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This article aims to rediscover a variable that has been rather neglected by the Italian electoral studies on the so called «Second Republic»: demographic size of municipalities. Is there a difference between a citizen who votes in a small municipality of North-east and another one who votes in Milan? Between voting in a rural village or in an urban metropolis? In other words, is territory – considered as centrality or peripherality of the municipality where vote is cast – important to understand Italians’ electoral choices? And if so, how much it matters? May it even become a decisive dimension for the electoral results? Moving from these questions, the article analyzes the results of 2008 Italian general election by dividing the more than 8.000 Italian municipalities in 5 classes of demographic size (0-5.000, 5.001-15.000, 15.001-50.000, 50.001-100.000, above 100.000) and the territory of our country in 4 geo-political sub-units (North-west, North-east, Red belt and South) in order to develop a complete mapping of the incidence of demographic variable on the vote. This study concerns the 2008 vote to main Italian parties, coalitions and electoral blocs and uses the analysis of variance to calculate the tightness of the association between the above variable and the vote through a synthetic index. The findings are very interesting and in some ways surprising. Demographic size matters, especially in some areas (North) and for some parties (Northern League, Pd, Udc, Idv). In particular, three possible behaviours occur: some parties, definable as «city oriented», tends to achieve increasing electoral results whenever the size of municipality grows (eg. Pd, Idv); other parties, labelled as «village oriented», show an opposite trend, that is strongly rooted in small towns and a systematic loss of votes when demographic size increases (Northern League, Udc); the third type of behaviour is given by some «all around» political forces (Pdl, La Destra, Mpa) that show indifference to the variable. An even more pronounced effect could be found in coalitions and blocs analysis, with the centre-left collecting a strictly urban vote and the centre-right stronger in small towns.

Il principale obiettivo del capitolo è quello di analizzare la partecipazione alle elezioni primarie nazionali del 2012 (primo turno e ballottaggio) cercando altresì di comprendere come le diverse dinamiche di partecipazione che si sono realizzate nei due turni di voto nonché le differenze fra le diverse aree territoriali del paese hanno inciso sul risultato elettorale finale delle primarie. L’analisi della partecipazione sarà effettuata sia attraverso una disaggregazione dei dati elettorali a livello regionale e provinciale, sia tramite il confronto con le elezioni primarie del 2005 e del 2009. Inoltre saranno presi in esami diversi indicatori al fine di “misurare” la partecipazione e interpretarne i risultati: fra questi, la densità territoriale dei seggi elettorali, il tasso di membership ai partiti di centrosinistra, il rapporto tra votanti alle primarie e ed elettori del centrosinistra alle ultime politiche. L’ultima parte del capitolo sarà invece dedicata all’analisi della relazione fra partecipazione alle primarie e scelta di voto a favore dei candidati. In questa parte, all’analisi dei dati ecologici verrà affiancato l’utilizzo dei dati di sondaggio. In particolare si cercherà di verificare se la precedente partecipazione ad altre primarie da parte degli elettori ha avuto un peso sulla scelta di voto tra Bersani e Renzi.

Nel corso degli ultimi 20 anni il sistema partitico del nostro paese è stato attraversato da profondi mutamenti. Dopo la lunga stagione del pluralismo estremo e polarizzato degli anni della Prima Repubblica, a partire dal 1994 si è progressivamente mosso verso un sistema bipolare con alternanza caratterizzato da alti livelli di frammentazione e discontinuità dell’offerta politica, fino alla svolta quasi-bipartitica delle elezioni del 2008. Il capitolo ha l’obiettivo di analizzare il cambiamento del sistema partitico italiano avvenuto con le elezioni del 2013 dalle quali è emerso un sistema sostanzialmente tripolare che ha stravolto l’assetto bipolare precedente in un quadro di crescente destrutturazione e di fluidità elettorale che ha pochi eguali nella storia elettorale dell’Europa occidentale. Quali sono le caratteristiche del nuovo sistema partitico italiano? Quali fattori lo hanno determinato? Cosa spiega la sua perenne instabilità? Servendosi di molteplici indicatori e attraverso un approccio empirico e attento alla comparazione con altri casi europei il capitolo cercherà di dare risposta a questi interrogativi.

Contrary to the view that linguistic homogeneity is required to create a viable demos, this article argues that linguistic diversity can be a permanent feature of any democratic community, so long as there is a unified and robust voting space that provides a common intentional object, around which distinct public spheres can aesthetically organize their political discourse. An attempt to explain how such a voting space operates in Switzerland, the finest existing exemplar of a multilingual demos, is given. Following the Swiss example, the author proposes, would go a long way to constituting the European Union as a democratically legitimate trans-national demos, despite its formidable linguistic diversity.

A guardare l'attualità e i commenti politici degli ultimi mesi, chiunque avrebbe ricavato l'impressione che il vero vincitore delle elezioni del 4 marzo 2018 fosse stato Matteo Salvini, nuovo protagonista della politica italiana; e di conseguenza le tormentate vicende di questo agosto 2019, con la di fatto auto-estromissione di Salvini dal governo, e l'inizio di possibili nuovi scenari, sarebbero apparse incomprensibili. Ascolta qui l'intervento di Lorenzo De Sio su "Il voto del cambiamento" a Zapping Radio 1 il 5/9/2019 (da 35'20") Non così se si adotta il passo più lento...