Basandosi sul questionario molto ricco della recentissima indagine CISE-ICCP, analizziamo la “domanda” politica espressa dagli elettorati dei vari partiti e mostriamo su quali temi questi partiti sono considerati credibili, e quindi in grado di rispondere in modo efficace. I risultati mostrano due aspetti fondamentali:
(1) la netta predominanza, nell’offerta partitica, dei temi “culturali” (Europa, diritti civili, ambiente) rispetto a quelli economici; tuttavia con la vistosa eccezione del M5S, che rappresenta l’unico partito caratterizzato in modo forte sui temi economici, sia in termini di domande espresse dal suo elettorato (su posizioni redistributive di sinistra) che in termini di credibilità percepita. Un fattore che potrebbe spiegare la crescita del M5s.
(2) una “polarizzazione indotta”: gli elettorati di vari partiti esprimono domande “miste” (che combinano, sui diversi temi, posizioni tradizionalmente “di sinistra” e altre “di destra”) mentre invece la caratterizzazione dell’offerta dei vari partiti appare nettamente di destra o di sinistra (ben più che in passato), quindi con una polarizzazione ideologica che non c’è nell’elettorato, ma viene prevalentemente indotta dai partiti.
A pochi giorni dal black-out pre-elettorale, i vari sondaggi concordano più o meno tutti nell’evidenziare il solido vantaggio della coalizione di centro-destra, ma al tempo stesso la forte crescita del M5S e l’invece difficile decollo del “terzo polo” di Calenda (vedi qui le nostre stime).
In questo articolo presentiamo invece alcuni risultati tratti dall’ultima indagine CISE condotta nell’ambito del progetto internazionale ICCP. Si tratta di un’indagine il cui fuoco principale non sono tanto le intenzioni di voto (che pure analizziamo in un’analisi separata), ma invece le opinioni dei cittadini su un grande numero di temi politici trattati nella campagna elettorale. Tuttavia, come vedremo, proprio la ricchezza di queste informazioni ci permette di rispondere a domande forse ben più importanti per il ruolo che le elezioni giocano nella democrazia. Quali sono le domande espresse dai cittadini? E quelle specifiche degli elettori dei vari partiti? E come l’offerta dei partiti (percepita dai cittadini) è in grado di rispondere a queste domande? E ancora: in base a queste considerazioni, possiamo ricostruire e anticipare quali saranno le strategie dei partiti in queste ultime due settimane di campagna elettorale?
Le domande degli elettori, e l’offerta dei partiti
La risposta che offriamo a questi quesiti si basa sulla
lente teorica della teoria della issue yield (De Sio e Weber 2014), che potremmo tradurre con
“rendimento” dei diversi temi politici. L’idea di fondo è che i partiti, per vincere
le elezioni, dovrebbero concentrare la propria campagna su quegli obiettivi politici
che: (1) sono più largamente (se non unanimemente) condivisi nella propria
base elettorale; e che al tempo stesso (2) sono condivisi anche in generale
(ovvero anche da elettori degli altri partiti), fornendo quindi un potenziale
di espansione elettorale. I temi che coniugano meglio queste due
caratteristiche sono detti high-yield (ad alto rendimento), con un
rendimento misurabile con un apposito indice, e sono di fatto temi win-win,
perché permettono di guadagnare elettori senza perdere la propria base di
partenza.
Concentrandosi su questi temi, peraltro, i partiti svolgono anche una funzione
fondamentale della democrazia, impegnandosi su obiettivi condivisi anche fuori
dal proprio partito, e quindi realizzando quella responsiveness (corrispondenza
tra attività di governo e preferenze dei cittadini) che è al cuore della
definizione di democrazia (Dahl 1971).
Un primo esercizio interessante è quindi anzitutto per noi
l’identificazione di questi temi per ciascun partito: ovvero la domanda politica
che anima il suo elettorato. Però, in secondo luogo, non va dimenticato che i
politici costruiscono un’offerta politica che può avere anche una
caratterizzazione diversa, dedicando la loro attenzione e costruendo la loro
reputazione su un insieme di temi che caratterizzano la loro leadership e la
loro gestione del partito, che possono anche essere diversi dai desideri del
loro elettorato.
La teoria della issue yield offre strumenti per misurare anche questa offerta
politica (e quindi la discrasia con la domanda), chiedendo agli intervistati quali
partiti ritengono credibili nel realizzare i vari obiettivi, e quindi – in
definitiva – cosa si aspettano che i partiti facciano effettivamente una volta
al governo (D’Alimonte, De
Sio, e Franklin 2019). Si può quindi fare una diversa identificazione
dei temi ottimali di ciascun partito (con una versione
modificata dell’indice di issue yield: vedi De Sio e Weber 2020), e quindi confrontare domanda
e offerta, cogliendo in che modo l’offerta politica di un partito magari
presenta una discrasia rispetto dalle domande formulate dai suoi elettori.
