Comunali: il ruolo degli uscenti e il mancato effetto bandwagon della Lega nei ballottaggi

Le ultime elezioni amministrative sembrano aver aperto la strada ad un ritorno del bipolarismo, con il campo del centrodestra compatto sotto la nuova leadership di Salvini, ed il centrosinistra in fase di ricostruzione. L’esito finale è stato un chiaro indicatore di un riequilibrio tra i due poli: il centrodestra recupera terreno nelle amministrazioni locali, mentre il centrosinistra, dopo la straordinaria crescita nella fase di massima popolarità del renzismo, perde 39 amministrazioni (D’Alimonte e Emanuele 2019; Angelucci e Paparo 2019). Il sostanziale riequilibrio è tuttavia maturato in un contesto di continuità e stabilità del colore politico delle amministrazioni locali al voto. Rispetto alla precedente tornata elettorale, registriamo infatti una stabilità complessiva (vale a dire, il tasso di riconferme nel colore politico di un’amministrazione) tendenzialmente più alta: il 57% delle amministrazioni hanno infatti riconfermato il colore politico delle giunte locali (Angelucci e Paparo 2019). Quanto di questa stabilità deriva dalla presenza di candidati sindaco uscenti in grado di mobilitare l’elettorato al voto? E quanto invece è legato ad una dinamica più generale di ricompattamento degli elettorati delle forze politiche in campo?

Nella Tabella 1 sono riportate le combinazioni tra i colori delle amministrazioni uscenti e quelle entranti dopo le ultime elezioni per quei comuni dove sono stati ricandidati i sindaci uscenti (i cosiddetti incumbent): si tratta della maggioranza assoluta dei 221 comuni superiori ai 15.000 abitanti al voto, 118 casi in tutto.

Il centrosinistra ha riconfermato il sindaco uscente in 66 comuni su 93 (71%), mentre il centrodestra in 9 comuni su 10 (vale a dire, nel 90% dei casi). Complessivamente si registra una stabilità del 68%, chiaramente più alta rispetto a quella registrata sul totale dei comuni al voto. Il dato non sorprende ed è in linea con le aspettative. Tuttavia, vale la pena notare che tale livello di stabilità, quando l’uscente è in corsa per un nuovo mandato da primo cittadino, è sostanzialmente in linea con quello registrato nella precedente tornata elettorale (allora intorno al 60%, Paparo 2017), un dato che segnala con una certa evidenza come la presenza dell’incumbent non abbia giocato un ruolo significativamente diverso rispetto al passato nel determinare un aumento della stabilità complessiva nel colore politico delle amministrazioni al voto. Al contrario, la continuità che si registra tra uscenti e vincitori sembra più che altro da attribuirsi ad un ricompattamento dell’elettorato dietro i due poli del centrodestra e del centrosinistra e ad una crescente difficoltà per i due poli di attrarre voti da campi politici contrapposti.

Tab. 1 – Incrocio fra colore politico dell’amministrazione comunale uscente e di quella entrante dopo le comunali 2019 nei comuni superiori in cui il sindaco uscente era di nuovo in corsa118incumbentsL’unico caso in cui la presenza dell’incumbent sembra aver pesato sull’esito finale del voto è quello dei comuni dove i sindaci uscenti hanno cambiato bandiera ed hanno partecipato alla competizione elettorale sotto insegne politiche diverse rispetto a quelleper le quali avevano vinto nella precedente tornata elettorale. Andando nel dettaglio, sono 17 i comuni in cui l’uscente ha cambiato sponda. Fra questi comuni, solo a Pagani, Corato e Settimo Milanese (17%) la coalizione uscente priva del sindaco tiene e rivince. Al contrario, in oltre la metà dei casi (10 su 17, cioè nel 59% dei casi) l’uscente è stato rieletto sotto le nuove insegne. Il dato mostra chiaramente come in questi comuni, il candidato uscente abbia saputo attrarre voti e supporto elettorale a prescindere dalla sua collocazione politica originaria, una dinamica che sembra riflettere un vantaggio strategico per l’incumbent, oltre che una non nuova personalizzazione del voto locale (Emanuele e Marino 2016).

La sfida dei ballottaggi

Dinamiche simili di stabilità e riequilibrio sono emerse anche nel turno di ballottaggio, sebbene questo abbia mostrato alcune peculiarità di rilievo che vale la pena mettere in evidenza. Partiamo innanzitutto dai risultati per tipo di sfida (Tabella 2).

Su 122 comuni al ballottaggio, 59 sono quelli conquistati dal centrosinistra (62 si considerano anche i comuni conquistati da forze di sinistra alternative al PD), contro i 38 conquistati dal centrodestra (46 se si includono anche i comuni vinti dalla destra senza FI). Resta dunque il vantaggio in termini assoluti del centrosinistra, ma in un contesto in cui complessivamente il centrodestra è chiaramente in rimonta. I due poli contrapposti si sono sfidati in 74 comuni e in 44 il centrosinistra ha superato il centrodestra, mentre quest’ultimo è riuscito ad imporsi sugli avversari in 30 comuni. Più bilanciate le sfide tra destra e centrosinistra: su 11 comuni a ballottaggio in cui si sono confrontati candidati di destra e candidati di centrosinistra, i candidati dell’area PD si sono imposti in 6 casi, mentre i restanti 5 sono stati vinti a destra. Nei 4 comuni dove invece a sfidarsi erano forze di sinistra alternative al PD e candidati del centrodestra, la sinistra ha chiaramente prevalso, con 3 comuni conquistati e 1 perso.

