Pubblicazioni scientifiche

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To cite the article: Davide Angelucci & Davide Vittori (2022) Are All Populist Voters the Same? Institutional Distrust and the Five Star Movement in Italy, South European Society and Politics, DOI: 10.1080/13608746.2022.2028503 The article is open access and can be accessed here. Abstract Are all populist voters the same? We focus on a valence populist party case (Five Star Movement) to answer this question. We inquire whether faithful populist voters, new populist voters, populist defectors and non-populist voters all have the same level of institutional trust. Our focus is...

Chiaramonte, A. and Emanuele, V. (2015), 'Party System Volatility, Regeneration and De-Institutionalization in Western Europe (1945-2015)', Party Politics, Online First, DOI:10.1177/1354068815601330. Vincenzo Emanuele, interviewed by Gianmarco Botti (English translation by Elisabetta Mannoni) Vincenzo Emanuele, what is your paper about? Why is it innovative? This article, published on Party Politics in 2015, was written together with Alessandro Chiaramonte, professor at the University of Florence; and it mainly deals with the topic of institutionalization of party systems, which has a very long history, but has not been so much debated so far, for Western European countries. By institutionalization of party systems we mean stability and...

In questo articolo analizziamo la misura in cui le elezioni europee del 2009, svoltesi a seguito della grave crisi dei mercati internazionali, differiscono dalle precedenti. I nostri interrogativi di ricerca riguardano da un lato la presenza di effetti di delegittimazione della UE (attraverso astensionismo, voto di protesta, frammentazione, successo di partiti anti-Europei) e dall’altro lato il risultato dei governi nazionali. Analiticamente, il modello delle elezioni di second’ordine che colloca le elezioni europee all’interno dei cicli elettorali nazionali viene considerato operando una contestualizzazione storica dei risultati delle elezioni europee in otto paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna). I dati non mostrano evidenza di un particolare incremento dell’astensionismo elettorale né del voto di protesta rispetto a quanto verificatosi nelle precedenti elezioni europee. Tuttavia le elezioni del 2009 si collocano nelle tendenze di medio periodo verso instabilità e frammentazione e, probabilmente per effetto della crisi economica, si caratterizzano per le particolari difficoltà anche per i governi in carica, compresi quelli che si stanno avvicinando alla fine del loro ciclo elettorale e che quindi, nelle precedenti elezioni di second’ordine ma senza crisi economica, tendevano a recuperare consensi: una dinamica che, sebbene in modo disomogeneo, appare evidente anche dall’analisi dei trend nelle inchieste di opinione.

Emanuele, V. (2015). Vote (de-) nationalisation and party system change in Italy (1948–2013). Contemporary Italian Politics, (ahead-of-print), 1-22. http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/23248823.2015.1076617#.VeYOsfbtmko Abstract The nationalisation of politics is a major political phenomenon deriving from the historical trend towards the formation of national electorates and party systems brought about by the progressive reduction in the significance of territorial cleavages. During the last 50 years, though the issue of vote nationalisation has been addressed by a large volume of literature, serious analysis of the Italian case has never made much progress, having been limited to the reflections of a few isolated authors. Over the past 20 years, a period...

Nel capoluogo siciliano si sono svolte, a circa due mesi di distanza l’una dall’altra, due competizioni elettorali che hanno prodotto in entrambi i casi un esito inaspettato alla luce dei rapporti di forza preesistenti: le primarie del centrosinistra hanno visto a sorpresa la vittoria di un outsider, Fabrizio Ferrandelli, che ha sconfitto Rita Borsellino, sostenuta da tutti i partiti della coalizione; le successive elezioni comunali hanno ancora una volta ribaltato le previsioni della vigilia con il candidato del centrodestra, Massimo Costa che non è nemmeno riuscito a raggiungere il ballottaggio. Così nella città che è stata per lungo tempo una roccaforte di Forza Italia prima e del Pdl poi, accedono al secondo turno due candidati progressisti: il vincitore delle primarie Ferrandelli e l’ex sindaco Leoluca Orlando che, con l’appoggio di Idv e sinistra radicale, ha addirittura sfiorato la vittoria al primo turno. La letteratura sul comportamento di voto delle città del Sud ha recentemente sottolineato la tendenza dell’elettorato meridionale a mostrare un’alta volatilità nelle proprie scelte di voto (Raniolo 2010), tale da rendere il Mezzogiorno un’area tanto imprevedibile quanto decisiva per la conquista del governo (D’Alimonte e Vassallo 2007). Le due recenti competizioni nella città di Palermo si inseriscono dunque all’interno di un trend già osservato in precedenza, ma mostrano anche alcuni elementi di novità. In particolare, sembra emergere la crescente incapacità dei partiti di mobilitare i propri elettori al voto e ciò fa sì che altri fattori, primo fra tutti la personalità dei candidati, diventino determinanti per la vittoria elettorale. Questo lavoro ha l’obiettivo di analizzare le elezioni primarie e le successive comunali spiegandone l’esito attraverso un approccio di geografia elettorale e l’utilizzo di una metodologia quantitativa con dati ecologici (Dogan e Rokkan 1969; Johnston et al. 1990). L’analisi della partecipazione e del voto sarà dunque condotta disaggregando i risultati a livello sub-comunale (le primarie nei 31 gazebo, le comunali nelle 55 Unità di Primo Livello, corrispondenti a quartieri e rioni storici della città), e comparandoli con quelli delle politiche 2006 e 2008, così da “mappare” le diverse zone della città dal punto di vista politico e sociale (grazie al confronto con alcuni utili indicatori socio-economici) e interpretare le due competizioni più recenti ( servendoci anche della stima dei flussi elettorali effettuata tramite il modello di Goodman). L’ipotesi da verificare è che i risultati del tutto inattesi delle due elezioni esaminate siano spiegabili alla luce di un fattore esplicativo principale: la frattura centro-periferia, che contrappone i quartieri centrali della città, contraddistinti da un voto tendenzialmente di centro-sinistra e stabile nel corso del tempo, a quelli socialmente marginali ed economicamente dipendenti delle zone periferiche, tendenti verso il centro-destra ma altamente volatili e maggiormente inclini a valutare le caratteristiche “personali” dei candidati piuttosto che il loro colore politico.