Slovenia: crisi politica interna e successo dell’opposizione

di Simona Kustec Lipicer

L’Unione Europea è stata quasi completamente assente dalle terze elezioni slovene per il Parlamento Europeo. La campagna per le elezioni europee ha avuto luogo in una fase di profonda crisi della politica slovena, sebbene anche in precedenza non si era rilevato alcun segno tangibile riguardante le elezioni europee né fra i partiti politici, né fra la cittadinanza né fra i media.

Alla fine i risultati elettorali hanno in qualche modo confermato il carattere tipicamente di “secondo ordine” (Reif e Schmitt 1980) delle elezioni del Parlamento Europeo (PE), caratterizzate dal successo dei partiti di opposizione e di forze politiche alternative, sebbene i risultati del 2014 debbano prima di tutto essere ricondotti al contesto politico nazionale dell’intero periodo pre-elettorale. Le determinanti principali del risultato elettorale sloveno sembrano essere riconducibili sia a fattori di livello micro (i partiti nazionali), sia a condizione di livello macro (relative allo stato).

Le circostanze politiche domestiche come fattori determinanti delle elezioni europee

In generale l’atteggiamento dei partiti parlamentari sloveni nei confronti delle elezioni europee è stato molto distaccato. Sia la coalizione di governo che i partiti di opposizione non hanno dichiarato ufficialmente né il programma né la lista dei candidati fino a quasi un mese prima delle elezioni, quando cioè stava per scadere il termine per la presentazione delle liste. I partiti dunque non hanno sviluppato alcun sentimento di identità relativo all’Unione Europea (UE) e perfino i partiti che avevano dei parlamentari uscenti hanno fatto riferimento molto raramente al loro lavoro a Bruxelles.

Simona Kustec Lipicer è Professore Associato e Ricercatore presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Lubiana. I suoi interessi di ricerca vertono sugli studi elettorali, specialmente il comportamento elettorale, la campagna elettorale, le posizioni e le preferenze di policy, nonché sull’analisi delle politiche pubbliche e della valutazione politica.

L’atteggiamento dei partiti nei confronti dell’UE potrebbe essere spiegato – sebbene solo parzialmente – con il basso livello di fiducia dell’opinione pubblica slovena nei confronti dell’UE e con le richieste da parte di Bruxelles nei confronti del paese che per lungo tempo è stato visto come uno dei più probabili candidati a ricevere la “visita della Troika”. Dall’altra parte, la crisi interna dei a) partiti politici domestici, b) dell’arena parlamentare e anche c) dell’arena governativa, insieme con un basso livello di cultura politica che si declina in un basso livello di soddisfazione e fiducia nei confronti della politica (Toš et al. 2014), possono spiegare l’atteggiamento distaccato verso le elezioni del PE nel paese.

All’inizio del 2014 una grave crisi interna ha colpito il partito leader della coalizione di governo, Slovenia Positiva (PS), portando il partito alla divisione in due correnti. La prima vicina al Primo Ministro Bratušek e intenzionata a seguire l’agenda della coalizione di governo, la seconda guidata dal padre fondatore Janković, sindaco di Ljubljana, che aveva bisogno di staccarsi dalle posizioni del presidente del partito a causa delle accuse di corruzione.

Allo stesso tempo, anche il secondo maggior partito di coalizione, il partito Social-democratico (SD), si sono ritrovati a combattere una dura lotta interna per la leadership, terminata con la quasi auto-candidatura del leader del partito quale titolare della lista per le elezioni europee. Il terzo membro della coalizione, il partito dei pensionati (DeSUS) aveva dichiarato all’inizio dell’anno che non avrebbe preso parte alle elezioni europee perché, attendendosi un insuccesso, aveva preferito non affrontare i costi della campagna. Successivamente, il partito presentò comunque la lista, appaltandola all’europarlamentare uscente Vajgl, eletto nel 2009 con la lista “Davvero” (Zares) ma che aveva successivamente visto sciogliersi la propria struttura partitica.

Allo stesso modo, il principale partito di opposizione, il Partito democratico sloveno (SDS), affrontava la propria crisi interna, principalmente dovuta ai processi del presidente del partito Janša accusato di aver preso tangenti negli appalti di attrezzature militari della finlandese Patria Oyj. Gli altri due partiti di opposizione, il partito del popolo sloveno (SLS), di centro-destra, e Nuova Slovenia Cristiano-democratica (NSi), avevano deciso di formare una coalizione pre-elettorale e affrontare le elezioni per il PE con una lista comune. Si trattava del primo tentativo di alleanza fra partiti dello schieramento di centro-destra alle elezioni europee. La Lista dei Cittadini (DL), quarto partito di opposizione e – proprio come il membro della coalizione di governo Slovenia Positiva (PS) – un esordiente di grande successo alle elezioni politiche del 2011, al momento delle elezioni europee è stato colpito da problemi interni che hanno negativamente influenzato la sua capacità di competere alle elezioni europee.