Ma vediamo subito degli esempi.
Fratelli d’Italia – una leader di destra per elettori con alcune opinioni di sinistra
La Tabella 1 presenta la top 10 di obiettivi tematici per l’elettorato del partito di Giorgia Meloni, ovvero i 10 obiettivi tematici con il rendimento potenziale più alto. Si tratta dei temi che presentano la combinazione migliore di unanimità interna e popolarità nella popolazione generale: corrispondono all’idea che per vincere le elezioni bisogna riuscire a sfruttare la combinazione tra capacità di compattare il proprio partito e capacità di rappresentare opinioni molto diffuse nella popolazione in generale. Come si può vedere, sono tutti obiettivi con un alto grado di compattezza all’interno di FdI (consenso compreso tra il 75 e il 94%), ma al tempo stesso largamente condivisi da una quota di elettori amplissima (tra il 48 e l’86%, a seconda degli obiettivi), molto più alta del 15,4% del campione che già ora voterebbe FdI. Ad esempio nel caso della limitazione dell’immigrazione, si tratta di un obiettivo praticamente unanime dentro FdI (94%), ma al tempo stesso condiviso dal 68% dell’intero campione, e che non a caso produce un indice di rendimento altissimo (0.93, rispetto a un massimo possibile di 1).
Uno sguardo d’insieme a questi dieci obiettivi ci dà quindi un’idea dell’ipotetico programma che, se promosso in campagna elettorale, garantirebbe a FdI la massima possibilità di espansione elettorale senza andare contro le opinioni dei suoi elettori. Ed emerge un quadro non scontato: come si vede dai colori degli orientamenti politici generali (L per obiettivi “di sinistra”, R per obiettivi “di destra”, anche se a volte la classificazione è inevitabilmente arbitraria), gli obiettivi ottimali per espandere FdI sono in parte tradizionalmente di destra (limitare l’immigrazione, rigassificatori, presidenzialismo, no al reddito di cittadinanza, ridimensionare la magistratura), ma in parte anche tradizionalmente di sinistra (eutanasia, ridurre l’età pensionabile, garantire l’aborto, salario minimo). Può sembrare sorprendente, ma non si tratta di un fenomeno inedito; leader come Marine Le Pen in Francia e Geert Wilders in Olanda (e per certi versi la stessa Lega di Salvini) hanno intercettato con successo il voto di cittadini con orientamenti che vanno oltre gli orientamenti ideologici del ventesimo secolo: cittadini chiaramente di destra sul tema dell’immigrazione e sull’Europa (anche se spesso non favorevoli ad uscirne), ma al tempo stesso con orientamenti di protezione economica dal libero mercato (quindi di sinistra), e al con posizioni spesso progressiste su alcuni temi dei diritti civili, come eutanasia e aborto. Non sorprende quindi osservare che chi oggi ha intenzione di votare FdI possa avere queste posizioni.
Tabella 1 – Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Fratelli d’Italia
Al tempo stesso, però, è rilevante chiedersi qual è il tipo di offerta che questi cittadini si accingono a votare (vista attraverso le percezioni degli intervistati). Lo si può fare costruendo la stessa lista, ma questa volta incorporando anche le valutazioni (da parte del campione) degli obiettivi su cui FdI è considerato verosimilmente più credibile, quindi con una valutazione “sul campo” del partito e dell’attuale leadership politica di Giorgia Meloni. La Tabella 2 presenta questa lista.
E il confronto tra le due tabelle non potrebbe essere più rivelatore. Quando si incorpora infatti una valutazione della effettiva leadership del partito (e non solo usando le posizioni dei suoi elettori) si vede nettamente come la caratterizzazione di FdI sia nettamente e inequivocabilmente su posizioni di destra. Della lista precedente, tutti gli obiettivi “di sinistra” (eutanasia, età pensionabile, aborto, salario minimo) escono dalla top 10, e vengono sostituiti da altri obiettivi: la prima new entry, a onor del vero, è l’obiettivo trasversale (V=valence issue, obiettivo trasversale) di combattere la violenza sulle donne (Meloni è ritenuta credibile dal 29% dell’intero campione: è la prima in graduatoria tra tutti i partiti – essendo tra l’altro l’unica donna leader), ma gli altri sono il no allo ius soli/scholae, il nucleare, il no alla legalizzazione della cannabis, la riduzione del welfare per gli immigrati).
