di Federico De Lucia e Nicola Maggini
Il fatto che la fiducia nei partiti da parte dei cittadini italiani sia molto bassa è un dato ormai acclarato: lo registrano tutte le rilevazioni demoscopiche e lo dimostrano inequivocabilmente i sempre più alti tassi di astensionismo. I dati del sondaggio CISE-OP ci offrono la possibilità di fornire una ulteriore conferma di questo fenomeno, attraverso lo studio della propensione al voto (Propensity to vote, “Ptv”). Ai cittadini intervistati viene chiesto di esprimere la probabilità di votare in futuro per ciascun partito, collocandola su una scala da zero a dieci – dove zero significa “per niente probabile” e dieci “molto probabile”. Riteniamo di poter affermare che la percentuale di intervistati che esprimono, per un determinato partito, una propensione al voto maggiore a 5, identifichino le massime potenzialità elettorali di quel partito sul totale dell’elettorato (astenuti inclusi, dunque). Si tratta cioè del potenziale elettorale del partito in questione.
Nella figura seguente mostriamo il potenziale elettorale dei partiti italiani, per le tre rilevazioni demoscopiche effettuate dal CISE nel corso dell’ultimo anno.
Il dato inequivocabile è che tutti e sette i partiti per cui abbiamo a disposizione i dati registrano un calo regolare e costante nel loro potenziale elettorale nelle tre rilevazioni in esame. Ovviamente ci sono delle differenze, ed in particolare esse riguardano le dimensioni e la tempistica della riduzione di consenso.
I due partiti del Terzo Polo (Udc e Fli) registrano una discesa costante della propensione al voto, perdendo tre punti percentuali in ciascuno dei due semestri intercorsi fra le nostre rilevazioni.
Il Pdl, in coerenza con le vicissitudini politiche degli ultimi mesi, subisce un calo di consenso di 5,6 punti percentuali a dicembre 2011, in parallelo con l’insediamento del governo Monti, mentre cala solo di 2,7 nel semestre successivo.
Pd e Sel compiono esattamente il percorso inverso: mentre sembrano reggere nella rilevazione di dicembre, calano in modo più netto nella terza ondata. Il partito di Vendola in particolare, piuttosto sorprendentemente, perde addirittura sette punti percentuali nel suo potenziale elettorale (un terzo del suo bacino complessivo).
La Lega Nord compie una traiettoria simile, ma in questo caso essa è ampiamente spiegabile con lo scandalo giudiziario che l’ha riguardata negli ultimi mesi. Mentre fra aprile e dicembre 2011 si era registrato un calo di 3,6 punti nel suo potenziale elettorale, nel semestre successivo esso è stato di addirittura 8,4 punti. Il Carroccio passa bruscamente dal quarto al settimo posto nella classifica di gradimento dei nostri intervistati.
L’unica eccezione a queste inequivocabili tendenze è costituita dall’Idv: il partito di Di Pietro perde anch’esso in entrambe le ultime rilevazioni, ma complessivamente solo 3 punti nel suo potenziale elettorale. Si tratta di una calo estremamente più moderato rispetto a quello che registrano tutti gli altri partiti, e che trova una possibile giustificazione nella natura atipica dell’Idv, partito sempre disponibile a far proprie, e quindi a capitalizzare, alcune delle pulsioni antipolitiche in voga nel Paese in questi ultimi anni. Il fatto che il calo nel potenziale elettorale dell’Idv sia così contenuto è ancora più significativo dal momento che su questo tema Di Pietro deve da pochi mesi fronteggiare un agguerrito concorrente come il Movimento 5 Stelle.