Autore: Francesco Sorana

  • Flussi Campobasso: gli elettori PD si riversano in massa sul candidato del M5S

    Flussi Campobasso: gli elettori PD si riversano in massa sul candidato del M5S

    A Campobasso le elezioni comunali hanno messo in luce delle dinamiche particolari nei flussi elettorali del ballottaggio che occorre osservare con attenzione. Dopo che al primo turno il candidato sindaco per il centrosinistra Antonio Battista è stato escluso dalla competizione elettorale con il 25,8% dei voti validi, Maria Domenica D’Alessandro per il centrodestra e Roberto Gravina per il M5S si sono confrontati al ballottaggio. Gravina ha riportato una vittoria netta al secondo turno con il 69% dei voti ed è diventato il nuovo sindaco di Campobasso. Quello del capoluogo molisano rappresenta l’unico ballottaggio in cui il M5S abbia vinto, ma è anche l’unico ballottaggio a cui sia riuscito ad accedere alle comunali 2019 (Emanuele e Paparo 2019). Questi dati rilevano due dinamiche in atto sia a livello comunale che nazionale. La prima riguarda la débâcle elettorale del M5S, che alle comunali perde ovunque al primo turno tranne che a Campobasso, dove riesce a passare al ballottaggio peggiorando tuttavia di mezzo punto percentuale il risultato ottenuto alle europee 2019. La seconda dinamica al contrario conferma l’ormai consueta capacità del Movimento 5 Stelle di raccogliere le seconde preferenze – in questo caso provenienti dal centrosinistra – nei ballottaggi (Maggini 2016, Paparo 2018): un risultato comunque non scontato nell’attuale contingenza di profonda crisi nei risultati elettorali del Movimento.

    Attraverso la Tabella 1 si possono osservare come si sono comportati gli elettori di Campobasso al ballottaggio delle comunali 2019 rispetto alla scelta elettorale delle elezioni europee 2019. Possiamo quindi capire come si è venuta determinando la rimonta di Gravina.

    Innanzitutto, è riuscito a riportare alle urne (quasi) tutti i suoi voti del primo turno. Infatti, il Movimento 5 Stelle mostra nel ballottaggio di Campobasso un alto tasso di fedeltà, ovvero la percentuale di elettori delle elezioni europee del 2019 che hanno confermato la scelta anche ai ballottaggi delle comunali 2019, pari al 94%. Naturalmente, l’assenza di flussi in uscita verso l’astensione e la compattezza degli elettori del M5S – che sono rimasti inoltre sostanzialmente impermeabili alle proposte del centrodestra – non pare sorprendente vista la concreta opportunità di vedere eletto un sindaco del proprio partito.

    La seconda chiave del successo di Gravina sta nel suo appeal presso gli elettori che non avevano il proprio candidato di area al ballottaggio, in particolare quelli del centrosinistra. Questi ultimi, si sono riversati in massa sul candidato sindaco del M5S. In particolare, otto elettori su dieci che alle elezioni europee del 2019 avevano votato il PD hanno optato ai ballottaggi delle comunali per il candidato M5S.

    Anche se meno rilevanti in termini di voti assoluti, si sono spostati in blocco verso il M5S anche gli elettori degli altri partiti minori di centrosinistra: il 100% di Europa Verde, il 77% di La Sinistra e il 72% di Più Europa. Il voto di Più Europa riconferma inoltre la natura eterogenea del bacino elettorale del partito che si sposta per tre quarti verso il M5S, mentre la parte restante si rivolge alla candidata di centrodestra. Questo movimento non si riscontra tra gli altri partiti – se non in misura minore tra quelli di La Sinistra – e si notano inoltre livelli più bassi di astensione nei partiti di centrosinistra rispetto al centrodestra.

    Inoltre è interessante notare il comportamento di una quota rilevante di elettori che si sono astenuti durante le elezioni europee del 2019 e che si è poi attivata in favore del candidato sindaco per il M5S: questo flusso pesa quasi un elettore su venti. Di contro, non si registra alcuna rimobilitazione in favore del candidato del centrodestra.

    La scelta per gli elettori del Partito Democratico, La Sinistra, Europa Verde e Più Europa è dipesa con ogni probabilità dalla maggiore prossimità ideologica rispetto all’altra lista presente al ballottaggio. Nonostante le posizioni a volte ambivalenti degli esponenti del M5S riguardo a questioni sociali ed economiche che divergono anche nettamente dai programmi dei partiti di centrosinistra – soprattutto dopo la formazione di un governo insieme alla Lega e l’adozione di politiche più severe rispetto all’immigrazione e la sicurezza – il Movimento 5 Stelle rappresenta ancora il minore dei mali rispetto all’alternativa del centrodestra.

