Comunali: equilibrio, stabilità e il ritorno del bipolarismo

Come già abbiamo osservato in un precedente contributo (D’Alimonte e Emanuele 2019), le ultime elezioni amministrative hanno mostrato un sostanziale riequilibrio nei rapporti di forza a livello locale: complessivamente il centrosinistra conquista 113 comuni, con una perdita netta di 39 rispetto alle amministrative precedenti. Il centrodestra ne vince 71, ma il numero di comuni vinti in questa tornata è decisamente superiore rispetto alla precedente (+33). Guardiamo ora nel dettaglio cosa è accaduto nelle diverse aree geografiche del paese (Tabella 1).

Tab. 1 – Comuni superiori ai 15.000 vinti nelle comunali 2019 e in quelle precedenti per zona geopolitica[1]Tabella1Contrariamente a quanto osservato nelle elezioni europee del 26 maggio, dove il centrodestra ha più che raddoppiato i suoi voti nelle regioni del Sud (D’Alimonte 2019; De Sio 2019), il voto delle amministrative disegna una geografia elettorale del territorio diversa. Il successo del centrodestra è prevalentemente localizzato nelle regioni del Nord e della Zona Rossa, con il Sud dove invece le differenze tra i diversi schieramenti restano sostanzialmente stabili. Su 79 comuni superiori al voto al Nord, 43 sono stati vinti dal centrodestra o da liste di destra, mentre 29 sono in totale i comuni conquistati dal centrosinistra. Rispetto alle precedenti elezioni amministrative il centrosinistra perde ben 28 comuni, con una variazione del -49%. Il centrodestra passa invece da 16 comuni a 35, con un tasso di incremento del 118%. Sommati ai comuni vinti dalle forze di destra, il totale delle città vinte da forze di destra o centrodestra è 26, un incremento che eguaglia quasi perfettamente le perdite registrate nel campo rivale.

Nella Zona Rossa, dove pure le forze del centrodestra sono in espansione, le perdite del centrosinistra appaiono più contenute. Rispetto alle precedenti amministrative, 13 sono i comuni persi (si passa infatti dai 76 comuni vinte nelle precedenti amministrative, a 63 comuni, con un tasso di riduzione del 17%). Cresce notevolmente invece il centrodestra: 18 è il totale di comuni conquistati, 12 in più rispetto alle precedenti amministrative. Anche in questo caso, aggiungendo un comune che è stato vinto dalla destra, il bilancio complessivo è quello di 13 comuni vinti, a fronte dei 13 persi dal centrosinistra. Perde invece il suo unico comune il Movimento 5 Stelle: dopo cinque anni di giunta Nogarin, Livorno torna in mano al centrosinistra.

Se al Nord e nella Zona Rossa il successo del centrodestra è evidente, più sfumato è il successo nelle regioni del Sud. Sommando i comuni vinti dalla destra e dal centrodestra, il bilancio è positivo, ma non così netto come ci sarebbe potuti aspettare dopo i risultati delle Europee. Solo 4 sono i comuni conquistati, appena 2 in più rispetto a quelli vinti dal centrosinistra nella stessa area geografica. A perdere nelle regioni del Sud sono infatti le giunte centriste, oltreché il Movimento 5 Stelle. I pentastellati perdono infatti 2 comuni, tra cui Avellino -che viene conquistata da una coalizione civica, e vincono solamente a Campobasso contro il candidato di centrodestra.

La dinamica, dunque, è quella di un tendenziale riequilibrio nei rapporti di forza tra centrodestra e centrosinistra, con il Movimento 5 Stelle chiaramente marginalizzato, almeno nei comuni superiori al voto in questa tornata: prima del 26 maggio, il centrosinistra amministrava in 152 città, il centrodestra solamente in 38 ed il M5S in 4. Oggi i rapporti di forza sono più equilibrati, con il centrosinistra che scende a quota 113 ed il centrodestra che sale invece a 71. Il M5S invece conferma solamente un comune.

Uno sguardo d’insieme ai 25 comuni capoluogo al voto, conferma questa tendenza al riequilibrio (Tabella 2). Complessivamente il centrosinistra vince in 12 capoluoghi (13 se si include Avellino, dove il neoeletto sindaco, benché abbia corso contro il candidato ufficiale del PD e sostenuto solo da liste civiche, può essere ricondotto all’area di centrosinistra). Alla vigilia delle elezioni il PD controllava 17 capoluoghi. Cadono in mano al centrodestra città importanti come Ferrara (storica roccaforte rossa), Biella, Forlì e Pavia; ma arrivano anche importanti conferme: innanzitutto Firenze, confermata già al primo turno, sebbene con una campagna che ha tenuto i vertici nazionali del PD a distanza; e poi Bergamo, Cremona, Lecce, Modena, Pesaro, Regio Emilia, Prato e Verbania. Prima del 26 maggio il centrodestra controllava 6 capoluoghi soltanto, oggi ne amministra 5 in più, per un totale di 11 capoluoghi. Di questi, 4 sono stati vinti già al primo turno, mentre 7 sono quelli ottenuti dopo il turno di ballottaggio. Anche per il centrodestra importanti riconferme e perdite illustri: Rovigo passa al centrosinistra, ma, oltre ai successi già elencati, il centrodestra conferma Ascoli, Perugia, Potenza e Vibo Valentia.

