Traduzione di Elisabetta Mannoni.
Introduzione
Le elezioni europee del 2019 nella Repubblica di Cipro si sono tenute a tre anni di distanza dalle ultime elezioni legislative del 2016 e a un anno dalle elezioni presidenziali del 2018, in cui il partito di destra al governo, DISY, e il presidente Nicos Anastasiades hanno visti rinnovati il loro mandati per altri cinque anni. Già prima della campagna elettorale e dei risultati elettorali cui ci troviamo ora davanti, era possibile osservare una serie di riallineamenti negli schemi della competizione politica. Sebbene ognuno di essi abbia un significato, la loro rilevanza complessiva nell’evoluzione politica dell’isola di Cipro non è certamente definibile come una grande trasformazione della politica interna. Piuttosto, quello che si è osservato è stato una serie di fenomeni che possono essere definiti ‘lievi’, in cui l’apatia e il consolidamento dell’estrema destra sono diventati la nuova normalità ed è emersa un’attitudine negativa rispetto al governo, che tuttavia non ha alterato in modo significativo le dinamiche politiche.
I temi della campagna elettorale: le fratture permangono
La campagna elettorale per le elezioni europee è solitamente incentrata su questioni di ordine nazionale piuttosto che di carattere europeo. Cipro costituisce un chiaro esempio di questo approccio etnocentrico al processo elettorale dell’Unione, in base al quale la competizione politica ruota principalmente attorno alla questione cipriota e all’economia. Questo schema si evince sin dalle prime elezioni europee del 2004 (Teperoglou 2012) ed è continuato fino ad oggi, tendenzialmente in modo analogo anche ne resto del continente.
La questione cipriota ha superato l’UE come tema al centro del dibattito pubblico, e ha anche inglobato questioni di rilievo per la dimensione europea. Ad esempio, la candidatura dell’accademico turco-cipriota Niazi Kizilyurek, nelle fila dell’ala sinistra dell’AKEL, è stata contestata da giornalisti e politici, che hanno messo in discussione le sue intenzioni di voto all’interno del Parlamento Europeo su alcune ‘questioni cruciali’ per il paese, come gli scambi commerciali diretti tra l’UE e la parte settentrionale dell’isola, la Repubblica Turca di Cipro del Nord, non riconosciuta a livello internazionale.
La maggior parte dei sondaggi ha mostrato che la questione cipriota, l’economia e, in misura minore, la corruzione sono stati i principali criteri a guidare del voto. Queste erano anche le questioni più salienti per l’opinione pubblica, alle quali i media hanno risposto e contribuito, con un framing di tipo etnocentrico (Trimithiotis 2019). La campagna si è sviluppata in varie direzioni. Ad esempio sulle discussioni tenutesi sulla vendita da parte del governo della Banca Statale Cooperativa ad una delle principali banche private del paese, e la gestione della dismissione da parte del Ministro delle Finanze. L’immoralità evidente, ulteriormente aggravata dalle accuse della sinistra secondo cui Anastasiades e DISY sarebbero elitari, autoritari e corrotti, ha anche leso la reputazione del partito di governo. Le questioni di ‘nuova politica’, che tagliano trasversalmente le tradizionali linee di frattura del paese – come i diritti delle donne all’interno dell’UE o al di fuori di essa, le questioni dei diritti LGBT, la protezione ambientale, i cambiamenti climatici o lo sviluppo urbanistico – sono stati marginali nella migliore delle ipotesi, se non del tutto irrilevanti. A tutto questo si aggiunge un certo numero di questioni che vengono affrontate già quotidianamente nell’ambito della spaccatura etnica insita nella questione cipriota.
Le dinamiche interne ai partiti hanno determinato la loro strategia e di conseguenza composizione delle liste. La sinistra, all’interno della quale è stata manifestata una chiara posizione pro-soluzione a partire dal 2014 circa, ha incluso per la prima volta un turco-cipriota nelle sue liste per incarico elettivo nella Repubblica di Cipro. La sua candidatura è stata sia emblematica delle lotte per la riunificazione, sia pratica, perché per la prima volta AKEL ha diretto una campagna preelettorale strutturata ed estesa nella parte settentrionale dell’isola, cosa che nel giorno del voto si è tradotta in un incentivo alla mobilitazione di elettori turco-ciprioti.
