Autore: Redazione CISE

  • Affluenza ore 19: diversamente dalle 12, un calo molto netto. Appuntamento alle 23

    Il dato dell’affluenza alle 19:00 indica una tendenza ben diversa da quella che era emersa inizialmente sul dato delle 12:00 (valori quasi invariati rispetto al 2018): si registra infatti un calo di circa 8 punti quando sono pervenuti i dati di 6210 su 7904 comuni. Delle due ipotesi formulate alle 12, per adesso appare maggiormente suffragata quella di fattori contingenti e/o meteorologici che hanno introdotto una diversa dinamica oraria del voto rispetto al 2018 (in cui tra l’altro si votò all’inizio di marzo invece che alla fine di settembre).

    Appuntamento quindi con il dato definitivo alle 23 per capire la dinamica finale dell’affluenza, sempre con un occhio alla dinamica storica (vedi figura sotto).

    Percentuali di affluenza alle elezioni politiche 1948-2018
  • Affluenza ore 12: per adesso (a sorpresa?) praticamente invariata rispetto al 2018

    Potrebbe essere solo un fattore meteo (voto più concentrato al mattino per evitare temporali pomeridiani) o forse una tendenza più generale: tuttavia (con 7901 comuni pervenuti su 7904) l’affluenza delle 12 è del 19,23% contro il 19,45% del 2018. Un calo di appena 0,2 punti, con alcune regioni addirittura in crescita rispetto al 2018 (tra cui la Sicilia, anche presumibilmente per effetto del voto regionale contemporaneo).

    Se non fosse un semplice effetto meteo, potremmo anche avere un’affluenza in calo meno pronunciato rispetto al calo 2013-2018.

    Da segnalare come in Campania invece la bomba d’acqua su Napoli e provincia possa spiegare chiaramente il dato particolarmente basso della Campania (-4,5 punti).

  • Online il Dossier CISE “Le elezioni amministrative del 2019”

    Online il Dossier CISE “Le elezioni amministrative del 2019”

    È online il tredicesimo Dossier CISE, pubblicato dalla casa editrice Luiss University Press e dedicato alla tornata ordinaria di elezioni amministrative del 2019. Il Dossier è curato da Aldo Paparo ed è scaricabile gratuitamente tramite questo link.

    Il 2019 è stato per l’Italia un anno denso di appuntamenti elettorali. Il 26 maggio, infatti, gli elettori sono stati chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento Europeo (a cui il CISE ha dedicato molteplici approfondimenti contenuti nel volume originale edito da Lorenzo De Sio, Mark Franklin e Luana Russo) e per il rinnovo di numerose amministrazioni locali della penisola. Le elezioni amministrative hanno goduto di minore attenzione rispetto al concomitante voto europeo. Tuttavia, il loro studio è cruciale per comprendere le trasformazioni avvenute nell’arena politica nazionale, oltre che locale, soprattutto per quanto riguarda le interazioni fra partiti e il comportamento degli elettori.

    Il voto amministrativo ha interessato quasi la metà del totale dei comuni italiani, tra cui 25 capoluoghi di provincia. Circa il 90% dei comuni sono tornati alle urne a distanza di cinque anni dall’ultimo voto amministrativo. La precedente tornata, infatti, si era svolta nel 2014: stagione politica ricordata per la massima espansione elettorale ottenuta dal Partito Democratico guidato da Matteo Renzi. Dopo cinque anni, lo scenario politico italiano è radicalmente cambiato. Da un lato, la Lega di Matteo Salvini ha ampliato il proprio bacino di voti espandendosi in territori precedentemente inesplorati, tra cui il Mezzogiorno (D’Alimonte 2019; De Sio 2019; Angelucci 2019). Dall’altro, il Movimento 5 Stelle ha conosciuto una parabola discendente, passando dal 33% delle elezioni politiche del 2018 alla débâcle del voto europeo. Le elezioni amministrative del 2019 si sono svolte, dunque, in un sistema partitico profondamente mutato e i rapporti di forza si sono rivelati altamente instabili.

    Per indagare in maniera approfondita questi fenomeni il Dossier dedica l’attenzione a specifici passaggi del voto amministrativo. All’interno della prima parte vengono analizzati i risultati del primo turno nei comuni con più di 15.000 abitanti chiamati alle urne nell’election day del 26 maggio 2019. In questa sezione, inoltre, è incluso anche un capitolo interamente rivolto all’analisi delle elezioni regionali in Piemonte, le uniche svoltesi in concomitanza con le amministrative e le Europee. La seconda parte si concentra invece sul secondo turno nei comuni superiori che non hanno assegnato la vittoria al primo turno. I contributi presenti in questa sezione presentano una panoramica generale sui dati riguardanti il secondo turno, ma offrono al lettore anche una chiave interpretativa complessiva per comprendere le dinamiche che hanno portato al risultato finale dell’intera consultazione elettorale. La terza parte si dedica allo studio dei flussi elettorali, nucleo fondamentale dell’attività di ricerca del CISE. L’analisi dei flussi è stata effettuata con riferimento al risultato dei ballottaggi in nove grandi città italiane, confrontando l’esito elettorale sia rispetto alle europee 2019 che alle politiche 2018. Infine, la quarta sezione del Dossier è completamente rivolta all’analisi delle elezioni amministrative nei 28 comuni sardi chiamati alle urne il 16 giugno per il primo turno. All’interno di questa parte il lettore potrà trovare studi approfonditi sulla panoramica pre-elettorale e sui risultati del primo e secondo turno, oltre che sui risultati nelle cinque città superiori al voto, tra cui i capoluoghi Cagliari e Sassari.

