Tutti i numeri delle comunali: situazione di partenza, offerta e formule coalizionali nei 118 comuni superiori al voto

Domenica e lunedì oltre 14 milioni di elettori saranno chiamati alle urne per quella che può essere considerata la più importante tornata amministrativa dell’ultimo ciclo elettorale. Si voterà infatti per il rinnovo delle amministrazioni comunali in 1192 comuni, fra i quali 118 comuni superiori ai 15000 abitanti,[1] 19 capoluoghi di provincia e sei capoluoghi di regione (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste). Oltre alle comunali, si voterà anche in Calabria per le elezioni regionali e in due collegi uninominali della Camera, ossia le suppletive di Siena e Roma-Primavalle.[2] Come detto in precedenza, si tratta di una tornata importante: del resto, quando votano le quattro principali città del Paese, a pochi mesi dall’elezione del Presidente della Repubblica e circa a un anno e mezzo dalle elezioni politiche, il test elettorale non può che considerarsi rilevante sul piano nazionale. Sulle domande e le aspettative di queste elezioni rimandiamo all’articolo scritto da Lorenzo De Sio. Ci limitiamo soltanto ad aggiungere una considerazione di natura meramente numerica: il test sarà sì nazionale, ma la distribuzione degli elettori nelle tre aree del Paese (Nord, “Zona Rossa” e Sud) è leggermente sbilanciata verso il Sud (51% degli elettori chiamati al voto) rispetto alle altre due zone (37% al Nord, 12% nella “Zona Rossa”). Sulla base della geografia elettorale recente (Chiaramonte et al. 2018), un partito come la Lega che, per quanto recentemente nazionalizzato (Albertazzi, Giovannini e Seddone 2018), rimane a vocazione fortemente settentrionale, risulta svantaggiato ai blocchi di partenza. Al contrario, il Movimento 5 Stelle (M5S), che alle elezioni politiche aveva sfondato al Sud e alle Europee pur perdendo la metà dei voti aveva mantenuto il Mezzogiorno come propria roccaforte elettorale (Chiaramonte, De Sio e Emanuele 2020), può fare invece affidamento su un vantaggio potenziale. Focalizzandoci sui soli 118 comuni superiori, in questo articolo proponiamo una panoramica dell’offerta politica e dei pattern coalizionali di questa tornata elettorale.

Tabella 1: Riepilogo dei vincitori nella precedente tornata elettorale nei 118 comuni superiori al voto

La nostra analisi comincia dalla Tabella 1, che riporta il riepilogo dei vincitori nei 118 comuni superiori al voto nella precedente tornata elettorale. Osservare la situazione di partenza è infatti cruciale per calibrare correttamente le aspettative sul risultato. Certo, la precedente tornata “naturale” di riferimento per queste elezioni è il 2016, quando il centrodestra era in piena ricostruzione e si avviava al passaggio dalla leadership di Berlusconi a quella di Salvini, il centrosinistra era ancora dominato dalla leadership di Matteo Renzi, mentre il M5S adottava ancora una strategia di rifiuto di qualsiasi alleanza. Come mostra la tabella, il quadro dei vincitori uscenti è altamente frammentato: il centrosinistra guidato dal Partito Democratico (PD) risulta uscente nella maggioranza relativa dei comuni (37), contro i 24 del centrodestra a guida Forza Italia (FI) e i 13 della destra di Lega e Fratelli d’Italia (FdI). Seguendo un trend cominciato nel 2013 a livello nazionale (Chiaramonte e Emanuele 2014), il sistema era molto lontano dall’essere bipolare, vista la presenza di un consistente numero di vittorie di candidati civici (26) e del M5S (12). I civici erano addirittura “primo polo” al Sud mentre il M5S, con le vittorie di Roma e Torino, dimostrava di essere competitivo come polo autonomo.

Tabella 2: I sindaci incumbent nei 118 comuni superiori al voto

Ai blocchi di partenza si ripresentano 76 sindaci uscenti su 118, ossia poco meno di due terzi del totale (64%). Gli incumbent sono relativamente più frequenti nella Zona Rossa (76%), mentre la percentuale scende al 57% nel Sud. Dal punto di vista delle coalizioni politiche, l’incumbency è relativamente più frequente nel M5S e nel centrodestra rispetto al centrosinistra, dove quasi un sindaco su due non si ripresenterà al voto.

Tabella 3: Riepilogo dell’offerta (candidati e liste) nei 118 comuni superiori al voto