Tab. 2 – Incrocio fra colore politico del candidato vincente e quello dello sconfitto nei ballottaggi122La stragrande maggioranza di comuni è stato vinto dai poli in vantaggio già al primo turno. Questo è quello che è successo in 98 casi su 122. Si tratta di un dato chiaramente interessante, che ancora una volta ci dice come gli schieramenti dei principali poli in competizione fossero ben solidi dietro il proprio candidato e come sia stato complicato mobilitare un elettorato più ampio di quello che rappresenta il bacino di voti naturale di ogni singolo schieramento – quello ideologicamente più affine.

Sono 24 i ballottaggi dove c’è stata invece una rimonta (Tabella 3). Tra questi il più importante è certamente Campobasso, l’unico comune con un candidato pentastellato al ballottaggio, in cui il M5S ha confermato il proprio ottimo rendimento nei secondi turni recuperando oltre 10 punti di svantaggio al candidato del centrodestra e vincendo largamente – grazie anche a voti degli elettori del PD (vedi le analisi dei flussi a Campobasso). Più in generale, sui 24 comuni dove si è registrato un capovolgimento di fronte, 14 sono i comuni in cui il centrosinistra ha rimontato vincendo sul centrodestra, tutti a danno di candidati del centrodestra in testa dopo il primo; mentre sono solamente 5 quelli in cui il centrodestra, da secondo, è riuscito a vincere il ballottaggio (di cui 4 contro il centrosinistra).

Tab. 3 – Incrocio fra colore politico del candidato in testa e quello del secondo classificato dopo il primo turno nei comuni vinti da chi inseguiva24reversedPare dunque chiaro che l’arretramento del centrodestra nei ballottaggi non sia stato un caso isolato relativo alla sola Campobasso. Ci si poteva attendere un effetto di trascinamento del successo leghista alle europee sui secondi turni delle comunali: il cosiddetto effetto bandwagon (Simon 1954), per cui gli elettori tendono a saltare sul carro del vincitore (annunciato). Fu così cinque anni fa per il centrosinistra dopo il risultato del PD alle europee. Ma stavolta l’effetto bandwagon non c’è stato. Anzi, la grande forza di Salvini e del suo partito sembra addirittura avere mobilitato contro, probabilmente spingendo (almeno in alcuni casi e per ragioni diverse) gli elettori pentastellati e democratici a fare fronte comune contro l’avanzata del Carroccio. In effetti, numerose analisi dei flussi confermano che di fronte alla scelta fra centrodestra e centrosinistra, in questi ballottaggi, gli elettori del M5S (specie quelli del 2019) non sono più refrattari ai candidati del centrosinistra, ma anzi tendono a preferirli (D’Alimonte e Emanuele 2019).

Alcune considerazioni finali

In un contesto di ristrutturazione del bipolarismo e di riequilibrio di poteri a livello locale, nella maggior parte delle amministrazioni al voto le giunte uscenti di centrodestra e centrosinistra sono state in grado di riconfermarsi. La continuità nel colore politico delle singole amministrazioni non pare tuttavia esclusivamente dovuta ad un effetto incumbent, cioè alla capacità dei sindaci uscenti, ricandidati in queste elezioni, di mobilitare un numero significativo di elettori. Al contrario, emerge con chiarezza un più generale ricompattamento degli elettorati dei due poli contrapposti, elettorati che paiono sempre più impermeabili a passaggi diretti da un polo all’altro. Almeno in alcune città, questa ristrutturazione dell’arena politica sembra essere passata anche dal consolidamento di un fronte di opposizione all’ascesa del centrodestra leghista. Il successo di Matteo Salvini alle europee non ha infatti generato un effetto traino sui secondi turni, tant’è vero che proprio nei ballottaggi le forze di centrodestra sono apparse più in difficoltà. Un risultato che, almeno in parte, può essere legato al fatto che in molti comuni elettori democratici e pentastellati abbiano votato allo stesso modo in chiave oppositiva rispetto all’avanzata leghista.

 

Riferimenti bibliografici

Angelucci, D. e Paparo, A. (2019), ‘Comunali: equilibrio, stabilità e il ritorno del bipolarismo’, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/13/comunali-equilibrio-stabilita-e-il-ritorno-del-bipolarismo/   

CISE (2019), ‘Flussi Campobasso: gli elettori PD si riversano in massa sul candidato del M5S’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/10/flussi-campobasso-gli-elettori-pd-si-riversano-in-massa-sul-candidato-del-m5s/

D’Alimonte, R. e Emanuele, V. (2019), ‘Nei comuni oltre 15mila abitanti, centrodestra +33, centrosinistra -39’, disponibile a: https://cise.luiss.it/cise/2019/06/12/nei-comuni-oltre-15mila-abitanti-centrodestra-33-centrosinistra-39/

Emanuele, V., e Marino, B. (2016), ‘Follow the candidates, Not the parties? Personal vote in a regional de-institutionalized party system’, Regional & Federal Studies, 26 (4), pp. 531-554.

Paparo, A. (2017), ‘Alla ricerca della stabilità perduta: a livello locale domina la volatilità’, in A. Paparo (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 205-212.

Simon, H.A. (1954), ‘Bandwagon and underdog effects and the possibility of election predictions’, Public Opinion Quarterly18, pp. 245253.

Davide Angelucci ha conseguito un dottorato di ricerca presso l'Università di Siena ed è attualmente assegnista di ricerca presso il CISE, alla LUISS – Guido Carli. I suoi interessi di ricerca si concentrano sul comportamento e sulla partecipazione politica. Attualmente sta lavorando su class-voting e diseguaglianze politiche.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.