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Nel capoluogo siciliano si sono svolte, a circa due mesi di distanza l’una dall’altra, due competizioni elettorali che hanno prodotto in entrambi i casi un esito inaspettato alla luce dei rapporti di forza preesistenti: le primarie del centrosinistra hanno visto a sorpresa la vittoria di un outsider, Fabrizio Ferrandelli, che ha sconfitto Rita Borsellino, sostenuta da tutti i partiti della coalizione; le successive elezioni comunali hanno ancora una volta ribaltato le previsioni della vigilia con il candidato del centrodestra, Massimo Costa che non è nemmeno riuscito a raggiungere il ballottaggio. Così nella città che è stata per lungo tempo una roccaforte di Forza Italia prima e del Pdl poi, accedono al secondo turno due candidati progressisti: il vincitore delle primarie Ferrandelli e l’ex sindaco Leoluca Orlando che, con l’appoggio di Idv e sinistra radicale, ha addirittura sfiorato la vittoria al primo turno. La letteratura sul comportamento di voto delle città del Sud ha recentemente sottolineato la tendenza dell’elettorato meridionale a mostrare un’alta volatilità nelle proprie scelte di voto (Raniolo 2010), tale da rendere il Mezzogiorno un’area tanto imprevedibile quanto decisiva per la conquista del governo (D’Alimonte e Vassallo 2007). Le due recenti competizioni nella città di Palermo si inseriscono dunque all’interno di un trend già osservato in precedenza, ma mostrano anche alcuni elementi di novità. In particolare, sembra emergere la crescente incapacità dei partiti di mobilitare i propri elettori al voto e ciò fa sì che altri fattori, primo fra tutti la personalità dei candidati, diventino determinanti per la vittoria elettorale. Questo lavoro ha l’obiettivo di analizzare le elezioni primarie e le successive comunali spiegandone l’esito attraverso un approccio di geografia elettorale e l’utilizzo di una metodologia quantitativa con dati ecologici (Dogan e Rokkan 1969; Johnston et al. 1990). L’analisi della partecipazione e del voto sarà dunque condotta disaggregando i risultati a livello sub-comunale (le primarie nei 31 gazebo, le comunali nelle 55 Unità di Primo Livello, corrispondenti a quartieri e rioni storici della città), e comparandoli con quelli delle politiche 2006 e 2008, così da “mappare” le diverse zone della città dal punto di vista politico e sociale (grazie al confronto con alcuni utili indicatori socio-economici) e interpretare le due competizioni più recenti ( servendoci anche della stima dei flussi elettorali effettuata tramite il modello di Goodman). L’ipotesi da verificare è che i risultati del tutto inattesi delle due elezioni esaminate siano spiegabili alla luce di un fattore esplicativo principale: la frattura centro-periferia, che contrappone i quartieri centrali della città, contraddistinti da un voto tendenzialmente di centro-sinistra e stabile nel corso del tempo, a quelli socialmente marginali ed economicamente dipendenti delle zone periferiche, tendenti verso il centro-destra ma altamente volatili e maggiormente inclini a valutare le caratteristiche “personali” dei candidati piuttosto che il loro colore politico.

 di Nicola Maggini La schiacciante vittoria di Matteo Renzi con il 68% dei voti alle elezioni per il segretario del Pd ha senza dubbio rappresentato l’evento più significativo dell’ultimo mese nel contesto politico italiano. Molti analisti hanno sottolineato come questo fatto costituisca una svolta storica per la sinistra, con l’affermazione di un leader per molti versi decisamente diverso dai precedenti leader del centrosinistra. Questo per ciò che concerne il lato dell’offerta politica. Ma dal punto di vista della domanda, ossia degli elettori, Renzi si è affermato grazie una constituency elettorale sul serio diversa dai tradizionali elettori delle primarie del Pd?...

JSprimarieShare Domenica si svolgerà il secondo turno delle elezioni primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra. Al primo turno Bersani ha raccolto il 44,9% dei voti contro il 35,5% di Renzi e appare saldamente in testa. E' possibile che lo sfidante possa superarlo? Cosa deve succedere perché ciò accada? Qui puoi simulare il risultato del secondo turno. Ogni elettore ha tre opzioni a disposizione: votare Bersani, votare Renzi oppure astenersi. Devi solo decidere come si divideranno fra queste tre possibilità gli elettori che al primo turno hanno scelto i diversi candidati. Puoi anche ipotizzare la partecipazione di nuovi elettori che...

di Vincenzo Emanuele Tre milioni e centomila. Questo il bilancio complessivo (ancorché non definitivo – mancano ancora alcune sezioni, ormai tre giorni dopo la chiusura dei seggi) della partecipazione alle primarie del centrosinistra. Rispetto all’enfasi iniziale posta sulla grande affluenza, dovuta alle prime stime che parlavano di oltre 4 milioni di elettori, il risultato finale costringe a ridimensionare l’entusiasmo un po’ retorico di molti commentatori. Intendiamoci, in tempi di antipolitica portare più di tre milioni di elettori ai seggi è un risultato ragguardevole, ma se confrontiamo questo dato con quello delle primarie del 2009 il numero di partecipanti è praticamente...

di Federico De Lucia e Matteo Cataldi Il primo turno delle primarie del centrosinistra ha confermato i risultati che i sondaggi avevano pronosticato. Bersani ha vinto su Renzi con un distacco piuttosto marcato (circa 9,5 punti percentuali), ma non è riuscito a strappare la vittoria al primo turno, fermandosi al 44,9% dei voti validi. Lo sfidante fiorentino ha ottenuto un buon 35,5%, mentre Vendola, annunciato già in terza posizione da tutte le rilevazioni in circolazione, si è fermato al 15,6%. I candidati minori, Puppato e Tabacci, hanno ottenuto le risicate percentuali residuali, inferiori al 3%. Le riflessioni interessanti che questi risultati...