    Inoltre le dinamiche nazionali potrebbero avere avuto un peso minore alle elezioni comunali, dove soprattutto nel caso di piccole circoscrizioni il successo dei candidati non è immediatamente associato alle vicende degli esponenti politici maggiori. A livello locale il risultato elettorale è sensibile anche alle valutazioni sull’agenda politica dei candidati, che deve essere capace di rispondere ai problemi salienti a livello locale ed è anche legato alle considerazioni sulle qualità personali dei candidati sindaci.

    Infine, l’ultima chiave del successo del M5S risiede nel comportamento degli elettori dei partiti di centrodestra. Questi hanno mostrato tassi di fedeltà molto inferiori. Gli elettori della Lega, che da soli pesano più di quelli di FI e FDI insieme alle europee a Campobasso, hanno optato per quasi due terzi per l’astensione, insieme alla metà dei precedenti elettori di Forza Italia. I sostenitori di Fratelli d’Italia non hanno mostrato invece flussi verso l’astensione durante i ballottaggi, ma il 42% ha sostenuto il candidato sindaco del M5S Gravina.

    Da rilevare come gli elettori di partiti minori si siano mossi in direzione opposta: hanno sostenuto al ballottaggio per il 73% la candidata di centrodestra mentre il resto si è astenuto, senza margini di guadagno per il candidato sindaco Gravina.

    Tab. 1 – Flussi elettorali a Campobasso fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    La Tabella 2 ci restituisce i bacini elettorali di provenienza degli elettori che sono andati a comporre i risultati delle comunali 2019 a Campobasso. Osservare la provenienza dei flussi elettorali permette di comprendere il peso degli elettorati dei vari partiti delle europee sui risultati raggiunti dai due candidati sindaci. Dall’analisi delle provenienze il risultato più interessante è sicuramente legato alla composizione del voto per il candidato sindaco del M5S, da cui emerge che gli elettori che hanno sostenuto il M5S anche durante le elezioni europee costituiscono appena il 49% del totale. È stato quindi decisivo il supporto degli elettori del PD – che contano per il 26% – ma anche di una parte pari al 12% degli elettori che alle europee 2019 si erano astenuti. Quest’ultimo aspetto riafferma, anche se con meno forza, la capacità del M5S di mobilitare verso il voto i cittadini che si erano astenuti in precedenza. Anche questo flusso va tuttavia considerato alla luce del fatto che una parte degli astenuti potrebbe aver deciso di votare e sostenere il candidato sindaco del M5S al ballottaggio perché l’alternativa era considerata peggiore. Benché in maniera modesta, anche gli elettori degli altri partiti di centrosinistra e di Fratelli d’Italia hanno contribuito per un ulteriore 12% del risultato elettorale del sindaco Gravina.  Al contrario, gli elettori di Lega e Forza Italia non disperdono voti verso l’altro candidato, optando piuttosto per l’astensione.

    La composizione dei flussi elettorali che riguardano le provenienze dei voti al candidato del centrodestra presenta un quadro più prevedibile se confrontata con quella del M5S. Il supporto elettorale è provenuto principalmente dai partiti di centrodestra e dai partiti minori che hanno concorso alle elezioni europee 2019: un terzo dei voti proviene da elettori della Lega, il 27% da FI e un ulteriore 13% da FDI. Sommando i risultati dei tre maggiori partiti di centrodestra si arriva al 72% dei voti raccolti dalla candidata sindaca D’Alessandro al ballottaggio, mentre quasi un quinto degli elettori proviene dai Popolari per L’Italia (che a Campobasso alle europee hanno superato i 3%) e da altri partiti minori. Infine la quota di elettori del M5S passati al centrodestra conta per il 7% del totale.

