Sei importanti paesi al voto tra 2017 e 2018, 40 partiti, ma soprattutto due anni e mezzo di lavoro da parte di 21 studiosi da 13 diverse università europee e americane, coordinati dal CISE in un progetto diretto da Lorenzo De Sio. Sono questi i numeri dell’Issue Competition Comparative Project: un progetto che ha mostrato come, in un contesto sempre più post-ideologico, la competizione partitica vada ormai letta in termini di posizioni e credibilità su specifici temi d’attualità e di policy.
E’ questa l’impostazione di fondo che ha ispirato il disegno generale di questa ampia ricerca internazionale, che ha raccolto e analizzato dati relativi sia all’opinione pubblica (con sondaggi CAWI dedicati) che alle strategie attuate dai partiti (con monitoraggio della comunicazione dei partiti su Twitter), esaminando la sequenza di elezioni politiche che ha portato al voto sei importanti paesi europei (Olanda, Francia, Regno Unito, Germania, Austria, Italia) nel turbolento periodo che è seguito al referendum sulla Brexit e all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Un progetto di ricerca i cui dati e risultati sono da oggi accessibili alla comunità scientifica, ai media, e a tutti i cittadini interessati. I primi risultati sono già stati divulgati negli ultimi due anni in una serie di articoli sul sito CISE, poi raccolti in un Dossier CISE sia in versione italiana che in inglese; la novità di questi giorni è invece la pubblicazione di:
– tutti i dati di sondaggio e di Twitter del progetto ICCP: da oggi scaricabili dall’archivio internazionale GESIS e utilizzabili liberamente per finalità di ricerca scientifica;
– un numero speciale della rivista scientifica internazionale West European Politics (curato da Lorenzo De Sio e Romain Lachat) interamente dedicato al progetto, con analisi dettagliate comparate e sui singoli paesi, da parte di 20 studiosi di 13 università europee e americane; la pubblicazione cartacea è prevista per il 2019, ma gli articoli sono già disponibili online sul sito della rivista.
I risultati in sintesi
La strategia di ricerca del progetto ICCP si basa su un disegno fortemente innovativo, in cui per la prima volta gli atteggiamenti degli elettori vengono catturati su un numero molto ampio di temi di attualità (circa 30) specifici per ogni paese, e con una misurazione ricca che copre anche le credibilità che i cittadini assegnano ai diversi partiti su ogni tema. Utilizzando questa strategia (descritta in un articolo di D’Alimonte, De Sio e Franklin) è quindi possibile identificare con precisione i temi più favorevoli per ciascun partito, e poi analizzare la comunicazione di quel partito su Twitter, per vedere quanto un partito riesce ad essere “strategico”, ovvero riesce a sfruttare nel modo ottimale le opportunità che ha a disposizione.
Una prima importante analisi comparata (presentata in un articolo di De Sio e Lachat) mette in evidenza come il contesto della competizione partitica in Europa Occidentale sia sempre più post-ideologico; sono sempre più diffusi tra gli elettori europei atteggiamenti di sinistra sull’economia (ruolo dello Stato) e di destra sull’immigrazione, che vengono sfruttati in modo efficace dai partiti “sfidanti” in contrapposizione a quelli tradizionali. E gli stessi “sfidanti” si contraddistinguono per enfatizzare una strategia di mobilitazione del conflitto (enfatizzando come le grandi trasformazioni del nostro tempo creino vincenti e perdenti), rispetto alla strategia per certi versi “tecnocratica” con cui i partiti tradizionali si presentano invece come competenti problem-solver. E’ interessante vedere come, senza dover ricorrere alla complessa e controversa categoria del “populismo”, sono queste due caratteristiche (post-ideologia; enfasi sul conflitto) a permettere di identificare in modo efficace la maggior parte dei partiti comunemente etichettati come “populisti”, permettendo quindi anche di vedere quanto “populismo” c’è nei partiti tradizionali, e quali partiti si trovano in una posizione intermedia.
