Bersani trionfa tra gli elettori Pd ma Renzi tiene tra elettori periferici e tradizionalisti

di Aldo Paparo e Matteo Cataldi

Nella seconda rilevazione del panel Cise si è registrato uno straordinario interesse verso le elezioni primarie per la selezione del candidato premier del centrosinistra. Quasi il 40% degli elettori non esclude di partecipare al voto. In questo articolo analizziamo come questi intervistati si distribuiscano riguardo diversi aspetti della politica, quali opinioni su specifiche questioni e atteggiamenti verso gli oggetti politici. Presentiamo quindi gli incroci fra le intenzioni di voto per tale consultazione e le risposte alle domande piu strettamente politiche contenute nel nostro sondaggio.

La tabella 1 riporta le domande relative agli atteggiamenti verso la politica. Renzi si dimostra assai più competitivo fra gli elettori distanti dalla politica. Infatti è il preferito fra coloro che vi si interessano poco o per niente: lo votano il 31% contro il 29 di Bersani. Inoltre riduce significativamente il suo svantaggio generale (da 8,4 a 4,9 punti percentuali) fra quanti hanno risposto esattamente a non più di una delle tre domande di conoscenza fattuale somministrate. Bersani è invece il candidato di chi si interessa di politica: lo vota quasi il 50%. Bisogna anche considerare che poco meno del 30% degli elettori periferici non ha ancora deciso per quale candidato votare: qui potrebbe certamente cercare di attingere Renzi per colmare in queste ultime battute il divario dal segretario nella corsa alla premiership di coalizione.

Tab. 1. Incroci fra intenzioni di voto alle primarie e atteggiamenti verso la politica.

Passando alle opinioni circa il governo Monti, Renzi è sottorapresentato fra chi ne valuta negativamente l’operato fin qui o un’eventuale riproposizione dopo le prossime elezioni. Soprattutto quest’ultimo dato non è di facile interpretazione alla luce della vocazione maggioritaria di cui il sindaco di Firenze sta sforzandosi di colorare la propria candidatura. Fra questi elettori sono leggermente sovrappresentati quanti scelgono Vendola o Puppato ma soprattutto coloro che non hanno ancora scelto il candidato per cui votare. Bersani è sovrarappresentato fra i favorevoli a Monti e sottorapresentato fra i suoi oppositori, come Renzi ma con minore intensità. Il segretario del Pd raccoglie il 45% delle preferenze di chi pensa che le coalizioni di governo debbano essere formate in Parlamento dopo le elezioni, che però sono un’esigua minoranza. Analogo successo nell’altrettanto ristretto gruppo di quanti si dichiarano soddisfatti di come funziona oggi la democrazia italiana.

Veniamo ora alle domande relative ad alcune specifiche questioni al centro del dibattito pubblico negli ultimi mesi. La tabella 2 presenta tali dati. Si ravvisa in generale una maggiore competitività di Renzi presso gli elettori più conservatori sui temi etici[1]. Infatti è il candidato preferito (seppur di pochissimo) tra quanti non ritengono giusto che alle coppie di fatto omosessuali siano garantiti gli stessi diritti di quelle eterosessuali, così come (stavolta nettamente in vantaggio) tra chi non vuole un riconoscimento giuridico delle coppie di fatto o la cittadinanza automatica per i figli degli immigrati nati in Italia. E questo nonostante nel suo programma siano invece inserite entrambe. Renzi è sovrarappresentato rispetto al totale degli elettori potenziali delle primarie anche fra chi pensa che la legge dovrebbe obbligare la nutrizione artificiale per i malati terminali, categoria nella quale è quasi pari a Bersani; in altre parole, nell’elettorato più tradizionalista sui temi etici.

Tab. 2. Incroci fra intenzioni di voto alle primarie e posizioni sulle issues.

Inoltre si osserva una particolare forza di Bersani fra gli europeisti più convinti. Infatti il segretario è oltre il 40% sia fra chi non vuole uscire dall’euro sia fra chi considera un bene l’adesione del nostro paese all’Unione Europea.

Per quanto riguarda i temi economici, Renzi è il più votato fra chi pensa che le imprese debbano essere libere di delocalizzare ma è sorprendentemente sottorappresentato fra chi vorrebbe ridurre i servizi sociali per abbassare le tasse. Non si registrano invece particolari scostamenti rispetto alla popolazione di riferimento per quanto riguarda la patrimoniale e il federalismo fiscale.

Veniamo infine agli orientamenti partitici dei bacini elettorali dei diversi candidati delle primarie. La tabella 3 riporta le risposte alle domande relative all’identificazione di partito e all’intenzione di voto in caso di immediate elezioni politiche. Notiamo innanzitutto come circa un terzo dei potenziali elettori di queste primarie si identificano con il Pd o sono elettori dello stesso partito. Fra questi, il segretario Bersani raccoglie una maggioranza schiacciante: oltre il 60%, mentre lo sfidante interno Renzi si ferma poco sopra il 20%. Vendola è largamente sottorappresentato con un 7-8% ancora incerti.

Tab. 3. Incroci fra intenzioni di voto alle primarie e orientamenti partitici.

Il gruppo più numeroso è però quello di chi non si identifica con alcun partito e, quanto al voto, o si astiene o è incerto. Fra questi elettori periferici si registra una situazione nettamente più equilibrata tra Bersani e Renzi (che prevale tra chi non si identifica in nessun partito), ma soprattutto una grande incertezza, con oltre il 30% di indecisi sul candidato.

Infine, una piccola quota proviene da elettori dei partiti minori del centrosinistra: in questo bacino Vendola è, come preventivabile, largamente sovrappresentato mentre Renzi non raccoglie praticamente nulla. Frazioni poco inferiori al 10% del totale sono intervistati che dichiarano che voterebbero il M5s o i partiti del centrodestra. In questi due gruppi, anche qui come da pronostico, Renzi è di gran lunga il candidato più votato. Interessante comunque come il vantaggio di Renzi su Bersani sia molto maggiore fra gli elettori di Grillo che non fra quelli dei partiti di centrodestra.


[1] Le domande relative ai temi etici sono state sottoposte ai medesimi intervistati nel sondaggio primaverile. Le possiamo incrociare con le intenzioni di voto alle primarie sotto l’ipotesi che su tali questioni le opinioni difficilmente mutino nell’arco di sei mesi.

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.