    Qual è l’Italia politica che emerge dall’analisi del voto amministrativo svolta in questo Dossier? In primo luogo, uno degli elementi maggiormente evidenti è rappresentato dal bipolarismo locale. Le coalizioni di centrosinistra e centrodestra governano la maggior parte dei capoluoghi di provincia, relegando il “terzo polo” del Movimento 5 Stelle ad una condizione di debolezza che conferma un trend ormai quinquennale (Paparo 2018). Un altro elemento di interesse riguarda i mutamenti avvenuti nella geografia elettorale. Contrariamente alla tradizione dello Stivale, vari capoluoghi della Zona Rossa sono amministrati dal centrodestra (capoluoghi dell’Umbria, della Toscana e anche alcuni dell’Emilia-Romagna), mentre il centrosinistra riesce invece ad imporsi in aree come Puglia, Sicilia occidentale e Nord-Est (non solo l’Alto Adige). Le motivazioni alla base di questi sviluppi sono da ricercare nella letteratura politologica. Nello specifico, la teoria delle elezioni di second’ordine (Reif e Schmitt 1980) e gli studi sulla popolarità del governo e della sua ciclicità (si veda ad esempio: Tufte 1975) ci aiutano a capire il ruolo di fattori come il tipo di elezione e l’andamento del gradimento del governo sul comportamento degli elettori. Il voto amministrativo del 2019 ha dunque ridefinito la geografia elettorale, rilegando il Movimento 5 Stelle ad un ruolo marginale a livello locale e creando le basi per un ritorno ad una struttura bipolare del conflitto locale incentrata sulla competizione tra i poli di centrosinistra e centrodestra.

    Riferimenti bibliografici:

    Angelucci, D. (2019), “Regionali in Abruzzo: la Lega Nord alla conquista del Sud, cede il M5S”, Centro Italiano Studi Elettorali.

    D’Alimonte, R. (2019), “La Lega sbarca al Sud e prende (anche) i voti degli alleati M5S”, Centro Italiano Studi Elettorali.

    De Sio, L. (2019), “La nazionalizzazione della Lega di Salvini”, Centro Italiano Studi Elettorali.

    Paparo, A. (2018), “Le fatiche del M5S nei comuni: l’avanzata che non arriva e i sindaci che se ne vanno”, in Paparo, A. (a cura di), Goodbye Zona Rossa. Le elezioni comunali 2018, Dossier CISE (12), Roma, LUISS University Press, pp.227-234.

    Reif, K. e Schmitt, H. (1980), “Nine Second-Order National Elections. A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results”, European Journal of Political Research, 8(1), pp.3-44.

    Tufte, E. R. (1975), “Determinants of the Outcomes of Midterm Congressional Elections”, American Political Science Review, 69(3), pp.812-826.

  • “La politica cambia, i valori restano” ripubblicato in Open Access

    “La politica cambia, i valori restano” ripubblicato in Open Access

    La notizia testimonia come sta cambiando il mondo della ricerca e i modelli di pubblicazione: molte case editrici universitarie stanno optando sempre più per rendere disponibili i propri prodotti di ricerca in Open Access, ovvero ad accesso libero e gratuito in forma elettronica (politica da tempo adottata dal CISE per i suoi Dossier divulgativi). Tra queste la Firenze University Press, che – nel suo programma di conversione ad Open Access di molti volumi di ricerca – ha ripubblicato ad accesso libero pochi giorni fa un volume nato nel CISE e pubblicato nel 2011: La politica cambia, i valori restano? Una ricerca sulla cultura politica dei cittadini toscani.

    Il timing, peraltro casuale, appare tuttavia tempestivo. Anzitutto perché il tema della sopravvivenza e del cambiamento della vecchia subcultura politica “rossa” è tornato di grande attualità, a causa delle trasformazioni del Pd e della sinistra, e con l’occasione delle cruciali elezioni regionali in Emilia-Romagna; in secondo luogo, per l’imminenza delle elezioni in Toscana.

    E rileggere – a distanza di quasi dieci anni – “La politica cambia, i valori restano?” risulta stimolante per vari motivi. Il risultato principale era infatti per certi versi profetico. In superficie, l’apparente stabilità elettorale sembrava garantire che nulla stesse cambiando. In realtà, andando più in profondità, emergeva che da un lato c’era sì una certa stabilità in termini di valori di fondo della società toscana (testimoniata ad esempio da una vitalità dell’associazionismo e del volontariato); dall’altro, tuttavia, il rapporto con le forze politiche che per decenni avevano testimoniato ed espresso quei valori si era indebolito e incrinato, anche per la percezione di un crescente allontanamento di queste ultime dal rapporto coi cittadini e con il loro sistema di valori. Di qui la possibile disponibilità dei cittadini a sostenere anche nuove forze politiche.