Tab. 2 – Comuni capoluogo: riepilogo della situazione di partenza e dei risultati (primo turno e ballottaggio), in corsivo le coalizioni vincentitabella-2

Il bilancio complessivo di queste elezioni sembra quindi suggerire un ricompattamento di uno scenario bipolare, con il M5S non pervenuto (se non a Campobasso) ed il centrodestra che recupera posizioni rispetto al centrosinistra sia nei capoluoghi, sia nei centri più piccoli. Se il dato è in linea con l’avanzamento elettorale fatto registrare dal centrodestra (e in particolare dalla lega), il travaso di diverse amministrazioni dal campo della sinistra a quello del centrodestra va, almeno in parte, ricollegato ad una situazione di partenza completamente diversa. Il predominio del centrosinistra nella maggior parte dei comuni al voto è evidentemente l’eredità dell’epoca d’oro del renzismo, quando, con il centrodestra in sofferenza e la leadership berlusconiana in declino, il Partito Democratico fu in grado di ottenere il 40,8% alle elezioni europee del 2014. Oggi lo scenario è totalmente rovesciato: il centrosinistra, sotto la guida del nuovo segretario Zingaretti, sta lentamente ricostruendo il ‘campo progressista’, mentre la Lega ha consolidato la propria posizione come forza trainante del centrodestra capace di conquistare voti tanto al Nord, quanto in quelle regioni del Sud un tempo impenetrabili.

Il dato appare chiaro se si incrociano i dati relativi agli uscenti (chi ha vinto nelle precedenti amministrative) ed i vincitori di questa tornata (Tabella 3). Il messaggio più importante da sottolineare e che emerge dai dati, è quello di una stabilità complessiva del colore delle amministrazioni molto elevata: la stabilità totale è infatti del 57%, significativamente maggiore rispetto a quella registrata in un contesto di tripolarismo (vedi ad esempio Paparo 2017). I diversi poli hanno mostrato una certa capacità di mantenere il controllo di quei comuni in cui avevano amministrato nella precedente consiliatura. Su 152 comuni amministrati, il centrosinistra ne conserva 95 (il 62,5%) e ne strappa al centrodestra soltanto 9. Per quanto riguarda il centrodestra, sui 38 comuni amministrati ne vengono conservati 22, vale a dire il 57,9%. Contrariamente a quanto osservato per il centrosinistra, l’espansione del centrodestra è chiaramente dilagante in quei comuni amministrati da giunte di centrosinistra. Sono 43 i comuni precedentemente amministrati dal centrosinistra che cambiano colore in questa tornata elettorale.  D’altra parte, la situazione di partenza rappresentava essa stessa uno sbilanciamento per certi versi eccezionale a favore del centrosinistra, per cui un riequilibrio a seguito delle nuove dinamiche in atto nella politica italiana sembra in qualche modo fisiologico.

Tab. 3 – Incrocio fra coalizione vincente 2019 e coalizione uscentevincente_uscente_2019La stagione elettorale si chiude quindi con un timido ritorno del bipolarismo. Dopo il successo del centrosinistra a guida Renzi, che aveva assicurato al PD l’amministrazione nella maggior parte dei comuni al voto gli scorsi giorni, assistiamo ad un ridimensionamento del centrosinistra e, come in un sistema di vasi comunicanti, ad un ritorno del centrodestra. Il dato interessante è che queste dinamiche sono avvenute in un contesto di elevata stabilità e continuità tra amministrazioni dello stesso colore. In altre parole, i poli uscenti nei comuni al voto nella maggior parte dei casi sono stati riconfermati, un indicatore di quanto sia difficile per entrambi i campi politici mobilitare elettori del campo opposto. Il ‘travaso’ di comuni a vantaggio del centrodestra, invece, appare fisiologico, legato in parte ad una situazione di partenza, in cui il centrosinistra aveva ottenuto vittorie in numero eccezionalmente elevato di comuni, in parte dall’ascesa della Lega, che traina il centrodestra sia al Nord che al Sud.

 

Riferimenti bibliografici

D’Alimonte, R. e Emanuele, V. (2019), ‘Nei comuni oltre 15mila abitanti, centrodestra +33, centrosinistra -39’, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/12/nei-comuni-oltre-15mila-abitanti-centrodestra-33-centrosinistra-39/

D’Alimonte, R. (2019), ‘Lega-M5S: Sud chiave del ribaltone’, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/29/lega-m5s-sud-chiave-del-ribaltone/

De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

Paparo, A. (2017), ‘Alla ricerca della stabilità perduta: a livello locale domina la volatilità’, in A. Paparo (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 205-212.


[1] I comuni superiori ai 15.000 abitanti al voto in queste elezioni amministrative al Sud erano 57. Corigliano-Rossano è escluso dal conteggio delle precedenti comunali in quanto queste sono le prime elezioni del nuovo comune nato dalla fusione di Corigliano e Rossano che nelle precedenti comunali avevano eletto due sindaci di diverso colore politico. Lo stesso abbiamo fatto per le successive analisi che guardano all’insieme dei comuni superiori al voto.

Davide Angelucci ha conseguito un dottorato di ricerca presso l'Università di Siena ed è attualmente assegnista di ricerca presso il CISE, alla LUISS – Guido Carli. I suoi interessi di ricerca si concentrano sul comportamento e sulla partecipazione politica. Attualmente sta lavorando su class-voting e diseguaglianze politiche.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.