Domenica oltre 8 milioni di elettori saranno chiamati alle urne per quella che può essere considerata una delle più importanti tornate amministrative dell’ultimo ciclo elettorale. Si voterà infatti per il rinnovo delle amministrazioni comunali in 971 comuni, fra i quali 142 comuni superiori ai 15000 abitanti, 22 capoluoghi di provincia e quattro capoluoghi di regione (Palermo, Genova, L’Aquila e Catanzaro). Oltre alle comunali, si voterà anche sui 5 quesiti referendari sulla giustizia promossi dal Partito Radicale e dalla Lega. Dato quest’ultimo interessante, visto che si tratterà di referendum abrogativi per la cui validità è richiesto il raggiungimento del quorum (si richiede la partecipazione della metà più uno degli aventi diritto). Il raggiungimento del quorum non è affatto scontato, ma proprio la concomitanza con le elezioni amministrative potrebbe favorire la partecipazione.
Per quanto riguarda le amministrative, si tratta senz’altro di una tornata importante, l’ultimo vero test su larga scala prima delle politiche del 2023; e la prima vera tornata dopo la fine dello stato di emergenza dovuto alla pandemia. L’esito delle elezioni consentirà alle forze politiche del paese (per lo più unite a livello nazionale all’interno di un governo di larghe intese) una prima valutazione della propria tenuta nei territori, dove più di ogni altro gli amministratori locali hanno dovuto far fronte non solo all’emergenza sanitaria, ma anche alla crisi economica e sociale che ne è scaturita. Si tratta inoltre di un primo banco di prova per le possibili alleanze future in vista delle elezioni politiche. Nell’ambito del centrodestra, l’esito di queste elezioni potrebbe sancire (se non ufficialmente, almeno nei fatti) la leadership di Giorgia Meloni. Nell’alveo del centrosinistra, invece, si tratta di capire il reale potenziale elettorale di una coalizione tra il PD ed il M5S.
Se è vero che le amministrative di domenica rappresentano un banco di prova per le forze politiche del paese, va tuttavia tenuto conto che le dinamiche elettorali a livello locale seguono logiche e dinamiche non necessariamente coerenti con quelle nazionali. Inoltre, non saranno ovviamente tutti i comuni d’Italia ad andare al voto. E quelli chiamati alle urne non sono omogeneamente distribuiti sul territorio. La distribuzione degli elettori di questa tornata nelle tre aree del Paese (Nord, “Zona Rossa” e Sud) è infatti leggermente sbilanciata verso il Sud. Qui saranno 67 i comuni superiori al voto (il 47,2% del totale), contro 57 comuni al Nord (il 40,1% del totale) e appena 18 comuni nella Zona Rossa (il 12,7% del totale). Il dato non è affatto irrilevante: tenuto conto della diversità della cultura politica all’interno delle varie aree del paese, il risultato finale potrebbe non restituire una fotografia chiara dell’elettorato italiano più in generale, quanto piuttosto dei risultati trainati dai territori con una maggiore concentrazione di elettori al voto.
Prima di passare all’analisi dettagliata dell’offerta politica, è necessario chiarire il quadro di partenza, sintetizzando brevemente quanto accaduto nella tornata elettorale precedente. Dei 142 comuni superiori al voto domenica, 45 furono vinti 5 anni fa dal centrodestra e 44 dal centrosinistra. Il M5S, tradizionalmente meno forte nelle elezioni locali, conquistò solo 8 dei comuni al voto, al pari della destra (non sostenuta da FI). Circa il 25% dei 142 comuni al voto domenica, invece, è stato vinto da liste civiche (36 comuni su 142). Infine, in un solo comune la sinistra alternativa al PD riuscì ad imporre il suo candidato.