    Analisi profetiche, quindi, visto che è proprio poco dopo la pubblicazione di quella ricerca che anche la Toscana vedrà – come le altre regioni italiane – una forte affermazione del Movimento 5 stelle, e in seguito un’ulteriore crisi del tradizionale rapporto tra partiti e cittadini, con i successi della Lega. E il problema – a sinistra – della capacità di coniugare buona amministrazione e testimonianza di valori risulta più aperto che mai.


    La politica cambia, i valori restano? Una ricerca sulla cultura politica dei cittadini toscani, pubblicato nel 2011, raccoglie i risultati della ricerca “Cultura politica, democrazia e partecipazione in Toscana”, condotta tra 2008 e 2010 dal CISE presso l’Università di Firenze, sotto la direzione di Lorenzo De Sio e con la collaborazione di Antonio Floridia, Erika Cellini, Katia Cigliuti, Graziana Corica, Rosa Di Gioia, Lucia Fagnini, Vittorio Mete e Valentina Pappalardo.

    Dalla quarta di copertina:

    Come vedono i toscani la politica? Che rapporto hanno con essa? C’è qualcosa di diverso rispetto alla «subcultura rossa» della Prima Repubblica? Da questa ricerca, commissionata dalla Regione Toscana e condotta dal Centro Italiano Studi Elettorali con un approccio misto, quantitativo e qualitativo, emergono risposte articolate. Da un lato, è viva e in salute la partecipazione associativa, espressione di una tradizione che viene da lontano. Dall’altro, emerge invece un declino della partecipazione politica, assieme a elementi di tensione nel rapporto tra cittadini, partiti e istituzioni. Segni inevitabili del grande cambiamento simbolico e organizzativo che ha investito i partiti di massa. E che li pone di fronte a sfide inedite, per mantenere quel dialogo vitale che i toscani esigono dalla loro classe politica.

  • Spring 2020: Six CISE-sponsored seminars within the Luiss DiSP Seminar Series

    Spring 2020: Six CISE-sponsored seminars within the Luiss DiSP Seminar Series

    Spring 2020: starting from February 19th, the regular Department Seminar Series resumes at the Luiss Department of Political Science (DiSP). Within the Department Seminar series, we at CISE have contributed by organizing six seminars, related to our research interests in political representation.

    19 February 2020, h 13:00-14:30 (Room 409, Viale Romania 32)
    Party Competition in Western Europe: Introducing the Issue Competition Comparative Project (ICCP)
    Lorenzo De Sio (Luiss)

    13 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    A Cleavage Theory of Political Parties
    Liesbet Hooghe (European University Institute)
    Gary Marks (European University Institute)

    20 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Political Entrepreneurship: The Rise of Challenger Parties in Europe
    Catherine De Vries (Bocconi University)

    3 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Turning the Tide? Italy and the post-EUGS Approach on Migration
    Maria Giulia Amadio Vicerè (Luiss)
    Davide Angelucci (Luiss)

    10 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Fragmented Electorates. Multiple Identities and Cross-Pressured voters
    Ruth Dassonneville (Université de Montréal)

    16 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    (Title TBD)
    Bernard Grofman (University of California, Irvine)

    Here the full calendar of the DiSP Seminar Series:

    19 February 2020, h 13:00-14:30 (Room 409, Viale Romania 32)
    Party Competition in Western Europe: Introducing the Issue Competition Comparative Project (ICCP)
    Lorenzo De Sio (Luiss)

    4 March 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    De-Centering European Foreign Policy
    Stephan Keukeleire (KL Leuven)

    11 March 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    National parliaments 10 years after the entry into force of the Lisbon Treaty: A balance
    Diane Fromage (Maastricht University)

    18 March 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    The UK Parliament under Pressure: the impact of Brexit, 2016-2020
    Robert Blackburn (King’s College London)

    25 March 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Knowledge Economies and Destabilised Polities
    David Soskice (London School of Economics and Political Science)

    1 April 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Fiscal Unions: Economic Integration in Europe and the United States
    Tiziano Zgaga (Luiss)
    Tomasz Wozniakowski (Hertie School)

    8 April 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Transitional Justice and Democracy
    Valentina Gentile (Luiss)

    15 April 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Equality, Freedom and Democracy- Europe After the Great Recession
    Leonardo Morlino (Luiss)

    29 April 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Brexit, UK and the Evolution of the Territorial Constitution
    Peter Leyland (SOAS University of London)

    6 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Questioning the EU Constitution- A case of over-constitutionalisation
    Takis Tridimas (King’s College London)
    Eleni Frantziou (Durham University)

    13 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    A Cleavage Theory of Political Parties
    Liesbet Hooghe (European University Institute)
    Gary Marks (European University Institute)

    20 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Political Entrepreneurship: The Rise of Challenger Parties in Europe
    Catherine De Vries (Bocconi University)

    27 May 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Europe’s Forgotten Revolution: Peasant Power, Social Mobilization, and Communism in the Southern Italian Countryside, 1943-1945
    Rosario Forlenza (Luiss)

    3 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Turning the Tide? Italy and the post-EUGS Approach on Migration
    Maria Giulia Amadio Vicerè (Luiss)
    Davide Angelucci (Luiss)

    10 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Fragmented Electorates. Multiple Identities and Cross-Pressured voters
    Ruth Dassonneville (Université de Montréal)

    16 Giugno 2020, h 13:00-14:30 (Room 411, Viale Romania 32)
    Title TBD
    Bernard Grofman (University of California, Irvine)

  • Call for Applications: Luiss University PhD Program in Politics

    Call for Applications: Luiss University PhD Program in Politics

    The Department of Political Science at LUISS invites applications for five fully-funded PhD scholarships to commence PhD studies in the academic year 2020/2021.

