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In 2011 Italian local elections we observed high electoral mobility: in Milan, for example, the center-left gained his first-time victory in the Berlusconi era, while in Naples there was a significant split voting in the first round and a huge turnaround between the first and the second ballot. A general research question emerged: are the shifts in the results understandable trough a left-right axis (political nature hypothesis of these elections) or were there cross-cutting mechanisms (local nature hypothesis of the elections with a strong role of personal aspects)? To answer the question we analyze the voting ecological estimates in the three biggest cities involved in 2011 elections: Milan, Naples and Turin. For every matrix we generated the estimates both applying the traditional Goodman model (for the whole city and splitting by district) and the hierarchical multinomial-dirichlet model developed by Rosen, Jiang, King and Taner. The most important result of our study is the strong political polarization of the vote in the two northern cities and a great importance of the local factors in Naples, where only a dominant role of the candidates can make sense of the detected shifts in voting behaviour.

Nel capoluogo siciliano si sono svolte, a circa due mesi di distanza l’una dall’altra, due competizioni elettorali che hanno prodotto in entrambi i casi un esito inaspettato alla luce dei rapporti di forza preesistenti: le primarie del centrosinistra hanno visto a sorpresa la vittoria di un outsider, Fabrizio Ferrandelli, che ha sconfitto Rita Borsellino, sostenuta da tutti i partiti della coalizione; le successive elezioni comunali hanno ancora una volta ribaltato le previsioni della vigilia con il candidato del centrodestra, Massimo Costa che non è nemmeno riuscito a raggiungere il ballottaggio. Così nella città che è stata per lungo tempo una roccaforte di Forza Italia prima e del Pdl poi, accedono al secondo turno due candidati progressisti: il vincitore delle primarie Ferrandelli e l’ex sindaco Leoluca Orlando che, con l’appoggio di Idv e sinistra radicale, ha addirittura sfiorato la vittoria al primo turno. La letteratura sul comportamento di voto delle città del Sud ha recentemente sottolineato la tendenza dell’elettorato meridionale a mostrare un’alta volatilità nelle proprie scelte di voto (Raniolo 2010), tale da rendere il Mezzogiorno un’area tanto imprevedibile quanto decisiva per la conquista del governo (D’Alimonte e Vassallo 2007). Le due recenti competizioni nella città di Palermo si inseriscono dunque all’interno di un trend già osservato in precedenza, ma mostrano anche alcuni elementi di novità. In particolare, sembra emergere la crescente incapacità dei partiti di mobilitare i propri elettori al voto e ciò fa sì che altri fattori, primo fra tutti la personalità dei candidati, diventino determinanti per la vittoria elettorale. Questo lavoro ha l’obiettivo di analizzare le elezioni primarie e le successive comunali spiegandone l’esito attraverso un approccio di geografia elettorale e l’utilizzo di una metodologia quantitativa con dati ecologici (Dogan e Rokkan 1969; Johnston et al. 1990). L’analisi della partecipazione e del voto sarà dunque condotta disaggregando i risultati a livello sub-comunale (le primarie nei 31 gazebo, le comunali nelle 55 Unità di Primo Livello, corrispondenti a quartieri e rioni storici della città), e comparandoli con quelli delle politiche 2006 e 2008, così da “mappare” le diverse zone della città dal punto di vista politico e sociale (grazie al confronto con alcuni utili indicatori socio-economici) e interpretare le due competizioni più recenti ( servendoci anche della stima dei flussi elettorali effettuata tramite il modello di Goodman). L’ipotesi da verificare è che i risultati del tutto inattesi delle due elezioni esaminate siano spiegabili alla luce di un fattore esplicativo principale: la frattura centro-periferia, che contrappone i quartieri centrali della città, contraddistinti da un voto tendenzialmente di centro-sinistra e stabile nel corso del tempo, a quelli socialmente marginali ed economicamente dipendenti delle zone periferiche, tendenti verso il centro-destra ma altamente volatili e maggiormente inclini a valutare le caratteristiche “personali” dei candidati piuttosto che il loro colore politico.

Il principale obiettivo del capitolo è quello di analizzare la partecipazione alle elezioni primarie nazionali del 2012 (primo turno e ballottaggio) cercando altresì di comprendere come le diverse dinamiche di partecipazione che si sono realizzate nei due turni di voto nonché le differenze fra le diverse aree territoriali del paese hanno inciso sul risultato elettorale finale delle primarie. L’analisi della partecipazione sarà effettuata sia attraverso una disaggregazione dei dati elettorali a livello regionale e provinciale, sia tramite il confronto con le elezioni primarie del 2005 e del 2009. Inoltre saranno presi in esami diversi indicatori al fine di “misurare” la partecipazione e interpretarne i risultati: fra questi, la densità territoriale dei seggi elettorali, il tasso di membership ai partiti di centrosinistra, il rapporto tra votanti alle primarie e ed elettori del centrosinistra alle ultime politiche. L’ultima parte del capitolo sarà invece dedicata all’analisi della relazione fra partecipazione alle primarie e scelta di voto a favore dei candidati. In questa parte, all’analisi dei dati ecologici verrà affiancato l’utilizzo dei dati di sondaggio. In particolare si cercherà di verificare se la precedente partecipazione ad altre primarie da parte degli elettori ha avuto un peso sulla scelta di voto tra Bersani e Renzi.

This article aims to rediscover a variable that has been rather neglected by the Italian electoral studies on the so called «Second Republic»: demographic size of municipalities. Is there a difference between a citizen who votes in a small municipality of North-east and another one who votes in Milan? Between voting in a rural village or in an urban metropolis? In other words, is territory – considered as centrality or peripherality of the municipality where vote is cast – important to understand Italians’ electoral choices? And if so, how much it matters? May it even become a decisive dimension for the electoral results? Moving from these questions, the article analyzes the results of 2008 Italian general election by dividing the more than 8.000 Italian municipalities in 5 classes of demographic size (0-5.000, 5.001-15.000, 15.001-50.000, 50.001-100.000, above 100.000) and the territory of our country in 4 geo-political sub-units (North-west, North-east, Red belt and South) in order to develop a complete mapping of the incidence of demographic variable on the vote. This study concerns the 2008 vote to main Italian parties, coalitions and electoral blocs and uses the analysis of variance to calculate the tightness of the association between the above variable and the vote through a synthetic index. The findings are very interesting and in some ways surprising. Demographic size matters, especially in some areas (North) and for some parties (Northern League, Pd, Udc, Idv). In particular, three possible behaviours occur: some parties, definable as «city oriented», tends to achieve increasing electoral results whenever the size of municipality grows (eg. Pd, Idv); other parties, labelled as «village oriented», show an opposite trend, that is strongly rooted in small towns and a systematic loss of votes when demographic size increases (Northern League, Udc); the third type of behaviour is given by some «all around» political forces (Pdl, La Destra, Mpa) that show indifference to the variable. An even more pronounced effect could be found in coalitions and blocs analysis, with the centre-left collecting a strictly urban vote and the centre-right stronger in small towns.

Emanuele, Vincenzo. (n.d.). Ite, missa est: dove sono andati i praticanti? In C&LS Candidate and Leader Selection, Forza Doria. Divertissements seri sulle elezioni primarie (pp. 107–112). Novi Ligure: Edizioni Epoké. Retrieved from http://www.ed...