Tabella 2 – Obiettivi ottimali considerando anche la percezione di credibilità del partito: Fratelli d’Italia
Per FdI si configura quindi una strategia molto coerentemente di destra, pur a fronte di una domanda del suo elettorato (e della cittadinanza in generale) più complessa e variegata. Come si conciliano questi due aspetti? Com’è possibile che cittadini che su alcuni temi hanno opinioni anche di sinistra finiscano per votare per un partito che si presenta coerentemente come di destra? La risposta sta nella salienza dei temi. A guardare bene, tutti i temi con la massima credibilità per Meloni sono temi di tipo culturale e non economico (con l’unica eccezione del reddito di cittadinanza, che tuttavia ormai è diventato un tema-bandiera dello scontro con il M5s), a testimonianza del fatto che l’identità di Meloni è stata costruita su temi prevalentemente culturali (specie immigrazione ed Europa), silenziando temi economici che avrebbero potuto essere divisivi (e su cui una posizione di destra avrebbe potuto scontentare l’elettorato FdI). Questo può conciliarsi con una minore rilevanza dei temi economici per gli elettori FdI (di fronte a una scelta magari dominata dalla prospettiva di cambiamento rispetto al governo attuale) oppure di operare una proiezione, per cui magari – attratti da FdI su temi culturali – tendono a pensare che anche sui temi economici (su cui c’è silenzio) realizzerà proposte a loro gradite.
Diverso è invece il caso di temi culturali come aborto ed eutanasia. In questo senso è stata interessante la sortita di Chiara Ferragni, che ha additato le pratiche di governo di FdI a livello locale per rendere sempre più difficile l’aborto (es. nelle Marche): i dati ci dicono che la base di questo partito è invece su posizioni ben diverse (83% per tutelarlo, addirittura un punto in più del totale del campione); quindi questo tema potrebbe rappresentare un potenziale punto debole.
Infine, i dati sulla credibilità ci dicono anche qualcosa sul potenziale di espansione di FdI. Su alcuni di questi temi, i valori di credibilità raggiungono valori che testimoniano la capacità di Meloni di parlare in modo credibile al 25% e oltre dell’intero campione (potenzialmente intorno al 37% dei voti validi), e su alcuni (no al reddito di cittadinanza, combattere la violenza sulle donne) FdI è anche al primo posto nella graduatoria di credibilità tra i diversi partiti. Su altri non è al primo posto (ad esempio sul limitare l’immigrazione, dove la Lega gode di una credibilità di 18 punti superiore), ma comunque è considerata credibile da una percentuale molto importante di intervistati. L’attesa è quindi che, se Meloni condurrà una campagna strategica, lo farà sui temi [LDS2] di questa lista[LDS3] ; temi che potrebbero garantirle un’ulteriore espansione oltre le attuali stime.
Lega: svolta a destra, nonostante l’elettorato
Passiamo ora all’altro grande partito di destra radicale in gioco in questa tornata elettorale: la Lega. Dopo aver ricoperto un ruolo di assoluto protagonista nella passata legislatura, la formazione di Matteo Salvini pare destinata – dai dati di sondaggio – a essere forse addirittura doppiata da Fratelli d’Italia. La Tabella 3 riporta le 10 tematiche con il rendimento potenziale più alto per la Lega, in base alla domanda del proprio elettorato e di quello generale. In linea con quanto visto per Fratelli d’Italia (e più in generale con le note ambiguità ideologiche dei partiti di destra radicale soprattutto in ambito economico), a emergere è una domanda tematica piuttosto mista da un punto di vista di tradizionali posizioni sinistra-destra: prevalentemente (seppure non univocamente) di destra culturale e sinistra economica. Infatti, la domanda rivolta alla Lega abbina posizioni avverse all’arrivo di nuovi immigrati e all’integrazione di quelli esistenti (con l’opposizione a riforme più inclusive della legge sulla cittadinanza) con anche posizioni ben più “aperte” culturalmente (e ampiamente condivise nell’elettorato) su temi di diritti civili che non riguardano l’immigrazione, come l’eutanasia. Al contempo, parrebbe rimanere per la Lega una parte di domanda di sinistra economica da soddisfare, con temi come la riduzione dell’età pensionabile e delle disuguaglianze di reddito e l’introduzione di un salario minimo. Da questo punto di vista, con la sola opposizione alla misura “di bandiera” M5s del reddito di cittadinanza (seppure supportata dalla Lega nel contratto e nell’esperienza di governo del Conte I), il quadro pare abbastanza coerente: forse anche sorprendentemente, vista l’assenza in questa lista di alcuni cavalli di battaglia di destra economica del Carroccio , su tutte la flat tax (probabilmente per lo scarso consenso che questo tema gode presso l’elettorato generale, 22%).