    È infine rilevante notare come a Campobasso, esclusi gli elettori astensionisti che non si sono presentati alle urne alle europee e al ballottaggio delle comunali 2019, i soli due partiti che compongono una parte consistente dell’astensione appartengono entrambi al centrodestra (la Lega con il 19% e Forza Italia con il 9%). Questo elemento mostra come, oltre all’importanza rivestita dai voti del centrosinistra riversati sul M5S, la scelta dell’astensione da parte di una quota considerevole degli elettori di Lega e FI è stata uno dei fattori decisivi per la sconfitta della lista di centrodestra. La rilevanza degli elettori astenuti può essere meglio illustrata dai risultati elettorali in numeri assoluti del centrodestra: tra il primo e il secondo turno delle comunali la lista ha perso oltre 4000 voti mentre il M5S ha quasi raddoppiato i suoi. È possibile tuttavia supporre che anche senza la defezione degli elettori della Lega e di FI, la lista di centrodestra non avrebbe comunque raggiunto i numeri necessari per vincere, ma almeno il gap tra i risultati elettorali dei due candidati sindaci sarebbe stato più modesto.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Campobasso fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    Per concludere, il diagramma di Sankey (Fig.1) può aiutarci a riassumere i risultati dell’analisi dei flussi elettorali a Campobasso. Il diagramma di Sankey mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali fra europee 2019 e ballottaggio delle comunali 2019 a Campobasso. A destra sono riportati i bacini elettorali del ballottaggio, a sinistra quelli delle europee. Le diverse bande, colorate in base al bacino di provenienza delle europee, mostrano le transizioni dai bacini delle europee a quelli delle comunali. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori. La figura mostra chiaramente lo spostamento in blocco degli elettori PD – in rosso – verso il M5S, fattore fondamentale, unitamente al sostegno delle altre formazioni di centrosinistra e agli elettori astenuti alle europee 2019 per la vittoria del neosindaco Gravina. Il M5S si riafferma quindi come il minore dei due mali per gli elettori di centrosinistra, e ha rappresentato a Campobasso la lista più capace di conquistare le seconde preferenze degli elettori. Il secondo maggiore flusso in termini di volume è quello relativo agli elettori leghisti che hanno optato per l’astensione dal voto, scelta che come abbiamo visto ha incrementato decisivamente le possibilità di vittoria del candidato del M5S attraverso la defezione di una porzione considerevole degli elettori per il centrodestra.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Campobasso fra europee 2019 (sinistra) e ballottaggio delle comunali 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

     

    Riferimenti bibliografici

    Emanuele, V. e Paparo, A. (2019), ‘Comunali, torna il bipolarismo. Il PD arretra ma è in vantaggio dopo il primo turno’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/08/comunali-torna-il-bipolarismo-il-pd-arretra-ma-e-in-vantaggio-dopo-il-primo-turno/

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Maggini, N. (2016), ‘Il quadro riassuntivo dei ballottaggi: arretramento del PD, avanzata del centrodestra e vittorie storiche del M5S’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE(8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 145-153.

    Paparo, A. (2018), ‘Le fatiche del M5S nei comuni: l’avanzata che non arriva e i sindaci che se ne vanno’, in Paparo, A. (a cura di), Goodbye Zona Rossa. Il successo del centrodestra nelle comunali 2018, Dossier CISE (12), Roma, LUISS University Press, pp. 227-234.

    Schadee, H. M. A., e Corbetta, P. G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 56 sezioni elettorali del comune di Campobasso. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 13,5.

  • Flussi Perugia: il PD cede ancora – alla Lega, ma anche (meno) al M5S

    Flussi Perugia: il PD cede ancora – alla Lega, ma anche (meno) al M5S

    A più di un anno dalle elezioni politiche di marzo 2018, il Partito Democratico a Perugia non è ancora riuscito a recuperare il supporto elettorale perduto, analogamente a quanto accaduto in molte altre città italiane. Rispetto alle elezioni europee 2014, dove con 41.393 voti su 85.421 aveva raggiunto il 48,5% dei voti, il Partito Democratico ha ricevuto una pesante sconfitta alle elezioni politiche 2018, e alle europee del 2019 ha continuato a cedere voti scendendo ulteriormente, non solo come voti assoluti, ma anche come risultato percentuale: dal 26,9% al 26,5% (Tab. 1).

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Perugiaperugia tab

    Attraverso l’analisi delle destinazioni dei flussi elettorali (Tab. 2) si può notare che questo calo aggiuntivo nei consensi sia dipeso soprattutto dall’aumento del sostegno per i partiti di centrodestra e in particolare della Lega, che durante le elezioni europee 2019 nel capoluogo umbro è riuscito a intercettare il 13% degli elettori che alle scorse elezioni politiche del 2018 avevano votato il Partito Democratico. Si tratta peraltro di un flusso emerso anche in altri comuni della Zona Rossa, quali Prato (Cappelli e Paparo 2019) e Modena (Sorana e Paparo 2019).

