L’incertezza al Sud: un elettore su quattro indeciso tra voto al partito o al candidato

Il cleavage delle prossime elezioni politiche riguarderà il voto espresso per affiliazione partitico-ideologica oppure per stima/vicinanza al candidato nel collegio uninominale. Al momento dello spoglio, non sarà però possibile farne una distinzione: la nuova legge elettorale esclude il voto disgiunto. Una pratica – questa – diffusa nelle consultazioni regionali italiane, dove con le dovute eccezioni (si pensi, tra le altre, alla Calabria) suole distinguersi tra la scelta nel comparto maggioritario, ovvero il voto al presidente, e quella nel proporzionale che determina l’elezione dei consiglieri. La discrasia tra i due costituisce il rendimento coalizionale, che riassume appieno la questione: l’elettorato, in special modo al Sud, non ha manifestato reticenza – nel corso degli ultimi anni – a scegliere un aspirante governatore del M5s premiando al contempo un candidato consigliere regionale della coalizione di centrodestra o di centrosinistra. Un comportamento issato ormai a ricorrenza. Alle ultime elezioni regionali in Lazio, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia il voto al presidente proposto dal M5s ha oltrepassato sistematicamente quello attribuito alla lista.

Venendo alle politiche del 4 marzo, come scritto da Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore, la decisione ricadrà tra “la voglia di protesta o il richiamo della foresta” (D’Alimonte 2018).

Il CISE propone qui un sondaggio dalle modalità innovative. Dopo aver chiesto a un campione di 6.000 intervistati l’intenzione di voto alla lista, la medesima domanda viene avanzata con riguardo al candidato collegato nel collegio uninominale. I risultati nazionali analizzati da Maggini recano sorprese, e moltiplicano gli interrogativi. Qui ci concentriamo sui non meno interessanti dati relativi alle regioni meridionali.

Il M5s mostra il dato più alto di continuità tra intenzioni di voto al partito e al relativo esponente nell’uninominale (76,4%), di poco maggiore che al Nord (75,8%) e alla Zona Rossa (76%). Un livello molto elevato riconducibile all’assenza di accorpamenti in coalizioni, che dividerebbero altrimenti le preferenze dell’elettorato. Eppure, lo stesso effetto non si riproduce in Leu, che nel Sud incontra il valore più basso (52,9%). Forse al suo elettorato – richiamato da un voto d’appartenenza nel proporzionale – aggraderebbe premiare i candidati nell’uninominale del centrosinistra?

Se pure azionista di maggioranza della coalizione, soltanto il 56,6% dei sostenitori del Pd dichiara l’intenzione di votare anche il candidato nell’uninominale espressione comune con Civica Popolare, Insieme e Più Europa. La lista capeggiata da Emma Bonino presenta la percentuale minore tra l’intero alveo politico oggetto del sondaggio: appena il 29,8%, esacerbato da un 39,1% che si mostra incerto. Ciò dimostrerebbe la manifesta volontà di votare Bonino ma non i candidati Pd dell’uninominale. Eterogenesi dei fini di un sistema elettorale misto come il Rosatellum. L’impatto dell’analisi assume portata meno dirompente nella coalizione di centrodestra. Solo Fratelli d’Italia non vanta il dato peggiore (62,9%) rispetto al Nord e alla Zona Rossa. Oltre la metà degli elettori di Forza Italia (54,8%) e Lega (51,5%) afferma di votare il candidato collegato nell’uninominale, ma il 27,1% e il 28% – dunque quasi un terzo – si reputa indeciso.

Tabella 1 – Matrice di flusso fra intenzioni di voto alla lista e intenzioni di voto al candidato di collegio al Sudflussi_PR_MG_sud_tab

L’indice misurante l’incertezza tocca complessivamente al Sud il livello più alto: 23,5%, vale a dire quasi un elettore su quattro. Un elemento da non trascurare per il centrodestra, potenziale spartiacque tra un suo autentico successo o una vittoria di Pirro.

Figura 1 – Flussi fra intenzioni di voto alla lista (sinistra) e intenzioni di voto al candidato di collegio (destra) al Sud (clicca per ingrandire)flussi_PR_MG_sud_fig

Riferimenti bibliografici

D’Alimonte R., L’incognita Sud senza il voto disgiunto, Il Sole 24 Ore, 11 febbraio 2018.


NOTA METODOLOGICA

Il sondaggio è stato condotto da Demetra nel periodo dal 5 al 14 febbraio 2018. Sono state realizzate 3.889 interviste con metodo CATI (telefonia fissa) e CAMI (telefonia mobile), e 2.107 interviste con metodo CAWI (via internet), per un totale di 6.006 interviste. Il campione, rappresentativo della popolazione elettorale in ciascuna delle tre zone geografiche, è stato stratificato per genere, età e collegio uninominale di residenza. Il margine di errore (a livello fiduciario del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è di +/- 1,17 punti percentuali. Il campione è stato ponderato per alcune variabili socio-demografiche.

Alessandro Riggio è dottore magistrale in Governo e Politiche presso la LUISS Guido Carli e collaboratore del CISE. Si è laureato con una tesi dal titolo 'Il Gattopardo in laboratorio: anatomia dei partiti, trasformazioni elettorali e mutamenti politici in Sicilia (2001-2012)'. I suoi interessi di ricerca riguardano lo studio dei partiti, del comportamento di voto e della geografia elettorale. Con uno specifico riferimento al caso siciliano