Tabella 3 Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Lega
La Tabella 4 modifica il quadro incorporando la credibilità della Lega presso l’elettorato sul conseguimento dei vari obiettivi. Ne emerge un quadro cambiato ed estremamente interessante, riassumibile parlando di una coerente agenda di destra: culturalmente ed economicamente. Vi è quindi una discrasia tra domanda e offerta: scompaiono infatti dalla lista i temi di sinistra, culturale ed economica, lasciando spazio a posizioni coerentemente di destra.
Il partito di Salvini si conferma infatti quello principe, agli occhi dell’elettorato, per il contrasto all’immigrazione, essendo il più credibile in assoluto sui tre temi ora più redditizi: limitazione dell’immigrazione (con un abissale 18% di scarto sul secondo partito più credibile, FdI), opposizione a ius soli/scholae (4% di scarto dal secondo partito più credibile) e riduzione dell’accesso ai servizi sociali per gli immigrati (8% di scarto dal secondo partito più credibile). Queste posizioni sono integrate coerentemente da altri obiettivi tradizionalmente conservatori da un punto di vista culturale (come l’opposizione alla legalizzazione delle droghe leggere), nonché da obiettivi più salienti in quanto legati alla congiuntura storica come il ritorno al nucleare e il presidenzialismo. Forse ancor più interessante è, poi, la sostituzione dei temi economici di sinistra con altri di destra, con la comparsa della tanto enfatizzata flat tax e di altri temi classici come la rottamazione delle cartelle esattoriali, sui quali la Lega è il partito più credibile. Resta inoltre l’opposizione al reddito di cittadinanza, insieme anche all’obiettivo economico valence della riduzione delle tasse sul lavoro.
Insomma, come nel caso del partito di Giorgia Meloni, a fronte di una domanda elettorale piuttosto variegata, una volta considerata anche la credibilità percepita della Lega sui vari temi, per il partito di Matteo Salvini si configura un “ritorno alla destra” più classica da un punto di vista ideologico: conservatrice da un punto di vista culturale e a favore del libero mercato economicamente. I tempi dell’ambiguità alla “flat tax piú reddito di cittadinanza” sembrano essere stati messi alle spalle.
Tabella 4 Obiettivi ottimali considerando anche la percezione di credibilità del partito: Lega
Evidentemente anche per questo partito l’appello ai temi culturali fa premio sulle differenze di opinione su temi economici. Un secondo tema di riflessione è inoltre la stima relativamente bassa del consenso alla Lega, rispetto al suo bacino di credibilità: una spiegazione potrebbe essere l’aver patito (rispetto a Fratelli d’Italia, che ha posizioni e credibilità simili) il sostegno attivo al governo Draghi.
Forza Italia: la perdurante eredità di Berlusconi
Nella Tabella 5 sono illustrati i 10 obiettivi tematici con il rendimento più alto per Forza Italia. Come si può osservare, emerge un quadro in parte inatteso, che unisce proposte tradizionalmente di destra (come la limitazione dell’immigrazione, l’abolizione del reddito di cittadinanza, il presidenzialismo) con proposte tradizionalmente di sinistra, come ad esempio eutanasia, aborto, Europa. Si tratta di un aspetto fino a questo punto in parte coerente con il profilo di Forza Italia, partito tradizionalmente liberale ed europeista. Tuttavia, l’aspetto più interessante è dato dalla concomitante presenza di obiettivi “di sinistra” legati alla protezione economica, come la riduzione dell’età pensionabile e l’introduzione del salario minimo. Il risultato evidenzia dunque come l’elettorato di Silvio Berlusconi, in linea con altri partiti di destra sia europei, sia italiani, presenti istanze conservatrici su alcuni temi (come l’immigrazione), progressiste su alcuni temi di diritti civili non legati all’immigrazione (aborto e eutanasia) abbinate ad altre di protezione socio-economica, e quindi più orientate verso politiche tradizionalmente di sinistra sui temi del lavoro.