    The PhD program is in English, has a duration of four years and includes coursework and training in research methods in the first year.
    Supervision will be mainly provided by Professors members of the Academic Board. The program also facilitates exchanges with partner universities abroad and provides additional financial support to enable such study periods and field work.

    The Department of Political Science has excellence in a number of research clusters and we invite research proposals specifically in these areas: Regional and Global Governance, EU Institutions and Policy-making, Communication Studies, Parliaments, Elections and Political Representation, Politics and Institutions: History, Normative Theory and Current Practices. Applicants are also encouraged to familiarise themselves with the expertise of the members of the Academic Board which determines the range of supervision that is available in the program.

    In particular, we at CISE are keen to supervise quantitative projects oriented towards voting behaviour, party competition and party systems in comparative perspective.

    The deadline for submitting applications is on the 7th of February 2020, 16:00 (CET)

    APPLY HERE

  • Issue Competition Comparative Project: online dati ed un numero speciale di West European Politics

    Issue Competition Comparative Project: online dati ed un numero speciale di West European Politics

    Sei importanti paesi al voto tra 2017 e 2018, 40 partiti, ma soprattutto due anni e mezzo di lavoro da parte di 21 studiosi da 13 diverse università europee e americane, coordinati dal CISE in un progetto diretto da Lorenzo De Sio. Sono questi i numeri dell’Issue Competition Comparative Project: un progetto che ha mostrato come, in un contesto sempre più post-ideologico, la competizione partitica vada ormai letta in termini di posizioni e credibilità su specifici temi d’attualità e di policy.

    E’ questa l’impostazione di fondo che ha ispirato il disegno generale di questa ampia ricerca internazionale, che ha raccolto e analizzato dati relativi sia all’opinione pubblica (con sondaggi CAWI dedicati) che alle strategie attuate dai partiti (con monitoraggio della comunicazione dei partiti su Twitter), esaminando la sequenza di elezioni politiche che ha portato al voto sei importanti paesi europei (Olanda, Francia, Regno Unito, Germania, Austria, Italia) nel turbolento periodo che è seguito al referendum sulla Brexit e all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.

    Un progetto di ricerca i cui dati e risultati sono da oggi accessibili alla comunità scientifica, ai media, e a tutti i cittadini interessati. I primi risultati sono già stati divulgati negli ultimi due anni in una serie di articoli sul sito CISE, poi raccolti in un Dossier CISE sia in versione italiana che in inglese; la novità di questi giorni è invece la pubblicazione di:

    – tutti i dati di sondaggio e di Twitter del progetto ICCP: da oggi scaricabili dall’archivio internazionale GESIS e utilizzabili liberamente per finalità di ricerca scientifica;

    – un numero speciale della rivista scientifica internazionale West European Politics (curato da Lorenzo De Sio e Romain Lachat) interamente dedicato al progetto, con analisi dettagliate comparate e sui singoli paesi, da parte di 20 studiosi di 13 università europee e americane; la pubblicazione cartacea è prevista per il 2019, ma gli articoli sono già disponibili online sul sito della rivista.

    La strategia di ricerca del progetto ICCP si basa su un disegno fortemente innovativo, in cui per la prima volta gli atteggiamenti degli elettori vengono catturati su un numero molto ampio di temi di attualità (circa 30) specifici per ogni paese, e con una misurazione ricca che copre anche le credibilità che i cittadini assegnano ai diversi partiti su ogni tema. Utilizzando questa strategia (descritta in un articolo di D’Alimonte, De Sio e Franklin) è quindi possibile identificare con precisione i temi più favorevoli per ciascun partito, e poi analizzare la comunicazione di quel partito su Twitter, per vedere quanto un partito riesce ad essere “strategico”, ovvero riesce a sfruttare nel modo ottimale le opportunità che ha a disposizione.

    Una prima importante analisi comparata (presentata in un articolo di De Sio e Lachat) mette in evidenza come il contesto della competizione partitica in Europa Occidentale sia sempre più post-ideologico; sono sempre più diffusi tra gli elettori europei atteggiamenti di sinistra sull’economia (ruolo dello Stato) e di destra sull’immigrazione, che vengono sfruttati in modo efficace dai partiti “sfidanti” in contrapposizione a quelli tradizionali. E gli stessi “sfidanti” si contraddistinguono per enfatizzare una strategia di mobilitazione del conflitto (enfatizzando come le grandi trasformazioni del nostro tempo creino vincenti e perdenti), rispetto alla strategia per certi versi “tecnocratica” con cui i partiti tradizionali si presentano invece come competenti problem-solver. E’ interessante vedere come, senza dover ricorrere alla complessa e controversa categoria del “populismo”, sono queste due caratteristiche (post-ideologia; enfasi sul conflitto) a permettere di identificare in modo efficace la maggior parte dei partiti comunemente etichettati come “populisti”, permettendo quindi anche di vedere quanto “populismo” c’è nei partiti tradizionali, e quali partiti si trovano in una posizione intermedia.