La mossa di AKEL era allo stesso tempo razionale da un punto di vista elettorale, perché la candidatura di Kizilyurek era stata pensata per limitare o invertire la ‘perdita’ di un paio di punti registrata alle elezioni del 2014 ad opera delle liste bi-comunali pro-riunificazione (Jasmin e Drasy-Eylem). Nelle elezioni europee del 2019, si stima che il voto turco-cipriota abbia determinato approssimativamente tra il 2% e il 4% della quota di voto complessiva di AKEL, a seconda della quota di astenuti. Più alta sarà stata l’astensione tra i ciprioti greci, più determinante risulterà il peso del voto turco-cipriota, quindi più reattivo al voto turco-cipriota, probabilmente, AKEL (ed altri).
Per il partito di destra DISY, la presenza dell’ELAM di estrema destra richiedeva figure che potessero richiamare elementi ultranazionalisti, conservatori e neofascisti, ma questi dovevano essere bilanciati da persone che riflettessero opinioni liberali, aperte e bi-comunali. La sua lista è stata così un ‘compromesso’ tra le tendenze più popolari della destra di ceto basso e medio, sia religiose sia nazionaliste, e gli strati più cosmopoliti, affluenti e professionalizzati della società, che sono liberali ed europeisti. La strategia di DISY può aver prevenuto danni peggiori, ma non è bastata ad evitare un deflusso verso il voto bi-comunale di AKEL o l’ostilità assoluta dell’ELAM nei confronti della riunificazione.
Risultati e interpretazione: fenomeni ‘lievi’
Sono stati eletti sei uomini, due dai due partiti principali, AKEL e DISY, e uno dal cosiddetto spazio intermedio, DIKO ed EDEK. I quattro pilastri del sistema partitico pre-crisi di Cipro sono così entrati nel Parlamento Europeo, evidenziando però delle dinamiche evolutive e dei cambiamenti elettorali in atto (Tabella 1). Subito dopo l’elezione, gli articoli nei media puntavano ancora tutti sullo slogan “L’astensione ha vinto”. Di fatto, l’astensione è salita a 352.968 unità contro le 340.025 del 2014. Un drammatico calo del tasso di affluenza si era verificato già nel 2009 e poi nuovamente nel 2014, in occasione della seconda e terza elezione europea a Cipro. Ad oggi, l’apatia è divenuta stabile e rientra nella normalità, per cui è una tendenza ancor più difficile da invertire: né la polarizzazione istigata dai partiti, né la crescita dell’estrema destra sono riusciti ad arrestarla. L’affluenza turco-cipriota è stata del 6,9% (5.604 elettori), circa il doppio dal 2014, in gran parte grazie alla candidature di Kirzilyurek – e si tratta comunque di una cifra ancora piuttosto bassa. L’aumento del tasso di astensione e una più generalizzata apatia sono tratti che si sono registrati già da prima degli inizi del 2010, all’inizio della crisi economica, e quindi non possono essere collegati esclusivamente ai problemi di carattere economico e alla loro politicizzazione (vedi Charalambous 2014).
Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo 2019: Cipro | ||||||
Partito | Gruppo parlamentare | Voti (VA) | Voti (%) | Seggi | Differenza di voti dal 2014 (PP) | Differenza di seggi dal 2014 |
Raggruppamento Democratico (DISY) | EPP | 81.539 | 29,0 | 2 | -8,8 | +0 |
Partito Progressista dei Lavoratori (AKEL) | GUE/NGL | 77.241 | 27,5 | 2 | +0,5 | +0 |
Partito Democratico (DIKO) | S&D | 38.756 | 13,8 | 1 | +3,0 | +0 |
Movimento Socialdemocratico – EDEK (EDEK) | S&D | 29.715 | 10,6 | 1 | Ν/D[1] | +0 |
Fronte Popolare Nazionale (ELAM) | NI | 23.167 | 8,2 | 0 | +5,5 | +0 |
Schieramento Democratico (DIPA) | ΝΙ | 10.673 | 3,8 | 0 | +3,8 | +0 |
Ecologisti/Alleanza dei Cittadini | G-EFA/ALDE | 9.232 | 3,3 | 0 | Ν/D[2] | +0 |
Jasmin (Yasemi) | NI | 4.786 | 1,7 | 0 | Ν/D[3] | +0 |
Altri partiti | 5.826 | 2,1 | 0 | +0 | ||
Totale | 280.935 | 100 | 6 | +0 | ||
Affluenza (%) | 45,0 | |||||
Soglia legale di sbarramento (%) | 1,8[4] |
