Il 14 e 15 maggio è andato in scena il primo turno delle elezioni amministrative in 91 comuni superiori ai 15.000 abitanti. L’articolo scritto precedentemente da Matteo Boldrini e Aldo Paparo ha fotografato la situazione relativa all’affluenza, sottolineando la tendenza in diminuzione della partecipazione elettorale nel Paese. Spostando invece il focus sull’interpretazione dei risultati, possiamo ora derivare importanti indicazioni sui vincitori e i perdenti di queste elezioni. Come muoverci? Un criterio solido è quello di procedere al conteggio del numero di sindaci vincenti per coalizione, disaggregando il dato sia per macroarea geografica che per caratteristica del comune (capoluogo di Provincia), e infine comparandolo con i risultati delle ultime amministrative negli 86 comuni analizzati [1].
La Tabella 1 evidenzia, innanzitutto, una situazione di partenza di perfetta parità tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra (31 vittorie contro 31), con una quota discreta di comuni governati da sindaci civici (14), e un Movimento 5 Stelle (M5S) quasi del tutto assente (1). Queste amministrative segnano, almeno per quanto concerne i 47 comuni già decisi al primo turno (vedasi la seconda colonna), una rottura dell’equilibrio iniziale, decretando la netta affermazione del centrodestra sul polo di centrosinistra (25 vittorie a 17). Per comprendere come e dove sia stata costruita questa vittoria arrivano in soccorso le colonne successive. Mentre l’ex Zona Rossa e il Sud si caratterizzano come aree di alta competitività tra i due poli (2 a 3 nella prima, 11 a 10 nella seconda), è il Nord a fare la differenza. È infatti qui che il centrodestra domina la competizione amministrativa, conquistando ben 12 comuni, rispetto ai 4 del centrosinistra. L’importanza del Nord per l’affermazione del centrodestra è indirettamente corroborata dall’analisi dell’ultima colonna, dove è riportato il dato dei capoluoghi di Provincia vinti al primo turno, e dove si ripropone invece un sostanziale equilibrio tra i due poli. Qui, infatti, il centrodestra conquista 3 comuni (Latina, Sondrio e Treviso) – 4 considerando Imperia e la vittoria di Claudio Scajola, che però non è sostenuto da liste nazionali di centrodestra – su 6, con il centrosinistra che si riconferma a Brescia e Teramo. Una non novità considerando come, seppur in un clima d’opinione che vede il centrodestra maggioritario nel Paese, le prestazioni del centrosinistra (e soprattutto il Partito Democratico) sono storicamente positivamente correlate con la dimensione dei comuni (Emanuele 2013).
Questa analisi evidenzia un altro punto essenziale, strettamente legato alla morfologia del sistema partitico. Assistiamo, infatti, a una riduzione marcata della frammentazione del quadro politico. Un fenomeno in divenire, già sottolineato per le elezioni amministrative del 2021 (Maggini e Trastulli 2021) e del 2022 (Emanuele e Paparo 2022), connesso al progressivo e incessante drenaggio di voti dal M5S e dai partiti alla sinistra e alla destra dei due poli. A questo, oggi si aggiunge il marcato calo di competitività dei civici (passati da 14 a 4) – frutto anche di un’offerta elettorale figlia delle recenti elezioni nazionali del settembre 2022 – riavvicinando così il sistema partitico agli schemi bipolari caratterizzanti la Seconda Repubblica.
La partita delle amministrative risulta tuttavia ancora aperta, mancando all’appello 39 comuni dove si andrà al ballottaggio nelle giornate del 28 e 29 maggio. La Tabella 2 evidenzia, in tal senso, come in quasi la metà di questi comuni (18 su 39) si riproporrà la sfida tra centrodestra e il centrosinistra, con i primi in leggero vantaggio sui secondi (10 a 8), a cui vanno aggiunti due ballottaggi in cui il centrosinistra sfiderà la coalizione di destra, a guida Lega o Fratelli d’Italia (FDI). Nel complesso, le coalizioni a guida Partito Democratico giungono al ballottaggio in 27 comuni su 39, mentre il centrodestra avanza al secondo turno in 26 città (31 se si considerano le coalizioni a guida Lega o FDI che escludono Forza Italia). A confermare quanto detto precedentemente sulla riduzione della frammentazione del quadro politico, il M5S e le coalizioni alla sinistra del PD raggiungono il secondo turno in sole due occasioni. In riferimento ai capoluoghi, infine, particolare menzione merita la sfida serrata nell’ex feudo rosso, Ancona, dove il centrodestra guidato da Daniele Silvetti (45,1%) risulta in vantaggio sulla candidata del centrosinistra Simonella Ida (41,3%).