    Infine, un risultato rilevante emerge in un’analisi comparata (vedi l’articolo di De Sio e Weber) in cui si mira a spiegare le diverse fortune elettorali dei diversi partiti. I risultati sono sorprendenti: una caratteristica fondamentale per il successo di un partito è la capacità di sfruttare in modo efficace i temi giusti. Si tratta di un risultato per certi versi inatteso: a vincere nelle elezioni in Europa Occidentale nel 2017 e 2018 non sono stati necessariamente i partiti “populisti”, ma semplicemente i partiti che hanno sfruttato al meglio i temi a loro più congeniali. Tra questi ci sono peraltro anche alcuni partiti “tradizionali”, come ad esempio la ÖVP di Sebastian Kurz in Austria, di nuovo vittoriosa nelle elezioni di pochi giorni fa. Un esempio della tendenza che emerge dall’articolo, e che quindi getta una luce nuova anche sul futuro dei partiti tradizionali: non sono affatto condannati ad estinguersi di fronte ai partiti “populisti”, a patto che siano in grado di rispondere in modo efficace alle domande dell’elettorato.

    Queste tendenze generali vengono poi esplorate in dettaglio in sei analisi dedicate ai singoli paesi, di cui tre sono già disponibili online:

    – Nel loro articolo sulla campagna elettorale italiana del 2018, Vincenzo Emanuele, Nicola Maggini e Aldo Paparo hanno analizzato le strategie dei partiti italiani e la loro coerenza con la struttura delle opportunità fornite dalla configurazione dell’opinione pubblica italiana. Gli autori mostrano una complessiva ‘incoerenza’ ideologica degli elettorati dei principali partiti in termini di posizioni assunte sui vari temi, se viste secondo una classica prospettiva ideologica novecentesca. Si tratta di una dinamica che quindi emerge come non peculiare dell’Italia, ma corrispondente a un modello post-ideologico diffuso anche in altri paesi. Tuttavia, i partiti in campagna elettorale sono stati nel complesso più ‘coerenti’ dei loro elettori dal punto di vista ideologico rimanendo più ancorati ad una tradizionale strategia di mobilitazione del conflitto di tipo novecentesco e non riuscendo quindi a sfruttare completamente i temi sui quali avevano le migliori opportunità elettorali. Parziali, ma significative eccezioni sono state la Lega e il Movimento 5 Stelle, ossia i due partiti emersi come i veri vincitori delle elezioni. La Lega, infatti, oltre ad enfatizzare tematiche di destra (soprattutto sul piano culturale), ha anche enfatizzato un obiettivo economico tradizionalmente sostenuto dai sindacati come la riduzione dell’età pensionabile, mentre il Movimento 5 Stelle ha focalizzato la sua campagna su temi di valence, per definizione non ideologici in quanto non divisivi. Infine, gli autori mostrano come, in generale, i partiti abbiano agito strategicamente, enfatizzando quelle issues che garantiscono maggiori opportunità di espansione elettorale, sebbene con variazioni rilevanti tra i partiti, con i partiti del centrodestra e Più Europa che sono risultati i più strategici, mentre all’estremo opposto Liberi e Uguali non lo è stato affatto.

    – Carolina Plescia, Sylvia Kritzinger e Patricia Oberluggauer hanno comparato le diverse strategie adottate dai partiti in Austria durante la campagna elettorale del 2017. Due sono in particolare gli approcci considerati: da una parte il cosiddetto ‘riding the wave’, secondo cui i partiti tendono ad enfatizzare le issues che sono attualmente più rilevanti per tutto l’elettorato; dall’altra, invece, il modello dello ‘issue yield’, che suggerisce invece che i partiti agiscono strategicamente, enfatizzando quelle issues che garantiscono maggiori opportunità di espansione elettorale. L’articolo mostra che l’ÖVP è stato il partito austriaco che più di ogni altro ha adottato un comportamento strategico in linea con quanto previsto dallo ‘issue yield model’: si tratta peraltro del vincitore delle elezioni del 2017 (che peraltro è diventato addirittura trionfatore nelle recentissime elezioni del 2019).

    Nello studio sul Regno Unito, Cristian Vaccari, Kaat Smets e Oliver Heath hanno esaminato il sostegno pubblico alle strategie elettorali dei principali partiti durante la campagna elettorale del 2017. Attingendo al quadro teorico dello ‘issue yield model’, l’articolo mostra che la campagna del partito Conservatore non si è concentrata su quelle issues che avrebbero ampliato le opportunità di espansione elettorale del partito. Al contrario, i laburisti, pur prendendo una chiara posizione di sinistra su molte politiche popolari all’interno del proprio elettorato tradizionale, hanno enfatizzato abilmente anche valence issues (vale a dire, temi non divisivi all’interno dell’elettorato) sulle quali il Labour era spesso visto come più credibile rispetto agli avversari.