Eppure, qualche cambiamento è già accaduto. In netto contrasto con le elezioni europee del 2014, quando il periodo immediatamente successivo all’elezione del Presidente (Anastasiades è stato eletto nel 2013) ha consentito alla destra di evitare perdite significative e presentarsi come vincitrice (Charalambous, Papageorgiou e Pegasiou, 2015), nel corso degli anni l’insoddisfazione per il governo, che ora ha sei anni alle spalle e non più uno, è aumentata in modo significativo. Mentre una parte considerevole dei cittadini aventi opinioni negative su DISY è passata all’astensione, la perdita del partito di quasi il 9% (un totale di circa 16.000 voti), può segnalare l’inizio della fine dell’egemonia di DISY. Ma questo trend può anche risultare potenzialmente invertito o quantomeno contenuto alle prossime elezioni legislative del 2021, tra due anni, in un quadro di alta fluidità elettorale. Rispetto ai risultati elettorali degli altri partiti che appartengono al Partito Popolare Europeo (EPP), le perdite di DISY gli consentono comunque di collocarsi a circa 7 punti percentuali al di sopra della media UE delle suoi alleati. Il risultato non è quindi disastroso, almeno in termini comparati, ma ha perso terreno e il futuro elettorale che gli si prospetta appare arduo.
Ciò che l’estrema destra ha raggiunto è il consolidamento quale uno dei cinque maggiori partiti della Repubblica di Cipro. Nello specifico, l’ELAM ha raccolto 23.166 voti, un risultato leggermente migliore di quello ottenuto in occasione della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2008, ma più di tre volte superiore rispetto a quello delle elezioni europee del 2014. Sebbene l’estrema destra greco-cipriota non sia riuscita a entrare nel Parlamento Europeo, la sua vera forza elettorale sembra ora attestata tra il 6 e l’8% dei consensi. I giorni di discussione su come scoraggiare l’ascesa degli estremisti sono finiti; questo è il periodo del loro consolidamento e della loro normalizzazione.
Anche la fluidità della competizione politica era chiara da tempo, ma i risultati, ancora una volta, non hanno natura trasformativa. Dalla Tabella 2, si può vedere che spostamenti di elettori si sono verificati in quasi tutti gli bacini politici, ma per la maggior parte solo avvenuti tra partiti o programmi ideologicamente simili. Gli elettori si sono spostati da un’opzione all’altra, ma in gran parte basandosi su almeno una o più convinzioni ideologiche o politiche, senza discostarsi troppo dalle scelte passate in merito a una o ad entrambe le questioni cruciali (la tradizionale frattura socio-economica e quella etnica).
Tab. 2 – Elettori fedeli, in entrata e in uscita nelle elezioni per il Parlamento Europeo 2019 a Cipro (rispetto alle elezioni legislative del 2016)[5] | ||||
Partito | Elettori fedeli (≈ %) | Principali ingressi da | Principali uscite verso | |
AKEL | 89 | Ciprioti Turchi, progressisti di DISY | ||
DISY | 79 | ELAM | ELAM | |
DIKO | 72 | Solidarietà[6] | EDEK, DIPA | |
EDEK | 90 | DIKO, Ecologisti/Alleanza dei Cittadini, AKEL | Molto limitate | |
DIPA | 80 | DISY, DIKO, ΑΚΕL, nuovi elettori, astensione | N/D | |
Ecologisti/Alleanza dei Cittadini | 35/35 | Ν/D | EDEK, astensione | |
ELAM | 80 | Solidarietà, nuovi elettori, astensione, DISY | DISY |
La lista dei candidati dell’AKEL, che includeva anche un accademico liberale turco-cipriota (eletto con oltre 25.000 voti), ha attratto gli elettori più pro-riunificazione all’interno di DISY, o più in generale nel campo di centrodestra. La sinistra ha anche attirato un numero considerevole di turco-ciprioti, come previsto – circa due terzi di quanti hanno votato. Questi due fattori hanno aumentato il voto di AKEL per il Parlamento Europeo e, insieme al ritorno al partito degli elettori che nel 2014 si erano astenuti, hanno garantito alla sinistra circa 8.000 elettori in più rispetto a cinque anni fa. Tuttavia, anche se il tasso di fedeltà del voto di AKEL è aumentato ed è elevato, una parte degli elettori che votavano il partito fino al 2009, prima degli effetti della sua esperienza di governo (2008-2013), sembrano essere andati persi per sempre – per lo più, sebbene non esclusivamente, a favore dell’astensione.