    Una parte minore ma rilevante, intorno ai cinque punti percentuali, si è spostata verso il Movimento 5 Stelle. Sebbene queste perdite percentuali potrebbero apparire a prima vista limitate e fisiologiche, esse assumono un significato diverso quando si osserva che non si riscontra un flusso di pari portata in direzione opposta, nonostante il calo del M5S.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Perugia fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    Come mostrato dalla Tabella 3, alle elezioni europee 2019 la platea degli elettori del Partito Democratico è composta a Perugia per l’82% da chi lo aveva votato alle precedenti elezioni e per un decimo da elettori di Liberi e Uguali e Più Europa e altri partiti minori alleati del Partito Democratico, fattore che evidenzia la presenza nel Partito Democratico di una quota di elettori rimasta fedele che anche dopo le pesanti sconfitte elettorali continua a sostenere il partito, il quale fatica tuttavia a mobilitare il sostegno di elettori provenienti da altri partiti.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Perugia fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    I partiti della sinistra e del centrosinistra hanno ottenuto complessivamente il 34,9%[1] nel 2019, mostrando una crescita contenuta nel punto percentuale rispetto alle elezioni dell’anno precedente. Nonostante si tratti di un evento indubbiamente positivo per le formazioni politiche della sinistra, che sembrano mostrare un primo segnale di ripartenza, non sembra che queste siano riuscite a beneficiare a livello di supporto elettorale della grave perdita di consensi che ha riguardato il Movimento 5 Stelle, a Perugia come nelle maggior parte d’Italia. Il centrodestra, con la Lega in testa, è riuscito a compattare le forze e ad accrescere ampiamente i consensi, passando dal dato aggregato di 34,5% dei voti nel 2018 all’attuale 47,7%. Il partito guidato da Matteo Salvini è riuscito a mobilitare e ricondurre una parte importante degli elettori del M5S all’interno del centrodestra. Quasi un elettore su cinque fra quelli che nel 2018 a Perugia avevano votato il M5S nel 2019 ha votato per la Lega di Salvini.

    A sinistra del PD, gli elettori che alle elezioni politiche 2018 avevano sostenuto Liberi e Uguali, a seguito del scioglimento del partito, sono fluiti alle elezioni europee 2019 per un terzo verso il PD, mentre un terzo di questi elettori si è astenuto dal voto. Il resto degli elettori ha sostenuto le liste di Sinistra Italiana (15%) e Europa Verde (12%) e in minor misura si è rivolto al Movimento 5 Stelle (9%), forse in quanto nuovo partito di governo o per le politiche proposte in materia di welfare e lavoro. I risultati elettorali non hanno favorito i partiti di sinistra che sotto varie sigle dal 2014 non sono riusciti a fermare il calo dei consensi, passando dai quattro punti percentuali delle politiche 2018 composti dai risultati congiunti di Liberi e Uguali e Potere al Popolo, al deludente 2,4% raggiunto dalla Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni nel 2019.

    La Lega è riuscita a conservare il sostegno dei propri elettori in misura maggiore rispetto agli altri partiti, con quasi nove elettori su dieci tra quelli che alle politiche 2018 avevano sostenuto la Lega che hanno rinnovato il voto alle europee 2019, rivelando un basso tasso di dispersione del voto e non registrando livelli di astensionismo tra gli elettori del 2018. L’unico flusso in uscita rilevante è verso Fratelli d’Italia, che a Perugia raccoglie quasi un decimo dei precedenti elettori della Lega.

    La Lega ha inoltre sperimentato una crescita sostanziale del supporto elettorale, passando dal 17,2% delle politiche 2018 al 31,6% alle europee 2019, con una crescita di 83 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nell’arco di cinque anni, a partire dal modesto 2,2% delle elezioni europee 2014, la Lega si è trasformata da un partito minore geograficamente limitato al Nord Italia in un partito di massa a ispirazione nazionale capace di raccogliere consensi fuori dal suo tradizionale bacino elettorale, e di imporsi anche nelle “regioni rosse” e in città considerate roccaforti storiche della sinistra. Si può dare un’idea della rapidità con cui il sostegno della Lega si è ampliato a livello locale notando che alle elezioni europee 2019 tra i sostenitori della Lega soltanto un elettore su due aveva votato il partito a Perugia anche alle elezioni politiche dell’anno precedente.