La Tabella 3 riassume l’offerta elettorale nei 118 comuni superiori al voto, riportando per ciascuna area politica il numero totale di candidati e liste nelle diverse zone del Paese. La parte superiore della tabella ci fornisce un’idea complessiva della copertura territoriale dei poli, mentre la parte inferiore segnala la loro capacità coalizionale, nonché il livello di frammentazione sia intra-coalizionale che territoriale. Il centrosinistra a guida PD appare come la coalizione più “nazionalizzata”, con 106 candidati su 118 comuni. Il partito di Letta si presenta con uno schema coalizionale a geometria variabile. In 29 comuni su 106 è alleato con il M5S, e in quattro di questi, tra cui Napoli e Bologna, la coalizione è allargata anche alla sinistra (Sinistra Italiana, o Movimento Democratico Progressista, o entrambe). L’alleanza tra i partiti di Letta e Conte risulta piuttosto disomogenea da un punto di vista territoriale, essendo poco praticata al Nord (solo 8 comuni su 46) e invece relativamente più frequente nelle due aree di rispettiva forza elettorale (Zona Rossa, 38,1%, e Sud, 25,5%). Questi numeri sottolineano il permanere di un’ambiguità relativa all’alleanza tra PD e M5S. Se da un lato, infatti, la presenza di alcune situazioni locali può spiegare il mancato accordo tra le due forze politiche (per esempio a Roma e Milano, dove le sindacature di Raggi e Sala sono state molto contestate in questi anni rispettivamente dal PD e dal M5S), dall’altro questo quadro testimonia il fatto che la leadership dei due partiti non abbia ancora sciolto del tutto le riserve su un’alleanza strutturale. La coalizione tra PD e sinistra ricorre complessivamente in 24 comuni. Si tratta di una cifra sorprendentemente bassa, soprattutto alla luce della maggiore propensione della segreteria Letta – come prima anche quella Zingaretti – a favorire coalizioni inclusive a sinistra rispetto alla precedente stagione renziana. L’alleanza tra PD e Italia Viva ricorre in sei comuni: a Napoli, dove Manfredi è sostenuto da una maxi-coalizione che va da Di Maio a Renzi, e in altri cinque casi, dove invece l’asse della coalizione è decisamente più moderato, con il PD alleato al partito di Renzi e altre liste di area centrista. Nel complesso, il partito di Letta è alla guida di coalizioni con altri partiti nazionali in 54 comuni. Nei restanti casi, quasi la metà del totale, il PD corre da solo o al massimo è alleato con liste civiche e partiti minori.

Passando allo schieramento opposto, i candidati di centrodestra sostenuti anche da FI sono presenti in 91 comuni. Questi ultimi distanziano nettamente i candidati sostenuti solo da partiti di destra (senza FI), che si fermano a 47 presenze. La centralità di FI all’interno dello schieramento di centrodestra è testimoniata, oltre che da questi numeri complessivi, anche dai dati che ci fornisce l’analisi dei pattern coalizionali interni al blocco. Sui 118 comuni superiori, la coalizione di centrodestra “classica” che include FI, Lega e FdI si presenta 73 volte, mentre le altre formule nelle quali solo due dei tre partner sono alleati risultano decisamente meno frequenti, con combinazioni a due partner rintracciabili soltanto in 21 comuni. In particolare, la cosiddetta ”alleanza sovranista” tra Lega e FdI (senza FI) compare solo in 13 comuni, risultando quindi uno schema coalizionale del tutto residuale nel Paese. È dunque interessante notare come, nonostante il pronunciato declino elettorale e la marginalità ideologica intra-coalizionale, il partito di Berlusconi risulti, almeno a livello locale, un collante importante per la coalizione di centrodestra. Nel complesso, il centrodestra sembra quindi più unito del centrosinistra. Anche qui, però, notiamo una netta disomogeneità territoriale, con il Nord che offre uno schema unitario (in 41 comuni su 46 i tre partiti sono alleati), mentre al Sud la situazione appare balcanizzata, con quasi due terzi dei comuni in cui non si ritrova il centrodestra unito.

In tutto, corrono per la poltrona di sindaco 520 candidati, con una media di 4,4 per comune. La competizione è maggiormente frammentata nella Zona rossa (sul punto vedi anche Vittori e Paparo 2018), nei capoluoghi (8,4 candidati per comune) e in particolare nelle grandi metropoli. Roma detiene il record di 22 candidati sindaco, mentre all’estremo opposto si trova il curioso caso di Brusciano (NA), dove corre un unico candidato sindaco. Si tratta dell’unico candidato del comune ad aver rispettato i tempi di consegna delle liste elettorali. Si noti però che non è automaticamente eletto: è infatti necessario che venga raggiunto il quorum.[3]

Infine, per quanto concerne le liste a sostegno dei candidati dei diversi schieramenti, il centrodestra – coerentemente con il recente passato (Emanuele, Marino e Martocchia 2016; Vittori e Paparo 2018) conferma una maggiore frammentazione intra-coalizionale (ma allo stesso tempo una maggiore capacità di aggregazione), con una media di 4,9 liste per ciascun candidato contro le 4,5 del centrosinistra. Non sorprendentemente, questi numeri crescono nei capoluoghi, dove la corsa a un seggio di consigliere comunale scatena la presenza di liste civiche, e naturalmente nel Sud, dove il voto è tradizionalmente ‘candidate-oriented’ e dominato dai ‘Signori delle preferenze’ (Fabrizio e Feltrin 2007; Emanuele e Marino 2016). Qui c’è una media di 3,7 liste per candidato contro le 3,2 del Nord e le 2,8 della Zona Rossa.


[1] Non è incluso il comune di Lamezia Terme (CZ), nel quale, a seguito della decisione del Consiglio di Stato, si voterà soltanto in quattro sezioni che non potranno matematicamente ribaltare l’esito delle precedenti elezioni.