DISY ha ceduto la maggior parte dei suoi ex-elettori alla sua destra, all’estremista ELAM, specialmente nel distretto di Famagosta, dove gli interessi materiali per il turismo e le costruzioni, che potrebbero essere lesi in caso di riunificazione, tendono a favorire l’ultranazionalismo e una politica particolarmente rigida sulla questione cipriota. Il campo nazionalista “centrista” ne è uscito equamente diviso, come era entrato: l’Alleanza dei Cittadini sta uscendo di scena, mentre ad confermarsi è il gruppo scissionista di DIKO, DIPA. DIKO ha aumentato la sua quota di circa il 3 punti, anche se a questo ha contribuito l’aver incluso il movimento Solidarietà. Il socialdemocratico EDEK ha attratto gli elettori che erano fermamente convinti di voler tenere l’ELAM fuori dal Parlamento Europeo, molti dei quali provenivano da Ecologisti/Alleanza dei Cittadini che, spinti dai risultati dei sondaggi, hanno scelto di optare per l’EDEK per evitare di esprimere un ‘sprecare il voto’.
Gli anni della crisi non sono ancora finiti a Cipro, in modo particolare sul sentiero che conduce alla spartizione concordata e ufficiale dell’isola (vedi Ioannou, 2019), ma anche per quanto riguarda la risposta del pubblico alle ultime elezioni europee. Vari sono i segnali di disaffezione politica dovuta all’economia: l’aumento del consolidamento del voto di sinistra, il passaggio dalla destra all’estrema destra da parte di sostenitori ultranazionalisti di ceto medio e basso, che sono stati influenzati negativamente da favori o politiche statali e dalla centralità di alcuni attori economici, quali banche e cooperative, durante la campagna elettorale.
Per molti aspetti queste elezioni hanno segnalato la continuazione di alcuni sviluppi già comparsi nelle elezioni europee del 2009 e 2014, e nelle elezioni legislative del 2016. Dunque, piuttosto che generare fenomeni di per sé del tutto nuovi, la competizione elettorale di quest’anno ha in realtà consolidato delle tendenze preesistenti all’interno della società cipriota.
Riferimenti bibliografici
Charalambous, G. (2014), Political Culture and Behaviour in the Republic of Cyprus during the Crisis, Nicosia, Peace Research Institute Oslo, Cyprus Centre e Freidrich-Ebert-Stiftung.
Charalambous, G., Papageorgiou, B. e Pegasiou, A. (2015), ‘Surprising Elections in Exciting Times? Of Proxies and Second-Order Events in the 2014 European Election in Cyprus’, South European Society and Politics, 20 (3), pp. 403-424.
Ioannou, G. (2019), ‘Ο Ντενκτάς στον νότο: Η Κανονικοποίηση της διχοτόμησης στην Ελληνοκυπριακή Πλευρά’, Psifides.
Teperoglou, E. (2010), ‘A Chance to Blame the Government? The 2009 European Election in Southern Europe’, South European Society and Politics, 15 (2), pp. 247-272.
Trimithiotis, D. (2019), ‘The Persistence of Ethnocentric Framing in Online News Coverage of European Politics’, Digital Journalism, DOI: 10.1080/21670811.2019.1598882.
[1] Non disponibile perché EDEK nel 2014 correva in una lista unitaria con gli Ecologisti, che raccolse il 7,7%.
[2] Non disponibile perché nel 2014 l’Alleanza dei Cittadini si era presentato solo e gli Ecologisti correvano in una lista unitaria con EDEK, che raccolse il 7,7%.
[3] Non disponibile perché nel 2014 il leader di Yasemi si è presentato come indipendente, raccogliendo l’1% dei voti.
[4] La soglia legale è 1,8% ma di fatto avendo Cipro 6 seggi (assegnati in un’unica circoscrizione) sale al 16,6%.
[5] Le cifre sono approssimate, basate su multipli exit poll.
[6] Solidarietà è un partito nazionalista di centrodestra, che ha corso, nelle elezioni europee del 2019, con DIKO. La sua leader, Eleni Theocharous è arrivata seconda e non è stata rieletta.