Test siciliano per le coalizioni, in palio i consensi per le politiche

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 30 Agosto 2017

In Sicilia si sta giocando in questi giorni una partita complicata. C’è una legge elettorale che assegna la presidenza della regione a chi ottiene un voto più degli altri. C’è un attore- il M5s- che da tempo ha scelto un candidato e da settimane sta facendo campagna elettorale battendo tutta l’isola alla maniera di Grillo 2012. C’è un centro-sinistra diviso con Mdp e Si che candidano Fava e il Pd che ha scelto Micari. Nel centro-destra si tratta ancora, ma pare che Berlusconi si sia rassegnato ad accettare la candidatura di Musumeci, fortemente voluta da Salvini e Meloni. E poi c’è Alfano e quella galassia di frammenti ex e post- democristiani che tutti insieme valgono – a quanto pare- tra il 5 e il 10% dei voti. Per ora sembrano essere schierati con il Pd.

In questo quadro così frammentato il M5s ha delle ottime speranze di ottenere la sua prima vittoria in una elezione regionale. I pronostici sarebbero diversi se il centro-sinistra e il centro-destra riuscissero a costruire una coalizione molto ampia. Ma al momento non è così. Come già detto, in Sicilia si vince con un voto più degli altri.  Non ci sono soglie da raggiungere per vincere. Basta anche un 30% dei consensi. Con buona pace della nostra Consulta. In queste condizioni una minoranza compatta ce la può fare. E una eventuale vittoria del M5s in Sicilia potrebbe influenzare l’esito delle prossime politiche. E’ così che la pensano in tanti, compresi Grillo, Berlusconi e Renzi.  E non hanno torto. In una situazione di grande fluidità delle opinioni una vittoria a Palermo potrebbe innescare un vento favorevole a livello nazionale in vista delle prossime politiche. Soprattutto se vincesse Grillo, e soprattutto nel resto del Sud che è il bacino elettorale più promettente per i 5stelle.

Per Renzi e Berlusconi sconfiggere Grillo in Sicilia è quindi un obiettivo molto importante. Soprattutto per Berlusconi.  Ancora una volta è lui il più lucido. La sua strategia è chiara. Non è la Sicilia che gli interessa, ma l’Italia e l’Europa. Ha capito perfettamente che sconfiggere Grillo in Sicilia significa non solo accrescere le probabilità di far bene alle prossime politiche, ma anche di accreditarsi in Europa come la vera diga contro il populismo. Per cogliere un risultato del genere Berlusconi è disposto a tutto. In fondo la Sicilia è solo una pedina di un gioco ben più importante. Per questo pare che si sia convinto ad accettare Musumeci in nome della unità del centro-destra. E sarebbe prontissimo a  ‘perdonare’ Alfano e ad aprirgli le porte della coalizione.  Il cavaliere sa bene che uniti si vince e divisi si perde o quanto meno si rischia. Lo ha capito fin da quando è sceso in campo nel 1994. E questo è vero a Palermo come a Roma. Per questo l’accordo con Alfano per lui si potrebbe e si dovrebbe fare. Tra l’altro in questa elezione non c’è l’Euro di mezzo e quindi non c’è bisogno di trattare su monete parallele e altre diavolerie. L’importante è battere Grillo. Poi si vedrà.

Il problema è che Alfano non è gradito a tutti nei due schieramenti maggiori. Che lo vogliano Renzi e Berlusconi si spiega. Ma si spiega anche che l’alleanza con lui non sia gradita ad altre possibili componenti delle due coalizioni in costruzione. A sinistra non la vogliono Mdp e soci che vedono l’accordo con Ap come l’anticamera di una coalizione di moderati a Roma dopo le prossime politiche. Ed è per questo che sono intenzionati a candidare Fava. A destra non lo vogliono Salvini e Meloni. Un po’ per la stessa ragione e un po’ perché anche per loro la questione Sicilia si intreccia con le politiche.  Vogliono pesare in Sicilia per pesare a Roma. Insomma siamo davanti a giochi intrecciati il cui esito al momento è ancora incerto.

E Alfano che fa?  Il leader di Ap ha due obiettivi. Il primo è regionale: ottenere per il suo partito un ruolo di rilievo a Palazzo dei Normanni.  Il secondo obiettivo è nazionale: garantire la sopravvivenza di Ap in entrambe le camere alle prossime politiche. Sono due obiettivi difficili da raggiungere. Il secondo in particolare perchè è differito. Vuol dire infatti una diversa legge elettorale al Senato o un accordo coalizionale per ottenere lo sconto sulla soglia dall’8% al 3%. Sembra che su questo Alfano e il Pd abbiano trovato un accordo. Ma si può dire con certezza che i giochi siano definitivamente chiusi?  Per Ap la collocazione ‘naturale’ è nel centro-destra. Tutto sta a vedere se Berlusconi riuscirà a imporre ai suoi riottosi alleati la sua idea di una coalizione che comprenda tutti i pezzi del centro-destra. Come ai bei tempi. E’ difficile perché la scelta di Musumeci sembra chiudere le porte ad Alfano.  Ma in politica, e soprattutto in quella siciliana, i colpi di scena non possono essere esclusi. C’è ancora un po’ di tempo per presentare candidature e decidere alleanze. Nel frattempo i grillini non stanno a guardare.