In generale, dunque, la situazione di partenza si presenta piuttosto equilibrata, con un’equa ripartizione dei comuni tra centrosinistra e centrodestra. Analizzando però la distribuzione delle vittorie all’interno delle tre aree del paese, il quadro è decisamente più sfumato. Il centrodestra è più forte al Nord, dove amministra 26 comuni (30, se si considerano anche quelli amministrati dalla destra), contro i 18 amministrati dal centrosinistra e appena 1 dal M5S. Relativamente pochi sono invece i comuni amministrati da liste civiche al Nord (8 su 57). La situazione è per certi versi speculare al Sud: tralasciando momentaneamente i civici, qui a ad essere in leggero vantaggio sono le amministrazioni di centrosinistra. I comuni amministrati dal PD o dalla Sinistra alternativa al PD sono 21 su 67; i comuni amministrati dal centrodestra o dalla destra sono invece 17. Il dato, tuttavia, più interessante è l’ampia diffusione al Sud di comuni amministrati da liste civiche (24 su 67). Come già registrato per le amministrative di settembre 2021 (Emanuele et al. 2021), di fatto, i civici rappresentano in quest’area del paese il primo polo. Infine, coerentemente con la sua storia politica, il M5S ottiene i risultati migliori al Sud, dove amministra 5 comuni.
La Zona Rossa presenta invece un sostanziale equilibrio: 6 sono le amministrazioni guidate sia dal centrosinistra che dal centrodestra. In nessuno dei 18 comuni della Zona Rossa al voto domenica ha vinto nella precedente tornata la destra o la sinistra alternativa al PD. Il M5S invece amministra soltanto in 2 comuni su 18, mentre i restanti 4 sono stati vinti in passato da candidati civici.
Lo scenario di partenza restituisce inoltre un quadro piuttosto chiaro dei rapporti di forza e delle dinamiche di sistema all’interno delle tre aree del paese. Al nord, è evidente una chiara struttura bipolare della competizione: il 77% dei comuni al voto è infatti attualmente amministrato dal centrosinistra o dal centrodestra; allo stesso modo, 2/3 dei comuni nella Zona Rossa sono guidati da amministrazioni di un chiaro colore politico. Diverso e più frammentato lo scenario al Sud, dove è solo il 49% dei comuni al voto ad essere amministrato dal centrosinistra o dal centrodestra. La restante parte è invece distribuita tra M5S e, soprattutto, tra i candidati civici.
Passando all’analisi dell’offerta per le amministrative di domenica, un primo dato da rilevare riguarda la presenza o meno degli uscenti. Dei 142 sindaci uscenti, 69 sono quelli che si ripresenteranno al voto domenica (il 49%). Gli incumbents sono relativamente più frequenti al Nord (il 58% dei sindaci uscenti si ripresenterà anche nella tornata di domenica), mentre il numero scende radicalmente nella Zona Rossa (dove meno di 1/3 dei sindaci uscenti si ripresenterà). Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a quanto osservato nelle amministrative di settembre: allora, infatti, nella Zona Rossa era il 76% dei sindaci uscenti a ripresentarsi; e, più in generale, i 2/3 dei comuni allora al voto vedevano l’incumbent di nuovo in gara (Emanuele et al. 2021). In termini di coalizioni (tralasciando l’unico caso di un comune amministrato da un sindaco della sinistra alternativa al PD che si ripresenterà davanti agli elettori anche domenica), l’incumbency è relativamente più frequente nella destra e nel centrodestra, dove il 63% ed il 62% rispettivamente degli uscenti è di nuovo pronto ai blocchi di partenza. La percentuale scende invece sensibilmente nel M5S (38%) e, soprattutto, nel centrosinistra (34%). Dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nelle amministrative di settembre (allora solo 1/3 dei sindaci del centrosinistra si ripresentò al voto, contro i 2/3 dei sindaci del centrodestra) (Emanuele et al. 2021).
La Tabella 3 riassume infine l’offerta elettorale nei 142 comuni superiori al voto. Per ciascuna area politica viene riportato il numero totale di candidati e liste nelle tre aree del Paese. La parte superiore della tabella ci consente di valutare la capacità di penetrazione dei diversi poli nei territori; la parte inferiore invece ci consente di indagare la loro capacità coalizionale (vale a dire la capacità “aggregante”), nonché il livello di frammentazione sia intra-coalizionale che territoriale.
Un primo dato rilevante riguarda il livello di frammentazione della competizione elettorale. Nel totale dei 142 comuni superiori al voto, sono 599 i candidati alla carica di sindaco. In media si tratta di 4,2 candidati per comune. Rispetto alla tornata di settembre 2021, è un dato in leggero calo (allora il numero di candidati per comune era in media 4,4) (Emanuele et al. 2021).
