arriva da partiti minori del 2013.

Infine, l’elettorato di Forza Italia è composto per i cinque sesti da elettori 2013 del centrodestra, con l’unico ingresso significativo dal bacino del non voto. Da segnalare come nessun elettore di Monti abbia scelto di partito di Berlusconi. Questa totale refrattarietà dell’elettorato Montiano al richiamo di Forza Italia è piuttosto singolare. Fra tutte le grandi città analizzate, l’abbiamo riscontrata solo a Reggio Calabria; mentre in tutti gli altri casi si segnala un certo spostamento di elettori in tale direzione, sempre superiore all’1% dell’elettorato tranne che a Rimini (dove vale lo 0,7%).

Tab. 3 – Flussi elettorali a Cagliari fra politiche 2013 e 2018, provenienze (clicca per ingrandire)prov

Il diagramma di Sankey visibile sotto (Figura 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Cagliari. A sinistra sono riportati bacini elettorali del 2013, a sinistra quelli del 2018. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2013 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini 2013 a quelli 2018. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori. Dall’immagine si evincono innanzitutto gli ingressi rossi e marroni per il M5S, provenienti da Bersani e non voto. Inoltre si apprezzano, meno grandi ma ben visibili, il flusso blu dal centrodestra ’13 al PD ’18, e quello giallo dal M5S ’13 alla Lega ’18.

Fig. 1 – Flussi elettorali a Cagliari fra politiche 2013 (sinistra) e 2018 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

In conclusione, la nostra analisi dei flussi elettorali nel capoluogo sardo rivela come solo un terzo degli elettori di centrosinistra abbia votato PD, mentre oltre il 20% abbia scelto il M5S. Si tratta di una quota particolarmente alta, più in linea con quanto osservato al Centro-Nord che non al Sud. L’altro elemento che merita una sottolineatura finale è il sorprendentemente elevato numero di elettori di centrodestra del 2013 che ha scelto il centrosinistra nel 2018. Fenomeno che certo non era rintracciabile nell’analisi del risultato elettorale attraverso i semplici saldi netti.

Riferimenti bibliografici

Draghi, S. (1987). L’analisi dei flussi elettorali tra metodo scientifico e dibattito politico, «Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica», 17(3), pp. 433-455.

Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

Plescia, C., e De Sio, L. (2017). An evaluation of the performance and suitability of R× C methods for ecological inference with known true values, «Quality & Quantity», pp. 1-15.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 174 sezioni elettorali del comune di Cagliari. Abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Si tratta di 13 unità in tutto. Il valore dell’indice VR per le stime qui riportate è risultato pari a 12,9.


[1] Ringraziamo l’Ufficio Elettorale del comune di Cagliari per averci messo a disposizione i dati degli elettori delle politiche 2018 per sezione.