  • Il voto del cambiamento: le elezioni politiche del 2018

    Il voto del cambiamento: le elezioni politiche del 2018

    A guardare l’attualità e i commenti politici degli ultimi mesi, chiunque avrebbe ricavato l’impressione che il vero vincitore delle elezioni del 4 marzo 2018 fosse stato Matteo Salvini, nuovo protagonista della politica italiana; e di conseguenza le tormentate vicende di questo agosto 2019, con la di fatto auto-estromissione di Salvini dal governo, e l’inizio di possibili nuovi scenari, sarebbero apparse incomprensibili.

    Ascolta qui l’intervento di Lorenzo De Sio su “Il voto del cambiamento” a Zapping Radio 1 il 5/9/2019 (da 35’20”)

    Non così se si adotta il passo più lento e approfondito della ricerca scientifica, in cui il risultato del 2018 non viene raccontato secondo l’impressione delle prime settimane e mesi dopo il voto, ma affidando a un nutrito gruppo di studiosi di varie università italiane – sotto il coordinamento del Cise – il compito di analizzare il risultato da diversi punti di vista, applicando teorie sviluppate e testate su tutte le grandi democrazie, e utilizzando metodi di analisi rigorosi. Con una riflessione a freddo, svolta nei mesi successivi al voto sulla scorta di abbondanti dati e di una lettura ragionata delle altre analisi. Uno sforzo che Stefano Bartolini e Roberto D’Alimonte inaugurarono ormai quasi 25 anni fa, dando vita a un gruppo di ricerca poi divenuto il Cise, e alla tradizione di una fortunata collana di volumi (da allora adottati in molte università italiane, ma alla portata anche dei semplici cittadini interessati alla politica) che oggi si arricchisce di una nuova riflessione dedicata alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, curata da Alessandro Chiaramonte e Lorenzo De Sio.

    Una riflessione articolata in numerosi aspetti: gli eventi politici che fanno da retroterra alle elezioni e alla definizione dell’offerta politica (Federico De Lucia e Aldo Paparo); le strategie di competizione dei partiti (Vincenzo Emanuele, Nicola Maggini e Aldo Paparo); la campagna elettorale (Cristian Vaccari); la partecipazione al voto (Dario Tuorto); i risultati di voto e i flussi elettorali (Lorenzo De Sio e Matteo Cataldi); il voto sul territorio (Matteo Cataldi e Vincenzo Emanuele); l’impatto della riforma elettorale (Alessandro Chiaramonte, Roberto D’Alimonte e Aldo Paparo); gli eletti (Filippo Tronconi e Luca Verzichelli); l’evoluzione del sistema partitico (Alessandro Chiaramonte e Vincenzo Emanuele).

    Ed è con questa lente più approfondita e accurata che il voto del 4 marzo emerge con caratteristiche inedite, e per certi versi in grado di spiegare l’apparentemente inattesa piega presa dagli eventi politici in questa strana estate del 2019.

    Perché il 2018 è stato un «voto del cambiamento». Un risultato che ha visto vincitori (e successivamente protagonisti al governo) due partiti che segnano una cesura rispetto all’evoluzione della politica italiana nell’ultimo decennio. A partire da quel novembre 2011 (la caduta di Berlusconi e il governo Monti), in cui la Lega Nord passa a un’opposizione in cui resterà per sette anni; e in cui il sostegno di quasi tutte le principali forze politiche a un governo di misure dure e impopolari crea le condizioni per la progressiva crescita di consensi che porterà il Movimento 5 stelle a diventare nel 2013 (e ancor più nel 2018) il primo partito italiano. Così che il 2018 non rappresenta altro che lo sbocco politico, con l’arrivo al governo, di un processo di cambiamento che in termini elettorali era emerso con forza già nel 2013. Con ormai una chiara domanda da parte dell’elettorato di una netta cesura, ovvero di un cambiamento, rispetto ai sette anni di governo tra 2011 e 2018, visto che a essere premiati in modo notevole sono i due principali partiti rimasti ininterrottamente all’opposizione.

    Così leggere oggi queste analisi ci dà una lente per cogliere anche il segno di ciò che abbiamo visto accadere dopo il voto: l’enfasi del governo giallo-verde sull’inversione di rotta rispetto a provvedimenti-simbolo del governo Monti come la legge Fornero; l’impatto dell’innovazione rappresentata da Salvini sulla coalizione di centro-destra (con la vertiginosa ascesa nei sondaggi e il prosciugamento di Forza Italia); e infine – storia di questi giorni – il coinvolgimento anche del centro-sinistra in un processo di cambiamento rispetto a cui in questi mesi si era ancora tenuto ai margini. Da un’analisi approfondita del voto del 4 marzo emergono le dinamiche profonde di questa legislatura.