Tabella 5 Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Forza Italia
La Tabella 6 mostra invece come cambia la gerarchia degli obiettivi tematici, quando si incorporano le valutazioni di credibilità su Forza Italia, quindi considerando come la domanda dell’elettorato interseca invece l’offerta politica di Forza Italia, come percepita dai cittadini . I risultati evidenziano un posizionamento molto più di destra del partito, in cui obiettivi di sinistra vengono sostituiti chiaramente da altri di destra, in particolare sotto l’aspetto economico: flat tax, contrarietà ad un aumento della tassa di successione, rottamazione delle cartelle esattoriali. Peraltro, il partito di Berlusconi risulta particolarmente credibile su due obiettivi trasversali particolarmente significativi: la riduzione delle tasse sul lavoro (credibilità 28%) e il sostegno alla crescita economica (26%), per i quali viene considerata come la forza politica più credibile da parte dell’elettorato. A questi temi economici, si accompagnano poi alcuni obiettivi di tipo culturale tradizionalmente di destra, come il nucleare (credibilità 19%) e altri in linea rispetto alla proposta storica di Forza Italia, come la riduzione dei poteri della magistratura (credibilità 16%)
Tabella 6 Obiettivi ottimali, considerando anche la percezione di credibilità del partito: Forza Italia
Complessivamente, emerge dunque un profilo di Forza Italia fortemente incentrato sulla dimensione dello sviluppo economico e della riduzione delle tasse, chiaramente in linea con la tradizione del partito. Sebbene non manchino elementi “culturali”, la massima credibilità della leadership del partito si ottiene su quegli aspetti più economici e legati alla dimensione “produttiva”. La parziale contraddizione rispetto alle posizioni dell’elettorato illustrata precedentemente, può dunque essere spiegata con la maggiore credibilità che il partito di possiede su queste tematiche trasversali. La riduzione delle tasse (generalizzata) e lo sviluppo rappresentano due obbiettivi generali, che apportano benefici alla popolazione complessivamente intesa, garantendo quindi, nella percezione degli elettori, un supporto anche da quelle fasce di elettorato che richiedono una protezione sociale più forte. Dato il grande margine di credibilità di cui gode (all’incirca un quarto dell’elettorato), essi costituiscono gli aspetti su cui puntare per concretizzare il proprio potenziale di espansione al partito di Silvio Berlusconi: c’è quindi da attendersi un’enfasi su questi temi nel resto della campagna.
Azione-Italia Viva: un partito liberale moderato con elettori liberali di sinistra?
Tabella 7 Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Azione
Azione-Italia Viva è l’unico partito veramente nuovo che analizziamo, e scaturisce dalle due esperienze di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Entrambi nati e cresciuti politicamente nell’ambito del centrosinistra, condividono tradizionalmente (oltre all’avversione per il M5S) un’impostazione di sinistra più sui temi “culturali” (soprattutto Europa e diritti civili) che su quelli economici, dove invece entrambi i leader hanno sempre avuto posizioni più chiaramente moderate (uno dei principali provvedimenti del governo Renzi fu la riforma del mercato del lavoro inserita nel Jobs Act), culminate nella recente identificazione con l’”Agenda Draghi”.
In realtà l’elettorato che in questo momento è intenzionato a votare Azione appare essenzialmente liberale (di sinistra) sui temi culturali (UE, aborto, eutanasia, mantenere il welfare per gli immigrati, pro Ddl Zan – ovvero per inasprire le pene per le discriminazioni anti-LGTBQ+), con posizioni chiaramente atlantiste (pro NATO e pro armi all’Ucraina – su quest’ultimo tema addirittura d’accordo all’81%, contro il 41% dell’intero campione), e con posizioni invece conservatrici sui temi dell’ambiente e dell’energia (pro nucleare, pro rigassificatori). Fin qui, quindi, sulle caratteristiche dell’elettorato di Azione, ovvero le domande espresse da questo elettorato. Incorporando invece la misurazione delle caratteristiche di questo partito e della sua leadership, emerge un quadro in parte diverso.
Una volta incorporate le valutazioni di credibilità, infatti la selezione di obiettivi che vengono percepiti come credibilmente attesi da Azione-Italia Viva non è particolarmente di sinistra, come visibile in Tabella 8. Retrocedono fuori dalla top 10 alcuni obiettivi di sinistra come la tutela dell’aborto, l’eutanasia, il no alla flat tax, il Ddl Zan. Questi lasciano posto ad altri temi: uno progressista sui diritti civili (ius soli/scholae), uno istituzionale tendenzialmente di sinistra (no al presidenzialismo), ma poi un ulteriore tema atlantista (sanzioni alla Russia) e uno economicamente conservatore (favore all’aumento dell’età pensionabile). Il risultato è che, se si fa infatti eccezione per l’orientamento pro-UE (che per convenzione attribuiamo alla sinistra, ma che in realtà è difficile da attribuire a uno dei due grandi orientamenti politici), ai primi posti troviamo infatti gli orientamenti atlantisti (armi all’Ucraina, Nato, mantenere le sanzioni alla Russia), abbinati a un insieme di posizioni conservatrici su energia ed economia; segue il no al presidenzialismo, e solo in nona e decima posizione compaiono due temi (culturali) più chiaramente di sinistra. Di nuovo quindi una parziale discrasia tra domanda e offerta, in cui ancora una volta l’elettorato si orienta probabilmente più su temi culturali, per premiare un’offerta che tuttavia è caratterizzata in modo un po’ diverso (soprattutto sui temi della politica estera e dell’energia), e che ricorda per certi versi il profilo di alcuni classici partiti liberali di destra (come la FDP tedesca).