In continuità con le precedenti elezioni amministrative (Emanuele et al. 2021), la frammentazione è più alta nella Zona Rossa (in media 4,8 candidati per comune); al, contrario, registriamo un livello di frammentazione più basso al Sud. In questo caso, infatti, sono, in media, 3,9 i candidati per comune (la media più bassa tra le tre zone del paese), in netto calo rispetto alle elezioni di settembre (quando la media era 4,7). Si conferma invece la tendenza ad avere un numero particolarmente alto di candidati nei comuni capoluogo. Così come nel 2021, anche in questa tornata il livello di frammentazione all’interno dei capoluoghi è particolarmente elevato (una media di 6,3 candidati per comune che, benché più bassa rispetto a quanto registrato nei comuni capoluogo al voto a settembre 2021, resta un valore decisamente superiore rispetto al dato medio sul totale dei 142 comuni al voto domenica).
Guardando alla penetrazione territoriale dei poli, il PD si conferma il partito più “nazionalizzato” all’interno del sistema politico italiano. I candidati sostenuti dal PD sono ben 128 in 142 comuni. I candidati sostenuti da Forza Italia sono invece 102, seguiti dai 65 candidati sostenuti da partiti di destra (ma non da FI). In media, i candidati sostenuti dal PD per comune sono 0,9 (un dato perfettamente in linea con quanto registrato nelle amministrative di settembre 2021); i candidati sostenuti invece da FI, in media, sono 0,72, un valore in calo rispetto al 2021 (quando erano 0,8); cresce invece la presenza di candidati di partiti di destra (con l’esclusione di FI): a settembre 2021, in media, i candidati per comune della destra erano 0,4; nei comuni al voto domenica, invece, sono 0,5. La crescita di candidati di destra è ancor più evidente nei comuni capoluogo. Vale qui la pena notare che, rispetto alla media nazionale, la presenza di candidati di FI passa da 0,7 a 0,96 (+0,24); la presenza invece di candidati di destra (non sostenuti da FI) passa da 0,46 a 0,85 (+0,39). Infine, registriamo la quasi totale scomparsa del M5S. Sono infatti 19 i candidati sostenuti solo dal M5S in 142 comuni. A settembre 2021 erano 47 (con una media per comune di 0,4). Oggi la media per comune è scesa a 0,1.
Per quanto riguarda le liste a sostegno dei candidati, si conferma rispetto alle amministrative di settembre 2021 il numero medio di liste per candidato. A settembre, le liste per candidato erano in media 14,9, oggi il numero è leggermente più basso (14,4). Si conferma inoltre la maggiore capacità aggregatrice del centrodestra (Emanuele et al. 2021; Emanuele, Marino e Martocchia 2016; Vittori e Paparo 2018): le liste a sostegno di un candidato di centrodestra sono in media 5,1, il valore più alto registrato nei nostri dati. Sebbene questo ci dica che il centrodestra mantenga una rilevante forza attrattiva, il dato segnala al contempo una maggiore frammentazione intra-coalizionale rispetto agli altri schieramenti. Vale la pena notare, però, che il dato non è molto dissimile da quello che registriamo anche per il centrosinistra. Le liste a sostegno di un candidato sostenuto dal PD sono infatti (in media) 4,8, con valori che, tanto per il centrosinistra, quanto per il centrodestra, crescono nei comuni capoluogo e al Sud.
Un ultimo dato interessante da segnalare riguarda proprio il mezzogiorno d’Italia. La maggiore frammentazione di lista al sud, dove il voto è tradizionalmente ‘candidate-oriented’ e dominato dai ‘Signori delle preferenze’ (Fabrizio e Feltrin 2007; Emanuele e Marino 2016), non è una novità. In linea con il passato, il numero medio di liste per candidato è decisamente più alto rispetto alla media nazionale e alla media registrata nelle altre due aree del paese. Il dato che sorprende è la rilevanza di questo fenomeno in questa tornata elettorale: benché il numero di candidati per comune sia, in media, il più basso registrato nelle tre aree del paese (parte superiore della tabella), il numero di liste totali per comune è decisamente il più alto registrato nei nostri dati (16,2, contro una media di 14,4 nei 142 comuni al voto).