    A. Chiaramonte, L. De Sio (a cura di)
    Il voto del cambiamento. Le elezioni politiche del 2018
    Bologna, Il Mulino, 2019
    pp. 296, ISBN 978-88-15-28431-0

    Dalla quarta di copertina:

    Al gruppo di ricercatori riunito su iniziativa del Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE) si deve questa approfondita analisi delle elezioni politiche del marzo 2018. Dopo un’introduzione sugli eventi politici che fanno da retroterra alle elezioni e sulla definizione dell’offerta politica, segue una serie di contributi più specifici sulla campagna elettorale, sulle strategie di competizione dei partiti, sui risultati di voto e sui flussi elettorali, sull’impatto della riforma elettorale, sugli eletti, nonché sull’evoluzione del sistema partitico. Viene così fornita un’interpretazione di ampio respiro a un voto che si è connotato soprattutto per il «cambiamento», da cui sono usciti vincitori – e successivamente protagonisti al governo – due partiti (Lega e M5s) che segnano una cesura nel panorama politico italiano dell’ultimo decennio.

  • Gli elettori M5S, PD e Lega e le possibili coalizioni:  uniti e divisi da economia, immigrati, Europa

    Gli elettori M5S, PD e Lega e le possibili coalizioni: uniti e divisi da economia, immigrati, Europa

    Siamo nel pieno della discussione sulle possibili coalizioni di governo; e un punto chiave (anche se gli interessati per adesso lo hanno escluso nettamente) è se il Movimento 5 Stelle possa costruire una coalizione di governo con il PD oppure con la Lega. Al di là delle strategie politiche, a noi qui interessa un dato sociologico: quanto sono sovrapponibili gli elettorati di questi partiti? Non tanto per caratteristiche sociali, ma in termini di opinione sui singoli temi: l’elettorato 5 Stelle è più simile a quello del PD o a quello della Lega? E su quali temi ci sono maggiori vicinanze o potenziali conflitti insanabili?

    Per rispondere a questa domanda abbiamo utilizzato i dati di un’indagine, svolta nelle ultime settimane prima del voto, in cui abbiamo sondato l’opinione degli intervistati su un gran numero di temi d’attualità. In estrema sintesi, emerge un dato interessante: le basi elettorali dei tre partiti presentano importanti sovrapposizioni, ma anche rilevanti differenze; la base del M5S è forse più simile a quella del PD, da cui è però divisa sul tema della globalizzazione economica e dell’integrazione degli immigrati. In generale, la questione chiave è che – al di là delle etichette sintetiche di sinistra e destra – è inevitabile “spacchettare” la multidimensionalità dello spazio politico nelle tre dimensioni di economia, immigrati e Europa. Solo alla luce di questa distinzione si possono comprendere in modo più chiaro convergenze e distanze tra gli elettorati dei diversi partiti.

    Ma vediamo i dati in dettaglio. La tabella 1 riporta 19 affermazioni su temi d’attualità; sono le 19 affermazioni maggioritarie tra i M5S (nel sondaggio, su ogni tema c’erano due affermazioni opposte: qui sono riportate quelle maggioritarie nel M5S). Per ognuna di queste affermazioni viene poi riportata la percentuale di accordo nell’intero campione (tutti i partiti), seguita dalla percentuale d’accordo tra gli elettori di M5S, PD e Lega. Accanto a ciascun elettorato riportiamo poi una lettera (e un colore) che indica se l’orientamento risultante è progressista o conservatore (è evidente che su alcuni temi la classificazione potrebbe essere discussa, ma per semplicità abbiamo fatto una scelta dicotomica).

    Un primo dato importante è che l’elettorato M5S è, in effetti, un elettorato “mainstream”. Infatti, su tutti i temi l’affermazione preferita dagli elettori M5S è anche quella preferita dagli italiani. Nella colonna “tutto il campione” troviamo infatti sempre valori superiori al 50%, il che significa che la scelta dell’elettorato M5S è maggioritaria anche tra tutti gli intervistati. Questo dato non deve sorprendere: la caratterizzazione del M5S è infatti su altri temi (condivisi da tutti gli elettorati, quindi non riportati in questa tabella), come la lotta alla corruzione e il rinnovamento della politica; quindi non sorprende che invece sui temi conflittuali della tabella la posizione degli elettori M5S sia simile alla media del campione.

    In generale, non è difficile notare come nel M5S ci sia una prevalenza di orientamenti progressisti. Su 19 temi, 15 hanno infatti un segno progressista. Ce ne sono tuttavia 4 su cui l’elettorato M5S vede prevalere un’orientamento conservatore: limitare l’accesso dei rifugiati, depenalizzare l’eccesso di legittima difesa, ridurre l’accesso ai servizi sociali per gli immigrati (il cosiddetto “sciovinismo del welfare”), e la contrarietà allo ius soli. In questo senso, l’elettorato M5S (peraltro in linea con l’intero campione, anche se con percentuali lievemente maggiori) rappresenta un caso di un fenomeno già conosciuto in altri paesi europei, ovvero quello dei “left-authoritarians”: cittadini che hanno opinioni di sinistra su temi economici, ma che invece sono conservatori su temi culturali, soprattutto per quello che riguarda l’immigrazione.