Tabella 8 Obiettivi ottimali considerando anche la percezione di credibilità del partito: Azione
Peraltro, c’è un ultimo dato rilevante che potrebbe spiegare perché questo partito non sta riuscendo a decollare nei sondaggi quanto si sarebbe atteso. Interpretando i valori di credibilità come potenziale di espansione, è in effetti vero che su alcuni temi (UE, NATO, rigassificatori) Calenda è considerato credibile da una percentuale del campione compresa tra il 12 e il 17% (in voti validi, potenzialmente tra il 18 e il 25%), ma è anche vero che su questi temi comunque è soltanto al quarto o quinto posto nella graduatoria della credibilità rispetto agli altri partiti. Appare dunque difficile che, pur insistendo su questi temi, la campagna di Azione possa attrarre voti da altri partiti. Almeno per quanto riguarda il ruolo dei temi nello spiegare le scelte di voto (ma contano molti altri fattori), questo potrebbe spiegare perché Azione finora non ha visto una dinamica fortemente espansiva nelle intenzioni di voto.
Partito Democratico: diritti civili e status quo
La Tabella 9 riporta i 10 obiettivi tematici con il rendimento potenziale più alto per il partito di Enrico Letta, in base alla configurazione dell’opinione della propria base e dell’elettorato in generale. Come per Fratelli d’Italia, anche qui la configurazione tematica vincente per il PD dal lato della domanda combina temi con sia ampio o ampissimo consenso nell’elettorato generale (tra il 66% e l’86%), sia assoluta compattezza interna (dall’83% al 97%): caratteristiche dalle quali conseguono degli indici di rendimento molto alti (tra 0,80 e 0,97). Emblematico, da questo punto di vista, il tema della legalizzazione dell’eutanasia nei casi di malattia incurabile: il più condiviso generalmente in questo elenco – dall’86% del nostro campione, ben oltre il 14,3% che voterebbe il PD –, e al contempo condiviso da 9 elettori su 10 di questo partito (89%), il che consegue in un indice di rendimento di 0,87. La base del PD è, inoltre, praticamente unanime (97%) sul tema, invece relativamente più controverso nell’elettorato generale, di restare all’interno dell’Unione Europea, facendo letteralmente schizzare l’indice di rendimento di questo tema quasi al valore massimo di 1 (0,97).
Un’analisi complessiva di questo pacchetto di temi ad alto rendimento illustra una classica domanda di sinistra, prevalentemente ‘left-libertarian’, e cioè di sinistra economica abbinata a posizioni liberali e di apertura sui temi culturali e dei diritti, tipici della socialdemocrazia dell’Europa occidentale (e.g., Kitschelt 1994). Infatti, al PD sembrano si rivolgono elettori favorevoli a temi “postmaterialisti” come l’eutanasia e la tutela dalle discriminazioni a sfondo sessuale, così come la tutela dell’aborto e dell’ambiente. E in più è chiarissima la vocazione europeista degli elettori PD. Infine, tra le domande degli elettori PD emergono con forza anche temi di tradizionale sinistra economica: difesa della progressività fiscale contro la flat tax, salario minimo, lotta alle disuguaglianze di reddito. Parziali eccezioni a questo quadro sono costituite dai temi sulla collocazione internazionale dell’Italia all’interno del blocco NATO – anche qui, a dire il vero, di conservazione dello “status quo” – e dall’atteggiamento favorevole ai rigassificatori per contrastare la crisi energetica. Due issues molto salienti in questo momento, che parrebbero dipendere più dalla congiuntura storica legata alla guerra russo-ucraina che da un profilo organico di domanda richiesta alla formazione di Letta.
Tabella 9 Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Partito Democratico
Il quadro, però, mostra alcuni cambiamenti una volta considerata la percezione del PD e della leadership di Enrico Letta, attraverso la credibilità del partito su vari obiettivi (Tabella 10). Pur non con differenze drastiche, balza all’occhio il depauperamento dei temi di sinistra economica una volta che la credibilità del PD su questi temi viene inserita nell’equazione. Infatti, se da un lato permane l’opposizione alla battaglia “di bandiera” del centrodestra (progressività fiscale, ovvero no flat tax), tuttavia la minore credibilità del PD su obiettivi economici di sinistra più radicali (e di cambiamento attivo piuttosto che di conservazione dello status quo) fa scomparire dalla lista salario minimo e lotta alle disuguaglianze di reddito. Ciò pare in linea con i trend storici di moderazione ideologica e progressiva trasformazione in “partiti pigliatutto” della socialdemocrazia europea, da anni ampiamente documentati in letteratura, dei quali una forma è la maggiore enfasi su temi non economici, prevalentemente postmaterialisti (e.g., Abou-Chadi e Wagner 2019). Sorprende, peraltro, l’assenza di temi valence da questo elenco, data proprio l’assodata natura del PD come “partito di governo”. Quello che rimane è quindi un’agenda, a livello di credibilità, sia di apertura socio-culturale su immigrazione (accoglienza, welfare, ius soli) e inclusione (inasprimento delle pene per la discriminazione di LGBTQ+); sia di conservazione dei tradizionali assetti istituzionali (elezione del Presidente della Repubblica in Parlamento) e internazionali (pro-UE, NATO e occidente, con conferma di sanzioni alla Russia e invio di armi all’Ucraina) dell’Italia.