Nota metodologica
La Sinistra alternativa al PD riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Potere al Popolo (PAP), Rifondazione (PRC), Partito comunista Rizzo (PC), Partito comunista italiano Arboresi (PCI), Partito comunista dei lavoratori (PCDL), Articolo-1-MDP (MDP), Sinistra italiana (SI), Partito socialista italiano o socialisti (PSI), Centro democratico (CeDem), Italia in Comune (ITCOM), DemA (DemA), Italia dei Valori (IDV), Europa verde (Verdi), Possibile (Possibile), DemoS (Demos) – ma non dal PD.
Il Centrosinistra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD.
il Centro riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Noi Moderati (NOIDOM), Più Europa (+EU), Azione (AZ), Italia Viva (IV), Noi con l’Italia (NCI), Unione di Centro (UDC), Democrazia Cristiana (DC), Partito Repubblicano (PRI) Volt (Volt) – ma né PD né FI.
Il Centrodestra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI.
La Destra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega o Prima + nome del comune (LEGA), Fratelli d’Italia (FDI), Cambiamo Toti (Cambiamo), Popolo della Famiglia (PDF), Partito liberale europeo (PLE), Rinascimento Sgarbi (Sgarbi), Italexit (ITEXIT), Fiamma Tricolore (FT), Movimento Idea Sociale (MIS) – ma non FI.
I candidati civici sono invece quei candidati non sostenuti da alcuna lista di cui sopra ma soltanto da liste civiche.
Quindi, se un candidato è sostenuto dal PD o da FI è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.
Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI che hanno la priorità) in sede di attribuzione pre-elettorale viene segnato come appartenente ad entrambe le aree (vedi ‘Altre formule’). Esempio: se, per ipotesi, Potere al Popolo (PAP) e Azione (AZ) sostengono lo stesso candidato (che non è candidato di nessun partito principale) la coalizione viene indicata come SX-CX. Dopo il voto, si valuterà il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).
Se un candidato è sostenuto solo da liste civiche è un candidato civico (CIV). Se una coalizione è mista civiche-partiti, questi trascinano il candidato nel loro proprio polo se valgono almeno il 10% della coalizione, altrimenti il candidato resta civico.
Riferimenti bibliografici
Boldrini, M. e Paparo, A. (2023). ‘Comunali 2023: astensione in crescita ovunque, tiene il Sud’, disponibile su: Comunali 2023: astensione in crescita ovunque, tiene il Sud | CISE (luiss.it)
Emanuele, V. (2013). ‘Il voto ai partiti nei comuni: La Lega è rintanata nei piccoli centri, nelle grandi città vince il Pd’, in Le Elezioni Politiche 2013, L. De Sio, C. Cataldi e F. De Lucia (a cura di), Dossier CISE, pp. 83-88.
Emanuele, V. e Paparo, A. (2021). ‘Comunali 2022, il quadro dei vincitori e delle sfide al ballottaggio nei 142 comuni superiori’, disponibile su: Comunali 2022, il quadro dei vincitori e delle sfide al ballottaggio nei 142 comuni superiori | CISE (luiss.it)
Maggini, N. e Trastulli, F. (2021). ‘“Ritorno al bipolarismo”: il quadro delle vittorie e delle sfide ai ballottaggi nei comuni sopra i 15mila abitanti’, disponibile su: “Ritorno al bipolarismo”: il quadro delle vittorie e delle sfide ai ballottaggi nei comuni sopra i 15mila abitanti | CISE (luiss.it)
[1] La discrepanza tra i 91 comuni superiori al voto e gli 86 qui esaminati deriva da 5 comuni, esclusi dall’analisi, che precedentemente avevano votato con il sistema elettorale previsto per i comuni inferiori a 15.000 abitanti, rendendo dunque impraticabile il confronto con l’ultima tornata di amministrative.