    Il successo della Lega è andato a spese di tutti gli altri partiti maggiori: i nuovi elettori mobilitati da Salvini provengono infatti da M5S (17%), Partito Democratico (12%) e Forza Italia (12%). Questo conferma almeno a livello locale la capacità della Lega di mobilitare il supporto dei cittadini preoccupati dal tema delle migrazioni, favorevoli a politiche forti in tema di sicurezza, oppure catturati dalla retorica politica di Matteo Salvini (D’Alimonte 2019).

    I due partiti che hanno subito una maggiore dispersione del voto a Perugia tra le politiche 2018 e le europee 2019 sono stati il Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Il M5S ha sperimentato un’emorragia di voti senza precedenti nella sua storia, passando nel giro di un anno dal 24,2% al 13,3% alle elezioni europee 2019. Questo drastico calo di oltre dieci punti percentuali deriva dal fatto che soltanto il 39% degli elettori del 2018 ha rinnovato il sostegno al M5S mentre un terzo si è astenuto e il 19% si è rivolto agli alleati di governo della Lega, più capaci di mobilitare il sostegno elettorale grazie a una narrazione politica vincente, e captando gli elettori di centrodestra all’interno del M5S e quelli maggiormente interessati alle politiche sull’immigrazione e sulla sicurezza. Il flusso diretto verso la Lega inoltre costituisce per il M5S l’unico flusso di rilievo in uscita verso un altro partito. Questo significa che a Perugia gli elettori che alle elezioni politiche del 2018 hanno votato per il M5S, durante le elezioni europee 2019 hanno scelto tra uno dei due partiti di governo – rinnovando il voto per l’uno o passando all’altro – oppure si sono astenuti dal voto. Praticamente nessuno ha votato PD.

    Forza Italia continua invece la sua tendenza negativa raccogliendo il 7,2% dei sostegni, appena più della metà rispetto alle elezioni europee del 2014, è in netto calo anche rispetto al 10,6% del 2018. Allo stesso modo del M5S, Forza Italia ha perso voti soprattutto verso la Lega, cui ha ceduto più di un terzo dei propri elettori. È notevole anche il flusso verso l’astensione alle elezioni europee del 2019 ­– un elettore su cinque – che rappresenta il valore più alto dopo quello degli elettori del M5S e di Liberi e Uguali (che potrebbe essere però legato all’impossibilità di riconoscersi in un altro programma politico piuttosto che a un giudizio negativo rispetto all’operato del partito).

    Più Europa è cresciuta di mezzo punto percentuale rispetto al 2018, attestandosi al 3,4%, mentre Europa Verde ha registrato alle europee 2019 un deciso incremento – in linea con gli altri partiti Verdi a livello europeo – e, nonostante si attesti soltanto al 2,6%, questo risultato rappresenta una crescita del 630% rispetto ai risultati ottenuti alle politiche del 2018 dalla lista Insieme. Entrambi i partiti mostrano alti tassi di volatilità elettorale, e fuori dal loro bacino elettorale hanno raccolto voti sia dal centrodestra che dal centrosinistra, probabilmente in virtù della dimensione sovranazionale delle elezioni europee, che potrebbe aver indirizzato gli elettori verso scelte meno influenzate dalle vicende politiche nazionali e focalizzate su questioni di più ampio respiro come il futuro e la struttura dell’Unione Europea o l’ambiente.

    I flussi mostrano che Più Europa è riuscita a mobilitare principalmente un elettorato di centrosinistra, ma anche elettori provenienti da Forza Italia (14%) e Fratelli d’Italia (8%). Inoltre un quinto del suo elettorato alle elezioni europee del 2019 era composto di elettori che alle elezioni del 2018 si erano astenuti. Europa Verde ha mostrato in modo ancora più evidente rispetto a Più Europa di saper raggiungere, almeno per le elezioni europee, elettori provenienti da partiti anche ideologicamente lontani come Fratelli d’Italia (24%), Liberi e Uguali (20%) e Lega (15%).

    Il diagramma di Sankey (Fig. 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Perugia. A sinistra sono riportati i bacini elettorali del 2018, a destra quelli del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2018 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle europee. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

    Guardando la figura, possiamo immediatamente apprezzare la tripartizione dell’elettorato 2018 del M5S: verso astensione, Lega e fedeltà; così come gli ingressi a 360° per la Lega, e le perdite del PD verso la Lega stessa ma anche il M5S.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Perugia fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey8

     

    Riferimenti bibliografici

    Cappelli, A. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Prato: si conferma l’impermeabilità del M5S al PD (che cede verso la Lega)’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-prato-si-conferma-limpermeabilita-del-m5s-al-pd-che-cede-verso-la-lega/

    D’Alimonte, R. (2019), ‘Lega-M5S: Sud chiave del ribaltone’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/29/lega-m5s-sud-chiave-del-ribaltone/

    Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

    Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.