È peraltro interessante notare come, su tutti questi temi, il PD risulti il partito più credibile in assoluto nel nostro campione, con distacchi dai secondi classificati sempre rilevanti (tra il 5% e l’11%). Insomma, il quadro che emerge è chiaro: come nessun altro, il PD è il partito dello status quo, tolte alcune aperture a livello di diritti, e da un punto di vista strategico la sua agenda difficilmente può uscire da questi temi. Temi che peraltro parlano anche a molti elettori in termini di credibilità, ma che sono difficili da usare perché configurano quasi sempre il mantenimento della situazione attuale, e quindi non configurano chiaramente un progetto di futuro.
Tabella 10 Obiettivi ottimali considerando anche la percezione di credibilità del partito: Partito Democratico
Alleanza Verdi-Sinistra: la prevalenza dei temi culturali
Nella Tabella 11 sono illustrati i dieci obiettivi tematici con il rendimento più elevato per l’Alleanza Verdi-Sinistra, che quindi rappresentano le domande più coerenti e elettoralmente produttive dell’elettorato di questa alleanza. In maniera sostanzialmente prevedibile, si tratta di un insieme di istanze legate a temi di sinistra su cui il partito gode di una sostanziale omogeneità interna. In tutti i casi infatti il consenso interno si aggira intorno al 90%, raggiungendo addirittura il 100% per aborto e difesa della progressività fiscale.
Si tratta di un mix di proposte di natura economica (mantenere la progressività fiscale, riduzione delle differenze di reddito, salario minimo) e culturali (aborto, eutanasia, no al nucleare, immigrazione), che presentano un indice di rendimento particolarmente elevato, che, in certi casi (progressività fiscale e aborto), raggiungono i valori massimi della scala dato – oltre al forte consenso interno – l’ampio supporto nell’elettorato.
Tabella 11 Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Alleanza Verdi-Sinistra
La Tabella 12, come visto finora, integra invece la credibilità del partito nella selezione degli obiettivi ottimali. La situazione rimane sostanzialmente simile, tuttavia con qualche importante differenza. I risultati infatti evidenziano un forte posizionamento di sinistra del partito, con tutti e dieci i temi di nuovo tradizionalmente caratteristici di questa parte politica. L’aspetto più interessante è dato tuttavia dalla sopraggiunta prevalenza di obiettivi culturali (che diventano la netta maggioranza) rispetto a quelli economici. Temi come la protezione dell’ambiente (22%) lo ius scholae (16%) e la contrarietà alla riduzione all’accesso al welfare per gli immigrati (15%) costituiscono gli obiettivi in cui il partito risulta più credibile e quindi quelli che gli possono garantire una maggiore sostegno elettorale oltre la propria base. La credibilità di AVS (e quindi anche la sua capacità di allargare il proprio bacino di consensi) sembra dunque giocarsi prevalentemente su una dimensione culturale che economica.
Tabella 12 Obiettivi ottimali, considerando anche la percezione di credibilità del partito: Alleanza Verdi-Sinistra
Movimento Cinque Stelle: l’unico caso di dominio dei temi economici
Passando adesso ad esaminare il Movimento Cinque Stelle, la Tabella 13 presenta i dieci obiettivi tematici con il più alto potenziale per il partito pentastellato. A conferma di un processo di cambiamento nel proprio elettorato (che negli anni ha perso la sua parte di elettori che venivano dalla destra, confluiti in Lega e FdI), le domande dei potenziali elettori del partito guidato dall’ex Presidente del Consiglio Conte sono tutte su obiettivi tradizionalmente di sinistra, sia culturali che soprattutto economici. Tra quelli con un maggior potenziale di rendimento c’è ad esempio l’eutanasia (consenso nel partito al 89% e nell’elettorato al 86%), il salario minimo (89% nel partito e 84% nella società), la riduzione dell’età pensionabile (87% nel partito e 79% nella società) e il sostegno alla progressività fiscale (87% nel partito e 79% nell’elettorato). Ma a colpire c’è soprattutto la preponderanza di temi economici tra le domande che animano l’attuale elettorato M5S (6 obiettivi su 10, caso unico tra i partiti analizzati).