Nota metodologica
Sinistra alternativa al PD (SX) riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Potere al Popolo (PAP), Rifondazione (PRC), Partito comunista Rizzo (PC), Partito comunista italiano Arboresi (PCI), Partito comunista dei lavoratori (PCDL), Articolo-1-MDP (MDP), Sinistra italiana (SI), Partito socialista italiano o socialisti (PSI), Centro democratico (CeDem), Italia in Comune (ITCOM), DemA (DemA), Italia dei Valori (IDV), Europa verde (Verdi), Possibile (Possibile), DemoS (Demos), Alternativa (Alt) – ma non dal PD.
Il Centrosinistra (CS) è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia il PD;
il Centro (CX) riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Più Europa (+EU), Azione (AZ), Italia Viva (IV), Noi con l’Italia (NCI), Unione di Centro (UDC), Democrazia Cristiana (DC), Partito Repubblicano (PRI) Volt (Volt), Cambiamo con Toti (Cambiamo), Insieme (Insieme), Coraggio Italia (CORIT), Area Popolare (AreaPop) – ma né PD né FI.
Il Centrodestra (CD) è formato da candidati nelle cui coalizioni a sostegno compaia FI.
La Destra (DX) riunisce tutti i candidati sostenuti da almeno una fra Lega o Prima l’Italia o Prima + nome del comune (LEGA), Fratelli d’Italia (FDI), Popolo della Famiglia (PDF), Partito liberale europeo (PLE), Rinascimento Sgarbi (Sgarbi), Italexit (ITEXIT), Fiamma Tricolore (FT), Movimento Idea Sociale (MIS), Diventerà Bellissima, Ancora Italia (Ancora) – ma non FI.
Movimento Cinque Stelle (M5S)
Candidati civici (CIV)
Se un candidato è sostenuto dal PD o da FI è attribuito al centrosinistra e al centrodestra rispettivamente, a prescindere da quali altre liste facciano parte della coalizione a suo sostegno.
Se un candidato è sostenuto da partiti appartenenti a diverse aree (escludendo PD e FI che hanno la priorità): in sede di attribuzione pre-elettorale viene assegnato a entrambe le aree. Es: se per ipotesi, Potere al Popolo (PAP) e Azione (AZ) sostengono lo stesso candidato, che non è candidato di nessun partito principale, la coalizione viene indicata come SX-CX. Dopo il voto, si valuterà il relativo contributo dei diversi poli alla coalizione del candidato per determinarne l’assegnazione (al polo che pesa di più).
Riferimenti bibliografici
Emanuele, V., Improta, M. & Trastulli, F. (2021). ‘Tutti i numeri delle comunali: situazione di partenza, offerta e formule coalizionali nei 118 comuni superiori al voto’, https://cise.luiss.it/cise/2021/09/30/tutti-i-numeri-delle-comunali-situazione-di-partenza-offerta-e-formule-coalizionali-nei-118-comuni-superiori-al-voto/
Emanuele, V., & Marino, B. (2016). ‘Follow the candidates, Not the parties? Personal vote in a regional de-institutionalized party system’. Regional & Federal Studies, 26(4), 531-554.
Emanuele, V., Marino, B., & Diodati, N. M. (2016). ‘Comunali 2016, l’analisi dell’offerta politica nei comuni capoluogo’. In Cosa succede in città? Le elezioni comunali del 2016, V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Dossier CISE, pp.33-40
Fabrizio, D., & Feltrin, P. (2007). ‘L’uso del voto di preferenza: una crescita continua’, in Riforme istituzionali e rappresentanza politica nelle regioni italiane, A. Chiaramonte e G. Tarli Barbieri (a cura di), Bologna: Il Mulino, pp. 175-199.
Vittori, D., & Paparo, A. (2018). ‘Il quadro della vigilia delle comunali: le alleanze e le amministrazioni uscenti’, in Goodbye Zona Rossa, A. Paparo (a cura di), Dossier CISE, pp.27-36.