Infine, un risultato rilevante emerge in un’analisi comparata (vedi l’articolo di De Sio e Weber) in cui si mira a spiegare le diverse fortune elettorali dei diversi partiti. I risultati sono sorprendenti: una caratteristica fondamentale per il successo di un partito è la capacità di sfruttare in modo efficace i temi giusti. Si tratta di un risultato per certi versi inatteso: a vincere nelle elezioni in Europa Occidentale nel 2017 e 2018 non sono stati necessariamente i partiti “populisti”, ma semplicemente i partiti che hanno sfruttato al meglio i temi a loro più congeniali. Tra questi ci sono peraltro anche alcuni partiti “tradizionali”, come ad esempio la ÖVP di Sebastian Kurz in Austria, di nuovo vittoriosa nelle elezioni di pochi giorni fa. Un esempio della tendenza che emerge dall’articolo, e che quindi getta una luce nuova anche sul futuro dei partiti tradizionali: non sono affatto condannati ad estinguersi di fronte ai partiti “populisti”, a patto che siano in grado di rispondere in modo efficace alle domande dell’elettorato.
Queste tendenze generali vengono poi esplorate in dettaglio in sei analisi dedicate ai singoli paesi, di cui tre sono già disponibili online:
– Nel loro articolo sulla campagna elettorale italiana del 2018, Vincenzo Emanuele, Nicola Maggini e Aldo Paparo hanno analizzato le strategie dei partiti italiani e la loro coerenza con la struttura delle opportunità fornite dalla configurazione dell’opinione pubblica italiana. Gli autori mostrano una complessiva ‘incoerenza’ ideologica degli elettorati dei principali partiti in termini di posizioni assunte sui vari temi, se viste secondo una classica prospettiva ideologica novecentesca. Si tratta di una dinamica che quindi emerge come non peculiare dell’Italia, ma corrispondente a un modello post-ideologico diffuso anche in altri paesi. Tuttavia, i partiti in campagna elettorale sono stati nel complesso più ‘coerenti’ dei loro elettori dal punto di vista ideologico rimanendo più ancorati ad una tradizionale strategia di mobilitazione del conflitto di tipo novecentesco e non riuscendo quindi a sfruttare completamente i temi sui quali avevano le migliori opportunità elettorali. Parziali, ma significative eccezioni sono state la Lega e il Movimento 5 Stelle, ossia i due partiti emersi come i veri vincitori delle elezioni. La Lega, infatti, oltre ad enfatizzare tematiche di destra (soprattutto sul piano culturale), ha anche enfatizzato un obiettivo economico tradizionalmente sostenuto dai sindacati come la riduzione dell’età pensionabile, mentre il Movimento 5 Stelle ha focalizzato la sua campagna su temi di valence, per definizione non ideologici in quanto non divisivi. Infine, gli autori mostrano come, in generale, i partiti abbiano agito strategicamente, enfatizzando quelle issues che garantiscono maggiori opportunità di espansione elettorale, sebbene con variazioni rilevanti tra i partiti, con i partiti del centrodestra e Più Europa che sono risultati i più strategici, mentre all’estremo opposto Liberi e Uguali non lo è stato affatto.
– Carolina Plescia, Sylvia Kritzinger e Patricia Oberluggauer hanno comparato le diverse strategie adottate dai partiti in Austria durante la campagna elettorale del 2017. Due sono in particolare gli approcci considerati: da una parte il cosiddetto ‘riding the wave’, secondo cui i partiti tendono ad enfatizzare le issues che sono attualmente più rilevanti per tutto l’elettorato; dall’altra, invece, il modello dello ‘issue yield’, che suggerisce invece che i partiti agiscono strategicamente, enfatizzando quelle issues che garantiscono maggiori opportunità di espansione elettorale. L’articolo mostra che l’ÖVP è stato il partito austriaco che più di ogni altro ha adottato un comportamento strategico in linea con quanto previsto dallo ‘issue yield model’: si tratta peraltro del vincitore delle elezioni del 2017 (che peraltro è diventato addirittura trionfatore nelle recentissime elezioni del 2019).
– Nello studio sul Regno Unito, Cristian Vaccari, Kaat Smets e Oliver Heath hanno esaminato il sostegno pubblico alle strategie elettorali dei principali partiti durante la campagna elettorale del 2017. Attingendo al quadro teorico dello ‘issue yield model’, l’articolo mostra che la campagna del partito Conservatore non si è concentrata su quelle issues che avrebbero ampliato le opportunità di espansione elettorale del partito. Al contrario, i laburisti, pur prendendo una chiara posizione di sinistra su molte politiche popolari all’interno del proprio elettorato tradizionale, hanno enfatizzato abilmente anche valence issues (vale a dire, temi non divisivi all’interno dell’elettorato) sulle quali il Labour era spesso visto come più credibile rispetto agli avversari.