Tabella 13 – Obiettivi ottimali in base all’elettorato del partito: Movimento Cinque Stelle
Complessivamente, appare dunque una domanda politica coerentemente di sinistra in particolare sui temi economici, ma anche su quelli culturali. Vediamo adesso però se e come questa domanda viene intercettata e sfruttata con successo dall’offerta del M5S, vista attraverso la sua percezione di credibilità da parte degli elettori rispetto alle varie tematiche (Tabella 14).
Volendo, la considerazione anche della credibilità del M5S spinge ancora più in alto gli obiettivi di tipo economico, che salgono alle prime posizioni: in primis sostegno al reddito di cittadinanza (misura minoritaria nel campione totale, ma un 40% è pur sempre appetibile) e introduzione del salario minimo. La cosa non risulta certamente sorprendente: la difesa del reddito di cittadinanza costituisce senza dubbio uno dei punti centrali del programma M5S, principali sostenitori dell’introduzione della misura già dalla campagna 2018. Lo stesso salario minimo è poi divenuto una misura cardine del programma di Conte, che ne sosteneva l’introduzione anche durante l’esperienza del Governo Draghi. Gli altri obiettivi includono battaglie storiche del partito, come ad esempio il sostegno al superbonus e l’opposizione a nuove centrali nucleari, e alcune tematiche legate ai diritti civili, come l’aborto e l’inasprimento delle pene per chi commette discriminazioni anti-LGBTQ+.
Tabella 14 Obiettivi ottimali considerando anche la percezione di credibilità del partito: Movimento Cinque Stelle
Ulteriore aspetto particolarmente interessante è dato dalla maggiore credibilità accordata al Movimento su alcune tematiche trasversali, come il combattere la violenza sulle donne, la riduzione della povertà e il garantire ai cittadini prezzi sostenibili di luce e gas. All’incirca un quinto dell’elettorato infatti, ritiene che il Movimento sia particolarmente credibile su questi temi, collocandolo primo tra le forze politiche per credibilità (come nel caso della riduzione della povertà) o comunque tra le prime, a breve distanza dalle altre. Si tratta di un aspetto, se letto insieme ai dati relativi al reddito di cittadinanza e al salario minimo particolarmente importante. La strategia del M5S di caratterizzarsi a sinistra, puntando sulla credibilità su temi economici, potrebbe infatti spiegare la crescita osservata per questo partito, visto che su questi temi il potenziale di credibilità per il M5S è decisamente alto, quindi configurando una plausibile espansione. È dunque possibile che questi temi acquisiscano ancora più centralità nella campagna elettorale del M5S.
In conclusione: tra “polarizzazione indotta” e declino dei temi economici (con l’eccezione del M5S)
Quale interpretazione complessiva dare, alla luce dell’interpretazione complessiva del rapporto tra domanda e offerta di obiettivi politici, che abbiamo visto per tutti i principali partiti? A nostro parere gli aspetti principali sono due.
Il primo di essi è una sorta di “polarizzazione indotta”. Polarizzazione nel senso che, diversamente dal passato, assistiamo a un ritorno di destra e sinistra. I partiti italiani, quando usiamo la teoria della issue yield per ricostruire la loro offerta programmatica ottimale, appaiono infatti nel 2022 – con poche eccezioni – caratterizzati coerentemente in termini di obiettivi di sinistra o di destra. Si tratta di una situazione nuova rispetto al passato, che invece aveva visto partiti come Lega e M5S (in linea con altri esempi internazionali) caratterizzati nel 2018 da obiettivi ottimali in parte “misti”, e che erano stati alla base del loro successo elettorale. Tuttavia si tratta di una polarizzazione indotta: perché se invece guardiamo – per i singoli partiti – il passo precedente, ovvero le domande espresse dai loro elettorati, si tratta di domande molto più miste e meno polarizzanti; che configurerebbero alcuni temi consensuali con un supporto ampio (prevalentemente con posizioni conservatrici sull’immigrazione, e progressiste sull’economia).
Il secondo è, invece, il netto predominio dei temi culturali rispetto a quelli economici. In modo per certi versi spiazzante (data la difficile situazione economica, o forse proprio per questo), quasi tutti i partiti appaiono avere una caratterizzazione prevalente su temi culturali (su cui sembra avvenire il grosso dello scontro politico) piuttosto che su temi economici. In questo senso l’eccezione più vistosa è quella dem Movimento 5 Stelle, che invece appare chiaramente trovare il cuore delle proprie risorse competitive sui temi economici. Per certi versi, le difficoltà della situazione economica potrebbero quindi offrire una chiave di lettura per la crescita recente del M5S, a fronte di rapporti di forza tra gli altri schieramenti che appaiono essenzialmente stabili rispetto agli ultimi mesi.
Riferimenti bibliografici
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