Come curare l’instabilità dei governi italiani? L’ipotesi (europea) della sfiducia costruttiva

Marco Improta

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Marco Improta (Napoli, 1995) è dottorando di ricerca in Politics e Teaching Assistant presso la LUISS Guido Carli. È stato Visiting Research Fellow presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Hebrew University of Jerusalem, in Israele. Attualmente è Visiting Research Student presso il Dipartimento di Politics e International Relations della University of Oxford. Ha ottenuto la Laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna - Campus di Forlì e la Laurea magistrale in Governo e Politiche presso la LUISS. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i governi, i partiti e la rappresentanza politica in prospettiva comparata. La sua ricerca di dottorato si propone di indagare le determinanti della stabilità dei governi in 21 democrazie dal 1945. Ha pubblicato articoli su riviste scientifiche internazionali e nazionali, tra cui West European Politics, European Politics and Society, Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Quaderni di Scienza Politica e Italian Political Science. È inoltre autore di contributi pubblicati in volumi. È membro del CISE e di varie associazioni scientifiche nazionali e internazionali tra cui IPSA, CES, SISP, SISE, ISPSA ed ECPR.

Policy Brief n.9/2021 della Luiss School of Government L'Italia si trova puntualmente a dover fare i conti con una delle sue caratteristiche politico-istituzionali più gravose e deleterie: l'instabilità di governo. La recente caduta del secondo Governo Conte è solo l'ultima manifestazione di quella che sembra in modo evidente una patologia del nostro sistema politico. Una patologia che comporta ricadute su ambiti che riguardano anche la capacità di programmazione economica, la gestione dei rapporti internazionali e il livello di disaffezione dell'opinione pubblica nei confronti delle istituzioni. L’esecutivo guidato da Giuseppe Conte e...

La Calabria passa al centrodestra. È questo il verdetto che emerge dal voto di domenica. La neo-governatrice regionale Jole Santelli, esponente di Forza Italia, ha raggiunto il 55,3% dei voti, relegando il competitor principale - Pippo Callipo del centrosinistra – al secondo posto con il 30% dei consensi (Tabella 1). Un distacco pari a più di venti punti percentuali. Una differenza minima, invece, risulta esserci tra il 7,35% ottenuto dal candidato del Movimento 5 Stelle, il professore Francesco Aiello, e il 7,22% raccolto da Carlo Tansi, candidato della coalizione civica. Si è trattato, quindi, di una dinamica essenzialmente bipolare,...

Il 26 gennaio i cittadini calabresi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Consiglio Regionale e il futuro Presidente della Regione che dovrà guidare Palazzo degli Itali. Si tratta di un appuntamento elettorale che, a livello nazionale, ha goduto di minore attenzione rispetto al concomitante voto emiliano-romagnolo e che si presenta con un livello più basso di competitività elettorale rispetto a quest’ultimo. Ci si aspetta, quindi, un maggior grado di prevedibilità. Il quadro generale, caratterizzato da scarsa attenzione mediatica e da alta prevedibilità, non sembra giocare a favore della partecipazione elettorale, che in Calabria peraltro segue da molti anni...

Le elezioni regionali, amministrative ed europee sono tradizionalmente considerate come second-order elections, in virtù del minor grado di attenzione che viene rivolto a questo tipo di consultazioni dagli elettori e dai partiti rispetto alle elezioni politiche, generalmente considerate di primo ordine (Reif e Schmitt, 1980). Unitamente a questo aspetto, va segnalato che l’Umbria, con quasi novecentomila abitanti, costituisce la quartultima regione d’Italia in termini di popolosità. Ciononostante, il voto umbro ha acquistato nelle ultime settimane una notevole centralità nel dibattito pubblico e politico, per via delle potenziali implicazioni del voto regionale sullo scenario politico nazionale, nonché per...

Le elezioni europee del 26 maggio a Napoli hanno registrato un arretramento del Movimento 5 Stelle rispetto al risultato ottenuto alle elezioni politiche del 4 marzo. La Tabella 1 mostra come in quell’occasione i pentastellati avevano raccolto oltre il 50% dei voti validi, ponendosi in una posizione di netto vantaggio rispetto ai principali contendenti, su tutti Partito Democratico e Forza Italia, che si erano fermati rispettivamente intorno alla soglia del 15% e del 16% (Paparo 2018). La percentuale ottenuta il 26 maggio nel capoluogo campano dal Movimento 5 Stelle, invece, si ferma al 40%. Si tratta di un dato comunque...