Pubblicazioni scientifiche

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The 2013 Italian general elections produced a largely unexpected and destabilizing outcome. The major surprise came from the Movimento 5 stelle (M5s, Five star movement), a brand new, anti-establishment political force which got more than 25% of the valid votes and turned out to be the largest party list in the domestic arena of the Chamber of deputies. The destabilizing nature of the outcome stemmed from the lack of a real winner which ended up in political stalemate. In fact, the center-left won in the Chamber of deputies, but not in the Senate and could not form a cabinet by itself. In the end, the Partito democratico (Pd, Democratic Party) was left with the only unpalatable option to have to form a ‘grand governing coalition’ with Berlusconi’s Popolo delle libertà (Pdl, People of freedom). Indeed, the widespread expectation was that the center-left would win with a large margin. For a long time before the vote most of the polls had indicated that Bersani’s lead was large enough to make his coalition gain the absolute majority of seats in both chambers either alone or together with the Monti’s coalition. It was not the case. Actually, what really happened in the ballot box on February 24th and 25th is still unclear to some extent. Here we will try to give a brief and preliminary explanation, analyzing the background to the election, the results and the role played by the electoral systems, the aggregate vote shifts between the 2013 and 2008 elections, the geographical distributions of the vote, and, finally, the transformation of the party system.

De Sio, L., & Paparo, A. (2014). Elettori alla deriva? I flussi di voto tra il 2008 e il 2013. In Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013 (pp. 129–152). Bologna: Il Mulino.

D’ALIMONTE, R. D. R., & CHIARAMONTE, A. (1993). Il nuovo sistema elettorale italiano: quali opportunità? RIVISTA ITALIANA DI SCIENZA POLITICA, 23, 513–547.

Aldo Paparo & Lorenzo De Sio (2017) PTV gap as a new measure of partisanship: a panel-data, multi-measure validation showing surprising partisanship stability, Contemporary Italian Politics, 9:1, 60-83, DOI: 10.1080/23248823.2017.1289733 Abstract Comparative studies of partisanship lack a comparable transatlantic measure. In the U.S. the traditional ANES measure is used, while in European multi-party systems a party-closeness measure is mostly used. A recent contribution proposed PTV (propensity-to-vote) gap as a potential solution to this issue, showing that the gap in PTV scores between the best- and the second best-placed party has desirable properties in the American case. In this article we test the...

Nel capoluogo siciliano si sono svolte, a circa due mesi di distanza l’una dall’altra, due competizioni elettorali che hanno prodotto in entrambi i casi un esito inaspettato alla luce dei rapporti di forza preesistenti: le primarie del centrosinistra hanno visto a sorpresa la vittoria di un outsider, Fabrizio Ferrandelli, che ha sconfitto Rita Borsellino, sostenuta da tutti i partiti della coalizione; le successive elezioni comunali hanno ancora una volta ribaltato le previsioni della vigilia con il candidato del centrodestra, Massimo Costa che non è nemmeno riuscito a raggiungere il ballottaggio. Così nella città che è stata per lungo tempo una roccaforte di Forza Italia prima e del Pdl poi, accedono al secondo turno due candidati progressisti: il vincitore delle primarie Ferrandelli e l’ex sindaco Leoluca Orlando che, con l’appoggio di Idv e sinistra radicale, ha addirittura sfiorato la vittoria al primo turno. La letteratura sul comportamento di voto delle città del Sud ha recentemente sottolineato la tendenza dell’elettorato meridionale a mostrare un’alta volatilità nelle proprie scelte di voto (Raniolo 2010), tale da rendere il Mezzogiorno un’area tanto imprevedibile quanto decisiva per la conquista del governo (D’Alimonte e Vassallo 2007). Le due recenti competizioni nella città di Palermo si inseriscono dunque all’interno di un trend già osservato in precedenza, ma mostrano anche alcuni elementi di novità. In particolare, sembra emergere la crescente incapacità dei partiti di mobilitare i propri elettori al voto e ciò fa sì che altri fattori, primo fra tutti la personalità dei candidati, diventino determinanti per la vittoria elettorale. Questo lavoro ha l’obiettivo di analizzare le elezioni primarie e le successive comunali spiegandone l’esito attraverso un approccio di geografia elettorale e l’utilizzo di una metodologia quantitativa con dati ecologici (Dogan e Rokkan 1969; Johnston et al. 1990). L’analisi della partecipazione e del voto sarà dunque condotta disaggregando i risultati a livello sub-comunale (le primarie nei 31 gazebo, le comunali nelle 55 Unità di Primo Livello, corrispondenti a quartieri e rioni storici della città), e comparandoli con quelli delle politiche 2006 e 2008, così da “mappare” le diverse zone della città dal punto di vista politico e sociale (grazie al confronto con alcuni utili indicatori socio-economici) e interpretare le due competizioni più recenti ( servendoci anche della stima dei flussi elettorali effettuata tramite il modello di Goodman). L’ipotesi da verificare è che i risultati del tutto inattesi delle due elezioni esaminate siano spiegabili alla luce di un fattore esplicativo principale: la frattura centro-periferia, che contrappone i quartieri centrali della città, contraddistinti da un voto tendenzialmente di centro-sinistra e stabile nel corso del tempo, a quelli socialmente marginali ed economicamente dipendenti delle zone periferiche, tendenti verso il centro-destra ma altamente volatili e maggiormente inclini a valutare le caratteristiche “personali” dei candidati piuttosto che il loro colore politico.