[2] Questi numeri non includono gli elettori che saranno coinvolti l’11 e 12 ottobre, quando si voterà per le elezioni comunali in Sicilia, Sardegna e Trentino-Alto Adige. Ad Ayas (Val d’Aosta) si è invece già votato il 19 e 20 settembre.

[3] Nelle elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale nei comuni fino a 15.000 abitanti, ove sia presente una sola lista, è necessario il raggiungimento di un duplice quorum: il numero dei votanti non deve risultare inferiore al 40 per cento degli aventi diritto (quorum strutturale) e la lista deve aver riportato un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti (quorum funzionale). Qualora non si siano raggiunte tali percentuali, l’elezione è nulla.


Nota metodologica

La Sinistra (senza il PD) riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Potere al Popolo (PAP), Rifondazione (PRC), Partito comunista Rizzo (PC), Partito comunista italiano Arboresi (PCI), Partito comunista dei lavoratori (PCDL), Articolo-1-MDP (MDP), Sinistra italiana (SI), Partito socialista italiano o socialisti (PSI), Centro democratico (CeDem), Italia in Comune (ITCOM), DemA (DemA), Italia dei Valori (IDV), Europa verde (Verdi), Possibile (Possibile), DemoS (Demos) – ma non dal PD.

Il Centrosinistra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD;

il Centro riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Più Europa (+EU), Azione (AZ), Italia Viva (IV), Noi con l’Italia (NCI), Unione di Centro (UDC), Democrazia Cristiana (DC), Partito Repubblicano (PRI) (ma né PD né FI) Volt (Volt).

Il Centrodestra è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI.

La Destra riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega o Prima + nome del comune (LEGA), Fratelli d’Italia (FDI), Cambiamo Toti (Cambiamo), Popolo della Famiglia (PDF), Partito liberale europeo (PLE), Rinascimento Sgarbi (Sgarbi), Italexit (ITEXIT), Fiamma Tricolore (FT), Movimento Idea Sociale (MIS) – ma non FI.

I candidati civici sono invece quei candidati non sostenuti da alcuna lista di cui sopra ma soltanto da liste civiche.

Quindi, se un candidato è sostenuto dal PD o da FI è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.

Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI che hanno la priorità) in sede di attribuzione pre-elettorale viene segnato come appartenente ad entrambe le aree (vedi ‘Altre formule’). Esempio: se, per ipotesi, Potere al Popolo (PAP) e Azione (AZ) sostengono lo stesso candidato (che non è candidato di nessun partito principale) la coalizione viene indicata come SX-CX. Dopo il voto, si valuterà il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI che hanno la priorità) in sede di attribuzione pre-elettorale viene segnato come appartenente ad entrambe le aree (vedi ‘Altre formule’). Esempio: se, per ipotesi, Potere al Popolo (PAP) e Azione (AZ) sostengono lo stesso candidato (che non è candidato di nessun partito principale) la coalizione viene indicata come SX-CX. Dopo il voto, si valuterà il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).

Riferimenti bibliografici

Albertazzi, D., Giovannini, A., & Seddone, A. (2018). ‘No regionalism please, we are Leghisti!’ The transformation of the Italian Lega Nord under the leadership of Matteo Salvini. Regional & Federal Studies28(5), 645-671.

Chiaramonte, A. & Emanuele, V. (2014) ‘Bipolarismo addio? Il sistema partitico tra cambiamento e de-istituzionalizzazione’, in Terremoto Elettorale. Le Elezioni Politiche Del 2013, A. Chiaramonte, L. De Sio (a cura di), Bologna: Il Mulino, pp. 233–262.

Chiaramonte, A., Emanuele, V., Maggini, N., & Paparo, A. (2018). ‘Populist success in a hung parliament: The 2018 general election in Italy’. South European Society and Politics23(4), 479-501.

Chiaramonte, A., De Sio, L., & Emanuele, V. (2020). ‘Salvini’s success and the collapse of the Five-star Movement: The European elections of 2019’. Contemporary Italian Politics12(2), 140-154.

Emanuele, V., & Marino, B. (2016). ‘Follow the candidates, Not the parties? Personal vote in a regional de-institutionalized party system’. Regional & Federal Studies26(4), 531-554.

Emanuele, V., Marino, B., & Diodati, N. M. (2016). ‘Comunali 2016, l’analisi dell’offerta politica nei comuni capoluogo’. In Cosa succede in città? Le elezioni comunali del 2016, V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Dossier CISE, pp.33-40

Fabrizio, D., & Feltrin, P. (2007). ‘L’uso del voto di preferenza: una crescita continua’, in Riforme istituzionali e rappresentanza politica nelle regioni italiane, A. Chiaramonte e G. Tarli Barbieri (a cura di), Bologna: Il Mulino, pp. 175-199.

Vittori, D., & Paparo, A. (2018). ‘Il quadro della vigilia delle comunali: le alleanze e le amministrazioni uscenti’, in Goodbye Zona Rossa, A. Paparo (a cura di), Dossier CISE, pp.27-36.