Sull’onda dei movimenti di protesta della società civile che si sono sviluppati alla fine del 2013, sono stati formati alcuni nuovi partiti (come Solidarnost), fra cui un partito leader-centrico (Credere, guidato dall’ex presidente della Corte dei Conti, Šoltes) e un nuovo partito guidato dall’ex europarlamentare Kacin (ex Liberal-democrazia della Slovenia (LDS) nella legislatura 2009-2014, adesso candidato della propria “Lista Kacin”) che aveva perso per strada la propria base partitica, dal momento che LDS era scomparso dalla scena politica durante la legislatura 2009-2014.

La campagna

In un contesto così confuso non appare sorprendente che la campagna elettorale europea in Slovenia sia stata corta, vaga e non strutturata. E’ stata un misto di campagne di vario tipo, dalle pre-moderne, alle moderne fino alle post-moderne (Farrell e Schmitt‐Beck 2002; Whiteley e Seyd 2003). La campagna del partito vincitore, SDS, si è resa riconoscibile per l’uso di una comunicazione interpersonale diretta e il sostegno giunto da altri politici europei; la campagna del secondo miglior partito, NSI-SLS, si è invece distinta per l’utilizzo di un modello in stile USA, mentre invece la campagna di SD, che ha vinto un seggio, ha seguito, eccetto alcuni momenti negativi, un approccio simile a quello di SDS. La campagna di Credere, la lista di Igor Šoltes, è stata diretta a lanciare Šoltes come un attore nuovo e positivo sulla scena politica slovena (Rtvslo 2014; Siol 2014). Le campagne dei partiti sono state principalmente condotte attraverso i siti e i social networks (come Facebook e Twitter) di partiti e candidati. Le tecniche e gli strumenti tradizionali delle campagne elettorali sono stati utilizzati in forma molto limitata.

Quasi tutti i partiti concorrenti hanno preparato brevi programmi elettorali disponibili sui loro siti internet. I principali temi enfatizzati nei programmi erano relativi al tema del deficit democratico dell’UE, al tema delle relazioni tra Slovenia e UE e più specificamente vertevano su tematiche relative all’economia, alla finanza, all’occupazione, alla giustizia sociale e alle politiche per i giovani. Con l’eccezione di DeSUS and Credere che non erano ancora membri di alcun gruppo politico europeo, tutti gli altri partiti vincitori di seggi hanno fatto riferimento, nei loro programmi elettorali, ai programmi dei rispettivi gruppi europei.

L’interesse dei media per la campagna è stato, rispetto alle campagne elettorali precedenti, molto limitato e focalizzato su un paio di dibattiti sulla televisione nazionale e alla radio e su piccoli contributi su carta stampata e web. La campagna è stata moderata e abbastanza “pacifica”, con soltanto alcuni temi formulati in chiave leggermente negativa, principalmente indirizzati nei confronti della lista Credere di Igor Šoltes, che alla fine ha vinto un seggio, e anche da parte di SD nei confronti del leader di SDS Janša a causa delle sue vicende giudiziarie.

Fatto abbastanza atipico per l’attuale contesto politico sloveno, la campagna sui media si è basata molto sui contenuti dei programmi elettorali dei partiti. Anche i temi relativi all’euroscetticismo e alla crisi della politica nazionale sono stati enfatizzati, ma sempre all’interno di una campagna guidata dai media.

I risultati

Il sistema elettorale è un proporzionale con voto di preferenza. Il paese intero costituisce una singola circoscrizione. La ripartizione dei seggi è nazionale e i seggi sono allocati alle liste con metodo d’Hondt. Non c’è una soglia di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi (DVK 2014).

L’affluenza al voto alle elezioni europee 2014 è stata del 23,13%, 4,12 punti in meno rispetto alle europee del 2009 e in generale uno dei tassi più bassi dell’intera UE.

Come si vede dai risultati elettorali in tabella, i partiti di centro-destra di SDS, SLS-NSi, tutti partiti membri del PPE, hanno vinto la maggioranza dei seggi (la Slovenia elegge 8 eurodeputati al PE). Sebbene vincitori indiscussi delle elezioni 2014, il loro risultato è stato inferiore a quello del 2009: SDS ha perso voti rispetto al 2009, ed anche l’alleanza NSi-SLS ha perso parte del proprio bottino di consensi.