    Ma veniamo al confronto con l’elettorato PD. Qui va sottolineato che in realtà alcuni orientamenti conservatori degli elettori M5S sono condivisi anche da quelli del PD (e ovviamente da quelli della Lega): il voler limitare il numero di rifugiati e voler depenalizzare l’eccesso di legittima difesa. La distinzione tra i due elettorati emerge invece su tre temi chiave. Due di questi sono legati all’immigrazione: lo sciovinismo del welfare (è d’accordo il 63% nel M5S, contro il 40% nel PD; 60% nell’intero campione) e lo ius soli (nel M5S il 63% è contrario, mentre nel PD solo il 24% è contrario; 56% di contrari nell’intero campione). Infine, l’ulteriore tema di distinzione è relativo alla globalizzazione economica: per il 66% degli elettori M5S questa andrebbe limitata, mentre solo il 38% degli elettori PD condivide questo orientamento (a fronte di un 55% nell’intero campione).

    Questi dati ci dicono qualcosa di importante: che la difficoltà di classificare un partito come il M5S emerge proprio dal fatto che il suo elettorato sfida le categorie ideologiche tradizionali, combinando in modo inedito posizioni tradizionalmente considerate di destra con altre considerate di sinistra. Un tratto che tuttavia ormai contraddistingue anche altri partiti, come si vede dalla tabella. Qui la chiave è di distinguere anzitutto i temi economici da quelli culturali (relativi cioè ai diritti civili e all’immigrazione). In questo caso emerge chiaramente come la differenziazione tra elettorato M5S e PD sia sostanzialmente sui temi culturali dell’immigrazione, mentre c’è somiglianza sui temi economici. Unica eccezione è la globalizzazione economica, dove la posizione di sinistra (controllare e limitare la globalizzazione economica, tema introdotto dai “no global” alla fine degli anni ’90) è nettamente maggioritaria nel M5S, ma minoritaria nel PD.

    Tabella 1- Opinioni degli elettorati M5S, PD e Lega (e intero campione) su 19 temi d’attualità

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    Veniamo infine al confronto con la Lega. Anzitutto va osservato che, su quasi tutti i temi economici, gli elettori della Lega condividono i loro orientamenti complessivi (ovvero quelli scelti dalla maggioranza di loro) sia col M5S che col PD: uniche eccezioni sono la flat tax e la libertà delle imprese di assumere e licenziare (anche se qui gli elettori della Lega sono in realtà solo leggermente differenziati. Similitudini tra i tre elettorati si registrano anche sulla limitazione dei rifugiati e sulla depenalizzazione dell’eccesso di legittima difesa.

    Nella parte medio-bassa della tabella troviamo invece alcuni temi dove è la Lega ad essere più vicina al M5S. Anzitutto sulla limitazione della globalizzazione, e poi sulle posizioni conservatrici su ius soli e sciovinismo del welfare: qui gli elettori leghisti sono simili al M5S e contrapposti al PD.

    Infine, l’Europa. Qui di nuovo si registra una convergenza tra elettorati M5S e PD, con la Lega in posizione diversa. Come quelli PD, gli elettori M5S sono infatti in maggioranza favorevoli a rimanere nella UE e nell’Euro, mentre quelli della Lega sono in maggioranza per uscirne.

    Di conseguenza, qual è in sintesi il risultato? Quali sono gli elettorati più vicini in termini di opinioni sui temi (si noti bene: non i partiti coi loro programmi, e i loro dirigenti)? La risposta, come è ormai chiaro, ha senso solo distinguendo le aree tematiche. In questo senso si può forse dire che c’è una convergenza lievemente maggiore tra M5S e PD: entrambi condividono gli orientamenti economici (tranne la globalizzazione) e quelli su Europa e Euro, mentre sono divisi da alcuni orientamenti sugli immigrati. Anche M5S e Lega condividono due aree tematiche (economia e immigrazione, mentre sono divisi sull’Europa); tuttavia ci sono alcuni temi economici su cui gli elettori della Lega sono su posizioni leggermente più di destra (flat tax, liberalizzazione del mercato del lavoro), tanto da suggerire (anche se in modo impressionistico) una sovrapponibilità leggermente minore.

    In conclusione, il quadro che emerge, in linea con le ricerche internazionali, è quello di una chiara multidimensionalità dello spazio politico. La compresenza della dimensione economica, di quella culturale e di quella dell’Europa rende comprensibili le aree di sovrapponibilità e distinzione dei diversi elettorati. In questa fase di chiusura reciproca queste considerazioni sugli elettorati non appaiono rilevanti per la formazione del governo; chissà che non lo diventino nelle prossime settimane.

  • Crescita e nazionalizzazione della Lega di Salvini

    Crescita e nazionalizzazione della Lega di Salvini

    Il partito di Salvini è il chiaro vincitore di queste elezioni politiche con il 17,6% dei voti validi diventando il terzo partito italiano a un’incollatura dal Pd e vincendo la competizione interna al centrodestra nei confronti di Forza Italia. Non solo, è anche il partito che è cresciuto di più rispetto alle elezioni del 2013, incrementando di oltre 13 punti. Una sola volta dal 1992, nel 1996, la Lega Nord era riuscita a superare il 10% a livello nazionale (10,1%).
    Fig. 1 – Risultati elettorali della Lega (Nord) alla Camera
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