    Sorana, F. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Modena: il sindaco uscente del centrosinistra attrae (qualche voto) dal M5S’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-modena-il-sindaco-uscente-del-centrosinistra-attrae-qualche-voto-dal-m5s/


    [1] I valori aggregati per la sinistra sono composti da Partito Democratico, Sinistra Italiana, Più Europa e Europa Verde. I valori aggregati per la destra sono composti da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia.

    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 160 sezioni elettorali del comune di Perugia. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 14,0.

  • Flussi Modena: il sindaco uscente del centrosinistra attrae (qualche voto) dal M5S

    Flussi Modena: il sindaco uscente del centrosinistra attrae (qualche voto) dal M5S

    Dall’analisi dei flussi elettorali di Modena per le elezioni europee 2019 emerge un quadro interessante per quanto riguarda il Partito Democratico. I dati sono incoraggianti per il partito che, lo scorso 26 maggio, ha visto riconfermato sindaco Gian Carlo Muzzarelli e, alle europee, ha goduto di una crescita nei consensi di oltre otto punti percentuali rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente, raccogliendo con 37.915 voti su 95.145 quasi il 40% dei consensi (Tab. 1). Nonostante il 55,6% raggiunto alle europee del 2014 sia rimasto un traguardo lontano, il Partito Democratico a guida Zingaretti è riuscito a limitare la crescita esponenziale della Lega di Matteo Salvini a Modena, che si ferma al 26,1%.

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Modenamodena tab

    Come visibile nella Tabella 2, il Partito Democratico ha non solo raccolto voti tra i partiti minori e gli alleati di centrosinistra, come ad esempio Più Europa, ma è riuscito anche ad attrarre una quota moderata ma rilevante di elettori del Movimento 5 Stelle (9%). Tuttavia si assiste a una fuoriuscita non indifferente di voti – un elettore su dieci – dal Partito Democratico verso la Lega: un trend che a prima vista potrebbe sorprendere ma che è stato riscontrato in molte altre città italiane, soprattutto nella Zona Rossa (Cappelli e Paparo 2019, Sorana e Paparo 2019), ma non solo (Landini e Paparo 2019).

    In complesso, però, nella provincia le cose sono andate diversamente dalla città di Modena. La Lega raggiungendo il 33,8% è primo partito a livello provinciale, anche se con uno scarto di appena un migliaio di voti dal Partito Democratico che si ferma al 33,5%. La vittoria del Partito Democratico a Modena è quindi in parte controbilanciata da una maggiore penetrazione della Lega nei comuni minori.

    Tab. 2 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

    Sinistra Italiana non ha convinto gli elettori e non si è nemmeno avvicinata ai risultati ottenuti alle elezioni politiche del 2018 da Liberi e Uguali e Potere al Popolo insieme, prendendo meno di duemila voti su un totale di 95.145 voti validi. Il risultato del partito guidato da Fratoianni è più che deludente, specie se lo si è registrato in una storica “città rossa” come Modena, dove ha ottenuto meno di un terzo dei voti rispetto al 6,3% del 2018. Questo è dipeso in parte dallo scioglimento di Liberi e Uguali e dall’elevata percentuale di elettori di quel partito che alle elezioni europee ha optato per l’astensione (44%), e ancora dal fatto che il Partito Democratico sembra essere stato capace di esercitare una capacità di attrazione nei confronti degli elettori degli altri partiti di centrosinistra – il 48% degli elettori di partiti minori e il 46% dei partiti alleati alle politiche 2018 e il 19% degli elettori fuoriusciti da Liberi e Uguali si è rivolto nel 2019 al Partito Democratico.

    I partiti di governo, Lega e Movimento 5 Stelle, hanno mostrato a Modena come nel resto del paese, due segni di crescita opposta. La Lega di Matteo Salvini passa dal 4% delle elezioni europee del 2014, quando era ancora un partito relegato al Nord Italia che si batteva per l’indipendenza delle regioni settentrionali, all’attuale 26,1%, sperimentando una rendimento crescente dell’82% nell’ultimo anno, in cui ha quindi quasi raddoppiato il sostegno elettorale raggiunto alle elezioni politiche del 2018.