I partiti di centro-sinistra tradizionali sono andati incontro ad una dura sconfitta elettorale, con circa 20 punti persi rispetto al 2009. Inoltre, anche il partito che guida il governo, il PS non è stato capace di conquistare abbastanza voti da vincere un seggio. Una certa sorpresa ha destato il successo del nuovo partito Credere e anche di DeSUS, partito della coalizione di governo finora inattivo a livello europeo. Sono inoltre cresciuti i voti per gli “altri” partiti, fatto che può essere spiegato dalla crescita dei partiti concorrenti da 12 a 16 rispetto al 2009.

Tab. 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – Slovenia
Partito

Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2009)

Seggi (diff. sul 2009)

Partito Democratico Sloveno (SDS)

EPP

24, 88

3

-1,8

0

Nuova Slovenia – Partito Popolare Cristiano (NSi) + Partito del Popolo Sloveno (SLS)

EPP

16,56

2

-3,6

1

Credere! Lista Dr. Igor Šoltes

none

10,45

1

+10,5

1

Partito Democratico dei Pensionati della Slovenia (DeSUS)

none

8,14

1

+1,0

1*

Social-democratici (SD)

S&D

8,02

1

-10,3

-1

Davvero (ZARES)

ALDE

0,94

0

-8,8

-1

Slovenia Positiva (PS)

none

6,61

0

+6,6

0

Lista Civica (DL)

ALDE

1,12

0

+1,1

0

Altri partiti

24,4

0

+6,6

-1**

Totale

100

8

0

Affluenza al voto

23,1

         -4,1
Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)                                             nessuna

 

Fonte: ADK (2014a).

*Il seggio è stato vinto da Vajgl, che era il titolare della Lista DeSUS, nonché eurodeputato del partito Zares nella legislatura 2009-2014.

** Il seggio era stato vinto da LDS che non ha corso alle elezioni 2014.

Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy;NI=Non-Inscrits.

Conclusioni

Questa analisi preliminare delle elezioni slovene del 2014 mostra un pattern chiaramente riconducibile al modello delle second-order elections (Reif e Schmitt 1980), nonostante alcune analisi sottolineino che l’applicabilità della teoria delle second-order elections nei nuovi stati membri, in particolare quelli che sono entrati nel 2004 (tra cui la Slovenia), non sarebbe perfettamente automatica (Hix e Marsh 2011). Allo stesso tempo le elezioni slovene del 2014 confermano chiaramente che i risultati delle elezioni europee, elezioni “di secondo ordine” sono significativamente influenzate dalla situazione nell’arena nazionale di “primo ordine” (Reif 1984).

Riferimenti bibliografici

DVK (2014): State Election Commission. European Parliament. Accessibile da: http://www.dvk-rs.si/index.php/en/elections/european-parliament.

DVK (2014a): State Election Commission. Results of the European Parliament Elections 2014. Accessibile da: http://www.volitve.gov.si/ep2014/.

Farrell, D. e Schmitt‐Beck, R. (a cura di) (2002), Do political campaigns matter? Campaign effects in elections and referendums, London, Routledge.

Hix, S. e Marsh, M. (2011), Second-Order Effects Plus Pan-European Political Swings: An Analysis of European Parliament Elections Across Time, in “Electoral Studies”, vol. 30 (1), pp. 4-15.

Reif, K. (1984), National Electoral Cycles and European Elections in “Electoral Studies”, vol. 3, 244–255.

Reif, K., e Schmitt, H. (1980), Nine 2nd-Order National Elections – a Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results, in “European Journal of Political Research”, vol. 8 (1), pp. 3-44.

Whiteley, P. e Seyd, P. (2003), How to Win a Landslide by Really Trying: the Effects of Local Campaigning on Voting in the 1997 British General Election, in “Electoral Studies”, vol. 22, pp. 301-324.

Siol (2014), http://www.siol.net/novice/eu_volitve_2014.aspx.

Rtvslo (2014), http://www.rtvslo.si/evropa2014; http://www.rtvslo.si/evropska-unija/evropske-volitve-2014/evropska-kampanja-v-senci-prihajajocih-predcasnih-volitev/336629; http://www.rtvslo.si/evropska-unija/evropske-volitve-2014/arhiv/?date_from=2003-01-01&date_to=2014-05-30&page=2; http://4d.rtvslo.si/#arhiv/prispevki-in-izjave-dnevnik/174277163

Toš, N., Kurdija, S., Broder, Ž., e Vovk, T. (2014), Politbarometer PB01/14, Slovenia, January 2014, Data file, Ljubljana, University of Ljubljana, Public Opinion and Mass Communication Research Centre.