Nazareno-bis, dialogo con M5S o “aspettando Godot”: 3 scenari per il PD

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 4 settembre 2018

La mancanza di una opposizione credibile è una delle tante anomalie italiane. E’ forse la caratteristica politica più rilevante in questa fase confusa della nostra storia. Non è che manchi l’opposizione all’attuale governo. Ci sono partiti fuori dal governo che fanno opposizione, ma la fanno male. Non sono credibili. Questo è il punto. Le ragioni della loro scarsa credibilità sono state messe in luce da Sergio Fabbrini sulle pagine di questo giornale Domenica scorsa.  A differenza però di quello che scrive Fabbrini l’assenza di opposizione è un fenomeno recente.  Tra il 1994 e il 2018 l’assetto bipolare del sistema dei partiti aveva assicurato l’esistenza di una opposizione più o meno credibile. E’ a partire dal 2013, con il grande successo del M5s, che quell’assetto è stato messo in crisi. Il resto lo hanno fatto il declino del Pd e di Forza Italia. Così nasce l’anomalia del governo attuale. Un governo senza una opposizione credibile. Sembra di essere tornati ai tempi del governo Renzi dopo le europee del 2014 quando circolava la teoria-sbagliata-del gigante e dei tanti nani. Tutto questo solo pochi anni fa. Questo per dire come cambiano rapidamente le cose in questi tempi liquidi.

Come uscire da questa fase ? Che fare per ricostruire una opposizione credibile?

C’è chi pensa che –come nel periodo 1993-1994- esistano oggi le condizioni per la formazione di nuovi partiti e quindi di una nuova opposizione.  E’ una ipotesi plausibile. Ma al momento non si vedono all’orizzonte leader capaci di sfidare gli attuali partiti.

In mancanza di nuovi attori, la ricostruzione dell’ opposizione deve necessariamente passare dalla eventuale ridefinizione dei rapporti tra gli attuali protagonisti della scena politica. Uno degli scenari teoricamente possibili coinvolge Pd e Forza Italia. E’ plausibile che questi due partiti possano trovare un accordo per presentarsi come opposizione credibile all’attuale governo?  Si tratterebbe né più né meno di un nuovo ‘patto del Nazareno’.  Non per fare le riforme istituzionali, ma per garantire il legame dell’Italia con l’Europa. Ecco. Questo potrebbe essere il minimo comune denominatore. E  le prossime elezioni europee ne diventerebbero il banco di prova. Se questo scenario si realizzasse il sistema dei partiti si strutturerebbe molto probabilmente sull’asse sovranismo-europeismo. Una delle consequenze sarebbe il consolidamento della alleanza tra M5s e Lega. I cinque stelle sarebbe spinti ancora di più verso la Lega di Salvini. Non ci pare uno scenario  credibile. Ma non è il solo.

Un altro scenario teoricamente possibile,è quello intravisto fugacemente durante la fase di formazione del governo dopo il voto del 4 Marzo: un accordo tra Pd e M5s. Anche questo sembra a prima vista inverosimile. Se ne parla sotto voce. E’ una strada complicata e rischiosa per il Pd. Non c’è dubbio. Sono molti gli ostacoli da superare: il risentimento accumulato, il linguaggio, la retorica, le differenti visioni della partecipazione e della democrazia. Solo per citarne alcuni. Ma questa è comunque una altra possibilità per superare oggi l’attuale anomalia e ricreare una dinamica ‘normale’ della competizione politica con un governo da una parte – qualunque esso sia- e una opposizione credibile dall’altra. M5s e Lega non sono la stessa cosa, come pensa Veltroni. Ma anche questa è una affermazione che va dimostrata. La si può dimostrare solo aprendo un confronto. E al centro di questo confronto ci deve essere anche in questo caso l’Europa. Non dipende ovviamente solo dal Pd. Occorre che anche il M5s decida quale debba essere il suo ruolo in Italia e in Europa. L’ambiguità non può durare in eterno. Si vedrà se le prossime europee saranno l’occasione per fare chiarezza.

Il terzo scenario è quello in cui non si muove nulla. Il Pd sta sulle sue, aspettando Godot. Diviso e incapace di scegliere. Nell’attesa che l’eventuale fallimento dell’attuale governo riapra prospettive elettorali inedite. Cinque Stelle e Lega continuano a negoziare sulle priorità da assegnare all’ azione di governo, tirando la coperta ciascuno dalla propria parte. Senza però far saltare il banco. Anche loro in attesa delle elezioni europee. Questo è lo scenario più probabile. Bisogna vedere cosa ne penseranno i mercati finanziari dopo la legge di bilancio e con la BCE che non farà più la sua parte come ha fatto in questi ultimi anni. Forse saranno loro la vera opposizione. Non proprio quella di cui abbiamo bisogno.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.