    La Lega è divenuta un partito nazionale capace di penetrare e imporsi nelle regioni del sud dove dalla sua fondazione era sempre rimasto sostanzialmente escluso così come in quelle storicamente considerate “regioni rosse” come l’Emilia-Romagna (De Sio 2019). Questo successo sembra essere dovuto soprattutto a due fattori che hanno favorito l’avanzata della Lega in zone nelle quali era sempre stata pressoché irrilevante. Il primo riguarda la capacità della Lega di Matteo Salvini di confermare il voto di cinque dei suoi elettori 2018 su sei. Il secondo fattore scaturisce dalla capacità della Lega di attrarre elettori di altri partiti. Infatti, come mostrato dalla Tabella 3, solo la metà dei suoi elettori proviene da questi elettori fedeli, quanti l’avevano già votata alle politiche. Il resto sono nuovi ingressi che provengono dai partiti ideologicamente più vicini come Forza Italia e FDI (che alle ultime elezioni ha ceduto un quinto circa dei propri elettori alle Lega), ma anche da quelli ideologicamente distanti, come quelli provenienti dal Partito Democratico (che alle europee 2019 hanno costituito il 14% dei voti della Lega), e quelli del Movimento 5 Stelle. Oltre un quinto degli elettori pentastellati 2018 ha votato Lega nel 2019, e da qui proviene oltre un quinto dei voti 2019 del partito di Salvini.

    Il M5S vede inoltre fuoriuscire un altro 31% verso l’astensione e, come anticipato, quasi un elettore su dieci del Movimento è passato al Partito Democratico. Il partito di Di Maio si rivela nei flussi di Modena un partito ad elevata volatilità e bassa fedeltà elettorale. Sembra insomma che veda scemare il sostegno dei propri elettori dopo aver deluso le promesse fatte nel 2018 alla prima prova di governo.

    Tab. 3 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

    Inoltre i pentastellati si sono rivelati incapaci di competere sul piano mediatico e comunicativo con Matteo Salvini, che ha monopolizzato la narrazione politica del paese facendo perno su tematiche legate alla sicurezza pubblica e alle migrazioni, tematiche rivelatesi assai vincenti, che hanno premiato il partito più delle proposte in materia fiscale e di assistenza sociale (D’Alimonte 2019). Impostando l’agenda politica del partito su pochi temi salienti – o rendendoli tali attraverso una retorica martellante – la Lega è riuscita a mobilitare verso di sé un elettorato eterogeneo per provenienza politica e geografica ma accomunato da attitudini simili riguardo alle questioni sociali.

    Il Movimento 5 Stelle, dalle elezioni politiche del 2018 che lo hanno visto trionfare come primo partito a livello nazionale con il 32,7% dei voti e costruire un governo insieme alla Lega, ha più che dimezzato il proprio sostegno elettorale a Modena. Un risultato come l’11,8% dei voti raggiunto alle elezioni europee del 2019 non è preoccupante per il Movimento 5 Stelle soltanto quando lo si compara con il grande successo del 2018 – che a Modena è stato comunque più contenuto rispetto alla media nazionale ed è stato costituito dal sostegno di un elettore modenese su quattro fra quelli che hanno espresso un voto valido – ma anche quando lo si mette a confronto con i risultati delle precedenti elezioni europee del 2014, dove il movimento creato da Grillo e Casaleggio aveva raggiunto il 16,7%.

    Il tasso di astensione risulta in crescita sia rispetto alle precedenti europee del 2014 che rispetto alle elezioni politiche del 2018, dove l’affluenza è stata di 9 punti percentuali più alta, e i votanti hanno rappresentato a Modena soltanto il 70,9% del totale degli aventi diritto. Questa diminuzione dell’affluenza, tenendo in considerazione il fatto che le elezioni di secondo ordine come quelle europee registrano in genere tassi di affluenza più bassi (Reif e Schmitt), deriva principalmente dall’astensione di un terzo degli elettori di Movimento 5 Stelle e Fratelli D’Italia, e di un quinto di quelli di Forza Italia.

    Forza Italia, da anni in una spirale discendente, ha ceduto quasi la metà dei voti delle ultime elezioni europee, e si è ritrovato con solo il 57% dei voti anche rispetto alle precedenti politiche. Anche in questo caso è la Lega di Salvini, divenuto il principale partito di destra in Italia, a essere la causa e insieme a beneficiare dei cali elettorali altrui. Forza Italia cede complessivamente il 20% alla Lega, un altro 20% transita verso l’astensione e il 12% a Fratelli D’Italia, che sta lentamente aumentando i propri consensi e si posiziona a un punto di distanza dal partito di Berlusconi a Modena.

    Il bacino elettorale di Fratelli D’Italia è piuttosto omogeneo a Modena. Il partito guidato da Giorgia Meloni, oltre a raccogliere sostegni dagli altri partiti di centrodestra, raccoglie sostegni soltanto dalle formazioni minori di destra radicale come Casapound e Forza Nuova, forse in virtù della soglia di sbarramento al 4% che  sembrava lasciare poche chance a questi partiti, e che potrebbe quindi aver spinto alcuni elettori verso FDI, partito ideologicamente adiacente ma al contempo capace di raggiungere il consenso necessario per ottenere rappresentanti e avere una voce nel Parlamento Europeo.

    Infine Europa Verde e Più Europa raggiungono lo stesso risultato con uno scarto di trenta voti, e si attestano al 3,7%. Tuttavia i tassi di rendimento dei due partiti sono disuguali. Europa Verde a Modena, facendo eco all’exploit dei Verdi a livello nazionale e europeo, è cresciuta di tre volte e mezzo rispetto al risultato della lista Insieme dell’anno precedente. Triplica anche rispetto alle elezioni europee del 2014, confermando quello che in gergo mediatico è chiamato “effetto Thunberg”, ovvero l’aumento dell’importanza tra i cittadini delle tematiche legate all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.

    Al contrario, Più Europa perde una quota dei suoi elettori verso il Partito Democratico ma recupera tra gli elettori di centrodestra, in particolare tra quelli provenienti di Forza Italia e Lega, che hanno contato rispettivamente per il 15% e l’11% dei voti a Più Europa alle europee 2019. Più Europa si dimostra un partito capace di pescare dai diversi bacini elettorali – dagli ex-elettori di Liberi e Uguali a quelli leghisti – ma non riesce a convincere una quota significativa degli elettori con la sua proposta europeista, neanche in occasione delle elezioni europee.

    Il diagramma di Sankey mostrato di seguito (Fig. 1) riassume in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Modena. A sinistra sono riportati i bacini elettorali del 2018, a destra quelli del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2018 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle europee. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

    La Figura 1 ci consente, in conclusione, di riepilogare i tratti salienti della nostra analisi sui flussi elettorali a Modena. Si evidenzia la pessima performance elettorale del Movimento 5 Stelle, a livello locale e nazionale. Il Movimento vede infatti un terzo dei suoi elettori optare per l’astensione, così come paga l’incapacità di competere con la macchina comunicativa di Matteo Salvini che, da alleato di governo, diviene la causa principale della fuoriuscita di elettori pentastellati verso altri partiti e si riconferma interlocutore principale del governo così come della coalizione di centrodestra. Inoltre, il M5S a Modena cede una quota rilevante al PD, cosa eccezionale in chiave comparata (e dovuta forse alla popolarità del sindaco uscente nuovamente in corsa nelle contemporanee elezioni comunali, e rieletto al primo turno).

    Infine, emerge il ricompattamento, sia nel campo del centrosinistra che in quello del centrodestra, attorno ai due attuali partiti leader guidati da Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, che hanno visto crescere i loro consensi a spese di tutti gli altri partiti che hanno registrato un segno negativo, fatta eccezione per Europa Verde – la cui crescita in termini di numeri assolti rimane comunque modesta – e Fratelli d’Italia.

    Fig. 1 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)

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    Riferimenti bibliografici

    Cappelli, A. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Prato: si conferma l’impermeabilità del M5S al PD (che cede verso la Lega)’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-prato-si-conferma-limpermeabilita-del-m5s-al-pd-che-cede-verso-la-lega/

    D’Alimonte, R. (2019), ‘Lega-M5S: Sud chiave del ribaltone’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/29/lega-m5s-sud-chiave-del-ribaltone/

    De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

    Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

    Landini, I. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Genova: la Lega attrae elettori da tutti i partiti (PD, M5S, FI)’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/flussi-genova-la-lega-attrae-elettori-da-tutti-i-partiti-pd-m5s-fi/

    Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8 (1), pp. 3-44.

    Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.

    Sorana, F. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Perugia: il PD cede ancora – alla Lega, ma anche (meno) al M5S’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-perugia-il-pd-cede-ancora-alla-lega-ma-anche-meno-al-m5s/


    NOTA METODOLOGICA

    I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 179 sezioni elettorali del comune di Modena. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 12,0.